Ci sono giorni che cambiano la vita per sempre. Alle volte però, sono le non-azioni a compierli. Trent'anni dopo, la felicità del presente si stringe più forte che mai all'eternità del dolore.
Ciao, grazie per non avermi dimenticato. Sono passati 30 anni da quel giorno ed è bello vedere ciò che sei. Se ti fossi lasciato definitivamente sopraffare, le candele avrebbero continuato a bruciare ma l'amore non avrebbe avuto il piacere di raccontare il tuo C'era una volta... Ciao amico mio, un po' mi dispiace che non tu non sia riuscito a dimenticarmi ma comprendo le tue motivazioni. Hai scelto di andare avanti senza ignorare nulla. Mossa complessa e di sicuro non ti ha aiutato. Sappi che hai avuto molto coraggio e non solo disperazione, e forse è ora che tu accetti il valore delle tue scelte. Ciao amico mio, non hai avuto la vita che sognavi quando eri un bambino e ti fa ancora male, lo so bene. Ci sono tante cose che ancora ti mancano e che non avrai mai, semplicemente perché non le potrai più vivere. Ciao amico mio, ti sei fatto sfiancare dalle costanti aggressioni alla tua esistenza. Hai voluto caricarti di tutto il male che hai vissuto eppure l'amore per la tua famiglia è la forza che ti guida ogni giorno.
Ciao amico mio, è bello vedere che trent'anni dopo non mi hai dimenticato e allo stesso tempo che tu sia riuscito a conquistare il tuo continente di felicità. Molti prima di te hanno fallito in tutto questo ma tu no, andando oltre quelle stesse tue parole di una radio che ormai non si sarebbe più potuta spegnere. La radio è accesa, lo sai, ma lo sei anche tu. Sei vivo. Ciao amico, ti ho visto piangere nell'oscurità più rassegnata e poi sentire la speranza nel sorriso sincero di un incontro ancora lontano. Caro amico mio, ti ho visto toccare cieli nel modo più autentico come mai avresti potuto immaginare. Ciao amico, oggi stai vivendo una bellissima giornata e non hai idea di quanto ne sia felice. Per anni ti sei sentito un emarginato in costante fuga. Lo so, è una sensazione che ti porterai sempre appresso. Ciao amico, anche se adesso ti vorresti concentrare e avresti bisogno di silenzio, dentro di te stai sorridendo insieme a quella musica umana che hai sempre desiderato. Caro eterno amico mio, è un privilegio fare parte della tua vita.
INTERHUMAN
mi ferisco ancora
facilmente, ma esattamente
quanto è distante
la tua finestra dal sole?...
ho imparato
a seppellire le pistole da solo
anche se molti sconosciuti
potrebbero smentirmi
... la fiducia viene dopo
mi ricordo ogni
singolo istante di te… ho
sempre ammesso
di sapere che nulla
sarebbe stato come prima
ed è ancora così… Accanto
a me... Anche ora... Sono
accanto...
deragliamenti senza condizionale,
le scogliere sono più rilassate
anche senza l'omertà delle promesse
... non m’interessano più
nemmeno quelli
ci sono stelle
che continueranno a vagare
per le galassie
senza luce… è possibile
che ci siamo già incontrati?
ci sto mettendo troppo
ma la mia vita
è esattamente quella
che intravidi… c’era
qualcuno lì con me,
c’era qualcuno
oltre le promesse di un dolore
autentico… siamo tutti
Il 1995 fu l'anno decisivo che marchiò a fuoco la mia vita col rock. Fu l'anno di rottura definitivo con il passato. Fu l'inizio di una nuova epoca e indelebili giuramenti di sangue.
