Il 1995 fu l'anno decisivo che marchiò a fuoco la mia vita col rock. Fu l'anno di rottura definitivo con il passato. Fu l'inizio di una nuova epoca e indelebili giuramenti di sangue.
Nirvana e Guns 'n' Roses. Pearl Jam eThe Doors. Soundgarden, Green Day eThe Offspring. Cambiò tutto. Mi ricordo tutto. Vorrei ricordare meno ma non è mai stato così. Troppo doloroso. Troppo importante. Troppo totalizzante. Il 1995 segnò una svolta definitiva (e devastante) nella mia vita. Nei primi mesi non c'era nessuno se non un vuoto lancinante, voluto ed estremo. Nei primi mesi ci fu solo lui. Il rock iniettato in modo costante e continuo. La loro musica fu la sola compagna di vita. Un diluvio incessante e purificatore. Quelle band mi entrarono in circolo, diventando più parte del mio essere sanguinoso, sanguinolento e sanguigno. The Man Who Sold the World (Nirvana), OutTa Get Me (GNR) e Jeremy (PJ), sono le prime tre canzoni che mi vengono in mente se ripenso ai primi mesi del 1995. Ognuna con la sua cruciale importanza. Ognuna con la sua irrefrenabile e rabbiosa malinconia. Ognuna con la sua tragi-storia inscritta nella mia anima in mutamento.
Parola chiave, verità. Fu il concetto che cambiò il corso del mio cammino a partire dal 1995. Quella verità che mi ero negato per anni. Quelle verità soffocate nel nome della paura e del silenzio. Quella verità che ritrovai nella lettera di addio di Kurt Cobain. Quella verità che adesso doveva uscire a dispetto di tutto e più che altro di tutti. Quella verità che avrebbe dovuto risorgere dalla tomba e avanzare. Quella verità vendicativa e senza più limiti. Quella verità che non si sarebbe dovuta mai più piegare a nulla, e soprattutto a nessuno. Quella verità sublimata nella canzone Frances Farmer Will Have Her Revenge on Seattle (In Utero - Nirvana), dove Kurt impresse su carta le parole: "She'll come back as fire/ To burn all the liars( and Leave a blanket of ash on the ground - Lei tornerà come il fuoco/ Per bruciare tutti i bugiardi/ E lasciare per terra un mucchio di cenere".
Per ricominciare serviva anche una casa e così fu. Trovai il mio angolo (abbandonato) di mondo dove essere me stesso. Di giorno e di notte ero lì, a scrivere e a pensare. Sempre da solo tra domande, lacrime e un'incessante alienazione. Anche con la pioggia o col freddo, ero sempre lì. Il dolore definì chi fossi veramente. Iniziai a vagare e continuai a farlo. Io e il walkman, nulla di più. Sono passati trent'anni da allora ma non ho mai dimenticato la cruciale importanza di quel periodo della mia vita. Trent'anni dopo la mia vita è profondamente cambiata ma non sarò mai così ipocrita da fare finta che nulla sia successo. In quei mesi cambiò tutto e quel tutto nacque dalla sofferenza più atroce, qualcosa che non si dovrebbe vivere a 17 anni. Nulla fu più come prima. Trent'anni dopo so con certezza questo: se non avessi scelto la verità più difficile da vivere, affrontare e accettare, oggi non sarei qua. Se non fossi passato per quelle inevitabili apocalissi interiori, oggi non sarei qua... e non solo io.
BLOODY OATH è stato un lungo viaggio, vorrei disfarmi di molti bagagli… non ho scelto la mia trasformazione, ho creduto in un domani puramente autentico, non mi restava altro… sono avanzato anche con le scarpe bagnate
ma non ho scavato quanto avrei voluto… vorrei dire qualche altro addio ma non sarà mai così… l'arrivo
coincise con la fine... lì ero libero,
senza mura né arazzi... è stata
una pausa di assuefazione
e immortalità... sarei voluto partire
con qualche scatolone in meno… gran parte del mio mondo è ancora lì dentro… gran parte del mio mondo non troverà mai pace… ci sono fiori che non potranno più crescere… c’è del sale che non potrà mai essere bruciato… ci sono stelle che non si potranno più (s)muovere… le tribù non hanno mai un lieto fine anche se continuiamo a pensarlo… ognuno ricorda ciò che lo fa andare avanti, non è mai stato così per me… non accetterò mai la parola perdono, e questo lo rivolgo ancora a me stesso
e lo grido altrove… tutto nacque con un giuramento di sangue e per molto tempo è stata la sola melodia che potessi far risuonare… non
dimenticherò mai ciò che è stato,
è il mio giuramento di sangue …non ti lascerò mai solo
(Venezia, 21 Gennaio ‘24)
Nirvana - Frances Farmer Will Have Her Revenge on Seattle
Jack Irons e Eddie Vedder (Pearl Jam) suonano Immortality
"[...] Some die just to live". Con la toccante Immortality, i Pearl Jam provano a farci accettare il tragico gesto di Kurt Cobain. Per altre scomparse invece, ci resta solo l'amore.
