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Visualizzazione post con etichetta Metallica. Mostra tutti i post
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lunedì 24 febbraio 2025

Noi insieme e... Nothing Else Matters

Metallica - Nothing Else Matters

Conta solo chi amiamo... me lo sussurra la poetica Nothing Else Matters (Metallica), rievocando fradice ombre e "palleggiando" con il presente più sentimentale.
 
di Luca Ferrari

Se ripenso a Nothing Else Matters, mi torna subito in mente la tarda primavera del 1996 quando una mia amica s'infuriò col sottoscritto perché osai piazzare Always Be My Baby di Maria Carey con la 1° posizione nelle mie speciali classifiche musicali che all'epoca tenevo ogni mese, proprio davanti alla celeberrima ballad rock dei Metallica. Da allora questa canzone non ha più segnato alcun momento particolare della mia vita. Sì, ascoltata in varie occasioni, ma mai nulla di significativo, almeno fino a oggi. Tutto è accaduto velocemente e nel modo più spontaneo possibile l'indomani di una trasferta di pallacanestro del mio figlioletto, che come sempre ho avuto il piacere di accompagnare. Stamane, ripensando a quanto appena vissuto insieme a lui, mi sono uscite le parole di bocca di questa epica canzone. 

"[...] So close no matter how far/
Couldn’t be much more from the heart/
Forever trusting who we are/
No nothing else matters"

Parola d'ordine: spensieratezza. Il videoclip di Nothing Else Matters vede la band al gran completo: il chitarrista-cantante James Hetfield, il batterista Lars Ulrich, il chitarrista solista Kirk Hammett e il bassista Jason Newsted, alle prese con la registrazione della canzone e in generale del disco che la conteneva, il celeberrimo Black Album (1991), autentico punto di svolta nella carriera della band che li aprì al grande pubblico grazie a canzoni decisamente più orecchiabili come appunto Nothing Else Matters, ma anche Enter Sandman e The Unforgiven. Tutti sorridono, giocano e si fanno scherzi, in perfetta armonia con la musica. Mi è sempre piaciuta l'immagine di James e Lars sorridenti fuori dagli studios, presumibilmente in una pausa dalla registrazione e ancor di più Kirk, in chiodo, lunga coda (atipica) e berretto storto che aiuta finanziariamente un reduce. Anche il look dei musicisti è molto semplice. Jeans, t-shirt e poco altro. C'è aria fresca. C'è aria nuova. C'è semplicità d'anima.

Rock metal ma non solo. Il basket ormai è sempre più presente nella mia vita e l'aspetto più incredibile sono i continui riferimenti musicali che non smetto di trovare in quella che è stata la mia mia prima grande passione. Nel corso del videoclip di Nothing Else Matters, il possente bassista dei Metallica, Jason Newsted, viene (anche) immortalato mentre palleggia in corsa con lunga chioma al vento, basso a tracolla e tirando a canestro (mancato). La cosa non dovrebbe sorprendere visto che il buon Jason era originario del Michigan e venne fotografato con indosso una maglia dei leggendari Bad Boys (Detroi Pistons), di cui era tifoso. L'aspetto ancor più curioso di tutto ciò, è che la sfida sul parquet di mio figlio è avvenuta a Mira (Ve). Quella stessa "Mira" che prese il posto dell'epico ritornello "Master-Master" di Master of Puppets in una fantasmagorica parodia del Mirano Summer Fest per mano della DoliWood, con gran finale proprio sui Metallica.

"I NEVER OPENED MYSELF THIS WAY"


figlio mio,

adesso ti prendo ancora in braccio

la mattina

e ti aspetto sempre davanti a scuola


figlio mio,

vorrei poterti raccontare di più

della mia vita

ma non avrei abbastanza tempo per consolarti


figlio mio,

tutto è cambiato da quando ho iniziato a sorridere accanto a te


figlio mio,

questa è una testimonianza

della mia felicità

che nessuno mi potrà mai portare via


figlio mio, quando sono insieme 

a voi, nulla

ha più davvero importanza


figlio mio, ogni giorno

che torno a casa insieme a te

dopo un’incursione nell’ignoto

sono ancora più felice

di tutto ciò che siamo


figlio mio, non essere arrabbiato

con me se non ho più voglia

di salvare il mondo... figlio mio,

so che un giorno

questi momenti non ti aiuteranno

ma non ha importanza,

perché sarò comunque accanto a te


figlio mio, so che un giorno

te ne andrai per la tua strada

e i nostri nuovi ricordi

saranno sempre più avari

ma non ha importanza

perché adesso ho tutto quello

che provo… 

                                   (Mira-Venezia, 23-24 Febbraio ‘25)

