Una canzone per la (sua) vita. Una canzone profonda come l'amore che ha ispirato: Danger Bird, di Neil Young e i Crazy Horse. Dolore e infinito si fondono nella notte dell'ignoto.
"[...] And though these wings have turned to stone SHE can fly, fly, fly away [...]". Nella mia lunga esistenza vissuta a fianco del rock, Neil Young & Crazy Horse si guadagnarono un posto di eccellenza interiore. Anime in comune, affinità artistiche... come vi pare! Quando volai a Londra a 21 anni e acquistai il doppio cd live Year of the Horse, la canzone Danger Bird rappresentò subito un'apoteosi di sacra spiritualità musicale. Non sono mai stato una persona da preghiere né da meditazione o simili. Quella canzone però, complice una lunga e quasi psichedelica cavalcata sonora senza parole, mi fece sprofondare e risorgere dentro i miei pensieri. Già, ma dove mi ero ritrovato? Non lo so. Non l'ho mai saputo. Oggi lo vorrei sapere. Oggi, se mi ritrovassi a camminare di nuovo da solo, lascerei da qualche parte una candela accesa. Forse lo farò comunque...
THERE SHE IS, AND HERE WE ARE…
fenici da sentiero
sulla cenere disidratata
...
solitudini da traguardo
nell'ultimo accenno mnemonico…
rituale di evoluzione, ecco
le carenze nel cammino
dell'eternità…eccoci,
non riesco proprio a vederlo il sole
adesso... l’orizzonte
è stato definitivamente trascurato…
Cosa c'è di tanto lieve
Le canzoni imparate a memoria. Il vinile regalato. Il viaggio in Canada scandito da quell'album. Autentica colonna sonora della mia vita, Harvest (1972) di Neil Young compie 50 anni,
di Luca Ferrari Semplice. Acustico. Poetico. Nella storia del rock ci sono dischi che attraversano un'intera esistenza. Harvest (1972) di Neil Young, primo album solista dell'artista canadese, è di sicuro uno di essi. Comprata la cassetta originale, iniziai ad ascoltarlo nella primavera del 1996. Ci mise poco ad entrarmi talmente dentro, tanto da spingermi a comperare il libro NEIL YOUNG - Testi con traduzione a fronte (Arcana Editrice), per poter cantare (...) tutte le canzoni nella solitudine della mia stanza. Un esercizio talmente ben riuscito e fatto centinia di volte, che ancora oggi le ricordo tutte parola per parola. Una pratica così vissuta che dell'intero volume, le uniche pagine strappate sono proprio quelle dell'album Harvest.
Quello che all'epoca ancora non sapevo, è che Harvest sarebbe diventano uno dei dischi più importanti della mia vita, e oggi, 2 dicembre 2022, in occasione del 50° anniversario della sua uscita, vi racconto il perché. E per iniziare al meglio, un assaggio delle lyrics...
"Think I'll pack it in and buy a pick-up Take it down to L.A. Find a place to call my own and try to fix up Start a brand new day [...]"
Una chitarra lenta si fa strada nel silenzio, "Credo che farò i bagagli/ E comprerò un furgone/ Lo porterò a Los Angeles/ Troverò un posto da chiamare mio/ E cercherò di sistemarmi/ Iniziare un nuovo giorno". Inizia così il testo di Out on the Weekend, la prima canzone dell'album Harvest, sincero manifesto di chi fosse alla ricerca di una nuova vita ed era pronto a partire. Se mai delle parole mi avessero potuto fotografare, la successiva strofa resterà un'indelebile istantanea: "Guardate il ragazzo solo/ In giro per il weekend... Non sa trovare la gioia/ Vorrebbe parlare e neanche comincia a dire".
"[...] See the lonely boy, out on the weekend [...] Can't relate to joy, he tries to speak and Can't begin to say [...]"