di Luca Ferrari È stata la canzone che ha unito in modo indissolubile Nirvana e Pearl Jam. È stata la canzone che con poche ispiratissime parole di Eddie Vedder ,è riuscita a dare una spiegazione a un gesto che ha segnato una generazione. Il 5 aprile 1994 Kurt Cobain si tolse la vita. Pochi mesi dopo, l'altra band di Seattle diede alle stampe il suo terzo album, Vitalogy(Epic, prodotto da Brenda O' Brien). Penultima canzone, Immortality, che racconta proprio gli ultimi tragici momenti del cantante-chitarrista, sublimati nelle lyrics: Some die just to live. Da allora sono passati 30 anni e alle volte ancora mi sorprende l'acqua passata sotto i miei ponti. E se la potenza di quelle parole insieme a una musica quasi ipnotica, in qualche modo, ci diedero una spiegazione, non esiste rimedio quando invece il dolore ti tocca da vicino, come accaduto in un più recente e incosolabile5 aprile.
OGGI + OGGI
oltre le onde del cielo,
dentro le nuvole del mare
…le candele non
bastano più… in questa fiaba
sul buon Aldilà
non ho custodi idonei
né ferite abbastanza recenti
per comprenderne il cammino
non c'è un nuovo giorno,
lo so bene... non esiste
nuovo giorno
dove non le abbia almeno rivolto
un pensiero di pura dolcezza
e non c’è giorno
in cui il sole non riveli
un’immagine
dove il suo cuore non ricerchi
un vostro abbraccio
non voglio incontrare nuove ombre
questa notte...
non vuole la sua ombra
almeno per questa notte… solo
la sua mano sui capelli
che l’accompagni
verso i sogni più belli
e io non posso fare nulla
se non darti ancora più amore
… e io non posso fare molto,
a parte una promessa
di continuo amore attorno e accanto a te
... ad alcuni capita solo di morire,
Neil Young e Pearl Jam suonano Rockin' In The Free World
L'apoteosi del rock! Il 2 settembre 1993, sul palco degli MTV Video Music Awards, Neil Young e i Pearl Jam eseguirono una strepitosa performance di Rockin' In The Free World.
Il capobranco e gli arrembanti leoni attorno a lui. Questa non è solo la storia di una strepitosa e adrenalinica esibizione live. Questa è l'essenza stessa del rock (se ne faccia una ragione Nikki Sixx, ndr). Trent'anni or sono, il mito del rock Neil Young raggiunge sul palco i giovincelli Pearl Jam per suonare insieme una delle sue canzoni più iconiche: Rockin' in a Free World. Neil Young è travolgente: chitarra elettrica, distorsore e voce gracchiante. Gossard, McCready e Ament quasi gli danzano intorno con i loro strumenti. Incantati. Estasiati. Elettrizzati. Un ancora "TempleoftheDogghiano" Vedder è oltre modo statico e in piena estasi di passione rock, mentre sui tamburi Dave Abruzzese pesta come non mai. Questo non è semplice rock. Rockin' In The Free World suonata da Neil Young e i Pearl Jam sul palco degli MTV Video Music Awards 1993 è semplicemente e grandiosamente l'apoteosi del rock più autentico.
È come se questa canzone e questa performance mi fossero sempre appartenute. All'aeroporto di Heatrow, di ritorno dal mio primo viaggio a Londra, Rockin' In The Free World suonava talmente forte nel walkman (in versione solo Younghiana) che una signora mi chiese cosa stessi ascoltando. Non vidi questa esibizione in diretta. La scoprii parecchi anni dopo ma ricordo ancora in modo nitido che capii subito che cosa avessi davanti. Da tempo me l'ero segnata per celebrarla a dovere nel trentennale su Live On Two Hands - Le parole come non le avete mai ascoltate. I Pearl Jam avevano appena cantato un'infuocata versione dell'ancora inedita Animal con un Vedder ben più scatenato e un Jeff Ament massiccio e dirompente. In quell'edizione i Pearl Jam vinsero 4 premi, tutte per la sofferta Jeremy, premiata come: Video of the Year, Best Group Video, Best Metal/ Hard Rock Video e Best Direction in a Video. Una cerimonia quella in cui vinsero anche i colleghi di Seattle, Alice in Chains (Best Video from a Film - Would) e Nirvana (Best Alternative Video - In Bloom).
