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mercoledì 27 dicembre 2023

Chickenfoot, il basket? Oh Yeah

Chickenfoot © Jay Blakesberg
Sammy Hagar e Michael Anthony suonano/ palleggiano con Chad Smith e Joe Satriani. Il risultato? Una bomba di autentico e possente rock! I Chickenfoot... Ooooh, yeah!

di Luca Ferrari

Sammy Hagar mi è sempre stato simpatico. Sarà che non ho mai avuto feeling con l'esuberanza di David Lee Roth, che comunque col tempo ho imparato ad apprezzare, al contrario l'ex cantante dei Montrose l'ho sempre reputato più dotato e serio. Non posso dire di essere un fan dei Van Halen e chissà, il fatto che Hagar e il bassista Michael Anthony siano stati esiliati dalla suddetta band, ha ulteriormente aumentato il mio apprezzamento per loro. Detto ciò, di recente ho scoperto che insieme avevano fondato un nuovo super gruppo, i Chickenfoot. Al loro fianco, Joe Satriani alla chitarra e Chad Smith (Red Hot Chili Peppers) alla batteria. Mi sono precipitato ad ascoltarli. Il risultato? Una cannonata. E se ho scelto questa canzone per chiudere il 2023 di Live on Two Hands, è proprio perché è stato il gruppo che complessivamente mi ha più colpito in questi dodici mesi.

Rock e basket. Fin dalle prime battute del video della canzone Oh Yeah, mi ha non poco incuriosito la presenza costante di un canestro nella parte centrale del videoclip. Joe e Michael si lanciano in performance virtuose con il rispettivo strumento mentre un canestro li "osserva" di sfondo. Sammy fa un balzo degno dell'NBA con il suddetto di spalle, mentre lo spilungone Smith, palleggia da vero campione appassionato, in mezzo ai compagni di band e direttamente seduto, dimostrando una dimestichezza non indifferente. A ben ricordare la storia dei suoi RHCP però, la pallacanestro è sempre una stata una passione, sponda (ovviamente) Los Angeles Lakers di cui tutta la band era grande fan e a cui dedicarono anche la canzone Magic Johnson, nell'album Mother's Milk (1989).

Joe Satriani è un autentico mostro di tecnica al servizio però della musica e delle canzoni. Malmsteen e Steve Vai sono virtuosi, Satriani sa letteralmente far parlare/cantare la chitarra. Questo super-gruppo con due album alle spalle (Chikenfoot, 2009, e Chickenfoot II, 2011) mi ha davvero conquistato. Chad Smith, oltre a essere di una bravura sopraffina, è di una simpatia travolgente come gli altri componenti della band. Ad accomunarli infatti, appare palpabile l'autentica passione per l'hard rock. In questi giorni poi, si sta parlando di un possibile tour celebrativo dei Van Halen da parte di Hagar e Anthony proprio con Satriani alla chitarra e Jason Bonham ai tamburi. Una scelta pare non troppo gradita dal capriccioso David Lee e dal figlio del compianto Eddie Van Halen, Wolfgang. Io vi aspetto invece, e nel frattempo, scrivo...

GUARIGIONE SENZA FILTRI

non ci conosciamo...

sono già dalla tua parte,

dicerie

come fossi (e) un cappio senza nome

… obbligarmi

ad andare in direzione sbagliata, sarò deludente e meschino


chi diavolo siete,

non mi sono nemmeno esiliato


… Lo sai bene, me ne sono andato

e non ho più avuto voglia di tornare,

troveremo un mondo

per sorridere a un futuro comune


ho la spada e un mazzo di fiori,

non so nemmeno

se chiederò qualcosa agli angeli,

a quest’ora

non ci dovrebbero essere più pensieri…


è bene che tu sappia

che non ho conti in sospeso

con la mia anima… una volta

provai a non tornare più a riva, ma quella

è un’altra storia

che nessuno ha mai visto


c’è qualche maestro

che impartisca lezioni

sull’incapacità di non annoiarsi la notte?

