!-- Codice per accettazione cookie - Inizio -->
Visualizzazione post con etichetta Mudhoney. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Mudhoney. Mostra tutti i post

venerdì 11 aprile 2025

I'm Now - Ritorno alle origini

concerto dei Mudhoney - live I'm Now

Le parole restano qui. Torno alle origini. Poesie e pensieri per pochissimi. Parole estrapolate e sinceri rimandi all'anima. Parole per ciò che conta e ispira la mia vita.

di Luca Ferrari

Ho sempre avuto l'ingenua ambizione di far arrivare ciò che scrivevo a chiunque, pensando di poter fare la differenza nella vita delle persone. Quel sogno si è spento da un pezzo e anzi, ormai sono arrivato alla conclusione che ciò che scrivevo/scrivo non ha mai avuto chissà quale importanza per terzi. Ho iniziato a provare questa sensazione nella stesura del pezzo incentrato sulla canzone It's Only Rock n' Roll (Various Artists). Una volta finito, mi sono sentito spento e senza più alcun desiderio di condividere. Detto ciò, non significa che smetterò di scrivere, anzi. Semplicemente non pubblicizzerò in alcun modo questo sito sui vari social media. Tutt'al più qualche estrapolazione senza riferimenti. Continuerò a scrivere poesie lasciandole qui, e nulla di più. Mentre sto scrivendo questo primo paragrafo, non ho in mente nessuna canzone in particolare né ho iniziato a scrivere una poesia. Succederà, com'è sempre accaduto.

Negli ultimi tempi ho iniziato a scoprire nuova musica grazie a Instagram. Condividendo molte storie sull'account badboy_venice, al momento di musicarle, oltre a cercare le mie preferite, mi vengono anche proposte opzioni a me affini, alcune delle quali mai ascoltate prima. Tra le canzoni rock che più mi sono entrare in circolo ad esempio, e di cui al momento non ho mai scritto ma sono clienti fisse della mia playlist: Poison Heart (The Ramones), che mi rimanda subito alle funamboliche azioni dell'ex cestista americano Allen Iverson, Up in the Sky (Oasis) e Unbroken (Hotel Baby), quest'ultima specchio dell'adrenalina ispirata dalla squadra femminile della Reyer Venezia e in particolare dalla tecnica della playmaker Mariella Santucci. Sebbene, dunque, la musica non sia più vissuta in modo totalizzante e viscerale come una volta, continua a risultare importante per il sottoscritto, semplicemente ritagliandosi nuovi spazi aggiornati a ciò che sto vivendo. E onestamente, mi piace proprio che sia così.

Ecco, l'ho trovata. Anch'essa fa parte delle scoperte via Ig e collegata a un'azione di basket orogranata. Sebbene la band sia una delle mie preferite da sempre, e l'unica per la quale sia stato davvero emozionato a intervistarli, i Mudhoney, onestamente non conoscevo la canzone I'm Now (Vanishing Point, 2013), perfetta per inquadrare questo iconico momento della mia vita...


SONO IO, ADESSO

Silenzio in assetto

metamorfizzato... Ruote pensili

spogliate di cingolati…

nell'assenza di proclami

delle nuove bandiere, posso anche trascurare

una risata...

forse mi riconoscerai,

non ho chiesto io alle stelle

di farsi da parte… ci metterò

più del solito

per uscire di casa, questa volta

è probabile mi sentirò meglio

incontinenza di libertà

in costante stato

di periferia mordi-e-resta

vi dirò tutto quello che penso,

voi semplicemente

sarete dove non m'interessa essere… non mi fermerò lungo la strada

solo per ricevere

facili carezze… da qualche parte

nella mia mente

ho fatto scorte del mio cuore

per tutto quella vita.
che ancora mi attende

ecco i miei passi,

sono pron ad essere veloci

e sarà allora

che dovrò capire

che cosa pensi

ancora significhi il mondo…
(Venezia, 10-11 Aprile ‘25)


I'm Now (Mudhoney)

concerto dei Mudhoney - live I'm Now

lunedì 14 febbraio 2022

Col cuore e i Mudhoney, What Moves The Heart

What Moves The Heart, da "My Brother The Cow" (1995) - Mudhoney

Un amore incondizionato è quello che musicalmente mi ha sempre legato ai Mudhoney, entratimi subito in circolo prima ancora di ascoltare una sola nota. What Moves The Heart... appunto!

