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mercoledì 29 maggio 2019

Epic(i) Faith No More

Epic, il cantante Mike Patton (Faith No More)
Nel variegato panorama dei primi anni '90, i Faith No More crearono uno stile inconfondibile e irripetibile. Per informazioni, chiedere al terzo album The Real Thing e la grandiosa Epic.

di Luca Ferrari

Prima un'esplosione musicale, poi il cantato hippoppato anni luce prima dell'esplosione del numetal. Can you feel it, see it, hear it today?/ If you can't, then it doesn't matter anyway/ You will never understand it, cause it happens too fast/ And it feels so good, it's like walking on glass. Era il 1989 e "Mr. Bungle" Mike Patton, nuovo cantante della band crossover Faith No More dopo l'addio di Chuck Mosley, si presenta così al pubblico musicale e a quello televisivo di MTV. Il video va che è una bellezza. La band originaria di San Francisco, stessa patria dei Metallica con cui anni dopo divideranno un mega-tour insieme ai Guns 'n' Roses, s'impongono sotto ogni punto di vista.

The Real Thing, l'album da cui è tratta Epic, alla pari di altri capolavori dell'epoca come Appetite for Distruction (GnR), e i successivi Nevermind (1991, Nirvana), Automatic for the People (1992, R.E.M.) è semplicemente perfetto. Una varietà musicale incredibile, anche nel minutaggio delle canzoni, sfondando addirittura gli 8 minuti con la canzone omonima del disco. Patton si destreggia come un veterano. Bordin macina accordi metal. La base ritmica scrive nuove strade. Chicca, la cover strumentale di War Pigs, dei Black Sabbath. Un segno nel destino, visto che anni dopo Mike Bordin si siederà (anche) dietro i tamburi dell'attività solista di Ozzy Osbourne. Underwater Love ed Edge of the World, paiono scritte per darsi la buona notte con le cuffiette.

C'era un tempo dove molte canzoni venivano tragicamente associate a ricordi pesanti. Epic, grandiosa canzone dei Faith No More, fu una di queste. Risucchiata in una delle peggiori annate della mia esistenza ed emblema di una vita incapace di decollare ma rimanendo sempre invischiata in una melma commestibile solo all'apatia mentale. Di epico in quel momento non c'era nulla. Anche se il calendario dovette aspettare solo un anno per farle cambiare volto, fu una vera eternità ma la riscossa fu grandiosa e così accadde che in una trasferta solitaria alla scoperta dell'arte di Firenze, una grandiosa versione live di Epic mi accompagnò nei miei primi passi fuori dalla stazione di Santa Maria Novella.

Fu un nuovo inizio e da quel momento i Faith No More divennero simbolo di novità nella mia vita, associando dunque la loro grandiosa musica anche allo scorrere del presente. Da allora non sono più tornato indietro e quando la voce di Mike Patton accompagnata dal rock heavy metal di Jim Martin (che indossa una maglia in memoria del bassista dei Metallica, Cliff Burton. deceduto nel 1986 in un incidente), le tastiere di Roddy Bottum, il basso di Bill Gould e l'esplosiva batteria di Mike Bordin, è pura adrenalina. Giusto l'altro ieri, verso la mia fine del mio rock-jogging settimanale, ecco arrivare lei, Epic dei Faith No More. Una sferzata di adrenalina possente.

It's magic, it's tragic, it's a loss, it's a win... Si, esattamente. Ancora una volta, It's magic, it's tragic, it's a loss, it's a win ma questa volta lo afferro, cavolo se ci riuscirò. Fanculo se ci riuscirò, insieme al rock unico dei Faith No More.