A momenti alterni della mia vita, Harvest continuò a pizzicare le corde più dolcemente malinconiche della mia vita fino al giorno in cui le note uscirono definitivamente dallo spartito, guadagnando gli spazi originali. Sì, arrivò il giorno di un atteso e lungo viaggio/reportage in Canada, e sebbene non previsto in modo così netto, tutte le canzoni dell'album Harvest divennero la colonna sonora di quella epica traversata su gomma, dal Quebec fino all'isola del Principe Edoardo. Canzone dopo canzone, miglio dopo miglio, panorama sconfinato dopo panorama, tutto quello che un giorno era solo un'ispirazione nella mia mente si stava trasformando nella più grande realtà d'amore condivisa.
L'omonima canzone che dà il titolo all'album, non mi ha mai del tutto conquistato rispetto ad altre, anche se il ritornello l'ho sempre sentito molto mio:
Dream up, dream up, let me fill your cup With the promise of a man - .
Sogna, sogna/ Lasciami riempire la tua coppa/ Con una promessa d'uomo.
Terza track del disco è forse la canzone che mi ha sempre detto poco o nulla, A Man Needs a Maid. Di tutt'altro spessore le tre successive. Un'overdose di semplice intensità. Si comincia con Heart of Gold. Una ballata alla ricerca di qualcosa, sublimata negli eloquenti versi "I crossed the Ocean/ For a Heart of Gold". Adesso immaginatevi di aver fatto esattamente questo, ed essere contemporaneamente nella terra natia del rocker, il Canada, ascoltando la suddetta al fianco di colei con cui vi siete appena giurati amore eterno. La successiva è ancora (se possibile) più emblematica, Are You Ready for the Country?, per poi chiudere con Old Man, autentico manifesto di Neil Young (e del sottoscritto).
"[...] Old man, look at my life I'm a lot like you were Old man, look at my life I'm a lot like you were Old man, look at my life Twenty four and there's so much more ... [...] Old man, take a look at my life, I'm a lot like you I need someone to love me the whole day through Ah, one look in my eyes and you can tell that's true [...]".
Un'anima turbata, e probabilmente fuori posto. Molti anni dentro a dispetto di quelli mostrati sul volto. E quasi gridando, "Uomo vecchio, guarda la mia vita. Ti assomiglia molto. Ho bisogno di una persona che mi ami. Ah, guarda nei mei occhi e potrai scoprire che è vero". Nel trascrivere il testo originale sento la canzone nella mia testa. Rivedo le mie inquietudini segnare ogni singolo passo solitario, e poi camminare in una terra senza fine insieme a quelle stesse canzoni. Sì, io e quel vecchio uomo ci assomigliamo ancora. Siamo gli stessi e siamo diversi. Siamo unici.
Chiudono l'album There's a World, quasi un anno inno alla solitudine, la politicizzata Alabama e infine, la generazionale The Needle and The Damage Done. Una song estremamente delicata per rimarcare i pericoli della dipendenza da droga, "I've seen the needle and the damage done A little part of it in everyone But every junkie's like a settin' sun" (IT) "Ho visto l'ago e il danno fatto Un po' di questo è in ognuno di noi Ma ogni tossico è come un sole che tramonta". Altre reminiscenze di primavere senza domani. Cantilenate su richiesta, ma senza nessuna fiducia che il domani potesse essere qualcosa di diverso da una nuvola in pellegrinaggio costante.
Neil Young è sempre stato un vecchio per quelli della mia generazione che l'hanno scoperto quando aveva già una certa età, logico dunque che una simile canzone rientrasse in quell'alone di consiglio-rock che in pochi eletti sanno dare con credibilità e coerenza. Feci la conoscenza della sua musica alla soglia dei suoi 50 anni, quando realizzò un disco insieme ai Pearl Jam, Mirror Ball (1995). Oggi, alla veneranda età di 77 anni da poco compiuti, è ancora sul palco. Da solo, con i giovani Promise of the Real, e sempre al fianco dei suoi sodali Crazy Horsecon cui ha appena sfornato l'ennesimo nuovo lavoro, World Record (2022).