Nirvana e Guns 'n' Roses. Pearl Jam eThe Doors. Soundgarden, Green Day eThe Offspring. Cambiò tutto. Mi ricordo tutto. Vorrei ricordare meno ma non è mai stato così. Troppo doloroso. Troppo importante. Troppo totalizzante. Il 1995 segnò una svolta definitiva (e devastante) nella mia vita. Nei primi mesi non c'era nessuno se non un vuoto lancinante, voluto ed estremo. Nei primi mesi ci fu solo lui. Il rock iniettato in modo costante e continuo. La loro musica fu la sola compagna di vita. Un diluvio incessante e purificatore. Quelle band mi entrarono in circolo, diventando più parte del mio essere sanguinoso, sanguinolento e sanguigno. The Man Who Sold the World (Nirvana), OutTa Get Me (GNR) e Jeremy (PJ), sono le prime tre canzoni che mi vengono in mente se ripenso ai primi mesi del 1995. Ognuna con la sua cruciale importanza. Ognuna con la sua irrefrenabile e rabbiosa malinconia. Ognuna con la sua tragi-storia inscritta nella mia anima in mutamento.
Parola chiave, verità. Fu il concetto che cambiò il corso del mio cammino a partire dal 1995. Quella verità che mi ero negato per anni. Quelle verità soffocate nel nome della paura e del silenzio. Quella verità che ritrovai nella lettera di addio di Kurt Cobain. Quella verità che adesso doveva uscire a dispetto di tutto e più che altro di tutti. Quella verità che avrebbe dovuto risorgere dalla tomba e avanzare. Quella verità vendicativa e senza più limiti. Quella verità che non si sarebbe dovuta mai più piegare a nulla, e soprattutto a nessuno. Quella verità sublimata nella canzone Frances Farmer Will Have Her Revenge on Seattle (In Utero - Nirvana), dove Kurt impresse su carta le parole: "She'll come back as fire/ To burn all the liars( and Leave a blanket of ash on the ground - Lei tornerà come il fuoco/ Per bruciare tutti i bugiardi/ E lasciare per terra un mucchio di cenere".
Per ricominciare serviva anche una casa e così fu. Trovai il mio angolo (abbandonato) di mondo dove essere me stesso. Di giorno e di notte ero lì, a scrivere e a pensare. Sempre da solo tra domande, lacrime e un'incessante alienazione. Anche con la pioggia o col freddo, ero sempre lì. Il dolore definì chi fossi veramente. Iniziai a vagare e continuai a farlo. Io e il walkman, nulla di più. Sono passati trent'anni da allora ma non ho mai dimenticato la cruciale importanza di quel periodo della mia vita. Trent'anni dopo la mia vita è profondamente cambiata ma non sarò mai così ipocrita da fare finta che nulla sia successo. In quei mesi cambiò tutto e quel tutto nacque dalla sofferenza più atroce, qualcosa che non si dovrebbe vivere a 17 anni. Nulla fu più come prima. Trent'anni dopo so con certezza questo: se non avessi scelto la verità più difficile da vivere, affrontare e accettare, oggi non sarei qua. Se non fossi passato per quelle inevitabili apocalissi interiori, oggi non sarei qua... e non solo io.
BLOODY OATH è stato un lungo viaggio, vorrei disfarmi di molti bagagli… non ho scelto la mia trasformazione, ho creduto in un domani puramente autentico, non mi restava altro… sono avanzato anche con le scarpe bagnate
ma non ho scavato quanto avrei voluto… vorrei dire qualche altro addio ma non sarà mai così… l'arrivo
coincise con la fine... lì ero libero,
senza mura né arazzi... è stata
una pausa di assuefazione
e immortalità... sarei voluto partire
con qualche scatolone in meno… gran parte del mio mondo è ancora lì dentro… gran parte del mio mondo non troverà mai pace… ci sono fiori che non potranno più crescere… c’è del sale che non potrà mai essere bruciato… ci sono stelle che non si potranno più (s)muovere… le tribù non hanno mai un lieto fine anche se continuiamo a pensarlo… ognuno ricorda ciò che lo fa andare avanti, non è mai stato così per me… non accetterò mai la parola perdono, e questo lo rivolgo ancora a me stesso
e lo grido altrove… tutto nacque con un giuramento di sangue e per molto tempo è stata la sola melodia che potessi far risuonare… non
dimenticherò mai ciò che è stato,
è il mio giuramento di sangue …non ti lascerò mai solo
(Venezia, 21 Gennaio ‘24)
Nirvana - Frances Farmer Will Have Her Revenge on Seattle
Unico. Tagliente. Autodistruttivo. Come una versione live di Smells Like Teen Spirit. Il 5 aprile 1994 il cantante dei Nirvana, Kurt Cobain, si congedò dal mondo.
