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Visualizzazione post con etichetta Neil Young. Mostra tutti i post
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sabato 2 settembre 2023

Neil Young & Pearl Jam, APOTEOSI ROCK

Neil Young e Pearl Jam suonano Rockin' In The Free World

L'apoteosi del rock! Il 2 settembre 1993, sul palco degli MTV Video Music Awards, Neil Young e i Pearl Jam eseguirono una strepitosa performance di Rockin' In The Free World.

di Luca Ferrari

Il capobranco e gli arrembanti leoni attorno a lui. Questa non è solo la storia di una strepitosa e adrenalinica esibizione live. Questa è l'essenza stessa del rock (se ne faccia una ragione Nikki Sixx, ndr). Trent'anni or sono, il mito del rock Neil Young raggiunge sul palco i giovincelli Pearl Jam per suonare insieme una delle sue canzoni più iconiche: Rockin' in a Free World. Neil Young è travolgente: chitarra elettrica, distorsore e voce gracchiante. Gossard, McCready e Ament quasi gli danzano intorno con i loro strumenti. Incantati. Estasiati. Elettrizzati. Un ancora "TempleoftheDogghiano" Vedder è oltre modo statico e in piena estasi di passione rock, mentre sui tamburi Dave Abruzzese pesta come non mai. Questo non è semplice rock. Rockin' In The Free World suonata da Neil Young e i Pearl Jam sul palco degli MTV Video Music Awards 1993 è semplicemente e grandiosamente l'apoteosi del rock più autentico.

È come se questa canzone e questa performance mi fossero sempre appartenute. All'aeroporto di Heatrow, di ritorno dal mio primo viaggio a LondraRockin' In The Free World suonava talmente forte nel walkman (in versione solo Younghiana) che una signora mi chiese cosa stessi ascoltando. Non vidi questa esibizione in diretta. La scoprii parecchi anni dopo ma ricordo ancora in modo nitido che capii subito che cosa avessi davanti. Da tempo me l'ero segnata per celebrarla a dovere nel trentennale su Live On Two Hands - Le parole come non le avete mai ascoltate. I Pearl Jam avevano appena cantato un'infuocata versione dell'ancora inedita Animal con un Vedder ben più scatenato e un Jeff Ament massiccio e dirompente. In quell'edizione i Pearl Jam vinsero 4 premi, tutte per la sofferta Jeremy, premiata come: Video of the Year, Best Group Video, Best Metal/ Hard Rock Video e Best Direction in a Video. Una cerimonia quella in cui vinsero anche i colleghi di Seattle, Alice in Chains (Best Video from a Film - Would) e Nirvana (Best Alternative Video - In Bloom).

Neil Young è in forma smagliante, reduce da due dei suoi migliori dischi: Ragged Glory (1990) con i Crazy Horse, e Harvest Moon (1992), solista. Sempre da un album solo è tratta Rockin' In the Free World (1989), autentica cavalcata generazionale che i Pearl Jam suoneranno spessissimo nei loro appassionanti concerti, usandola propria come canzone di chiusura come accadde anche al live Roma '96 nel tour di No Code. Inizia la performance. La prima strofa ci fa subito capire con chi abbiamo a che fare:

There's colors on the street
Red, white and blue
People shufflin' their feet
People sleepin' in their shoes
But there's a warnin' sign on the road ahead
There's a lot of people sayin' we'd be better off dead
Don't feel like Satan, but I am to them
So I try to forget it any way I can

Prima che la "parola" passi a Eddie, la musica rock è un fiume in piena. Neil Young insieme a Jeff Ament e Stone Gossard sono indiavolati. La seconda strofa pare essere partorita da una sessione di Vs, il secondo album della band che uscirà di lì a poco più di un mese. Se Young venne sempre chiamato "il nonno del grunge", non era certo solo per le camice a quadrettoni. Se "il vecchio" suona con trascinante adrenalina, il giovane accentua il dolore delle lyrics, strozzando quasi la voce nella terza e quarta riga, evidenziando così il sentimento di abbandono e l'emarginazione dell'essere umano. Una condizione emersa in modo ancor più devastante con la recente crisi economica, e non a caso  Rockin In The Free World venne utilizzata dal regista Adam McKay nel bellissimo film La grande scommessa (2015)