quando parlo

a mio figlio dei miei banchi di scuola,

gli dico solo

di riflettere sul perché non lo faccia mai


non finirò mai

a guidare dentro una miniera,

mi reinventerò

con un gelato, nessun diario apparente

e un colpo di tosse poco fragoroso


è un tempo complesso,

ho di nuovo voglia di andare avanti

(Venezia, 28 Dicembre 23)

Chickenfoot - Oh Yeah

Chickenfoot (da sx) Sammy Hagar, Chad Smith, Joe Satriani e Michael Anthony
Chickenfoot (da sxChad Smith, Sammy Hagar,  Joe Satriani e Michael Anthony
Chad Smith (Chickenfoot)
Michael Anthony (Chickenfoot)
Joe Satriani (Chickenfoot)
Sammy Hagar (Chickenfoot)

venerdì 22 dicembre 2023

All I Want for Christmas Is... Punk!

All I Want for Christmas is... Bambole di pezza

Dalla classica All I Want for Christmas is You di Mariah Carey alla cover punk della Bambole di pezza, Live on Two Hands - le parole come non le avete mai ascoltate, vi augura buon natale.  Appuntamento mercoledì 27 dicembre per l'ultimo post dell'anno con una band al suo debutto su Live on Two Hands!

Bambole di pezza - All I Want for Christmas is You

venerdì 15 dicembre 2023

Slash, Paul Rodgers - The Hunter

Paul Rodgers e Slash suonano The Hunter

A ridosso del natale 1993, la performance live di The Hunter cantata da Paul Rodger in compagnia del mitico Slash, fu uno dei primi videoclip a conquistarmi per sempre. E infatti...
 
di Luca Ferrari

È probabilmente uno dei primi videoclip che ho davvero apprezzato nella mia vita e mi colpì davvero, a cominciare ovviamente da quel riccioluto chitarrista di cui manco si vedevano gli occhi. Quando in un lontanissimo natale di trent'anni fa, ruppi la monotonia dell'ennesimo pranzo parentale con un mega-speciale sui Guns 'n' Roses sulla mitica emittente italiana Videomusic, al di là delle performance di Axl & soci, io speravo che facessero vedere anche la versione live di The Hunter con Paul Rodgers (che all'epoca non avevo la minima idea di chi fosse) insieme a Slash.

Il chitarrista dei GnR era fantastico. Distaccato, ovviamente a petto nudo, cicca in bocca, tuba sulla testa capelluta e una maestria delle sei corde notevole. Nella prima videocassetta (vhs) fatta di soli videoclip, insieme, tra gli altri, al video-live tra cui una strepitosa Hallowed be Thy Name (Iron Maiden), c'era anche The Hunter di Paul Rodgers (Free, Bad Company, Queen). Con lui, sul palco: This man...

UNA SENSAZIONE DI QUALCHE DOVE


l’indipendenza

è la mia bandiera… sai

dove risiedo? Lo

sai dove mi nascondo

quando non ho voglia

di piangere...


mi siedo

perché non so dove andare,

credo di averlo sempre previsto

e non ho bisogno 

d’incontrare di nuovo alcuno


tutto non era più così

nuovo, ma quello

che volevano era la facilità

del mio domani


le strade senza angolature,

dal tramonto

gli spioncini anticipano

i resoconti meno ordinari

dell’anima e le sue tracce


è la mia prigione,

il mio megafono… 

nel lungo cammino

sono aperto

a ogni parola possa ascoltare,

per il ritorno invece,

beh, quella è la mia specialità


questa non è una corsa,

è un saluto… questa

non è una liana

dove crucciarsi per le ferite

… un altro sgabello

è per il mondo

che si è distratto

sull’acqua stesa… il silenzio

che ho gettato

con i miei occhi, mi rincuora

e accompagna  

                                  (Venezia, 15 Dicembre ‘23)

Paul Rodgers feat. Slash, The Hunter

mercoledì 13 dicembre 2023

New Glory , i "sorrisi" dell'infanzia

I New Glory cantano Sorrisi

Il succo d'arancia (dolce) Billy, la vittoria memorabile degli Azzurri e una casa di amici che non potrò mai dimenticare. Erano i primi anni Ottanta e a quel tempo c'erano davvero solo Sorrisi.