QUESTIONI DI FEDE 

Latrati paludosi,
questa è la mia marcia… questo
è il mio cammino,
non c’è notte
e non farò altre considerazioni
su uno dei tanti mezzogiorni
dai duelli raggrinziti

Chi ho davanti a me?
Chi c’è alla fine di questo pediluvio lessicale?
… Ignoro cosa sia il mondo
perché nessuno me lo ha mai
raccontato

è facile far galleggiare
le parole col sole
quando l’immediato passato
è un cruciverba dimenticato 
senza neppure
una stazione cui addossare le colpe
della propria apatia

Ho ancora le mani conficcate
in liquidi oleosi… Ho ancora
i canini allineati
ad alveari di passaggio… Sento
ancora una deriva
incontrollata e sarei troppo ottimista
se mi facessi raffigurare
con un’impresa
nel mio prossimo dettato..-
Non posso rispondere
a tutte le tue uniche domande
per la mia passata
eternità… devo andarmene via
anche oggi,
prendi pure l’indecisione
che vuoi della mia sincerità,
seducila fino a darle un nome
e anche se non lo saprai mai,
quel domani di un dito nel cuore
è esattamente qui e ora
(Venezia, 29 Maggio ’19) 

Epic, music video by Faith No More


Epic, music video by Faith No More
Epic, music video by Faith No More
Epic, le mani e la chitarra di Jim Martin (Faith No More)
Epic, il tastierista Roddy Bottum (Faith No More)
Epic, il batterista Mike Bordin (Faith No More)

sabato 11 maggio 2019

Souljourners, il corvo vendicatore

The Avenger, by Souljourner
Ancor più della grandiosa colonna sonora, The Avenger (2008) dei Souljourners è l'emblema musicale del cult generazionale e maledetto, The Crow (1994, di Alex Proyas).

di Luca Ferrari

Vittime, non lo siamo tutti? domandava un indemoniato Eric Draven (Brandon Lee). Ricordo ancora il trailer in quel dannato 1994. Lo spettro dell'attore protagonista, figlio del celebre Bruce, anch'esso morto sul set, sembrava essersi reincarnarsi nel recente suicidio del cantante-chitarrista dei Nirvana, Kurt Cobain. E lui, Eric Draven, tornava in vita come una sorta di vendicatore biblico cui era stata concessa l'immortalità mediante un corvo col compito di fare piazza pulita di tutti gli assassini suoi e dell'amata promessa sposa, Shelly.

Potrà sembrare assurdo ma non è una canzone della colonna sonora ad aver immortalato questo film nella mia memoria. Né il capolavoro Burn dei Cure né la tragica Big Empty degli Stone Temple Pilots o l'evocativa It Can't Rain All The Time di Jane Siberry. La band in questione è l'indie rock Souljourners e la canzone è The Avenger (2008)., scoperta attraverso un contatto d'oltreoceano, che mi piacque fin da subito, e il cui video mi avvicinò ulteriormente all'anima martoriata di quell'Eric, vittima innocente e spietato vendicatore suo malgrado.

LA SOFFERENTE L’ETERNITÀ DELLE OMBRE

Storie che non si devono
solo scrivere… Storie
che non troveranno mai pace… Storie
senza inganni
né putrefazioni… Storie sgorgate
dai propri pugnali
estratti… Storie mutate
nell’accettazione
del proprio decesso… Storie
ancora una volta
ricoperte di quelle lacrime
sacrificate
sull’altare del nostro indifferente
domani… Sono in prossimità
della mia fine
e nessuno vuole partecipare
a questo show… Alla mia morte
vi dirà qualcosa,
forse è tardi
per confondere un ragionamento
con il richiamo
della vendetta… Guardatevi
intorno, le cicatrici
non sono mai scomparse… Guardatevi
bene intorno,
chi è stato vittima
non smetterà
mai di sanguinare e anche quando
sarà finita
si chiederà ancora perché… Mi
sfugge il senso della vita
quando la notte
se ne sta appollaiata
in un crescendo
di inesorabile maledizione… Incomprensione
senza boulevard di uscita
Cammino sempre veloce
per non far vedere
che dovrei essere più lento
per le lame che ancora
penzolano dentro le mie ferite…
Fatemi spazio... Fate spazio
ai graffi della morte
e l'innocente sguardo di chi è ancora
in vita
(Venezia, 11 Maggio ’19)

Souljourners, The Avenger

The Avenger, by Souljourner

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