Metallica - Nothing Else Matters

Nothing Else Matters (Metallica) - Jason Newsted
Nothing Else Matters (Metallica) - Lars Ulrich e James Hefield

venerdì 21 aprile 2023

Avril Lavigne, pura "Fuel" rock

Avril Lavigne live in concert
Avril Lavigne, pura "benzina" rock! Avril Lavigne è pronta a tornare in Italia. Io me la ricordo ancora così "incendiaria". Una piccola rocker al cospetto dei "giganti" Metallica.

di Luca Ferrari

Come la stragrande maggioranza del pubblico europeo, ho scoperto Avril Lavigne con il video di Complicated, pompato a mille da MTV. Dopo l'esplosione però, la giovane canadese ha saputo costruirsi una buona carriera, sempre fedele a un rock dalle variegate inquietudini. Canzoni come I'm With You prima e Nobody's Home, ben fotografano quella vita segnata da solitudine e difficoltà a tratteggiare un futuro. Una carriera, quella della giovane canadese originaria di Belleville (Ontario), che prese il via quando vinse un importante concerto radiofonico, che la portò a duettare con l'illustre collega e connazionale, Shania Twain.

Nel 2003 accadde qualcosa d'insolito. Mi capitò di seguire in diretta la cerimonia MTV Icons - Metallica, sul cui senso preferisco non esprimere giudizi né tanto meno sulla deriva commerciale che ormai la band di Frisco aveva preso da un pezzo. L'occasione però, fu ghiotta per ascoltare interessanti rivisitazioni dei classici dei Four Horsemen, di cui le migliori furono tranche dell trittico For Whom the Bell Tolls - Enter Sandman - Master of Puppets dei Sum 41, una originale e granitica (Welcome Home) Sanitarium dei Limp Bizkit e Fuel di Avril Lavigne. Unica donna presente alla corte di James Hetfield, Lars Hulrich, Kirk Hammet e il nuovo acquisto alle quattro corde, Robert Trujillo.

Negli ultimi anni ho un po' persa di vista Avril Lavigne, però ogni volta che ne sentivo parlare, mi tornavano in mente le sue melodie più datate. Adesso, grazie alla pagina Facebook dell'Ambasciata del Canada in Italia, ho scoperto che Avril sostiene numerose organizzazioni: Amnesty International, Make-A-Wish International e Race to Erase MSSpecial Olympics Italia. Quest'ultima in particolare, si batte affinché bambini e adulti con disabilità intellettive abbiano l’opportunità di allenarsi e gareggiare in sport olimpici. Infine ha creato anche The Avril Lavigne Foundation per sostenere e finanziare la ricerca  a beneficio delle persone affette dalla malattia di Lyme, da malattie gravi o da disabilità.


LE DIREZIONI SI ESTENDONO

che cosa sono le strade

... non sono ancora riuscito

a lasciarmi andare


ho sentito

di tutto e quell'isola

non è stata

diversa dall'infelicità

meno appariscente


il tempo 

delle malinconie giovanili

non ha cambiato

interrogativo… è questo

che stavi 

cercando di dirmi

quando avremmo dovuto

incontrarci?


che cosa stai cercando,

che cosa volevi

che raccontassi… la terra

viene sempre calpestata

e le confidenze dell’amore

idealizzano un diario

che è stato giusto non aggiornare


che cosa suggerisci

prima di aggiungere

un altro rovo

a tutto quello che non

hai mai desiderato?


sono sogni o solo spiegazioni

... c'è qualcun altro

a parte noi, e l'ho capito

Ti ascolto sul serio..

continuano a ripetermi

che mi faranno ancora male

... sono andato oltre…sono

per terra

e non mi sono mai sentito

così decisivo

                              (Venezia, 21 Aprile ‘23)

Avril Lavigne - Fuel live 2003

giovedì 7 ottobre 2021

(Anesthesia) Pulling Cliff

Cliff Burton, il bassista dei Metallica © Cliff Burton Facebook Page 

L'anima metal più autentica dei Metallica era scandita sulle possenti corde del bassista Cliff Burton (1962-1986). Sublimazione massima, la strumentale (Anesthesia) Pulling Teeth.