A denial...A denial... A denial... urla Kurt Cobainnel finale di Smells Like Teen Spirit (Nevermind, 1991). Una negazione... Il colpo di fulmine con Smells Like Teen Spirit avvenne in una camera d'albergo a Sappada (Bl). Avevo iniziato ad ascoltarla già da qualche mese ma negli ultimi tempi era diventato qualcosa di irrefrenabile al punto di poterla ascoltare per ore e ore. Poi, a un anno dalla scomparsa del cantante, arrivò uno speciale su MTV debitamente registrato su videocassetta con spezzoni presi anche da "The Year Punk Broke", il film-documentario musicale diretto da Dave Markey e incentrato sul tour europeo dei Sonic Youth nel 1991, in compagnia anche di Nirvana, Dinosaur Jr., Babes in Toyland, Gumball, The Ramones e Mudhoney. Questa versione più di tutte mi conquistò. Una versione selvaggia e punk, e quella ispirante scritta sul muro PUNK RULES (il punk regna), ritrovata poco tempo dopo da qualche parte in un'isoletta veneziana (...).
Di storie su Smells Like Teen Spirit e Kurt Cobain ne avrei a miriadi, ma alcune è giusto che restino solo dentro di me...
E LA NEGAZIONE, E UN ADDIO
da dove scendo,
è la conoscenza… rintanato
senza celebrazioni
a chi interessa? Un altro
perché, è tutta qui la nostra storia…
La parole
vengono dopo
a quei ricordi scalzi
ho cancellato l'ancora…tutto
quello che dovevo dire
in quell’epoca,
aveva le sue mura
e i nostri continui
tentativi di addebitare fiocchi
questa è l'immagine
volutamente sfocata
…qualcuno avrebbe
detto “sfondata”
il cerchio della vita
si colora di bianco… mi
sono fermato,
non era giusto?
Abbiamo fatto nostri salti
…quelli di noi
che si sono negati
una fine prematura,
oggi disegnano frutta morbidosa
con le movenze dei Sex Pistols
e saltellano
come trichechi abbandonati
dalle proprie uova
è facile, un urlo è il contagio
...il lascito resta una lacrima
...
(Venezia, 5 Aprile ‘24)
Nirvana - Smells Like Teen Spirit from "The Year Punk Broke" documentary)
Il testamento di Kurt Cobain. Le tende si adagiano delicatamente sulle ombre. Il 21 settembre 1993 fu pubblicato In Utero, l'ultimo album in studio dei Nirvana.