I see a woman in the nightWith a baby in her handThere's an old street light (near a garbage can)Near a garbage can (near a garbage can)And now she put the kid away and she's gone to get a hitShe hates her life and what she's done to itThere's one more kid that'll never go to schoolNever get to fall in love, never get to be cool

E' un passo cruciale della canzone. Neil Young poi, con il suo inimitabile stile distorto, si scatena sotto lo sguardo (pietrificato) di un Vedder scolaretto, ma che nota dopo nota inizia sempre più a lasciarsi andare. Dopo un face to face di chitarre con un Gossard al massimo della sua faccia da bravo ragazzo e più giovanile adesso dei tempi dei Mother Love Bone, l'uragano chitarristico si placa e inizia l'ultima strofa alla quale si unisce anche il cantante dei Pearl Jam. Tutti i musicisti sul palco, da sempre grandi perfomer, rompono gli argini ed ecco Neil Young e Mike McCready onorare al massimo la potenza distorta della storia degli anni '70. Vedder sbatte con delicata violenza l'asta del micrfono per terra, portandosela sulle spalle e poi prendendosi una bottiglia di vino, mentre Mike, in piena catarsi Hendrixiana, spacca la sua chitarra contro gli amplificatori, lasciando a Young-Ament-Abruzzese l'onore delle ultime note. 

We got a thousand points of lightFor the homeless manWe got a kinder, gentler machine gun handWe got department stores and toilet paperGot Styrofoam boxes for the ozone layerGot a man of the people, says keep hope aliveGot fuel to burn, got roads to drive

L'America degli ultimi oggi si reclamizza sui social, anticipando quelle rivoluzioni che non vedranno mai la luce né un volantino. Un tempo, a dare voce alle masse, c'erano loro: i cantautori e quegli ideali condivisi in modo trascinante dentro e fuori l'anima. Così come si vede nel videoclip della canzone, Rockin In the Free World richiama il mondo e la gente a seguire una strada: la propria strada. Trent'anni fa, il 2 settembre 1993, Neil Young e i Pearl Jam scolpirono nel rock un'effige di ruvida onestà che nessuno potrà mai dimenticare. Trent'anni dopo sono esattamente lì dov'erano, sul palco a cantare il mondo e i tormenti riottosi di tutti noi. Dopo trent'anni la loro performance live di Rockin In The Free World al Gibson Amphitheatre di Los Angeles per MTV Video Music Awards, ha ancora la passione e il furore per spingersi oltre. 

GOT ROADS TO BURN AND MAKE ALIVE

voglio dire,
c'è il male e non gli chiederò mai scusa
… ho i vostri tagliandi, la corteccia calpestata
e nessuna speranza di giustizia

una chiave, le ruote incagliate, qualsiasi epicentro...
se solo potessi esprimermi da mortale,
ma a voi non interessa

la prossima invenzione
sarà quella definitiva… Lo dicevano
anche gli schiavi
in anticipo sulla privazione del domani,
... pensiamo ancora
di poterci fare almeno una corsa a strapiombo?

siete scesi tutti in strada
o hanno inscenato la fine del mondo?
hanno messo
le vite su di un grafico, chi se ne voleva andare
non sa più nemmeno
che cosa sia accaduto prima

sento il deserto
stare fermo… Muovere
la bocca
impedendo al sangue
di dirigersi altrove… le idee
sono nate per sfidare l'oblio,
il cestino per il grano dipende ancora da noi
vuoi ancora capire cosa sta succedendo o sei già andato oltre? l’orizzonte non ha più dune, e noi siamo rimasti senza un traguardo… è quello che siamo, raccontiamo la sola storia vera (Venezia, 2 Settembre ‘23)

Neil Young & Pearl Jam - Rockin In The Free World (live MTV 1993)

Eddie Vedder, Jeff Ament e Neil Young suonano Rockin In The Free World
Neil Young canta Rockin In The Free World
Neil Young e Stone Gossard suonano Rockin In The Free World
Jeff Ament e Neil Young suonano Rockin In The Free World
Eddie Vedder, Jeff Ament, Dave Abuzzese e Neil Young
suonano Rockin In The Free World
Neil Young suona e canta Rockin In The Free World
Eddie Vedder canta Rockin In The Free World
Mike McCready e Neil Young suonano Rockin In The Free World
Dave Abruzzese suona Rockin In The Free World
Mike McCready distrugge la chitarra
Pearl Jam e Neil Young suonano Rockin In The Free World

martedì 4 aprile 2023

Danger Bird, la fenice sempiterna di Neil Young

Neil Young/ fenice ph. Marek Piwnicki su Unsplash

Una canzone per la (sua) vita. Una canzone profonda come l'amore che ha ispirato: Danger Bird, di Neil Young e i Crazy Horse. Dolore e infinito si fondono nella notte dell'ignoto.