di Luca Ferrari

Un basso nero. Una foto androgina che sembrava rimandasse al bassista dei Metallica, Cliff Burton. Una storia che era appena agli inizi. In un'epoca ancora dominata dai walkman, le sale prove, i testi/poesie scritti a mano in inglese su carta colorata e le tante leggende/maledizioni interiori, mi arrivò anche l'onda di quell'anomala figura. Cliff era l'elemento più taciturno della band, ma se ci ripenso, non furono le affinità caratteriali ad avvicinarmi a lui, semmai la strana somiglianza tra il capelluto musicista e una persona che avevo da poco incontrato ma che ancora oggi mi capita di rincontrare, sebbene lontana dal suo paese natale.

Nel 1985 avevo appena nove anni e non starò certo qua a raccontarvi balle che a quell'epoca ascoltassi i Metallica o anche solo conoscessi quel genere musicale. Ci sarei arrivato esattamente dieci anni dopo, mentre nelle mie vene scorreva impetuoso e malinconico il sound di Seattle. Di infatuarmi del sound dei (primi) Metallica ci misi molto poco. Partii da ...and Justice for All, approdai facilmente al Black Album, e in un tardo autunno estenuante iniziarono a scorrermi nelle vene le cassette (duplicate) dei primi tre album: Kill'Em All (1983, Ride the Lighting (1985) e Master of Puppets (1986), dove suonò Cliff Burton prima del tragico incidente.

La mia storia musicale è stata segnata, purtroppo, da tanti suicidi illustri, a cominciare da quello di Kurt Cobain (1994), al quale purtroppo seguirono negli anni Duemila quelli di molti altri vocalist, a cominciare da Layne Staley (Alice in Chains, † 2002), pet una tragica casualità ritrovato morto lo stesso giorno (5 aprile) del cantante dei Nirvana, e anch'esso dell'area di Seattle. Passano gli anni e ci salutarono anche Chester Bennington (Linkin Park, † 2012), Scott Weiland (Stone Temple Pilots, † 2015), Chris Cornell (Soundgarden, † 2017) e Dolores O' Riordan (The Cranberries, † 2018).

Lui Cliff  Burton, capelli lunghissimi, baffetti e look anni '70, morì per una tragica fatalità, durante il tour europeo di Master of Puppets, quando il bus ebbe un incidente. Meno appariscente dei tre compagni metal, ebbe un ruolo fondamentale nell'esplosione della band. Già bassista dei Metallica dal 1982 dopo l'addio di Ron McGovney, divise il palco e le songs del primo album anche col chitarrista solista Dave Mustaine, poi allontanato e fondatore dei Megadeth, che fu sostituito da Kirk Hammet, ultimo tassello della band di Frisco insieme al cantante James Hetfield e il batterista Lars Ulrich.

Ascoltare il primo album dei Metallica è immettere in circolo un'epoca che non c'è più, esattamente come la nostra giovinezza. Senti quei versi, quelle note, iniziando a sgomitare tra le conchiglie rotte del proprio passato. Senza nulla togliere al bassista Jason Newsted (la cui successiva uscita dalla band di Frisco nel 2001, segnerà il tramonto definitivo della band), ascoltare le canzoni dei Metallica quando al basso c'era Cliff Burton, significa ripensare a delle atipiche amicizie. Un'epoca dove i punti interrogativi del presente danzavano frenetici e silenziosi in uno scambio di eteree follie e fiocchi di neve, pizzicati da un mondo che non sembrava disposto a cambiare, se non quando tutti fossimo riusciti ad essere grandiosamente uniti.


ESPOSTO, SENZA DIMENTICANZE

Somiglianze e capovolgimenti
arroccati... Incontri
rimandati, collezioni di salvezze
allergiche a contrizioni indotte...

Questa è una storia non-comune
di treni nella notte
e fondamenta spaesate… Ma tu
ci hai mai davvero
creduto a una rivoluzione? 
I tetti bianchi degli scogli
pensavo ci avrebbero ascoltato
per sempre, poi un giorno
di quegli appunti
era rimasta solo una entità
rampicante

Un quaderno degli appunti
è ancora così simile
a una unione spirituale
sgusciata via… Poi le strade frenarono.
S'incastrano.. la polvere
si svuota dei propri spari
ed ecco il contenuto farsi meccanismo
e contrasto.. è il peso dei pensieri,
il nostro estenuante
ripensare a più piani...