di Luca Ferrari

14 febbraio 2022, è San Valentino. Sono alla mia scrivania a lavorare, quand'ecco ripiombarmi dal nulla nella mente una melodia. Semplice e sporca. What Moves The Heart. E non ci potrebbe essere band migliore per Live on Two Hands di codesta, per celebrare la festa per eccellenza degli innamorati, perché i Mudhoney mi piacquero fin dalla prima volta che li vidi, quando ancora non possedevo nessuna sgangherata cassetta. E proprio una MC originale fu quella che comprati dell'album My Brother Cow in qualche negozietto nel lontano 1996. Un disco che ho sempre amato. Un disco nel quale c'era anche la traccia di What Moves the Heart. 

La musica dei Mudhoney l'ho sempre sentita affine alla mia anima: semplice e ruvida. Un garage rock sincero. Poche parole, qualche accordo. Grande presenza. Ho avuto il privilegio di intervistare la band al New Age di Roncade (Tv), e fin dal primo acchito mi confermarono tutto quello che avevo letto e immaginato di loro. Sono cresciuto più con Nirvana e Pearl Jam, ma quando attacca la loro musica, un sorriso s'impossessa del mia anima. Penso a tutte le rovinose cadute della mia esistenza, e allo stesso tempo sento la forza di una identità che insieme anche al loro sound, ho sempre mantenuto fin da quando incontrai il sound di Seattle.

E come ogni amore, spontaneo ed eterno, dopo quasi trent'anni sono ancora ad ascoltare la band nata dalle ceneri dei leggendari Green River (la cui altra metà del gruppo poi confluì nei Mother Love Bone), ripensando a loro e alla loro storia. Così, ripescando un'inedita versione di presentazione del nuovo album My Brother The Cow, ecco il cantante Mark Arm quasi sempre di spalle. Insieme a lui, i solidali chitarrista Steve Turner e il batterista Dan Peters. Al basso c'era ancora Matt Lukin, sostituto dal 2001 da Guy Maddison. E come ogni amore eterno, riascolto ancora una volta What Moves The Heart dei Mudhoney, ripensando a chi che fa ancora e sempre palpitare il mio cuore. 


STORIE DEL MIO CUORE INSIEME A TE

è la mia danza dei fiori che non affondano tra le rocce e gli oceani.. è la mia danza che incespica guardando la luce di quel sole glaciale che ci sarà rivelato insieme solo poche parole, un vecchio grammofono caraibico e qualche miglio che non ha ancora abbastanza alberi e ovest su cui copiare le generalità della nostra prossima meta un confine, e poi un'intenzione ancora… ogni volto lasciato indietro insieme a te, è una storia ora nostra… consanguinei di ciò che vorremo ancora raccontarci insieme Tutto dovrebbe cambiare con l’amore... Tutto cambia con l’amore più vero... Dire qualcosa e ribattere al Tempo… è la vita che intercede… Faccio un passo verso di te… Traccio una linea da dentro di noi.. anche allora ci fu un sorriso e una culla senza conoscere il domani .. parto dalle parole, ricomincio dal nostro risveglio… 

(Venezia, 14 febbraio 2022)

Mudhoney, What Moves The Heart (live Seattle '95)

lunedì 21 ottobre 2019

Mudhoney, un'intervista sincera

Il giornalista Luca Ferrari tra Mark Arm Steve Turner dei Mudhoney
Dieci anni fa, al New Age Club di Roncade, intervistai i Mudhoney. Musicisti autentici e pionieri di quel sound di Seattle che per l'ultima volta rese il rock immortale.

di Luca Ferrari

Dieci anni dopo quell'intervista, ancora oggi ne ricordo l'emozione unica. E come non poteva essere? Per la prima volta in vita mia incontravo qualcuno che aveva davvero lasciato un'impronta artistica dentro di me, i Mudhoney. La band che m'ispirò simpatia fin da quando vidi una foto nel lontano 1994. Loro, i Mudhoney. La band che fu fondamentale per l'esplosione del sound di Seattle. Loro, i Mudhoney, rimasti sempre nelle retrovie della popolarità ma da sempre seguiti da fan fedelissimi che hanno premiato il loro genuino punk rock distorto. Dieci anni fa, il mio taccuino era aperto al New Age di Roncade (Tv) davanti a Mark Arm e Steve Turner, cantante e chitarrista dei Mudhoney.

