In viaggio con i Tiromancino, Elisa e Meg. Una storia di non-viaggi, fughe trattenute e la solitudine come unica certezza di una vita in procinto di affondare nuovamente.
Camminavo e camminavo ancora. A quel tempo avevo abbandonato fondamenta e calli per contrade e poggi. Sentivo che la Toscana sarebbe potuta essere la mia nuova casa ma fu l'ennesimo sogno frantumato sotto la fragilità della mia solitudine e quel desiderio di scrivere che ormai mi stava divorando, cosa che sapevo sarebbe successa e per questo avevo fatto di tutto per sedarla, spingendomi perfino a fare lavori manuali per cui ero negato. In quell'insopportabile e afosa estate fiorentina del 2003 il connubio sonoro dei Tiromancino, unito alle vocalità di Meg (99 Posse) ed Elisa, all'epoca la mia cantautrice preferita, conquistò facilmente la mia anima abbandonata. Nessuna certezza era esattamente ciò che provavo dal risveglio alla sera. Nessuna certezza nel domani. In quell'estate volai a Londra e poi in Svezia, sentendomi parte pulsante di quel videoclip ma fu l'ultimo bagliore prima di precipitare rovinosamente. La mia innocenza stava per essere tradita nel modo più crudele e per l'ennesima volta sarei dovuto ripartire da solo e senza nessuna certezza.
LA CERTEZZA DELLA PROPRIA SOLITUDINE
sono sempre stato qui...sognavo
per il gusto
d'invecchiare... non c’era risveglio
che si macchiasse
con qualcosa di diverso… quale
epoca starò rinvangando questa volta?
Faglie, ornitorinchi, fumi freddi
di motori in partenza… la mia vita
è stata un romanzo
che nessuno ha mai scritto,
a quel tempo
il mio corpo poteva crollare
dopo un’interminabile marcia
sotto il sole
senza che nessuno avrebbe
reclamato un ultimo ricordo…oggigiorno
la gente
crede ancora che la propria immagine
sia sufficiente per fermare
i massacri... io almeno ero giovane
e credevo che tutti voi
sareste potuti andare oltre
la seconda pagina… sono
eccessivamente molesto,
ma voi cosa sapreste raccontarmi
guardando solo
queste macerie? Ho trovato
un nuovo modo
di svegliarmi nel cuore
della notte… Non mi renderà
felice, ma è sempre un nuovo
inizio… un tempo
questo giorno si divise in due,
pensavo fosse
un’eccezione ma stava tutto diventando
la garrota dei miei domani
più innocenti… l'eroismo
di quei primi giorni divenne
onde fatte di sola acqua
dove veder scomparire
l’orizzonte di un nuovo giorno
inferto… posso
anche mettermi in cammino
nessuna foglia
farà ritorno sull’albero stanotte… riesco
davvero a vedermi adesso?
(Venezia, 22 Maggio ‘25)
Il 9 novembre 2001 uscì il terzo album di Elisa, Then Comes the Sun. Pochi giorni dopo, in una fredda giornata d'inverno, Heaven Out of Hell iniziò un'incredibile storia nella mia vita.
So are you turning around your mind ... Quindi stai girando intorno la tua mente
do you think the sun won't shine this time pensi che il sole non brillerà questa volta
are you breathing only half of the air stai respirando solo metà dell'aria
are you giving only half of a chance stai dando solo la metà di una possibilità
don't you wanna shake because you love non vuoi agitarti perché ami
cry because you care piangi perché ti importa
feel 'cause you're alive senti perché sei vivo
sleep because you're tired dormi perché sei stanco
Si presenta così Heaven Out of Hell, primo singolo estratto dal terzo album di Elisa. Prima di quell'ascolto, per il sottoscritto la cantante friulana era un'emerita sconosciuta se non per la canzone e soprattutto il video di Luce (tramonti a nord est). Per il resto, ignoravo che avesse già pubblicato due album Pipes & Flowers (1997) e Asile's Wolrd (2000). Ancor meno sapevo che il 9 novembre 2001 era uscito il suo nuovo lavoro, Then Comes a Sun (Sugar Music). Per niente affine alla musica italiana, l'incontro con questa atipica artista originaria di Trieste, che all'epoca cantava esclusivamente in inglese (e molto bene), era solo questione di tempo. Così accadde
Quel momento arrivò inaspettato, com'è tipico delle relazioni umane più magiche. Nell'ennesima metamorfosi della mia vita, rincontrai un'amica della scuola di restauro a Venezia (UIA), e in una fredda giornata d'inverno andammo insieme a visitare la gipsoteca del Canova a Possagno (Tv). Sulla strada del ritorno, mentre mi riportava in stazione, alla radio passò Heaven Out of Hell. Complice la calda atmosfera malinconica della spoglia campagna veneta, insieme all'immagine interiore di un paradiso che sgorgava fuori da un inferno (esattamente quello che stavo cercando di fare dentro di me, ndr), la canzone iniziò a farsi strada nelle mie ispirazioni. Il 2002 sarebbe stato un anno scandito dalla musica di Elisa, insieme alla quale avrei abbandonato la laguna per trasferirmi a Firenze, iniziando la professione di giornalista.
Dopo averla vista in televisione durante un grandioso live su MTV Supersonic in cui presentò il suo ultimo disco, negli anni successivi ebbi la fortuna di vedere Elisa quattro volte dal vivo: la prima, nel 2002, al Folkest di Spilimbergo (Pn), dopo un interminabile viaggio iniziato sulle rive dell'Arno e terminato con autostop per raggiungere la meta del live. A teatro, nel capoluogo toscano per il tour di Lotus (gennaio 2004), al cui termine della performance riuscì a consegnarle un book di poesie (rilegate) e tutte ispirate dalla sua musica; una terza volta dalle parti di Conegliano e infine inviato stampa live a Piazzola sul Brenta (2014).