Da qualche parte
ho ancora un elenco dei manicomi
aperti… Li avevo
copiati in ottima calligrafia... Forse
era uno scherzo, forse
il mio primo tentativo
in cui volessi sentirmi
considerato… 

Non guardarmi

se non sai
cosa sia davvero 
l’abbandono di un abbraccio,
per troppo tempo
le mie dediche sono state
fiammelle schiacciate
dalle strade con troppo sole...

quello non era comunque
il nostro tempo...
quella non era comunque
la nostra identità...
quello non era ancora
la mia ribellione definitiva
sotto un palco... 
quella era almeno la nostra somiglianza 
dove i boccoli 
gestivano l'anima
in un frastuono deciso e cosmopolita...
                                                                            (Venezia, 7 ottobre '21)

Cliff Burton (Metallica) suona dal vivo Anesthesia Pulling Teeth

Metallica (da sx): James Hetfield, Lars Ulrich, Kirk Hammet e Cliff Burton 
© 
Cliff Burton Facebook page

sabato 8 maggio 2021

Metallica, il blues solitario di Mama Said

James Hetfield (Metallica) canta nel videoclip della canzone Mama Said

James Hetfield (Metallica) si confessa con la sola chitarra, insolitamente acustica. Let my heart go/ Let your son grow. Incalza il blues solitario e sofferto di Mama Said (Load).

di Luca Ferrari

"Mama she has taught me well
Told me when I was young
"Son your life's an open book
Don't close it 'fore it's done"
"The brightest flame burns quickest"
That's what I heard her say
A son's heart sowed to mother
But I must find my way [...]" Mama Said (Metallica)

Il 1996 fu l'anno della rivoluzione nella musica e nella percezione dei Metallica. Fu l'anno della pubblicazione del sesto album in studio, Load, distante anni luce dall'epoca puramente metal della band di Frisco. Dopo i primi singoli Until It Sleeps e Hero of the Day, fu il turno di Mama Said. Quasi un monologo musicale dedicato dal cantante alla propria madre scomparsa poco tempo prima. Il videoclip riuscì a cogliere al meglio la sensazione di smarrimento e solitudine, con Hetfield impegnato in un viaggio solitario in macchina suonando la chitarra acustica e cantando.

Allora le mie giornate assomigliavano parecchio all'ambientazione umana di Mama Said. Monologhi estenuanti scanditi tra cuffiette, passeggiate infinite e al posto della chitarra, fogli e penna. In quei oltre cinque minuti di musica, il cantante ripercorre il rapporto madre-figlio che potrebbe essere esteso a chiunque: "Left home at an early age/ Of what I heard was wrong/ I never asked forgiveness/ But what is said is done". Immagino desolate-desertiche si susseguono portando il protagonista alla fine di un viaggio che si concluderà con un nuovo inizio.

A dispetto dell'adrenalina sprigionata dai Metallica, molte delle loro canzoni mi hanno spesso messo a contatto con i pensieri più dolorosi di quanto avevo vissuto. Nota dopo nota, cantato dopo cantato, sentimenti irrefrenabili emergono e sprofondano. Accadde con l'apocalittica The Unforgiven, proseguì molti anni dopo con la straziante Turn the Page. In quello scorcio di anni Novanta però, dalle viscere di un album molto diverso dagli originali, Mama Said raccontò la sua storia di dolore e rimpianti. "Let my heart go/ Let your son grow/ Mama, let my heart go/ Or let this heart be still". Adesso è tempo anche per me di mettermi in marcia...


A PAGINE SOLITARIE APERTE

Dove sono le tue mani,
adesso che il mondo
mi ha sbarrato ogni strada
di falsità?

Dove sono le tue risposte
adesso che i miei domani
si sono fatte albe incandescenti
senza luce con cui trovare
la strada di casa?

Dove sono le tue stelle
adesso che le orche
hanno invaso ogni esercizio
di sgraziato camino?

Fanfare in scambio
di confusione... sabbia avvilita,
il cielo così drammaticamente
risentito... Un'altra traccia
lasciata nel sentiero
della notte... Un'altra ombra
riconosciuta
come portavoce dell'unico
ed esistente passato... Un altro sogno
misconosciuto
e lasciato solo senza copertine?