Il 2 dicembre 2022 l'album solista di Neil Young, Harvest, ha compiuto 50 anni. Tra i miei storici cd, compare un solo vinile, regalatomi da un amico tanto tempo fa, a Latina. Per me Harvest è una voce solitaria con una chitarra che non sono mai riuscito a suonare. Mai avuto feeling con la musica. Qualche timido tentativo e poi solo scrittura, eppure quelle canzoni non mi stancavo mai di cantarle quando ero solo. Come se fossero un elisir per connettermi con quanto di più autentico ci fosse dentro di me, o semplicemente per prendermi una pausa dalle costanti lacerazioni interiori. Canzoni che hanno viaggiato fino a ricongiungersi non uno con un cuore, e nemmeno con due ma... Oggi, decisamente molto più di una volta caro Old Man, la tua vita mi assomiglia e non potrei essere più profondamente felice.
IL RACCOLTO DELL'ANIMA
ho venduto
tutto quello che è servito
per costruire
le loro case, a me
dovrebbe essere rimasta
l’autenticità
sono tornato troppe volte
rispetto ai miei desideri
di fuga… un giorno
ho iniziato a raccontarlo
e ho scoperto
una storia che non
c'entrava nulla con la solitudine già al largo
non sono più capace
di camminare da solo… ho
già avuto il meglio,
adesso semplicemente
sono un uomo diverso…nessuno
racconta ciò che fatto,
allora è tutto vero… forse
un giorno
ti chiederò di farlo
oggi la terra
non parla le parole
della pioggia… mi devo
assentare, non
me ne voglio più andare … ci siamo
mai incontrati durante
un tuo rimasuglio interiore?
Sono certo
di non aver mai ascoltato
i consigli del muretto
a ridosso delle onde…
Non ero certo
ci saremmo finalmente incontrati,
… ma allora era proprio vero,
una fusione di sole e dolore,
qualche pagina senza filigrana
e un respiro
raccolto durante il cambiamento
Viaggiare è rock. Nulla come una verace canzone rock può accompagnare un viaggio. Eccomi on the road verso la Slovenia. Ad accompagnami, Human Race di Neil Young & Crazy Horse.
Barn è in questo momento l'ultimo album pubblicato da Neil Young & Crazy Horse, ma già nel vicinissimo orizzonte si prospetta il 41° album dell'artista canadese, World Record, in uscita il prossimo 18 novembre e prodotto da Rick Rubin. Seguirà l'attesissima edizione speciale per il 50° anniversario di Harvest, che uscirà il 2 dicembre 2022 e di cui, già vi anticipo, verrà pubblicato nello stesso giorno, qui, su Live on Two Hands un articolo che sarà indimenticabile . Ormai il tempo per ascoltare è poco e quasi sempre avviene durante i viaggi su quattro ruote. Barn è nata così, e Human Race in particolare mi riporta sugli incredibili scenari lunari dell'isola di Pag, in Croazia.
OGGI SIAMO NOI
non c’è ancora nessuno… la strada
sottintende lusinghe… sono introverso
e abbastanza positivo
che cosa fanno
ancora le nuvole alla corte
dell'alba?
Pensavo fossimo tutti liberi
e invece
ci sono ancora troppe fila
per i templi e le pistole laser
dietro di me vedo ancora
canini, itinerari marciti,
giocattoli e qualche menù gourmet
senza nessuna privazione
a che ora
si sveglieranno gli altri soli
questa notte?
qual è la lezione
che non ho ancora imparato...
il presente della gente,
i collage del domani… quale
sarà il tuo nome
quando sarai davanti alla mia porta?
… Sono ancora molto provato.
Gallerie sotterranee
scambiate per ninnoli
sono rimasti come moneta di scambio.
