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Visualizzazione post con etichetta Rage Against The Machine. Mostra tutti i post
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mercoledì 11 ottobre 2023

Rage Against The Machine, la battaglia di Guerrilla Radio

Zach de la Rocha (cantante RATM) nel videoclip di Guerrilla Radio
"Now... Helll... Cant's Stop Now!" ringhia la possente Guerrilla Radio. Di fronte alle ingiustizie, nessuna band sa ispirarti/incendiarti l'anima come i Rage Against The Machine.

di Luca Ferrari

Potenti. Combattivi. Implacabili. A cavallo tra gli anni '90 e il terzo millennio i Rage Against the Machine furono una devastante macchina di contestazione al sistema. Sempre fedeli a se stessi e alle proprie ideologie, pubblicarono tre album. Se nei primi due dischi la componente rap era più predominante, nell'ultimi lavoro The Battle of Los Angeles (1999), il rock salì in cattedra e ciò che ne uscì, fu un lavoro capace di alzare ulteriormente il grido di protesta di quel movimento nato come "popolo di Seattle" e, più in generale, incarnando chiunque cercasse un sound universale contro le ingiustizie. Di quel disco, oltre a Testify e Sleep Now in the Fire, i cui videoclip furono entrambi diretti dal regista premio Oscar, Michael Moore, c'era anche Guerrilla Radio.

Correva l'autunno 2001 e il videoclip di quest'ultima canzone inziziò a circolare su MTV. Avevo sempre stimato i Rage Against the Machine ma né il loro primo omonimo (1992) né il successivo Evil Empire (1996) mi avevano conquistato. Troppo presente la componente rap metal per i miei canoni. The Battle of Los Angeles invece, segnò il legame. Il videoclip di Guerrilla Radio è qualcosa di strepitoso. Se in principio la band suona su uno sfondo bianco in contrasto con immagini/ di ricchezza, globalizzazione e sfruttamento, via via il colore passa a un "nero infuriato" sempre più pompato fino a sfociare un'autentica minaccia ai potenti, dove Zack grida che ora "nemmeno l'inferno ci potrà più fermare". Tom Morello suona con una maestria quasi imbarazzante e il suo assolo ha dell'incredibile; la sezione ritmica potrebbe anche spaccare la pietra.

Dalle piccole battaglie sociali-locali ai conflitti su scala mondiale, se c'è un gruppo capace di alimentare il desiderio di giustizia, quello è il combat-rock di Zack de la Rocha (cantante), Tom Morello (chitarra), Tim Commerford (basso) e Brad Wilk (batteria). Difficile trovare una band capace di unire il punk politico dei Clash all'esplosività rap, canalizzata in un messaggio sempre autentico di denuncia. E la stessa Guerrila Radio infatti, è dedicata all'attivista e giornalista Mumia Abu-Jamal, membro delle Pantere Nere, condannato all'ergastolo per omicidio, sulla cui imputazione persistono tutt'ora molti dubbi. In questo momento nuove guerre insanguinano il mondo.  Nel piccolo troppe voci non vengono ascoltate. E se decidessimo noi di alzare il volume?...


ESODO SPROFONDO E SILENZIATO

che cosa sai del mio domani?

pensavo che l’accerchiamento

fosse finito… pensavo

fossimo solo volutamente

nemici... pensavo

che almeno il tuo sangue

non fosse disonesto


sono arrivato piangendo,

non mi troverai all’ultimo capoverso

delle tue preghiere


mi sono alzato, urlando

… chi c’è da così lontano

che vuole spiegarmi

quello che sto provando…


non respiro

e sto morendo… mi

faccio pena

perché non sono ancora scappato


non ho più niente da perdere

e avreste dovuto capirlo

non ho più niente da dare

in cambio... stato di digressione

costante, benvenuti tra

le scatole nere contraffatte

sigillate al posto delle stelle


e le spiagge

adesso hanno iniziato a sputare via 

perfino gli avanzi di chele

… e le bombe

adesso nemmeno avvisano più 

chi stanno per uccidere


che cosa sai

di quello che sono stato?

che cosa sai

della lavanda che non potrà più ricrecere

sotto le mie finestre?