di Luca Ferrari

Il cancello di legno. Il giardino fiorito. I "grandi" a vedere la partita di calcio Italia-Brasile ai Mondiali '82 e i piccoli a giocare fuori. Pochi ricordi di quel giorno se non le urla per la tripletta di Paolo Rossi e il mitico Billy, succo d'arancia zuccherato, offertoci per celebrare la vittoria della Nazionale. Piccoli flash di un mondo lontano. Un mondo dove mi sentivo felice e protetto. Un mondo che col tempo si sarebbe disgregato ma adesso non ci voglio pensare. Oggi rivedo il sorriso sempre ottimista di un caro amico che non c'è più, e fa male. Gli anni '80 non sono il periodo che amo di più nella mia vita ma se penso a una canzone simbolo, quando tutto era ancora innocente e pieno di gioia spensierata, mi viene subito in mente il sound di Sorrisi (New Glory). E oggi va bene così...


IL MONDO È UN RICORDO PRESENTE


Com’è che te ne sei andato?

… forse c’era troppo amore

accanto e dopo di te


i moli visionari

si coccolano il vento

... eccolo di nuovo, ricomincia

in ogni istante


l’erba non smetterà di crescere

lungo i bordi dei vasi, le lucertole saranno ancora incomprese tra le farfalle migratorie...

.. lì, laggiù,

nel cuore fraterno dell’orizzonte

gli uomini erano uomini

e i bambini

facevano i bambini


qual è il colore purpureo

della gentilezza? Tre volte scandito,

e la brina scivolerà ancora

come un grazie tardivo

scandito nelle fauci più epocali di quel mondo che resterà sempre nostro


ci sono ancora i prati

sotto le montagne?

le code al cospetto dei fulmini

che inseguono... 


e c’erano quelle notti

dove il mondo

non sembrava piacere

più a nessuno… e c’erano

quelle notti

dove perfino una coperta

incastrata in un confine provvisorio,

sarebbe stata capace

di inventare una nuova dimensione della meraviglia


oggi non voglio fare caso

a ciò che è accaduto dopo… la sua forza

sarà sempre un sorriso

che vi ha accompagnato...

(Venezia - San Francesco della Vigna, 12 Dicembre ‘23)


New Glory - Sorrisi

giovedì 9 novembre 2023

Bad Boys, Pump It Up Pistons

Isiah Thomas (Detroit Pistons) e la band Inner Circle

Dallo sport alla musica e viceversa. La passione per il basket NBA '80 dei Detroit Pistons mi ha fatto scoprire gli Inner Circle e la canzone Bad Boys. Ma c'è di più...

di Luca Ferrari

Gli Inner chi? I Circle cosa? Fino a qualche giorno non avevo assolutamente idea di chi fossero gli Inner Circle, gruppo reggae giamaicano fondato nel lontano 1968. Per chi conosce Live on Two Hands, sa bene che la musica prediletta è ben altra ma ehi, l'arte non ha confini. Da qualche tempo ormai, complice l'interesse del mio figlioletto, ho cominciato ad appassionarmi di basket, in particolare l'NBA, tanto quello contemporaneo quanto di quando ero io un ragazzino (mai seguito all'epoca). Se gli attualmente estinti Seattle Supersonics li conoscevo grazie al rock strampalato dei The Presidents of the United States of America, i Detroit Pistons degli anni '80 sono stati una vera scoperta. Così, girovagando su Youtube, mi sono imbattuto nella canzone Bad Boys che pare apposta scritta per quella franchigia, mentre in origine fu realizzata per il reality televisivo Cops e in seguito utilizzato anche per il franchise action, "Bad Boys" con protagonisti Will Smith e Martin Lawrence

Inner Circle - Bad Boys  

Bad Boys, Bad Boys... what you're gonna do
When They Come for You...