L'album della maturità (l'ultimo, ndr). Il disco dell'apoteosi "lyrica" di Kurt Cobain. Meno ruvido di Bleach. Meno immediato di Nevermind. Meno garage di Incesticide. Più di tutti, In Utero. Trent'anni fa, il 21 settembre 1993 uscì In Utero, quarto album dei Nirvana, prodotto da Jack Endino. Lanciato dal singolo Heart-Shaped Box, è un lavoro estremamente variegato e capace di esaltare al meglio le qualità della band di Seattle. In Utero è poesia musicale strappata dai diari e analizzata con un linguaggio diretto ma implicito, marchio di fabbrica del cantante-chitarrista di Aberdeen. Un lavoro dove il tormento dell'artista ha la meglio sull'essere umano. In Utero, l'album che in origine Kurt voleva chiamare "I Hate Myself and I Want to Die" (Mi odio e voglio morire, ndr). Con il disco In Utero è la fine delle illusioni di una generazione che dovrà andare avanti (chi ci riuscirà) a dispetto delle infinite domande che continueranno a bruciare l'anima... RIP. Heart-Shaped Box, Rape Me, Dumb, Serve the Sevants furono le prime canzoni di In Utero che mi entrarono in circolo. Mese dopo mese apprezzai questo disco sempre di più, e se c'è un album che fece da spartiacque nella mia vita, dopo gli Iron Maiden di Fear of the Dark, di sicuro In Utero segnò il mio definitivo passaggio al rock. In realtà fece molto di più. Non solo mi portò a scoprire tutta la scena di Seattle, ma plasmò il mio modo di scrivere facendomi (inconsciamente) innamorare dell'essenzialità della lingua anglosassone, cosa di cui Cobain era interprete sopraffino, usando poche parole ma piene di potenza emotiva. Emblema di tutto ciò, Radio Friendly Unit Shifter, dove la strofa I love you for what I am not/ I do not what I've got", catturarono tutta la semplice essenza di un giovane musicista.
I miei ricordi su In Utero sono sconfinati, a cominciare dalle domeniche passate in trepidante attesa che MTV trasmettesse il video di Heart-Shaped Box, con videoregistratore già pronto e corsa in salotto per farlo partire. In Utero fu il primo compact disc che volli assolutamente. Poco dopo la morte del cantante, uno speciale sui Nirvana si concluceva sulle note di All Apologies e un dolcissimo quadretto familiare: Kurt imboccava la figlia Frances Bean vicino alla moglie Courtney, mentre la piccina spostava il faccino "capriccino". Se la vendicativa Rape Me definì molto del mio pensiero sul mondo, ancor più potente fu la "sentenza" di Frances Farmer Will Have Her Revenge on Seattle, dedicata all'attrice americana Frances Farmer (1913-1970), originaria proprio della Emerald City, e lobotomizzata nel modo più brutale.
Le parole di quest'ultima: "She'll come back as fire To burn all the liars Leave a blanket of ash on the ground - Lei tornerà come il fuoco per bruciare tutti i bugiardi e lasciare per terra un mucchio di cenere per terra" ebbero l'effetto di un tornado devastante dentro la mia vita (dell'epoca), sempre più ai margini. Una volta mi fu rivolta una domanda, e io risposi esattamente con queste parole. Forse c'entravano. Forse no. Non aveva importanza. In quella frase c'era tutto il mio essere: ferita, vendetta, dichiarazione d'indipendenza. Più di tutti gli album dei Nirvana, fu proprio In Utero ad accompagnarmi nella lettura del volume "Come as you are. Nirvana. La vera storia" di Michael Azerrad, sempre in solitaria davanti alle onde del mare a scogliera. Un libro questo, che ancora conservo.
Torno su Rape Meperché merita un paragrafo a parte. Rape Me è l'emblema del Cobain-pensiero. Emblema di quello che la musica di Seattle fu per il mondo. La risposta del rock più autentico al macho-sessismo che Kurt odiò fin da ragazzino. Se i Mother Love Bone erano in parte debitori (musicalmente) del glam rock di L.A., per Cobain era il peggio che ci potesse essere. Primo bersaglio di quella cultura, i Guns 'n Roses, definiti senza mezzi termini "patetici sessisti senza talento". Un commento che diede vita a uno scontro culminato anche in zuffa e un Axl pieno di risentimento visto che corteggiava non poco i Nirvana e li avrebbe voluti al loro fianco in tour. Kurt Cobain era un sostenitore del movimento Riot Grrl. Per Cobain la donna era una persona con un cervello in primis e non un corpo su cui vomitare volgari attenzioni sessuali.