...

non mi sto tirando indietro,

non appartengo a nessuno di voi

(Venezia, 12 Ottobre ‘23)


Rage Against The Machine - Guerrilla Radio

Tom Morello (chitarrista RATM) nel videoclip di Guerrilla Radio
Brad Wilck (batterista RATM) nel videoclip di Guerrilla Radio
Zach de la Rocha (cantante RATM) nel videoclip di Guerrilla Radio
Tim Commerford (bassista RATM) nel videoclip di Guerrilla Radio

giovedì 28 novembre 2013

Audioslave, i fuochi di Cochise

Audioslave, il video di Cochise - Tim Commerford
Poderosa e tonante. Cochise, primo singolo degli Audioslave. Ascoltarla sotto i fuochi d’artificio del Redentore a Venezia è tutta un’altra storia.

di Luca Ferrari

“Ormai non posso più semplicemente associare questa canzone degli Audioslave al video o alla mera faccia di Chris (Cornell, ndr) quando esplode nell'urlo prima del ritornello finale” racconta la milanese Desirée, “Cochise è una tovaglia bianca per terra. Qualche birra. La gente che rincontrerai. Cochise sono due amici che hanno appena avuto la stessa idea”.

Dalle ceneri di due delle più significative band degli ultimi trent’anni, Soundgarden e Rage Against the Machine, a inizio Terzo Millennio nacquero gli Audioslave. Il nuovo gruppo era formato dagli ex-RATM Tom Morello (chitarra), Tim Commerford (basso) e Brad Wilk (batteria), con l’aggiunta del cantante made in Seattle, Chris Cornell.

Un’unione impensabile per certi versi (stile). Rap-rock politico da una parte. Rock distorto-melodico dall'altra. E i commenti infatti erano unanimi: “Qualunque cosa faranno o sarà un flop o un capolavoro”. L’attesa per conoscere il valore di questo atipico sodalizio artistico finì il 14 ottobre 2002 quando venne pubblicato Cochise, il primo singolo (con videoclip) del debut album Audioslave (Epic Records), prodotto da Rick Rubin. Il titolo della canzone si richiamava al celebre capo dei Chokonen, tribù di Apache Chiricahu, il valoroso guerriero Cochise.

Cochise è mettere le cuffie. Immaginare quel cazzutissimo video all’americana mentre partono le ultime scintille in cielo” settaccia Desirèe tra i suoi primi ricordi, “Fare headbagging mentre gli altri ti guardano strano perché non c’è musica da Wayne's World (1992) nell'aria”.

Le prime battute di Cochise sembrano introdurre alla perfezione l’inizio di una sfida, mentre tutto il proseguo potrebbe essere l’azione vera e propria tra attacchi, sangue, cadute e la vittoria finale. Confesso mi sorprende non sia mai stata utilizzata per colonne sonore per supereroi Marvel o le varie Katniss (Hunger Games).

Dopo un intro “controllato”, la musica esce dai blocchi bruciando in modo devastante. All’esplosiva chitarra si aggiungono le prime tracce di “badmotorfingeriana” memoria:  “Well I been watchin’/ While you been coughin/ I've been drinking life While you been nauseous/ And so I drink to health/ While you kill yourself/ And I got just one thing/ That I can offer”.

Trad. “…Bene, sono stato a guardare/ mentre tu hai tossito/ ho bevuto la vita/ mentre tu sei stato più furbo/ e così bevo alla salute mentre tu ti uccidi/ e ho giusto solo una cosa/ da offrire”. L’impossibile era diventato realtà. La sezione ritmica dei Rage Against the Machine e la voce melodico-rabbiosa di Chris Cornell insieme.