Voglio stringermi
accanto a loro… Sono accovacciato,
e proteso... Guarderò
la luna ancora un po’... Sto
facendo ordine
nelle mie battaglie.. gli stessi giorni
che vivremo ancora insieme
(Venezia, 21 Ottobre '22)
Neil Young durante una performance live insieme ai Crazy Horse
Il vecchio uomo-poeta accorda il cuore ed ecco risuonare Love and Only Love (1990, Ragged Glory) nel blues distorto di Neil Young accompagnato dai Crazy Horse.
Musica on the road. Se i Pearl Jam sono l'accompagnamento perfetto per una passeggiata solitaria o una no-stop fino alle ore piccole a parlare con un'amica nella semplicità di una veranda o una sigaretta che sia, Neil Young è la colonna sonora ideale per l'anima quando si mette mano al volante puntando verso spazi sconfinati. Guidare nel mezzo del verde ascoltando l'artista canadese è una sensazione unica. Ancora una volta mi ritrovo tra silenzi e scenari disseminati di ricordi e nuovi incroci di vita. Ancora una volta guardo avanti sentendo vicino al battito dei miei polpastrelli l'ispirazione di una nuova immortalità da confutare.
"[...] Spirit come back to me/ Give me strength and set me free/ Let me hear the magic in my heart - Love and only love will endure/ Hate is everything you think it is/ Love and only love will break it down/ Love and only love will break it down/ Break it down, break it down [...]". "[...] Spirito torna indietro da me/ Dammi la forza e liberami/ Lasciami sentire la magia nel mio cuore/ L'amore e solo l'amore durerà/ L'odio è tutto quello che pensi che sia/ L'amore e solo l'amore lo abbatterà/ L'amore e solo l'amore lo abbatterà/ Lo abbatterà, lo abbatterà [...]" Love and Only Love (1990, Ragged Glory).
La mia storia con quest'album di Neil Young & Crazy Horse sembra essere uscita da un libro generazionale. Un acquisto avvenuto il 31 dicembre 1999 in totale stato di abbandono, e una riscossa dietro l'angolo. Qualche annetto più tardi ecco Neil Young diventare ciò che è sempre stato, una guida interiore. Ma questa volta la sua stella non illumina soltanto il mio cammino. Questa volta siamo in due a percorrere la medesima strada e anno dopo anno ormai sono le sue canzoni a dettare legge quando si tratta di scaldare il motore sull'asfalto e/o le strade serrate dei sentimenti più universali. Siamo ancora noi. Sono ancora io per te. Per noi. Siamo ancora noi, il nostro amore e la musica di Neil Young.
TU SEI LA MAGIA NEL MIO CUORE
Sono partito da lontano...
Non avevo uncini né inverni mutabili,
solo pezzi di carta macchiata di terra
… Uno stridulo antropomorfo
Sono partito da lontano...
Col sangue visibile sui gomiti,
e nulla di funzionale al nostro primo
incontro… Ero spar(t)ito
in qualche oceano nemmeno più narrato
Vuoi chiedermi qualcosa
che ancora non ho dimenticato... Voglio
che tu sappia
quello che provo per te... Voglio
che tu sappia ogni giorno
quello che c'è dentro il cuore di ciascuno di noi
Sono partito da lontano
portandomi appresso
le tante sedie
protese sull'unica porta d'ingresso
… Sono venuto da lontano
e non ero pronto
a chiedermi cosa dovessi fare
per il resto della mia vita... Sono
venuto da lontano
con le schegge annacquate dei miei sogni...
Sono venuto
con l'ironia delle mie sofferenze impazzite
travestite da ambizioni...