Prima ancora del leggendario Superfuzz BigMuff (1990), alle mie orecchie arrivò Piece of Cake (1992) dove troneggiavano le varie Suck You Dry, No End in Sight e Blinding Sun. Eppure per il sottoscritto, la per-certi-versi-anonima When in Rome mi entrò nel cuore, ancor prima che nell'anima. Istintivamente mi rappresentò quello che era il sound dei Mudhoney, una musica sincera e fraterna. E così, quando chiesi ai due musicisti se ci fosse una canzone che a loro in particolare piacesse suonare, dopo la suddetta premessa che raccontai anche a loro, Mark Arm sorridente mi disse: When in Rome. Non era vero e lo sapevamo tutti, ma fu davvero gentile a dirmelo.

Mark e Steve erano quelle persone semplici che avevo sempre immaginato. Super-ammirati da Kurt Cobain dei Nirvana, la band nacque dalle ceneri dei grandiosi Green River, la cui altra metà della band, tali Stone Gossard e Jeff Ament, avrebbero fondato prima i Mother Love Bone e dopo la tragica scomparsa del loro cantante Andy Wood, una band di nome Pearl Jam. Resto una mezz'oretta con loro, ribadisco ancora una volta, emozionato come mai mi è capitato in 17 anni di attività giornalistica. Lo storico bassista Matt Lukin non c'è più, sostituto dall'egregio Guy Maddison. Alla batteria invece c'è sempre Dan Peters.

(Now it's all burned down) Who can you trust?/  (Now it's all burned down) How come you're still alive? (Now it's all burned down) Where can you sleep tonight? suonano in Mudoney in When in Rome: Ora che tutto è ridotto in cenere, di chi ci possiamo fidare? Ora che tutto è ridotto in cenere, come possiamo essere ancora vivi? Ora che tutto è ridotto in cenere, dove dormiremo stanotte? Una tragica profezia che a giudicare dal mondo contemporaneo, assume tinte inquietanti di cosa è già una realtà per centinaia di migliaia di persone, e presto toccherà anche al resto del pianeta.

Roncade, New Age Club. 21 ottobre 2009. Sto intervistando la rock band americana Mudhoney per l'allora rivista cartacea La Vetrina di Venezia. Gli faccio ancora qualche domanda, poi è ora del soundcheck e dunque non resta che vederli dal vivo. Non sono più dei giovanotti ma suonano come meglio non potrebbero con Mark che furoreggia alternandosi tra solo microfono e voce + sei corde. Dagli storici cavalli di battaglia (Touche me I'm sick, Hate the Police, You Got It (Keep It Outta My Face) fino ai pezzi più recenti. Per la cronaca, non eseguono When in Rome ma dentro di me, eccome se l'hanno fatto e vi dirò di più. Insieme a loro c'ero pure io sul palco.


A OLTRANZA D'INNATA DIREZIONE
  
Parole d’idioma comune... gentilezza
senza principi né finalismi
… nessun’ancora al contrario
né corridoi premeditati

Nella fortunata ricaduta della rabbia,
si banchetta
tra innocenze di accadimenti odierni

la passione che nasce da un sentimento
è esattamente
quello che c'è scritto e per ora
non c’è nulla spiegare

Difendersi da un nuovo momento,
quale stupore?
Con una mano attaccata
a una parte della nostra fune di ripiego,
che cosa può ringhiare
ancora il sole?

Non voglio essere
mal consigliato né essere d’intralcio
… A che temperatura
posso diventare essenziale
per proseguire
su questo cammino?

Il giudizio dell’intransigenza
non ha recinti
né autentiche vicissitudini
da barattare

non ho mai creduto
di potermi contraddire
quando urlo di catarsi 
e domani umanamente biunivoci

…eseguo quello che penso
con salutare
isolamento per chi non è mai stato.
Eseguo quello che siamo dentro...

(Roncade [VE], 21 Ottobre '09)

Mudhoney live New Age 2009

New Age Club - Mark Arm e Steve Turner dei Mudhoney© Luca Ferrari 

giovedì 7 maggio 2015

New Age Club, il ritorno dei Mudhoney

Mudhoney in arivo in Italia
Venerdì 15 maggio il genuino garage rock dei Mudhoney sarà on stage al New Age Club di Roncade (Tv), prima tappa delle tre date italiane.

di Luca Ferrari

Ghigni eternamente sarcastici. Suoni garage. Infusi di punk e sonorità psycho-blues. Una voce inconfondibile. Una band, come le celebri colleghe di Seattle, allergica alle mode. Per la terza volta in pochi anni i Mudhoney suonano live in Italia a cominciare dallo storico New Age Club di Roncade (Tv), teatro di un'indimenticabile performance nell'autunno 2009.