Dov'è la mia rinascita
adesso che me ne sono andato
per sempre?

Quali tinte hanno assunto
le mie grotte
quando le nascondevo
ai ricordi mistificati?

Il perdono non menziona
alcuna sorta di sbaglio, ma stiamo
ancora aspettando
il giorno delle parole mai dette

Il cuore intanto è andato avanti,
e oggi non sarà diverso da ieri...
                                                        (Venezia, 8 Maggio '21)

Metallica, Mama Said

venerdì 20 marzo 2020

Creeping Death, la morte strisciante dei Metallica

James Hetfield, cantante-chitarrista dei Metallica, durante la performance live di Creeping Death
Dall'angelo sterminatore biblico-fantasy alla furiosa Creeping Death dei Metallica. Oggi la morte strisciante è una tragica realtà, invisibile e sta colpendo ovunque nel mondo.

di Luca Ferrari

Nella storia delle religiosi si trovano gli avvenimenti più fantasiosi e cruenti. Nella storia delle religioni e i loro onnipotenti umanamente evocati, detentori della verità e i loro seguaci hanno commesso i crimini più atroci. Peggiori anche della politica. Nel Vecchio Testamento, il dio degli ebrei si scagliò contro la truce dittatura egiziana con le celebri piaghe, inviando infine l'angelo sterminatore che colpì a morte tutti i primogeniti del Regno. Quella storia rimase impressa nella mente di James Hetfield, che nel secondo album dei Metallica, Ride the Lighting (1984), ne utilizzò l'ispirazione per la potente Creeping Death.

Nel 2020 la morte corre impalpabile col nome di coronavirus. Il contagio è iniziato in Cina, almeno così sembra, ed è via via proseguito ovunque. In Italia la situazione è sempre più drammatica ed è stata dichiarata tutta zona rossa, dalle Alpi alla Sicilia. Un virus inarrestabile di cui si sa ancora troppo poco. E se all'inizio la morte sembrava una diretta conseguenza solo per le persone avanti con l'età e con già problemi cardio-polmonari, nelle ultime settimane ha iniziato a mietere vittime anche in età più giovani. Nonostante l'allarme, ancora in troppi non ne capiscono la pericolosità e da incoscienti escono anche quando potrebbero (dovrebbero) fare a meno, diventando potenziali veicoli di contagio.

Tra gli addetti del mestiere e amanti delle sonorità più autenticamente metal, Ride the Lighting si contende con Master of Puppets (1986) il ruolo di album migliore in assoluto dell'intera discografia dei Metallica. Nel ventre della seconda fatica dei quattro di Frisco, quando ancora al basso militava Cliff Burton (1962-1986), ci sono immortali perle del genere, su tutte la possente For Whom the Bells Tolls e la straziante Fade to Black. Penultima traccia dell'album, Creeping Death, suonata quasi sempre dal vivo, molto amata dal pubblico e ulteriormente esaltata dal bassista Jason Newsted che dava il suo grave contributo alle parti canore. Adesso però, quella storia di morte è diventata una realtà di tutti i giorni.


L'INTRANSIGENZA DELLE IDENTITÀ AGGREDITE

Sparpagliati, qualunquismo... la
ragione si è fatta da parte,
ci sono le cresime della mortalità.
Un afflato, un respiro... Un'accusa
del nuovo domani 
senza nessuno di loro... Non
si spostano i/le file. Non si colorano
più le tonalità. Un giallo
è un pezzo di cielo senza tridente
né punto a capo...

Leggo le vostre promesse,
me le inviate ogni giorno... Leggo
i vostri ricordi
come se avessero più valore
adesso che tutti li possono riassumere... Leggo
la vostra intransigenza
nel diffamare l'ignoranza
di ciò che avete sempre saputo

Facciamo il punto sulla morte.
Facciamolo. Facciamo l'ennesimo
aggiornamento
su tutto ciò che non abbiamo capito.
Fuori dalla mia porta
ci sono ancora e solo i nostri nomi.
Dentro la mia porta
c'è solo l'amore per una donna
e un bambino.
Fuori dalla mia porta la morte
corre tra gli ovuli delle nostre
coreografate dichiarazioni, 
ed è ancora uno scherzo... un titolo... un arrivederci...