Then Comes the Sun fu l'album che fece fare il definitivo salto di qualità a Elisa, passata negli anni successivi a una dimensione più popolare e purtroppo, lo dico unicamente a titolo personale, alla lingua italiana. In Then Comes the Sun l'artista è ancora una giovane musicista che ha voglia di sperimentare e sorprendere, con retrovie emozionali e autostrade sgangherate dove far risplendere dolore e arcobaleni. Io e Heaven Out of Hell ci prendemmo per mano, un giorno, per caso. Camminammo silenziosi per mesi, poi a un certo punto iniziammo a confidarci e da allora non abbiamo più smesso.
Una curiosità "follemente" personale su questa canzone. Nel mio immaginario di mia rock band, che mai ho fondato e mai fonderò, il nome lo avevo scelto: nato proprio tra questi versi e sarebbe stato Heleven, crasi da Hell (inferno) e Heaven (paradiso), ossia le due realtà che viviamo quando proviamo delle emozioni. Deliri tardo-adolescenziali a parte, adesso potrei andare a ripescare qualche vecchia poesia scritta in passato e ispirata dalla musica di Elisa, invece no. Da parecchio tempo non ascolto Heaven Out of Hell, e adesso è anche la stagione ideale per intingersi in quell'atmosfera. Me la sto ascoltando proprio in questo istante, regalando qualche intenso minuto di poesia a me, a te (Elisa) e a tutti voi:
SOGLIE DI STELI SABBIOSI
… è troppo presto
per sperimentare una vera emozione? Vorrei poter esprimere
liberamente le mie lacrime
senza reclami
di ottuse lettere dell’alfabeto...
Farò così… penso che farò
ancora così… Penso
che farei così
se tu fossi accanto a me, e volessi
aggiungere una spiegazione
alla libertà
dei mie boomerang sopravvissuti
Sento le mani rimbombare
… seguirò la soffice corrente
di questo ruscello, e poi
un altro ancora… Mi
nasconderò dalle grotte
in qualche presagio
di sole... Prenderò una decisione
e mi lascerò trovare
Non chiedermi il perché...
le mie tracce
non sono state abbastanza... continueremo
a stare lontani,
e il mondo ci sorriderà comunque
Sussurri
dentro il cuore... le rocce
che ancora opprimevano
le albe scalcinate,
arroventavano il tempo
che non ne voleva sapere
di rinunciare alle catene e agli spiragli...
In quale momento delle nostre parole
si sono fatte da parte
le stelle?… Questo è il nostro giorno..
Storie ancestrali
di muri caduti
e abbracci risorti… e il vento
ci depistò, disteso, danzando...
(Venezia, 9 novembre 2021)
Elisa, Heaven Out of Hell
Il biglietto del live 2002 a Spilimbergo, di Elisa
“Un bacio è come il vento/ Quando arriva piano però muove tutto quanto/ E un'anima forte che sa stare sola/ Quando ti cerca è soltanto perché lei ti vuole ancora/ E se ti cerca è soltanto perché/ L'Anima osa/... È lei che si perde/ Poi si ritrova”. Dalla profondità della sua anima rock-poetica, la cantautrice friulana Elisa è pronta per una nuova performance live in terra veneta.
Da Monfalcone ai palchi di tutta Italia, Europa e Nord America. Dagli esordi interamente in lingua anglosassone (Pipes and Flower, 1997), passando per la vittoria al Festival di San Remo nel 2001 con Luce(tramonti a nord-est), fino all'affermazione come una delle artiste più solide e genuine del panorama nazionale. Venerdì 25 luglio 2014, l'artista si esibirà presso l'Anfiteatro Camerini di Piazzola sul Brenta (Pd), evento di chiusura della settima edizione dell'Hydrogen Festival. Special guest della serata, l'ex-Timoria Francesco Renga.
Difficile ascoltare Elisa senza che la mano non prenda la via della penna, sferzata da piccole consonanti di prossima rivelazione... “Ascoltando un’amica, sapresti mai dire che cos’è un ponte di carbone?… Vale lo stesso per la corrente di un paio di pensieri appostati sul primo ramo di un albero?/... Qualcosa che oggi non avrei difficoltà a tradurre in un'emozione molto più personale e cadenzata" l.f
Oltre alle già note e celebri canzoni, per lo show dell'Hydrogen Festival sarà dato ampio spazio sonoro all'ultimo lavoro L'anima vola (2013, Sugar Music), primo disco con i testi tutti scritti in italiano. A partire da Heart (2006), Elisa ha sempre arricchito i propri album con collaborazioni a due voci e/o canzoni scritte appositamente per lei da altri artisti.
Non fa eccezione "L'anima vola" delle cui 11 tracce fanno parte E scopro cos'è la felicità, di e con Tiziano Ferro; A modo tuo, di Luciano Ligabue; una nuova versione di Ancora qui, la cui musica è stata composta dal maestro Ennio Morricone (canzone che fa parte della colonna sonora del film "Django Unchained", 2012, di Quentin Tarantino) e ultima track, Ecco che, le cui lyrics sono state scritte insieme al cantante dei Negramaro, Giuliano Sangiorgi.
Piazzola sul Brenta, venerdì 27 luglio. Elisa in concerto... “... Chine pensierose avvolgono lettere Picassiane/… Un solo dettaglio per capire come il tratteggio umano si possa materializzare tra arcobaleni febbricitanti e rustiche anticamere di stelle/... Pendii sempre e solo in punta di piedi/ Le convinzioni sono sopravvissute alla rivelazione più promettente…” l.f