Siamo partiti da lontano
per cogliere un nuovo giorno... Abbiamo chiesto
informazioni
e il karma della coltura dell'amore
ha benedetto i nostri cuori
Non ho messo da parte nulla
di quello che mi è accaduto... Il veleno
sa ancora arrampicarsi, e io
continuo a salvare tutte le cicale rimaste
nelle pozzanghere... Nel libro
della nostra vita
aggiorno ogni momento con il tuo amore
sempre vicino
(Siena-Grosseto, 6 Luglio '20)
Love and Only Love (live Austin '02), by Neil Young& Crazy Horse,
Prima il sistema, poi la pandemia. Neil Young e i Crazy Horse ringhiano rock nell'album Colorado (2019) con la graffiante Shut It Down. Parola d'ordine: abbattere il coronavirus.
Il coronavirus ha ormai influenzato ogni singolo momento della nostra vita, arte inclusa. L'ottobre scorso è uscito Colorado (2019), l'ennesimo album dell'immortale Neil Young, accompagnato dalla band con cui il cantautore canadese è in grado di raggiungere picchi sonori incredibile, i Crazy Horse. Erano sette anni che non collaboravano, e ora l'attesa è stata ripagata. Col propagarsi della pandemia Neil Young ha modificato il significa della graffiante Shut It Down. In principio canzone anti-sistema, com'è nelle corde del rocker classe '45, col passare dei giorni autentico manifesto contro il coronavirus.
Quando si parla degli album di Neil Young, oltre ai solisti Harvest (1972) e Harvest Moon (1992), la memoria e l'anima vanno sempre a scomodare almeno anche After the Gold Rush (1970), Rust Never Sleeps (1979), Ragged Glory (1990), tutti suonati e registrati insieme ai Crazy Horse. In questo nuovo album, giusto a sette anni distanza dall'ottimo Americana (2012), la band è tornata a unire le forze. Al basso come sempre Billy Talbot, la batteria Ralph Molina mentre alla chitarra il già collaudato Nils Lofgren, che ha preso il posto dello storico Frank "Poncho" Sampedro, ritiratosi definitivamente dalle scene musicale. Neil Young & Crazy Horse, un viaggio sonoro capace di ridisegnare l'orizzonte stesso in cui viviamo (e sogniamo) rendendo dannatamente reale e viscerale la nostra esistenza.
Adesso c'è una nuova battaglia. Adesso quelle armi che erano state seppellite brillano di nuovo fango. Adesso quella salita posticipata richiede nuove voragini dove scagliare un ulteriore grido di libertà definitiva. Vorrei delle spiegazioni. Vorrei almeno un giorno senza complicazioni. Vorrei che nel mio zaino ci fossero solo petali. Vorrei che potessimo sederci davanti a una fontana, pensando a quello che poche corde sono ancora capaci di echeggiare. Il Sistema farà il suo corso, e dovrà trovare un'altra strada. Tu invece no. Tu devi chiudere quella pagina. Non voglio compromessi né investire tempo in nuovi linguaggi. Adesso parlo chiaro. Per cominciare mi riascolto Shut It Down di Neil Young e i Crazy Horse, poi aggiungo questo...
PAROLE SENZA NODI
Il mondo incide le sue procedure di arbitrio...
Il mondo e la sua imminente fine,
mi ha stufato e non sono d'accordo...
Sei proprio tu davanti a me?
Non ho intenzione di cambiare
posto... Ti sei presentato
davanti alla loro porta,
forse le maledizioni di leggende passate
ti avrebbero dovuto
intimidire... Non è così?
Che cosa vuoi aggiungere?
Il mondo non si è fermato
nemmeno per te...
Che me ne faccio del mondo
senza lettere da lasciare
in eredità alle mie mani sopravvissute?
Che ne è stato
dei treni notturni senza coperte
e le valige in bilico
sul cartone delle grandi vetrate?
Che ne è stato
delle scogliere a picco sopra
le nostre estati?
Sto urlando contro i nodi
delle nostre vite... Ho attirato
gli asteroidi rimasti
contro la mia testa
e adesso ho ancora voglia
di guardare oltre il sole...