di Luca Ferrari

"[...] And though these wings have turned to stone SHE can fly, fly, fly away [...]". Nella mia lunga esistenza vissuta a fianco del rock, Neil Young & Crazy Horse si guadagnarono un posto di eccellenza interiore. Anime in comune, affinità artistiche... come vi pare! Quando volai a Londra a 21 anni e acquistai il doppio cd live Year of the Horse, la canzone Danger Bird rappresentò subito un'apoteosi di sacra spiritualità musicale. Non sono mai stato una persona da preghiere né da meditazione o simili. Quella canzone però, complice una lunga e quasi psichedelica cavalcata sonora senza parole, mi fece sprofondare e risorgere dentro i miei pensieri. Già, ma dove mi ero ritrovato? Non lo so. Non l'ho mai saputo. Oggi lo vorrei sapere. Oggi, se mi ritrovassi a camminare di nuovo da solo, lascerei da qualche parte una candela accesa. Forse lo farò comunque...


THERE SHE IS, AND HERE WE ARE…

fenici da sentiero

sulla cenere disidratata

...

solitudini da traguardo

nell'ultimo accenno mnemonico


rituale di evoluzione, ecco

le carenze nel cammino

dell'eternità…eccoci,

non riesco proprio a vederlo il sole

adesso... l’orizzonte

è stato definitivamente trascurato… Cosa c'è di tanto lieve

se la terra

fagocita le lacrime più sinceramente dolorose

la sabbia scivola fuori dalle spalle

... Il silenzio si fa sangue

nel risveglio lacerato 


non l'ho mai voluta

questa notte… è stato il suo viaggio,

prima di partire

alleggerì il proprio cuscino

d'ogni perché

… ha fatto tutta la strada 

che ha potuto,

poi la sua ombra coraggiosa

raggiunse quel bacio 

che ancora oggi

fai fatica, tu, amore mio, ad aver ricevuto

dormiente

...che cosa siamo diventati

dopo quella notte?

Volteggeremo ancora nella scappatoie

della libertà

o ci terremo un altro giorno

per mano...

(Venezia, 4 Aprile ‘23)

Neil Young & Crazy Horse, Danger Bird

sabato 31 dicembre 2022

Live on Two Hands - Gli articoli più letti del 2022

Writing - Ph. Andrew Neel on Usplash

Un anno di musica si è concluso su Live on Two Hands. Quali sono stati gli articoli più letti? Quelli scritti nel 2022 o ce ne saranno anche di più vecchi? Andiamo a scoprirlo e buon 2023!

di Luca Ferrari

29 nuovi articoli pubblicati nel 2022 su Live on Two Hands - Le parole come non le avete mai ascoltate. In questi 12 mesi, i dieci articoli più letti vedono sette scritti pubblicati proprio quest'anno. La seconda piazza però è occupata da un pezzo del 2021, ed è una delle canzoni più romantiche. Sul terzo gradino del podio sale invece, la delicatezza delle Spice Girls, capaci di immortalare un momento di addio e allo stesso felicità condivisa. Notevole anche la 7° posizione, occupata dal primo articolo scritto su questo blog musicale e dedicato alla scena musicale di Seattle. Andiamo allora a scoprire ciò che voi lettori avete più apprezzato.  