Nati dalle ceneri dei Green River (la cui altra metà confluì nei Mother Love Bone prima e Pearl Jam poi), i Mudhoney hanno pubblicato nove album nel corso della loro carriera, tornando inoltre a partire dal 2002 a incidere per quella storica etichetta, la Sub Pop, che non solo li lanciò agli esordì ma contribuì in modo indelebile a far conoscere il sound di Seattle esploso verso la fine degli anni Ottanta.

Membri della band, com 'è tipico di quei gruppo amici prima ancora che colleghi di stage, praticamente sempre gli stessi. A partire dagli esordi fino a oggi, il microfono e la seconda chitarra sono sempre stati occupati da Mark Arm, la chitarra solista da Steve Turner e la batteria da Dan Peters. Il posto al basso lasciato vacante da Matt Lukin nel 2001 è stato preso da Guy Maddison.

Touch Me I'm Sick, Hate the Police, Sweet Young Thing (Ain't Sweet No More), Burn It Clean, You Got It (Keep It Outta My Face), la cover SonicYouthiana Halloween, Suck You Dry, Blinding Sun, Judgement Rage Retribution And Thyme, Today is a Good Day, Where is the Future, The Lukcy Ones, sono alcune delle tante canzoni che puntuali i Mudhoney propongono e il pubblico, non solo chi i Nighties li ha vissuti dal vivo, risponde scandendo e agitandosi.

L'ultimo lavoro si chiama Vanishing Point (2013), fatto di 10 canzoni. “Un album ricco si del fervore del passato (indelebile dentro le proprie corde e ugole, ndr) ma allo stesso tempo un disco in cui la band racconta la propria esperienza/esistenza tra saggezza e humour. Un album che è una specie di bomba rock ‘n’ roll moderna di cui tutti abbiamo bisogno”.

I rockers di Seattle suoneranno dal vivo venerdì 15 maggio al New Age Club di Roncade (Biglietto in prevendita: 20 + 3 d.p euro biglietto in serata: 25 euro), sabato 16 maggio al Bronson di Madonna dell’Albero (Ra) e domenica 17 maggio al Bloom di Mezzago (Mb), per poi proseguire il tour europeo in Svizzera, Francia, Germania, Inghilterra, Scozia, Turchia, Serbia, Grecia, Islanda e quindi far ritorno negli States per altre date.

 Mudhoney live in cima allo Space Needle (Seattle)

Mudhoney - (da sx) Dan Peters, Steve Turner, Mark Arm e Guy Maddison

domenica 24 marzo 2013

Touch me I’m Mudhoney

i Mudhoney live
Soundgarden, Alice in Chains, Brad e perfino un cofanetto dei Mad Season. Adesso tocca ai Mudhoney. Il sound di Seattle è più in forma e vivo che mai.

di Luca Ferrari

Il 13 novembre scorso è uscito King Animal, 6° album dei riuniti Soundgarden. Martedì 2 aprile prossimo invece, sarà la volta di Vanishing Point (2013, Sub Pop) dei “mai-scioltisi” Mudhoney, la band in cui avrebbe voluto suonare Kurt Cobain (1967-1994). 

Nuove produzioni in arrivo anche di Alice in Chains, Mad Season mentre non ci sono ancora notizie certe sull’undicesimo lavoro dei Pearl Jam. Il 2013 è iniziato all’insegna della sontuosa performance dei Brad ai Magazzini Generali di Milano.

Adesso è il turno delle ruvide alchimie punk rock di Mark Arm, Steve Turner, Guy Maddison e Dan Peters. Negli ultimi anni hanno bazzicato l’Europa in più occasioni con show energici e sempre molto applauditi. Quest’anno suoneranno live in Germania, Danimarca, Olanda, Polonia, Repubblica Ceca, Croazia, Svizzera e Italia. Un’unica data nel Belpaese, venerdì 31 maggio al Viper Theatre di Firenze (inizio concerto h. 21).

