Slash (chitarrista) e Axl (cantante) dei Guns 'n' Roses |
di Luca Ferrari
Stride e langue la chitarra solista di Slash. Vomitano malinconia e rivoluzione (pacifista) le parole di Axl. Sono passati 27 anni da quell’indimenticabile performance a Rio de Janeiro, in Brasile, dei Guns 'n' Roses. Ancora conservo quel cd bootleg la cui ultima canzone era Civil War, dall’ultimo album Use Your Illusion II. L’estate era alle porte e il mio quarto anno di scuole superiori agli sgoccioli. Quella canzone, quella performance e quelle parole insistevano dentro di me. Ripetitive e profetiche. Mortali e arrabbiate.
Dovrei elencare le guerre civili che sono scoppiate da allora a oggi? Non è il mio mestiere e cosa aggiungerei al sangue già versato? Oggi è il turno della Siria. Oggi è il turno di manifestare per la popolazione della Siria ma a che scopo? Sentirsi a posto con la propria coscienza dinnanzi all’ennesimo menefreghismo umano? Ci teniamo per mano perché così sia più accettabile il nostro essere felici dopo che avremo ammainato l'ennesima e bella bandiera di protesta?
“Look at the hate we’re breeding/ Look at the fear we’re feeding … Guardate l’odio che stiamo allevando/Guardate la paura che stiamo alimentando” tramanda Civil War. Mi guardo intorno e vedo esattamente ciò che stavano sentendo i Guns ‘n’ Roses allora e la cosa non mi fa stare per niente meglio. E tutto questo mi conferma quanto poco abbiamo fatto se ancora in pochissimi possono decidere per milioni di persone.
“My hands are tied/ The billions shift from side to side/ And the wars go on/ with brainwashed pride … Le mie mani sono legate/ I miliardi si spostano da una parte all’altra/ E le guerre vanno avanti/ con l’orgoglio dei lavaggi del cervello” prosegue Civil War, e poi ancora, “Look in the doubt we’ve wallowed/ Look at the leaders we’ve followed/ Look at the lies we’ve swallowed/ And I don’t want to hear no more … Guardate i dubbi in cui nuotiamo/ Guardate i capi che seguiamo/Guardate le menzogne che abbiamo ingoiato/ Ed non voglio più sentirne”.
SOSPIRI A BUON
MERCATO
non marcerò insieme a voi
né mi unirò
in nessun movimento
dai facili tramonti
a cosa è servito il nostro buon cuore
adesso che il loro sangue
ha smesso perfino di essiccare
l’aria avvelenata?
È tutto così lontano
È tutto così ripetitivo
È tutto così unanime
È tutto così monetariamente logico
Girarsi dall’altra parte
è sempre stato facile...
Girarsi dall’altra parte
è sempre stata la scelta...
Girarsi dall’altra parte
ci ha sempre allungato la vita...
Ero seduto e un attimo dopo
non c’era già più nessuno… pensavo
avreste voluto sapere
ciò di cui non fossi d’accordo… pensavo
avremmo fatto qualcosa di più
del sostenere teorie
che non muteranno mai le lapidi in respiri
Ho sostituito
le mie cicatrici col sangue fresco
di giornata e dopo un ragionevole
lasso di tempo, ho fatto ancora
lo stesso… e ancora… e ancora...
lo stesso… e ancora… e ancora...
Ma tu non sai nemmeno
chi sia… Ma io non so nemmeno
chi siate voi… ma noi
non sapremo mai chi fossero
loro
(Venezia, 30 Aprile ’18)