Neil Young è in forma smagliante, reduce da due dei suoi migliori dischi: Ragged Glory (1990) con i Crazy Horse, e Harvest Moon (1992), solista. Sempre da un album solo è tratta Rockin' In the Free World (1989), autentica cavalcata generazionale che i Pearl Jam suoneranno spessissimo nei loro appassionanti concerti, usandola propria come canzone di chiusura come accadde anche al live Roma '96 nel tour di No Code. Inizia la performance. La prima strofa ci fa subito capire con chi abbiamo a che fare:
There's colors on the street Red, white and blue People shufflin' their feet People sleepin' in their shoes But there's a warnin' sign on the road ahead There's a lot of people sayin' we'd be better off dead Don't feel like Satan, but I am to them So I try to forget it any way I can
Prima che la "parola" passi a Eddie, la musica rock è un fiume in piena. Neil Young insieme a Jeff Ament e Stone Gossard sono indiavolati. La seconda strofa pare essere partorita da una sessione di Vs, il secondo album della band che uscirà di lì a poco più di un mese. Se Young venne sempre chiamato "il nonno del grunge", non era certo solo per le camice a quadrettoni. Se "il vecchio" suona con trascinante adrenalina, il giovane accentua il dolore delle lyrics, strozzando quasi la voce nella terza e quarta riga, evidenziando così il sentimento di abbandono e l'emarginazione dell'essere umano. Una condizione emersa in modo ancor più devastante con la recente crisi economica, e non a caso Rockin In The Free World venne utilizzata dal regista Adam McKay nel bellissimo film La grande scommessa (2015).
I see a woman in the night With a baby in her hand There's an old street light (near a garbage can) Near a garbage can (near a garbage can) And now she put the kid away and she's gone to get a hit She hates her life and what she's done to it There's one more kid that'll never go to school Never get to fall in love, never get to be cool
E' un passo cruciale della canzone. Neil Young poi, con il suo inimitabile stile distorto, si scatena sotto lo sguardo (pietrificato) di un Vedder scolaretto, ma che nota dopo nota inizia sempre più a lasciarsi andare. Dopo un face to face di chitarre con un Gossard al massimo della sua faccia da bravo ragazzo e più giovanile adesso dei tempi dei Mother Love Bone, l'uragano chitarristico si placa e inizia l'ultima strofa alla quale si unisce anche il cantante dei Pearl Jam. Tutti i musicisti sul palco, da sempre grandi perfomer, rompono gli argini ed ecco Neil Young e Mike McCready onorare al massimo la potenza distorta della storia degli anni '70. Vedder sbatte con delicata violenza l'asta del micrfono per terra, portandosela sulle spalle e poi prendendosi una bottiglia di vino, mentre Mike, in piena catarsi Hendrixiana, spacca la sua chitarra contro gli amplificatori, lasciando a Young-Ament-Abruzzese l'onore delle ultime note.
We got a thousand points of light For the homeless man We got a kinder, gentler machine gun hand We got department stores and toilet paper Got Styrofoam boxes for the ozone layer Got a man of the people, says keep hope alive Got fuel to burn, got roads to drive
L'America degli ultimi oggi si reclamizza sui social, anticipando quelle rivoluzioni che non vedranno mai la luce né un volantino. Un tempo, a dare voce alle masse, c'erano loro: i cantautori e quegli ideali condivisi in modo trascinante dentro e fuori l'anima. Così come si vede nel videoclip della canzone, Rockin In the Free World richiama il mondo e la gente a seguire una strada: la propria strada. Trent'anni fa, il 2 settembre 1993, Neil Young e i Pearl Jam scolpirono nel rock un'effige di ruvida onestà che nessuno potrà mai dimenticare. Trent'anni dopo sono esattamente lì dov'erano, sul palco a cantare il mondo e i tormenti riottosi di tutti noi. Dopo trent'anni la loro performance live di Rockin In The Free World al Gibson Amphitheatre di Los Angeles per MTV Video Music Awards, ha ancora la passione e il furore per spingersi oltre.
GOT ROADS TO BURN AND MAKE ALIVE
voglio dire, c'è il male e non gli chiederò mai scusa … ho i vostri tagliandi,
la corteccia calpestata e nessuna speranza di giustizia
una chiave, le ruote incagliate, qualsiasi epicentro... se solo potessi esprimermi da mortale, ma a voi non interessa
la prossima invenzione sarà quella definitiva… Lo dicevano anche gli schiavi in anticipo sulla privazione del domani, ... pensiamo ancora di poterci fare almeno una corsa a strapiombo?
siete scesi tutti in strada o hanno inscenato la fine del mondo? hanno messo le vite su di un grafico, chi se ne voleva andare non sa più nemmeno che cosa sia accaduto prima sento il deserto stare fermo… Muovere la bocca impedendo al sangue di dirigersi altrove… le idee sono nate per sfidare l'oblio, il cestino per il grano dipende
ancora da noi
vuoi ancora capire
cosa sta succedendo
o sei già andato oltre?