  1. The Cranberries, live Firenze 2002. L'alba (poetica) della notteUna notte speciale. Delicata e intensamente condivisa. Sospesa. Le stelle brillavano ovunque e loro, The Cranberries, il 18 novembre 2002 mi cullarono nella mia nuova vita a Firenze.
  2. Alex Britti, l'amore eterno di Una su un milione (2021) -  Due bambini. Due ragazzi. Un amore nel loro destino. Il loro grande amore. Quell'amore che ti accompagna per tutta la vita. La dolce fiaba di Una su un milione cantata da Alex Britti.
  3. Goodbye my friends, saremo ancora fianco a fiancoLe strade si dividono, i sentimenti d'amicizia restano per sempre. Come ci hanno tramandato le Spice Girls "orfane" di Geri, Goodbye my friend/ It's not the end...
  4. Rape Me, stuprami e colpisci ancora (2019) - Il branco umilia e colpisce fino a uccidere. "Fallo ancora... Un giorno toccherà anche a te" tramanda l'urlo sensibile di Kurt Cobain. Una promessa vendicativa contro la macho-feccia.
  5. Eric Clapton, a perdifiato Tears in HeavenLeggende del rock, anime fragili cadute anzitempo. In questo dannato 5 aprile 2022, Tears in Heaven (Eric Clapton) s'intinge della realtà più familiarmente straziante.
  6. Thor: Love and November RainDalla November Rain (Guns n' Roses) live Tokyo '92 alla versione classica del film Thor: Love and Thunder. La poesia è ancora bagnata di lacrime, ma decisa a combattere fino alla fine.
  7. Seattle, Temple of Rock (2012) - Quelle rock band le ho ascoltate per anni al di qua dell'oceano. Arrivato poi a Seattle, fu tempo di realizzare un'antica promessa musicale.
  8. Bruce Springsteen, War is the enemy of all mankindLa guerra è il nemico dell'intera razza umana, cantava Bruce Springsteen nell'immortale War. Ma perché lo capiscono tutti tranne chi lucra dalla morte di innocenti? E noi, che stiamo facendo?
  9. Neil Young, la (mia) grande e poetica storia di HarvestLe canzoni imparate a memoria. Il vinile regalato. Il viaggio in Canada scandito da quell'album. Autentica colonna sonora della mia vita, Harvest (1972) di Neil Young compie 50 anni.
  10. Mariah Carey, London and MePer la prima volta a Londra, nel pieno della mio amore per il rock, a ispirare dolcezza nel mio scombussolato cammino, c'era lei: Mariah Carey e il suo nuovo album Butterfly (1997).

venerdì 2 dicembre 2022

Neil Young, la (mia) grande e poetica storia di Harvest

Neil Young e il vinile di Harvest (1972) © Luca Ferrari

Le canzoni imparate a memoria. Il vinile regalato. Il viaggio in Canada scandito da quell'album. Autentica colonna sonora della mia vita, Harvest (1972) di Neil Young compie 50 anni,

di Luca Ferrari

Semplice. Acustico. Poetico. Nella storia del rock ci sono dischi che attraversano un'intera esistenza. Harvest (1972) di Neil Young, primo album solista dell'artista canadese, è di sicuro uno di essi. Comprata la cassetta originale, iniziai ad ascoltarlo nella primavera del 1996. Ci mise poco ad entrarmi talmente dentro, tanto da spingermi a comperare il libro NEIL YOUNG - Testi con traduzione a fronte (Arcana Editrice), per poter cantare (...) tutte le canzoni nella solitudine della mia stanza. Un esercizio talmente ben riuscito e fatto centinia di volte, che ancora oggi le ricordo tutte parola per parola. Una pratica così vissuta che dell'intero volume, le uniche pagine strappate sono proprio quelle dell'album Harvest.

Quello che all'epoca ancora non sapevo, è che Harvest sarebbe diventano uno dei dischi più importanti della mia vita, e oggi, 2 dicembre 2022, in occasione del 50° anniversario della sua uscita, vi racconto il perché. E per iniziare al meglio, un assaggio delle lyrics...

"Think I'll pack it in
and buy a pick-up
Take it down to L.A.
Find a place to call my own
and try to fix up
Start a brand new day [...]"

Una chitarra lenta si fa strada nel silenzio, "Credo che farò i bagagli/ E comprerò un furgone/ Lo porterò a Los Angeles/ Troverò un posto da chiamare mio/ E cercherò di sistemarmi/  Iniziare un nuovo giorno". Inizia così il testo di Out on the Weekend, la prima canzone dell'album Harvest, sincero manifesto di chi fosse alla ricerca di una nuova vita ed era pronto a partire. Se mai delle parole mi avessero potuto fotografare, la successiva strofa resterà un'indelebile istantanea: "Guardate il ragazzo solo/ In giro per il weekend... Non sa trovare la gioia/ Vorrebbe parlare e neanche comincia a dire".

"[...] See the lonely boy,
out on the weekend
[...] Can't relate to joy,
he tries to speak and
Can't begin to say [...]"