...canta così la canzone Bad Boys, quasi un avvertimento. Una minaccia, e in parte era proprio così. "Cosa farai quando arriveranno per te?". Ribadisco, sembra proprio scritta per quella franchigia. I Detroit Pistons degli anni '80 erano una squadra a dir poco fenomenale. Costruita in modo certosino e con un'ascesa che partì dai bassifondi, arrivò ai playoff, mancò le finali, perse in finale e alle fine vinse il titolo per due anni consecutivi. La squadra era formata da campioni del calibro di Thomas, Dumars, Lambeer, Rodman, Mahorn, Salley, Johnson, etc.. Una squadra invisa a tutto il mainstrema del basket americano delle facce pulite dei vari Larry Bird, Magic Johnson e Michael Jordan, ma questo non li fermò affatto. Anzi, diventarono una vera e propria famiglia, superando tutto e tutti. Da reietti a trionfatori, una storia che accomuna molti musicisti rock.

Se Bad Boys è ormai un caposaldo delle mie attività sportivo-musicali, sempre grazie al peregrinare youtubiano alla ricerca delle imprese dei Pistons, ecco un altro videoclip strepitoso, diviso in due parti: la prima realizzata con l'intro della mitica The Final Countdown (Europe) in cui vengono chiamati nome per nome gli artefici del successo, fino a coach Chuck Daly (pura adrenalina, ndr). A questa, sempre nel suddetto video, si aggancia Pump It Up Pistons, manifesto della squadra dove giocatori e nickname vengono snocciolati nel rap. Un atto d'amore per la propria squadra, così come fecero anche i già citati PUSA che realizzarono la canzone Supersonics, dedicata alla franchigia di Seattle ai tempi dei mitici Gary Payton e Shawn Kemp, e di cui prossimamente scriverò su Live on Two Hands nella nuovissima sezione Rock 'n' Basket, appena inaugurata.

Intanto però, celebriamo Bad Boys... e alla fine, godetevi Pump It Up Pistons

L'ETERNA FEROCIA DEGLI ULTIMI PRIMI


non sono vostro nemico

ma posso diventarlo

…sono arrivato da solo,

adesso è uno stato fraterno


non vi lascerò vincere

se è questo che gli avevate chiesto,

resterò in campo

anche con le luci zoppicanti

e le caviglie fatue


i vostri pugni

sono scene già viste, 

i vostri nascondigli

ci hanno insegnato

a sgridare il mondo per affermare chi siamo


non volevate che vi sfidassi,
adesso ci dovrete affrontare tutti


non sono paziente

con chi non è dalla mia parte

ecco la mia faccia… quel giorno 

sarà la prima che vedrete


il Sistema

non è mai stato egualitario

che devo fare

adesso che siamo così uniti?

che dobbiamo fare

adesso che siamo pronti

per andare avanti?

che cosa faranno i lampi

quando i tormenti avranno lasciato il campo al trionfo... 


siamo l’ineluttabile… l’insoluto…

… le pietre preziose si sono

tutte dileguate… non 

ti stringerò la mano 

solo perché hai deciso adesso

di essere mio amico

… nella mia testa siamo noi e solo noi

(Venezia, 9 novembre ‘23)


Pump It Up Pistons

mercoledì 8 novembre 2023

Rock 'n' Basket, storie di musica e vita

Rock by Ben Collins/ Basket by Luca Ferrari

La pallacanestro è sempre più presente nella mia vita e inevitabilmente anche la musica cerca e trova questa disciplina. Su Live on Two Hands è nata la rubrica "Rock 'n Basket".

di Luca Ferrari

La musica è sempre la musica, e senza questa energia Live on Two Hands non sarebbe mai stato nemmeno concepito. Adesso è tempo di creare qualcosa di nuovo. Avevo già avuto una mezza idea nel recente passato ma complice un articolo che uscirà tra 12 ore esatte dalla pubblicazione di questo post, mercoledì 9 novembre alle ore 7.00, ho deciso di creare ufficialmente la sezione "Rock 'n Basket", per unire unirà una passione trentennale ormai e una praticamene neonata. Una doverosa precisazione. La sezione si chiama rock ma in questo caso il genere riassume tutti i generi. In questo spazio dunque, aggiungerò via via i link di tutti gli articoli specifici che attingono alle sette note e alla palla arancione:

NEW!!!

    continua

    ATTENZIONE! Presto la sezione si arricchirà di nuovi contributi che riguardano: EminemGuns 'n' Roses e Pearl Jam. Quali saranno le canzoni e per quale motivo? Lo scoprirete presto!

    lunedì 30 ottobre 2023

    The Cure, Every Night I Burn (The Crow OST)

    Il corvo - The Crow
    La perfezione dark assoluta svolazza sulle note di Burn (The Cure). In un film che ha segnato una generazione agonizzante, Il corvo si prepara per la sua vendetta.

    di Luca Ferrari

    Halloween non è oggi, è domani... Vieni! Due vite brutalmente spezzate. Gli assassini e il loro mandante a sghignazzare liberi, indisturbati e sempre assetati di dolore e morte. Adesso è troppo e la vendetta non tarderà ad arrivare. La vendetta risorgerà dal regno dei morti. A guidare il vendicatore, un corvo, anzi "The Crow - Il corvo (1994, di Alex Proyas). Un film "maledetto" che ha segnato un'epoca e una generazione. Una colonna sonora che rese il film ancor più immortale con presenze (anche) di Rage Against The Machine, Nine Inch Nails, Violent Femmes e Pantera. Una più di tutte s'identifica con la pellicola stessa, divenendone l'emblema più oscuro. Una più di tutte incarna il suo protagonista (Brandon Lee), morto tragicamente sul set: Burn (The Cure). 

    Negli ultimi tempi mi sono avvicinato alla festa di Halloween grazie all'entusiasmo del mio figlioletto, e si sa, la vita è la prima fonte ispirazione per qualsiasi forma d'arte, scrittura inclusa. Non è un caso dunque, che con l'avvicinarsi della festa delle zucche, Live on Two Hands si sia confrontato prima con la versione MarilynMansoniana di This is Halloween, cover dal film di Tim Burton Nightmare Before Christmas, quindi con l'indiscusso monarca dell'horror-rock, Alice Cooper e la sua divertente Hey, Stoopid! Ma se dovessi andare a guardare alla mia personale storia solitaria, c'è una sola e unica canzone che mi riporti ad Halloween, ed è qualcosa di tanto oscuro quanto straziante: Burn dei Cure, direttamente dal drammatico universo cinematografico de Il corvo.

    Il videoclip è una cosa. La scena del film con la canzone di sottofondo, tutt'altra. Nel mediocre sequel del film, la canzone Gold Dust Woman (Hole) valeva da sola più di tutta la pellicola. Nella prima epica avventura, basata sul fumetto di James O'Barr, dopo essere stato ucciso, Eric Draven (Brandon Lee) resuscita per fare piazza pulita dei suoi assassini. Nella sua mente si susseguono veloci e strazianti gli ultimi ricordi d'amore. Segue la trasformazione da umano a demone vendicativo, sublimato nel pugno contro lo specchio e la tinta bianca sul volto. "Just paint your face/ the shadows smile/ Slipping me away from you "Oh it doesn't matter how you hide Find you if we're wanting to So slide back down and close your eyes Sleep a while You must be tired" But every night I burn" cantano i Cure in Burn. Eric Draven è pronto per iniziare la sua vendetta ultraterrena.

    "Every night I burn
    Scream the animal scream
    Every night I burn
    Dream the crow black dream"...


    PARLERÒ D’AMORE ANCHE NEI TUOI SOGNI 

    Non c’ero più io...
    non ci sarebbe stato noi... Tutto è ricominciato
    sull'onda dell'urlo più funereo
    ... a chi importa
    se poi moriremo senza risvegliarci? bachi purpurei nascondono i miei occhi,
    il battito d'ali
    si fa eco nel tremore irrisolto di un'alba che non tornerà non era più solo una cicatrice... la verità non avrebbe mai cambiato nulla anche se avessi bruciato tutte la pioggia rimasta ... chi sei tu che mi vuoi negare la possibilità di ribattere alle martellate della mia porta? ... Che cosa p(ret)ende dalla notte che non incendiato abbastanza? ho pensato al diavolo e mi è subito apparso ...non mi è mai piaciuto e mi sono spostato perché non avevo nulla da dirgli... quando la strada si è allargata per lasciare spazio all'omicidio del nostro sangue, ho capito che nessuna fine sarebbe venuta in mio soccorso luci accasciate nell'immortalità di un sogno, vulnerabile nell'essere clessidra ... quelle ferite sono sempre state reali... vicine... così sinceramente giustiziere... so cosa devo fare adesso....