La musica dei Nirvana fu spesso definita un mix perfetto tra la melodia dei Beatles e il punk dei Sex Pistols. Definizione che calza alla perfezione per Nevermind, molto meno su In Utero dove la componente rock distorta è più massiccia e la semplicità si mescola a un'introspezione agonizzante che avrebbe avuto il suo apice funereo nel successivo concerto live Unplugged, rivelando al mondo che cosa i Nirvana fossero capaci di fare in un set acustico. In Utero è l'ultimo grido di un Cobain verso un mondo la cui luce ormai si stava affievolendo. Canzoni come Milk it, Scentless Apprentice, Very Ape e la già citata Radio Friendly Unit Shifter rivelano tutta la poetica musicale di un artista unico.
"I wish I was like you Easily amused... " intona Kurt in All Apologies [Vorrei essere come voi/ Che vi divertite con poco], l'essenziale dell'anima è a portata dei nostri sentimenti, tra rinuncia e fuoco. In Utero, più di tutto Kurt Cobain.
ANCORA SINCERAMENTE CONSCIO
annientamento originale
di parole consapevoli, sono ancora
scomposto
e poco incline a catturare il crepuscolo
… i colpi inferti del volgare strutturato
consumano l'implosione... non me ne starò
lontano ad accettare
immerso nella foce...
da dove è piovuta
tutta questa terra…
Non è mai stata
solo una stupida risata…
Non è mai stata
una lacrima a dover per forza
raccontare la storia
nessuna assuefazione
la violenza è adattamento della vita stessa
… la violenza è ancora
vogliono gli eroi?
qualcosa sarebbe dovuto cambiare
nel mondo
e non solo dentro di me...
le sagome del passato
hanno già finito la piroetta
e tutti sanno già
quale sarà la prossima ripetitiva
reincarnazione
che cosa credi sia successo
da quando mi sedetti lì sotto?
Il cantante dei Nirvana, Kurt Cobain, nel video della canzone In Bloom
On the road insieme ai Nirvana, con ancora Chad Channing ai tamburi ai tempi di Bleach. Viaggio nel tempo (primaverile) con la versione alternativa del video di In Bloom.
Il successo era ancora lontano. Kurt, Chris e Chad se ne andavano a zonzo per gli States a suonare in cerca della loro occasione. Una delle prime biografie ufficiali sui Nivana mi accompagnò per una fatidica primavera. Nel walkman ovviamente, anche le canzoni di Nevermind e tutta la discografia della band di Seattle, formatasi in quel diAberdeen (Wa). In quello stesso anno vidi anche il video inedito di In Bloom, le cui immagini erano più legate al periodo del primo album, Bleach (1989). Dietro i tamburi della band c'era ancora Chad Channing. La band era ancora agli esordi. Scanzonata e autentica come solo il rock sa(peva) ispirare.
MUTANTE DI STRADA
Diagonali
imperfette, e
una voglia di realista estraniazione …
non ho dimenticato, non
ho mai voluto farlo… Sulle pagine,
ancora la
ghiaia del mio silenzio più
aggiornato Ma
quanto si assomigliano le
parole se
le osservi senza copertina né
compagni di banco? È
la dimensione, è
la struttura, è
il frastuono, è
l’appunto fulmineo… è
qualcosa che è stato irripetibile Mi
sgravo dall’inconscio, tengo
sempre a mente chi
sono stati … Faccio
il conteggio dei
giorni che non avrei voluto e
non c’è scia di lumaca che
possa frenare la
mia affilata ascesa verso una
nuova tana Ricordatemi
di che colore sono le
tonalità del
tramonto, sarà sempre troppo
tardi per
dichiarare cosa è accaduto Non
vorrei dover arrivare alla
fine, ma perché è
tutti me ne parlano in toni così
amichevoli? Fu
la prima vera stagione di
speranza, ma voi lo avevate capito?...
Una miccia consegnata
al mio passato, una
maschera senza pelle l’intuizione
di un domani comune ... (Venezia, 21 Marzo ’21)
Nirvana, il video di In Bloom
Il batterista dei Nirvana, Chad Channing, nel video della canzone In Bloom