…
l’orizzonte non ha più dune,
e noi siamo rimasti
senza un traguardo… è quello
che siamo,
raccontiamo la sola storia vera
(Venezia, 2 Settembre ‘23)
Neil Young & Pearl Jam - Rockin In The Free World (live MTV 1993)
Eddie Vedder, Jeff Ament e Neil Young suonano Rockin In The Free World
Neil Young canta Rockin In The Free World
Neil Young e Stone Gossard suonano Rockin In The Free World
Jeff Ament e Neil Young suonano Rockin In The Free World
Eddie Vedder, Jeff Ament, Dave Abuzzese e Neil Young suonano Rockin In The Free World
Neil Young suona e canta Rockin In The Free World
Eddie Vedder canta Rockin In The Free World
Mike McCready e Neil Young suonano Rockin In The Free World
Dave Abruzzese suona Rockin In The Free World
Mike McCready distrugge la chitarra
Pearl Jam e Neil Young suonano Rockin In The Free World
Dopo due album interlocutori, i Pearl Jam alzano l'asticella con Riot Act. Delle 15 canzoni, svetta Love Boat Captain, in memoria della tragedia di Roskilde. Oggi la dedica la faccio io.
"[...] It's an art to live with pain, mix the light into grey Lost nine friends we'll never know Two years ago today And if our lives became too long Would it add to our regret? "[...] ... "[...] È un'arte convivere col dolore, mischiare la luce col grigio Abbiamo perso nove amici che non conosceremo mai Esattamente due anni fa E se le nostre vite diventassero troppo lunghe Questo accrescerebbe il nostro rimorso? [...]"
La strofa decisiva. La strofa più poeticamente straziante. Il 30 giugno 2000 durante l'esibizione live dei Pearl Jam al Festival di Roskilde, in Danimarca, nove fan persero la vita in una bolgia infernale. Un anno fa lasciava questo mondo una persona a me molto cara. Un anno dopo, Love Boat Captain mi è tornata in mente. A dispetto di ciò che è accaduto, se ripenso alla sua vita, riesco solo a sorridere. Sempre pronto a lottare. Sempre pronto a non farsi mai abbattere dallo sconforto. Un esempio positivo per la vita di chiunque. Ecco, ripensando a Love Boat Captain dei Pearl Jam, mi viene da cambiare quella strofa e dire:
"[...] Lost one friend I still care about One year ago today And if our lives became more sweet surely he'll be happy for all of us [...]" ... Ho perso un amico cui ancora tengo Esattamente due anni fa E se le nostre vite diventaeranno più deolci di sicuro lui sarà felice per noi [...]"
"Il marinaio è ansimante/ Trascinato dalla tempesta/ Tutto sanguinato sulla riva [...]". Cade la pioggia. Soffia il vento. Irrompe martellante Tremor Christ (Vitalogy) dei Pearl Jam.
Una giornata di pioggia come l'attendevo da parecchio tempo. Una giornata di pioggia e vento per essere audaci, ascoltando l'ignoto e i Pearl Jam. Il mare è minaccioso. Le onde s'ingrossano. Quarta canzone dell'album Vitalogy(1994), Tremor Christ è un rock martellante e a tratti psichedelico. [...] Winded is the sailor Drifting by the storm Wounded is the organ he left all Bloodied on the shore Gorgeous was his savior, sees her Drowning in his wake Daily taste the salt of her tears, but A chance blamed fate Little secrets, tremors Turned to quake The smallest oceans still get Big, big waves [...]. Scritta dal bassista Jeff Ament e il chitarrista Mike McCready, è emersa dal nulla ma sono pronto ad assecondare la sua spietata ispirazione.
TAKE THE DIVE, TAKE MY TIME
avventuriero,
il mantello nasconde
il latte raccolto
… chi sarà il primo
ad essere avvistato
oltre il tramonto?
le cronache
narrano gli scontri,
io ho ancora
gli scuri da incerottare
mi hanno
chiesto dei sogni
in cambio,
... qual era la domanda?
ho ammainato
il ferro, ho cavalcato
senza perdere
nemmeno un petalo…
se siamo ancora per mano,
allora è presto
per iniziare una qualsiasi caccia
dove si fermerà
l’aquilone nel cielo
oggi… è
la rugiada delle piante
o un ritorno
al nostro cammino
senza futuro
la vita,
è la vita… rispettosi
senza timore,
anche se alla fine
sarà una decisione
non mia, l’odore
dei tuoni
è tutto quello che
si è sbriciolato
sul riassunto
di ciò che voglio sussurrarti...
(Venezia, 13 Aprile '13)