                                                        (Venezia, 30 ottobre ‘23)

    The Cure - Burn (The Crow OST)

    The Crow - Il corvo

    venerdì 20 ottobre 2023

    In Utero, nelle viscere dei Nirvana

    Nirvana, il cd con booklet dell'album In Utero

    Il testamento di Kurt Cobain. Le tende si adagiano delicatamente sulle ombre.  Il 21 settembre 1993 fu pubblicato In Utero, l'ultimo album in studio dei Nirvana

    di Luca Ferrari

    L'album della maturità (l'ultimo, ndr). Il disco dell'apoteosi "lyrica" di Kurt Cobain. Meno ruvido di Bleach. Meno immediato di Nevermind. Meno garage di Incesticide. Più di tutti, In Utero. Trent'anni fa, il 21 settembre 1993 uscì In Utero, quarto album dei Nirvana, prodotto da Jack Endino. Lanciato dal singolo Heart-Shaped Box, è un lavoro estremamente variegato e capace di esaltare al meglio le qualità della band di Seattle. In Utero è poesia musicale strappata dai diari e analizzata con un linguaggio diretto ma implicito, marchio di fabbrica del cantante-chitarrista di Aberdeen. Un lavoro dove il tormento dell'artista ha la meglio sull'essere umano. In Utero, l'album che in origine Kurt voleva chiamare "I Hate Myself and I Want to Die" (Mi odio e voglio morire, ndr). Con il disco In Utero è la fine delle illusioni di una generazione che dovrà andare avanti (chi ci riuscirà) a dispetto delle infinite domande che continueranno a bruciare l'anima... RIP. 

    Heart-Shaped Box
    , Rape Me, DumbServe the Sevants furono le prime canzoni di In Utero che mi entrarono in circolo. Mese dopo mese apprezzai questo disco sempre di più, e se c'è un album che fece da spartiacque nella mia vita, dopo gli Iron Maiden di Fear of the Dark, di sicuro In Utero segnò il mio definitivo passaggio al rock. In realtà fece molto di più. Non solo mi portò a scoprire tutta la scena di Seattle, ma plasmò il mio modo di scrivere facendomi (inconsciamente) innamorare dell'essenzialità della lingua anglosassone, cosa di cui Cobain era interprete sopraffino, usando poche parole ma piene di potenza emotiva. Emblema di tutto ciò, Radio Friendly Unit Shifter, dove la strofa
    I love you for what I am not/
    I do not what I've got", catturarono tutta la semplice essenza di un giovane musicista.

    I miei ricordi su In Utero sono sconfinati, a cominciare dalle domeniche passate in trepidante attesa che MTV trasmettesse il video di Heart-Shaped Box, con videoregistratore già pronto e corsa in salotto per farlo partire. In Utero fu il primo compact disc che volli assolutamente. Poco dopo la morte del cantante, uno speciale sui Nirvana si concluceva sulle note di All Apologies e un dolcissimo quadretto familiare: Kurt imboccava la figlia Frances Bean vicino alla moglie Courtney, mentre la piccina spostava il faccino "capriccino". Se la vendicativa Rape Me definì molto del mio pensiero sul mondo, ancor più potente fu la "sentenza" di Frances Farmer Will Have Her Revenge on Seattle, dedicata all'attrice americana Frances Farmer (1913-1970), originaria proprio della Emerald City, e lobotomizzata nel modo più brutale.