Ci sono le distanze
e ci sono gli stessi abbracci... C'è
la solitudine incompresa... Nuovi letti
in silenzio attendono inquilini.
Impauriti. Inermi. Inabili al domani.

Non ho altoparlanti, non ho balconi.
Non ho striscioni, ho tanta paura. 
Tu sei lì fuori, ora spengo
le luci... Vi voglio ancora ritrovarci tutti...
(Venezia, 19 Marzo '20)

Creeping Death, live in Seattle '89 by Metallica


Jason Newsted, bassista dei Metallica, durante la performance live di Creeping Death

lunedì 1 ottobre 2018

Fade To Black, il cuore oscuro dei Metallica

La macabra poesia di Fade to Black (Metallica)
"Death greets me warm/, now I will just say goodbye/... La morte mi saluta cordiale/, ora vi dirò solo addio". Finiva così Fade to Black, tragico capolavoro oscuro dei Metallica

di Luca Ferrari

Ci sono persone che a un certo punto della loro vita scelgono di arrendersi. Semplicemente, "non hanno più niente da dare". Semplicemente nessuno è stato abbastanza forte da stargli accanto e aiutarli davvero a cambiare le cose. Nel mondo ci sono persone che a un certo punto credono di non avere più nulla dentro. L'oscurità si è impossessata di loro e l'agonia potrà avere un solo e tragico epilogo. Poche canzoni come Fade to Black dei Metallica, dal secondo album Ride the Lightning (1984), sono state capaci di trasmettere una così alta dose di rabbiosa disperazione senza ritorno.

Chiunque abbia un minimo di conoscenza/passione della musica rock-metal non può prescindere dai four horsemen, in particolare quando la line-up era composta da James Hetfield (chitarra-voce), Kirk Hammet (chitarra solista), Lars Ulrich (batteria) e Cliff Burton (basso). In quanto a "poesia nera", solo The Unfogiven riuscirà ad avvicinarsi a una simile tragica perfezione. Fade to Black però ha qualcosa di differente. Una strada reale e senza ritorno. Una strada dove non c'è più posto per nessuno. Una strada che nessuno ha mai voluto davvero comprendere.

LA SALVEZZA NON ERA NEMMENO IN RITARDO

...È successo, e nessuno
ha spostato
l’ombra del proprio anello… stavo
pensando a tutt’altro
ma allora i raggi del sole
erano fatui dardi
a cui offrire soltanto una rete
senza fili… Non c’è nulla di familiare
nella mia malinconia,
non c’era niente
di estremo nelle mie ultime
gocce d’inchiostro, semplicemente
nessuno le aveva mai lette…
Semplicemente perché a un certo
punto delle nostre vite
non c’era davvero nessuno…
Dicono che la dannazione
evochi memoria o che ne so,
un ricordo
che avremmo voluto condividere
con un micro-mondo… tu
ci sei stato? Tu ci credi
ancora alle fiabe della notte? È
facile raccontare chi siamo
dimenticandoci
la sabbia che ci trovarono
nelle tasche
in quel giorno finale… la
comunicazione
aveva esonerato tutti i suoi limiti,
il sottosuolo
delle pratiche vitali
era stato oltraggiosamente chiaro
con le circumnavigazioni
che lo avrebbero riguardato… sulla
punta della spada
c’era solo un fiore, e poco dopo
neppure quello... e un istante
dopo ancora, nemmeno più
il ricordo di ciò che imparaste subito
a ignorare… Se io ero finalmente io,
voi chi eravate davvero?
(Venezia, 1 Ottobre ’18) 


Fade to Black (live Seattle '89), by Metallica

lunedì 30 luglio 2018

DOLiWOOD, vogliamo il Mirano Summer Festival

Tutti al Mirano Summer Festival con le più grandi rock star © DOLiWOOD
U2, Metallica, J.Lo, Coldplay, One Direction, Lady Gaga e perfino Madonna. Tutti vorrebbero suonare al Mirano Summer Festival. Parola (veneta) di DOLiWOOD.

di Luca Ferrari

"Eh, non xe mica fassie sonar al Mirano Summer Festival, anche xe ti ga e carte in regoea" dice ai microfoni una preoccupata Jennifer Lopez. Lei almeno però ci prova. Per i One Direction invece, sembra davvero dura, se non impossibile, salire on stage. Non va tanto meglio a Bono & The Edge, che causa il loro abbigliamento e le condizioni meteo nella cittadina veneta mese durante il mese di luijo, se la vedono brutta. Chi invece non sembra avere particolari problemi, se non quello di farsi portare ea bira, sono James Hetfield e Lars Ulrich, voce e batteria dei Metallica.