Touch me I'm sick, by Mudhoney

Mudhoney (Mark Am) live New Age © Luca Ferrari
l'intervista a Mark Arm e Steve Turner del giornalista Luca Ferrari per La Vetrina di Venezia
Mudhoney (Steve Turner) live New Age © Luca Ferrari

Mudhoney European Tour 2013

lunedì 2 luglio 2012

Seattle Sound, il rock

Temple of the Dog - Chris Cornell (Soundgarden) canta insieme a Eddie Vedder (Pearl jam)
Il sound di Seattle ha marchiato a fuoco la mia esistenza musicale (e non solo). Tutti gli articoli scritti su Live on Two Hands di quelle band li trovate in questo pezzo riassuntivo. 

di Luca Ferrari



Alice in Chains


Brad

Mad Season


Melvins

Mudhoney

Nirvana

Pearl Jam

Soundgarden

Temple of the Dog


domenica 1 luglio 2012

Seattle, Temple of Rock

Seattle, Silver Platters - (da sx) Alice in Chains, Soundgarden, Nirvana e Pearl Jam © Luca Ferrari
Quelle rock band le ho ascoltate per anni al di qua dell'oceano. Arrivato poi a Seattle, fu tempo di realizzare un'antica promessa musicale.

di Luca Ferrari

Internet, mp3. E che diavolo è 'sta roba? Per quelli nati della mia generazione un negozio di dischi poteva diventare un punto di ritrovo. Un luogo dove rifugiarsi. All’epoca c’era il 23 di Padova. Ed è giusto dunque che un blog musicale cominci da lì. Solo che adesso non sono in Veneto, e nemmeno in Italia.

"mi posso anche sbagliare ma la posizione dell’oceano non è mai casuale…che se ne fa il cielo di un crepuscolo capillare?…riesco a rivivere in pochi attimi di solitudine tutta quella vita che ha sempre rifiutato le dimissioni dei sogni" - Seattle, 1 luglio 2012

Ho superato l’oceano, e sorvolato tutto il Canada fino a sbarcare dentro il Puget Sound, a Seattle. E lì, poco lontano dalla spiaggia, sono entrato in un negozio di musica per portare finalmente a termine una promessa fatta a me stesso nel lontano 1996. Mi sarei comprato i cd Apple (1990) dei Mother Love Bone e l’omonimo (1991) dei Temple of The Dog solo lì, nella capitale dello stato di Washington.

Così è avvenuto. 16 anni dopo. Il 1 luglio 2012 al Silver Platters, in Lower Queen Anne. E i due acquisti sono stati ancora più incredibili perché sulle pareti dello store musicale c’erano vecchie locandine di "certe band" quando ancora non erano troppo conosciute. 

E così eccoli: Mudhoney, Green River, Melvins fino alla celeberrima copertina di Nevermind (1991, Nirvana) e quel volto impazzito di Facelift (1990, Alice in Chains). E poi a fianco di Dave Grohl, Kurt Cobain e Chris Novoselic (Nirvana) tutti gessati, l’immagine di Mike McCready, Eddie Vedder, Stone Gossard, Dave Abbruzzese e Jeff Ament (Pearl Jam) che uniscono le loro mani, direttamente dalla copertina dell'album Ten (1991), senza scordarsi dei quattro Soundgarden.

"…in qualche modo aveva lasciato spazio anche per quella direzione lasciata emergere…e ora sto parlando di tutti noi…e ora la storia si ripete ogni giorno nel risveglio comune di porre continuamente un'impronta sopra l’altra… e ora la sedia su cui camminano le nuvole intona le coordinate raggiunte" (Seattle, 1 luglio 2012)

Seattle, Silver Platters - l'ingresso nello store musicale © Luca Ferrari
Seattle, Silver Platters © Luca Ferrari
Seattle, Silver Platters © Luca Ferrari
Seattle, Silver Platters - l'unione fa Ten © Luca Ferrari
Seattle, Silver Platters - vecchia locandina dei Mudhoney © Luca Ferrari
Seattle, Silver Platters - vecchia locandina dei Soundgarden © Luca Ferrari
Seattle, Silver Platters - vecchia locandina dei Pearl Jam © Luca Ferrari
Seattle, Silver Platters - sullo sfondo a sx, Jimi Hendrix © Luca Ferrari
Seattle, Silver Platters © Luca Ferrai
Seattle, Silver Platters - (da sx) Alice in Chains, Soundgarden, Nirvana e Pearl Jam © Luca Ferrari

Cerca nel blog

Post più popolari