    Le parole di quest'ultima: "She'll come back as fire To burn all the liars Leave a blanket of ash on the ground - Lei tornerà come il fuoco per bruciare tutti i bugiardi e lasciare per terra un mucchio di cenere per terra" ebbero l'effetto di un tornado devastante dentro la mia vita (dell'epoca), sempre più ai margini. Una volta mi fu rivolta una domanda, e io risposi esattamente con queste parole. Forse c'entravano. Forse no. Non aveva importanza. In quella frase c'era tutto il mio essere: ferita, vendetta, dichiarazione d'indipendenza. Più di tutti gli album dei Nirvana, fu proprio In Utero ad accompagnarmi nella lettura del volume "Come as you are. Nirvana. La vera storia" di Michael Azerrad, sempre in solitaria davanti alle onde del mare a scogliera. Un libro questo, che ancora conservo. 

    Torno su Rape Me perché merita un paragrafo a parte. Rape Me è l'emblema del Cobain-pensiero. Emblema di quello che la musica di Seattle fu per il mondo. La risposta del rock più autentico al macho-sessismo che Kurt odiò fin da ragazzino. Se i Mother Love Bone erano in parte debitori (musicalmente) del glam rock di L.A., per Cobain era il peggio che ci potesse essere. Primo bersaglio di quella cultura, i Guns 'n Roses, definiti senza mezzi termini "patetici sessisti senza talento". Un commento che diede vita a uno scontro culminato anche in zuffa e un Axl pieno di risentimento visto che corteggiava non poco i Nirvana e li avrebbe voluti al loro fianco in tour. Kurt Cobain era un sostenitore del movimento Riot Grrl. Per Cobain la donna era una persona con un cervello in primis e non un corpo su cui vomitare volgari attenzioni sessuali.

    La musica dei Nirvana fu spesso definita un mix perfetto tra la melodia dei Beatles e il punk dei Sex Pistols. Definizione che calza alla perfezione per Nevermind, molto meno su In Utero dove la componente rock distorta è più massiccia e la semplicità si mescola a un'introspezione agonizzante che avrebbe avuto il suo apice funereo nel successivo concerto live Unplugged, rivelando al mondo che cosa i Nirvana fossero capaci di fare in un set acustico. In Utero è l'ultimo grido di un Cobain verso un mondo la cui luce ormai si stava affievolendo. Canzoni come Milk it, Scentless Apprentice, Very Ape e la già citata Radio Friendly Unit Shifter rivelano tutta la poetica musicale di un artista unico. 

    "I wish I was like you
    Easily amused... " intona Kurt in All Apologies [Vorrei essere come voi/ Che vi divertite con poco], l'essenziale dell'anima è a portata dei nostri sentimenti, tra rinuncia e fuoco. In Utero, più di tutto Kurt Cobain.

    ANCORA SINCERAMENTE CONSCIO 


    annientamento originale di parole consapevoli, sono ancora scomposto

    e poco incline a catturare il crepuscolo

    … i colpi inferti del volgare strutturato

    consumano l'implosione... non me ne starò

    lontano ad accettare

    immerso nella foce...


    da dove è piovuta

    tutta questa terra…

    Non è mai stata

    solo una stupida risata…

    Non è mai stata

    una lacrima a dover per forza

    raccontare la storia


    nessuna assuefazione

    la violenza è adattamento della vita stessa

    … la violenza è ancora


    vogliono gli eroi?

    qualcosa sarebbe dovuto cambiare

    nel mondo

    e non solo dentro di me...


    le sagome del passato

    hanno già finito la piroetta

    e tutti sanno già

    quale sarà la prossima ripetitiva

    reincarnazione


    che cosa credi sia successo da quando mi sedetti lì sotto?

    ... nella storia di una donna

    memore

    della mia indipendenza solitaria,

    rileggo quelle pagine

    tra schizzi di rocce, vernice blu

    e cieli azzardati pieni di stelle cadute

    qual era il significato

    di quella mano aperta?

    ... le verità promesse ai nostri sogni

    stanno ancora scavando

                                                 (Venezia, 20 ottobre ‘23)


    Nirvana - Heart-Shaped Box

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