Voglio prendermi del tempo
per ripensare... Dobbiamo
riprenderci i camini e gli ombrelli... Tenetevi
il tramonto e ogni
superfluo ricordo antecedente
l'alba di un mondo primo
e riconoscibile... Ci
sono lettere e ci sono parole
e ci sono silenzi... Ci
sono domani che voglio stringere
a partire dalla forma delle tue mani
(Venezia, 1-2 Maggio '20)
Neil Young & Crazy Horse, il videoclip di Shut It Down
L'album di Neil Young & Crazy Horse, Year of the Horse, ideale per un viaggio in Canada (dx)
Il rumore dell'acqua come ninna nanna. Una danza unica e speciale che mi riporta alla poesia del Canada. E poi subito risuonare When You Dance di Neil Young & Crazy Horse.
Vivere sull'acqua è qualcosa di unico e impareggiabile. Ci sono nato e ancora oggi la cosa mi sorprende. Se dovessi abbandonare Venezia, vorrei un'altra isola. Magari l'ancor più amata Prince Edward Island, in Canada, patria del cantautore Neil Young. Ogni notte l'ultima parola è dell'acqua sotto la mia finestra. Ieri notte il mare mi ha parlato e la canzone When You Dance, ascoltata la prima volta nel 1997 a Londra subito dopo aver acquistato l'album live Year of the Horse (1997) di Neil insieme ai Crazy Horse, mi è istintivamente tornata dentro. Tutto il resto era dentro fino a pochi istanti fa...
DIALOGO RUDIMENTALE
COL MARE
Il suono è lontano,
voi che cosa starete già facendo?
Non sono mai stato generoso
in specchi o descrizioni, invece
le emozioni erano a un altro stadio
le onde, la mia tutela
la privacy dei miei sentimenti
...oggi nessuno ti vuole conoscere
però ti viene a raccontare
come spedirsi un mazzo di niente
lascio uscire un mano fuori
di me… lì sotto
c’è qualcuno che ho incontrato
anche altrove… lui potrebbe dire
lo stesso del sottoscritto
solo un lento ciucciare
assonnato e rannicchiato
come farebbe
la più forte delle lacrime… Non
so se farò in tempo,
di certo al giorno d’oggi
lo sapreste tutti e allo stesso tempo
secondo la normale procedura oraria,
il sole dovrebbe essere
ancora molto lontano dal mio cammino
eppure io non ci credo… adesso
c’è chi si sta risvegliando
ed è pronto a non capire… adesso
ho un solo desiderio,
che io e te ricominciamo a palare,
nessuno ci capisca
e un giorno ci scambiamo ancora
di posto… riesci a mantenere
questo segreto? Riusciresti
a dargli tutta la spinta decisiva? Sto per chiudere gli occhi... adesso tocca a te...
Viandante blues delle sette note. Poeta solitario dall'ispirazione sociale. Voce melodico-gracchiante. Chitarra distorta. Acustica. Classica. Elettrica. Neil Young, canadese classe '45 di Toronto. Scorpione di novembre. Ancora in giro per il mondo a suonare. Infaticabile armonica in locomozione d'alba. Neil Young, il rocker dalle generazioni infinite. Neil Young, l'ultimo dei grandi musicisti che sto ancora aspettando di vedere dal vivo.
Era l'estate del 1995 quando in un esausto luglio senza futuro feci la sua conoscenza. Su quell'unica rivista musicale che allora degnassi della mia lettura, Hard!, venne recensito l'album Mirror Ball. Un disco questo cantato e suonato dal musicista canadese insieme a una band che da un anno esatto avevo cominciato ad ascoltare con una certa intensità, i Pearl Jam. Per i miei allora ingenui diciannove anni fu naturale dirmi: “Ehi, se – questo tizio – suona con i PJ, deve essere un grande”. Così mi comprai l'album ed fu l'inizio di questa storia.