A momenti alterni della mia vita, Harvest continuò a pizzicare le corde più dolcemente malinconiche della mia vita fino al giorno in cui le note uscirono definitivamente dallo spartito, guadagnando gli spazi originali. Sì, arrivò il giorno di un atteso e lungo viaggio/reportage in Canada, e sebbene non previsto in modo così netto, tutte le canzoni dell'album Harvest divennero la colonna sonora di quella epica traversata su gomma, dal Quebec fino all'isola del Principe Edoardo. Canzone dopo canzone, miglio dopo miglio, panorama sconfinato dopo panorama, tutto quello che un giorno era solo un'ispirazione nella mia mente si stava trasformando nella più grande realtà d'amore condivisa. 

On the road in Canada ascoltando Neil Young © Luca Ferrari

L'omonima canzone che dà il titolo all'album, non mi ha mai del tutto conquistato rispetto ad altre, anche se il ritornello l'ho sempre sentito molto mio: 

Dream up, dream up,
let me fill your cup
With the promise of a man - .

Sogna, sogna/ Lasciami riempire la tua coppa/ Con una promessa d'uomo.

Terza track del disco è forse la canzone che mi ha sempre detto poco o nulla, A Man Needs a Maid. Di tutt'altro spessore le tre successive. Un'overdose di semplice intensità. Si comincia con Heart of Gold. Una ballata alla ricerca di qualcosa, sublimata negli eloquenti versi "I crossed the Ocean/ For a Heart of Gold". Adesso immaginatevi di aver fatto esattamente questo, ed essere contemporaneamente nella terra natia del rocker, il Canada, ascoltando la suddetta al fianco di colei con cui vi siete appena giurati amore eterno. La successiva è ancora (se possibile) più emblematica, Are You Ready for the Country?, per poi chiudere con Old Man, autentico manifesto di Neil Young (e del sottoscritto).

"[...] Old man, look at my life
I'm a lot like you were
Old man, look at my life I'm a lot like you were
Old man, look at my life
Twenty four and there's so much more
...
[...] Old man, take a look at my life, I'm a lot like you
I need someone to love me the whole day through
Ah, one look in my eyes and you can tell that's true [...]".

Un'anima turbata, e probabilmente fuori posto. Molti anni dentro a dispetto di quelli mostrati sul volto. E quasi gridando, "Uomo vecchio, guarda la mia vita. Ti assomiglia molto. Ho bisogno di una persona che mi ami. Ah, guarda nei mei occhi e potrai scoprire che è vero". Nel trascrivere il testo originale sento la canzone nella mia testa. Rivedo le mie inquietudini segnare ogni singolo passo solitario, e poi camminare in una terra senza fine insieme a quelle stesse canzoni. Sì, io e quel vecchio uomo ci assomigliamo ancora. Siamo gli stessi e siamo diversi. Siamo unici.

Chiudono l'album There's a World, quasi un anno inno alla solitudine, la politicizzata Alabama e infine, la generazionale The Needle and The Damage Done. Una song estremamente delicata per rimarcare i pericoli della dipendenza da droga, "I've seen the needle and the damage done A little part of it in everyone But every junkie's like a settin' sun" (IT) "Ho visto l'ago e il danno fatto Un po' di questo è in ognuno di noi Ma ogni tossico è come un sole che tramonta". Altre reminiscenze di primavere senza domani. Cantilenate su richiesta, ma senza nessuna fiducia che il domani potesse essere qualcosa di diverso da una nuvola in pellegrinaggio costante. 

Neil Young è sempre stato un vecchio per quelli della mia generazione che l'hanno scoperto quando aveva già una certa età, logico dunque che una simile canzone rientrasse in quell'alone di consiglio-rock che in pochi eletti sanno dare con credibilità e coerenza. Feci la conoscenza della sua musica alla soglia dei suoi 50 anni, quando realizzò un disco insieme ai Pearl Jam, Mirror Ball (1995). Oggi, alla veneranda età di 77 anni da poco compiuti, è ancora sul palco. Da solo, con i giovani Promise of the Real, e sempre al fianco dei suoi sodali Crazy Horse con cui ha appena sfornato l'ennesimo nuovo lavoro, World Record (2022).