In un’epoca dove ormai la volgarità e l’omologazione avevano già sodomizzato a morte MTV, il video di Cochise insieme ai contemporanei I Am Mine (Pearl Jam) e You Know You’re Right (postumo dei Nirvana) furono un’impensabile e adrenalinica sorpresa. Una poderosa scossa di terremoto rock in un 2002 sempre più schiavo di scadenti video hip-pop e gangsta.

il livello sale, le cicatrici si contendono l’accesso al cielo/… la salvezza è una questione divina o un’azione da rivolgere a noi stessi?… Fingo di fare una domanda perché l’opinione degli altri non ha mai tenuto conto di dove eravamo prima che le ombre ci avessero apertamente sfidato

In perfetto stile Canzoni tra le righe, per la suddetta ragazza intervistata, Cochise nel tempo è passata da mera (grandiosa) canzone degli Audioslave a un preciso ricordo con uno scenario non così diverso da quello della spettacolare ambientazione del video musicale.

“Non posso più associare questa canzone semplicemente al video, quando Tom e gli altri entrano dentro l'ascensore e la scossa di assestamento del motore che parte per la salita segna l'inizio della canzone” dice Desiree.

E via con la seconda strofa. “Well I'm not a martyr/ I'm not a prophet/ And I won't preach to you/ But heres a caution/ You better understand/ That I won't hold your hand/ But if it helps you mend/ Then I won't stop it – Bene, non sono un martire/ non sono un profeta/ e non sarò io a farti la predica/ ma c'è una clausola/ capisci meglio/ che non vorrò fermarti la mano/ ma se chiederà aiuto, tu fallo/ poi non la vorrò fermare”

“Non posso più solo associare questa canzone alla faccia di Chris quando esplode con quell'urlo (che nel video dura molto di più che nel pezzo su cd, o almeno la mia versione dura pochissimo), con le vene che gli pulsano tra fronte e collo” continua Desirèe.

La terza strofa (di cui sopra Desy ne descrive la corrispondente scena nel videoclip) pare fatta per far rifiatare la band, ma è solo una mera illusione. “Drown if you want/ And I'll see you in the bottom / Where you crawl/ On my skin/ And put the blame on me/ So you don't feel a thing” – trad. “Vai se vuoi/ ed io ti guarderò fino in fondo/ dove striscerai/ sulla mia pelle/ e mi darai la colpa/ così tu non sentirai nulla”

“Poi un giorno Cochise non fu più solo il singolo di debutto degli Audioslave per noi orfani di RATM e Soundgarden (all’epoca). Non fu più solo l'abbraccio tra tutti i quattro componenti della band a fine canzone, che ora se ci penso, cazzo, sembra quasi la copertina di Ten (primo album dei Pearl Jam, ndr)” sottolinea Desirèe.

rock the Audioslave
Ma che cos’è allora Cochise per te, Desiree Sigurtà?

“Cochise è diventata una sera di luglio a Venezia. Alla festa del Redentore, davanti all'Arsenale. Dove quasi non si vedeva nulla tanto il bacino era intasato di barche, e un vaporetto ostruiva pure la visuale. Cochise è una tovaglia bianca per terra, qualche birra, la gente che sai un giorno rincontrerai”.

...forse ho meno sassi sotto le scarpe di quanto pensi, ma non c’è mano che non abbia patito la carenza d’innocenza/… i passi odierni che ci tengono a distanza oggi sono scivoli colorati che le stelle rappresentano nel loro sognare di essere donne e uomini…

“La canzone Cochise degli Audioslave sono due amici (di cui uno vestito con un’improbabile camicia-tovaglia) che si guardano negli occhi e hanno la stessa fottutissima idea” conclude Desiree, “quando partono gli ultimi fuochi d'artificio, parte anche Cochise”… Go on and save yourself, And take it out on me yea - Vai e salva te stesso tira fuori da me la volontà. 

Audioslave, il video di Cochise

Audioslave, il video di Cochise - Chris Cornell
Audioslave, il video di Cochise - Tom Morello
Venezia , si guardano i fuochi del Redentore ascoltando Cochise (Audioslave) © Luca Ferrari
Venezia , si guardano i fuochi del Redentore ascoltando Cochise (Audioslave) © Luca Ferrari
Venezia , si guardano i fuochi del Redentore ascoltando Cochise (Audioslave) © Luca Ferrari

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