Passano pochi mesi e nei mix di cassette che realizzo con cadenza stagionale o meno, la presenza di Young guadagna sempre più minuti. Nel 1996 scopro due dei suoi album solisti, Harvest (1972) e Harvest Moon (1992). È infatuazione totale. Pochi mesi dopo mi compro appena uscito Broken Arrow (1996), suonato con i Crazy Horse. Atmosfera solitaria e poetica. Fin dal primo ascolto sembra di viaggiare a cavallo verso l'ignoto insieme ai nativi americani. Non cerco altro. Scrivere per conto mio con qualche minimo bagliore nell'oscurità. La chitarra di Neil è tutto questo, ed è insieme a me. Il 12 novembre 1996 sono a Roma per la prima volta ad assistere a un concerto dei Pearl Jam dal vivo. La band chiude lo show con la “neilyounghiana” Rockin' in a Free World.
Nuovo poderoso sussulto nel febbraio 1997 quando con minime conoscenze cinematografiche mi avvio in solitaria a vedere Dead man, di Jim Jarmusch. Il nome del regista non mi dice nulla. Il fatto che ci sia Jonny “mani di forbice” Depp non è sinonimo di nulla. La sola ragione per cui m'immergo nell'atmosfera poetico-onirico della suddetta pellicola è lui, Neil Young. Tutta la colonna sonora infatti è affidata alla sua anima graffiante. Esco dalla proiezione quasi scioccato. A oggi, dopo migliaia di lungometraggi, cinema e festival consumati, Dead man è ancora uno dei migliori prodotti del grande schermo cui abbia mai prestato occhio e sentimenti.
Il tempo ormai è maturo per andare a un suo concerto e inizio a tenere d'occhio i suoi "spostamenti". In quello stesso anno pareva sarebbe venuto ma poi il tour venne annullato a causa di un incidente domestico. Passa qualche mese e la coppia Neil & Jim fa tappa a Venezia, alla Mostra del Cinema. A ridosso del mio primo viaggio a Londra, Jim Jarmusch presenta il documentario The Year of the Horse, in occasione del trentennale della carriera del musicista canadese. Interviste datate 1967 e live contemporanei insieme ai Crazy Horse. Una seconda scarica possente di adrenalina che culminerà nella capitale inglese con l'acquisto del doppio cd live dall'omonimo titolo del documentario.
Il 1998 è un anno a dir poco sfiancante. Solo nel dicembre qualcosa si rimargina e quando l'ultimo dell'anno mi avvio con poche briciole di speranza a celebrare una nuova era tra dubbi e ribellioni interiori, in un triplice acquisto musicale c'è anche lui, ancora insieme ai Crazy Horse, con l'album Ragged Glory (1990). Nell'iniziale "Country Home" ritrovo scarpe e strade.
Nel 2000 esce il mio primo libro di poesie, Il magazzino dei mondi (Edizioni Passaporto). Aldilà di quanto celato, vi sono solo due espliciti riferimenti musicali, primo dei quali al rocker canadese. Nella terza poesia, Tracce di raccolti psichedelici, scritta il 3 dicembre 1998 in treno: “Sogno ancora di cantare di fronte a delle pecore, le tue spalle diventeranno quattro… anzi sei… Potrei diventare un eroe, diventerei più famoso di Neil Young, ma il cielo… il cielo non mi concede nuvole per restare…e azzurro per crederti”.
Gli anni passano. Macino concerti (e nel frattempo anche articoli musicali), ma con lui ancora niente. Neil Young continua a produrre e suonare ma non ci si riesce proprio a incrociare. All'Heinken Jammin Festival veneziano del 2010 ritrovo i Pearl Jam e ancora una volta chiudono lo show con "Rockin' in a Free World". La stessa canzone poi sarà eseguita come penultima nel recente show triestino. Una piccola consolazione. Almeno in tre occasioni ho sentito una sua canzone. Però non mi basta.