Il 2 dicembre 2022 l'album solista di Neil Young, Harvest, ha compiuto 50 anni. Tra i miei storici cd, compare un solo vinile, regalatomi da un amico tanto tempo fa, a Latina. Per me Harvest è una voce solitaria con una chitarra che non sono mai riuscito a suonare. Mai avuto feeling con la musica. Qualche timido tentativo e poi solo scrittura, eppure quelle canzoni non mi stancavo mai di cantarle quando ero solo. Come se fossero un elisir per connettermi con quanto di più autentico ci fosse dentro di me, o semplicemente per prendermi una pausa dalle costanti lacerazioni interiori. Canzoni che hanno viaggiato fino a ricongiungersi non uno con un cuore, e nemmeno con due ma... Oggi, decisamente molto più di una volta caro Old Man, la tua vita mi assomiglia e non potrei essere più profondamente felice.

IL RACCOLTO DELL'ANIMA

ho venduto

tutto quello che è servito

per costruire

le loro case, a me

dovrebbe essere rimasta

l’autenticità

sono tornato troppe volte

rispetto ai miei desideri

di fuga… un giorno

ho iniziato a raccontarlo

e ho scoperto

una storia che non

c'entrava nulla con la solitudine già al largo

non sono più capace

di camminare da solo… ho

già avuto il meglio,

adesso semplicemente

sono un uomo diverso…nessuno

racconta ciò che fatto,

allora è tutto vero… forse

un giorno

ti chiederò di farlo

oggi la terra

non parla le parole

della pioggia… mi devo

assentare, non

me ne voglio più andare
… ci siamo

mai incontrati durante

un tuo rimasuglio interiore?

Sono certo

di non aver mai ascoltato

i consigli del muretto a ridosso delle onde… Non ero certo

ci saremmo finalmente incontrati,

… ma allora era proprio vero,

una fusione di sole e dolore, qualche pagina senza filigrana e un respiro raccolto durante il cambiamento

di una storia...

(Venezia, 2 Dicembre 2022)

Old Man, Neil Young

I testi "vissuti" di Harvest del libro su Neil Young © Luca Ferrari

A zonzo per il Canada ascoltando Harvest di Neill Young © Luca Ferrari

venerdì 21 ottobre 2022

Neil Young, Rockin' Human Race

Neil Young & Crazy Horse

Viaggiare è rock. Nulla come una verace canzone rock può accompagnare un viaggio. Eccomi on the road verso la Slovenia. Ad accompagnami, Human Race di Neil Young & Crazy Horse.

di Luca Ferrari

Barn è in questo momento l'ultimo album pubblicato da Neil Young & Crazy Horse, ma già nel vicinissimo orizzonte si prospetta il 41° album dell'artista canadese, World Record, in uscita il prossimo 18 novembre e prodotto da Rick Rubin. Seguirà l'attesissima edizione speciale per il 50° anniversario di Harvest, che uscirà il 2 dicembre 2022 e di cui, già vi anticipo, verrà pubblicato nello stesso giorno, qui, su Live on Two Hands un articolo che sarà indimenticabile . Ormai il tempo per ascoltare è poco e quasi sempre avviene durante i viaggi su quattro ruote. Barn è nata così, e Human Race in particolare mi riporta sugli incredibili scenari lunari dell'isola di Pag, in Croazia.

OGGI SIAMO NOI

non c’è ancora nessuno… la strada

sottintende lusinghe… sono introverso e abbastanza positivo

che cosa fanno 

ancora le nuvole alla corte

dell'alba?

Pensavo fossimo tutti liberi

e invece

ci sono ancora troppe fila

per i templi e le pistole laser

dietro di me vedo ancora 

canini, itinerari marciti, 

giocattoli e qualche menù gourmet

senza nessuna privazione

a che ora 

si sveglieranno gli altri soli

questa notte?

qual è la lezione

che non ho ancora imparato...

il presente della gente,

i collage del domani… quale

sarà il tuo nome

quando sarai davanti alla mia porta?

… Sono ancora molto provato.

Gallerie sotterranee

scambiate per ninnoli

sono rimasti come moneta di scambio.

Voglio stringermi

accanto a loro… Sono accovacciato,

e proteso... Guarderò

la luna ancora un po’... Sto

facendo ordine

nelle mie battaglie.. gli stessi giorni

che vivremo ancora insieme (Venezia, 21 Ottobre '22)

Human Race, by Neil Young & Crazy Horse

On the road sull'isola di Pag (Croazia) © Luca Ferrari

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