Piccolo passo indietro. Nel 2012 varco l'oceano per andare a trovare degli amici a Seattle, a poca distanza dal Canada. Quella terra (sognata molto prima di incontrare la musica di NY) la raggiungo in autobus attraversando il confine. Il walkman ormai non ce l'ho più, sostituito da un blando mp3. Per quel viaggio Neil non può non essere con me. Gli ultimi sprazzi statunitensi sostituiti poi da quelli canadesi della British Columbia vengono salutati dalla sua musica. E la penna si sottomette criptica ma felice:
“connotati in bianco e nero
da celebrazione anonima/ …vale un appunto, è
così dannatamente facile ricordare/... gli spartiti
sono tornati in mano ai suonatori/,
le fermate senza una mappa
sono le strade che ho interrotto
con il racconto incappucciato
della mia storia/ … le facce segnate dalla solitudine
di un momento
non sono più state capaci
di usare le proprie mani
per fare le trecce al proprio albero di natale”
(bus Seattle/Vancouver, listeningNeil Young, 11.50, 28 Giugno ’12)
L'instancabile Neil continua a fare show ma mai con me davanti. L'attesa (maledizione) sembrava finita l'anno passato. Nell'estate 2013 a Lucca ero pronto per fare la sua conoscenza. La precarietà però mi sferra un micidiale montante. Perdo il lavoro due settimane prima del concerto e l'entusiasmo finisce sotto zero. No, non posso accettare di vederlo in questo stato. Tutto è già pesante. Rinunciare anche al suo live getta benzina su di un fuoco in un crescendo di perdita e totale abbandono.
Arriva il 2014. Un solo concerto di Neil coi Crazy Horse in Italia, a Barolo (Cn). Troppo lontano per il sottoscritto, per di più senza mezzi per arrivarci e troppi sodi per rendere il tutto possibile. Incasso un'altra delusione. Mentre l'indomani vedo il servizio in televisione inerente al suddetto show, penso tra me se mai ritornerà in Europa, promettendomi se necessario di andare questa volta anche all'estero. O chissà, meglio ancora, se mai dovessi io far ritorno in Canada, nella parte orientale questa volta, assistere a un live nella sua terra d'origine. Almeno una volta nella mia vita voglio provare l'emozione di ascoltare Neil Young e la sua musica dal vivo.
Downtown (Mirror ball), by Neil Young feat. Pearl Jam
il rocker canadese Neil Young
Neil Young ed Eddie Vedder (Pearl Jam)
HARD!, luglio 1995 - la recensione dell'album Mirror Ball
È la storia della musica. Neil Young (Toronto '45). Il grande vecchio del rock. Album solisti. Live. Raccolte. Colonne sonore.
di Luca Ferrari
Neil Young. Membro dei Buffalo Springfield, del supergruppo Crosby, Stills, Nash & Young. Un album a metà anni ’90 con i Pearl Jam (Mirror Ball) e un ruolo fondamentale per la continuazione della storia della band. Una storia infinita con i Crazy Horse. L’ultimo album insieme, nel 2012, Psychedelic Pill.
Dal 1986, insieme alla moglie Pegi, organizza ogni ottobre-novembre a Mountain View (California) il concerto benefico Bridge School Benefit, per raccogliere fondi per i bambini disabili. Con la sola eccezione del 1987, l’evento si è sempre svolto potendo contare sul contributo di moltissimi grandi artisti. Nell’edizione 2012 si esibirono Neil Young and Crazy Horse, Guns n’ Roses, Eddie Vedder, Jack White, The Flaming Lips, Sarah McLachlan, Foster the People, Lucinda Williams, Steve Martin and the Steep Canyon Rangers, k.d. lang and the Siss Boom Bang, Gary Clark Jr. e Ray LaMontagne.
Dopo un’assenza lunga 12 anni, Neil Young & Crazy Horse (Frank "Poncho" Sampedro, Billy Talbot, Ralph Molina) suoneranno live in Italia giovedì 25 luglio in Piazza Napoleone al Lucca Summer Festival e l’indomani (26.07) all’Ippodromo delle Capannelle in occasione del Rock in Roma.