Fantasia o realtà? Realtà, eccome! Quella della DOLiWood s'intende, semplicemente grandiosa nel doppiare in veneto artisti in tutto il mondo. E questa volta, a finire sotto la loro grandiosa ironia, alcuni dei musicisti più noti al grande pubblico. Tutti desiderosi di suonare nel prestigioso Mirano Summer Festival. Una gag dopo l'altra, capiamo finalmente quali siano le vere ambizioni di queste rock/pop star. Poi certo, ci sono le cause perse o meglio. Ghe se anca chi xe 'na disperasion come lo smemorato Chris Martin.

E allora, in conclusione, poemo dir che il Mirano Summer el xe uno dei migliori festival estivi?!
MIRA! MIRA! ah ah ah ah

Mirano Summer Festival, by DOLiWOOD

giovedì 2 novembre 2017

The Unforgiven, i morti piangono ancora

La tragica solitudine di The Unforgiven (Metallica)
La pace non è per certi vivi. La morte vive ancora nelle mani che rifiutammo di estrarre. The Unforgiven (Metallica)... Certi morti vicini piangono ancora invisibili.

di Luca Ferrari

Non si trattengono. Esplodono. Colpiscono. Rigettano senza uccidere. Prendete pure la lente d'ingrandimento, comunque non troverete nulla. Fatene pure a pezzi un altro tanto il karma è rilassato e altrove a cucinare copertine e altre menzogne da scaffale senza ripiani. Uscite pure anche stamane e riempitevi di stelle che non vi appartengono, ho guardato dentro di me e quelle stesse vanghe abbandonate non sono mai state lavate del sangue scoperchiato. I mostri sono lontani. I mostri sono seduti sulla finestra accanto. Lo stillicidio di The Unforgiven (Metallica) mi stordisce e si appropria della mia anima... 

I MORTI PIANGONO ANCORA

... se vi ho odiato
è perché vi odio ancora

collezioni di campane, capanne senza vento...
cantine immaginate
come la(r)ghi benefici... a che gioco
volete ancora scambiarvi?
… non sono un bambino salvato
e non lo sarò nemmeno domani,
avete trasformato
i miei desideri in giuramenti
e da allora
non ho più smesso di scappare

voglio dirvelo
e voglio gridarlo... voglio
imparare
e voglio colpirvi

da dove è nato il mondo
perché
non possa più guardarlo
alla stessa altezza
della nostra frattura?
Un giorno una creatura venuta
dal paradiso
mi disse che la mia semplicità
facevo perfino
piangere i morti... se avesse
aggiunto almeno un vivo,
sarei stato per sempre d'accordo

non ho mai smesso di asciugare
le frecce sgorgate
dalla pietra... non ho mai smesso
di scrostare il cielo
dall'oscurità che mi avete recapitato
… oggi dico così,
ieri dicevo sempre così e voi cosa avete
fatto per tutto questo tempo?
Ho imparato, ho sbagliato
sono morto e non sono mai risorto
… ho frugato
nel mio domani
e non c'era nessuna briciola di noi,
ora noi siamo veri
e voi siete ancora liberi... mi avete colpito troppo
e io colpirò tutti voi
(Venezia, 2 Novembre '17)

The Unforgiven, by Metallica

The Unforgiven - James Hetfield (Metallica)

domenica 23 novembre 2014

Metallica, dolorosamente sentimentale

James Hetfield, cantante-chitarrista dei Metallica
Schizza ammutolito l'inchiostro in una decadente notte di natale, inspirando lo scivoloso baluardo dei Metallica. A quel tempo era tutto ancora poeticamente troppo difficile.

di Luca Ferrari

La maglietta di Ride the Lightning comprata al mercatino di Bologna. L’intero cd di …And Justice For All ascoltato in stereo in giardino. Il concerto di San Diego condiviso in vhs con due amici. Il vagabondare solitario insieme a Mama said. La rabbia umana post Turn the Page. Le lacrime immediate sulle lyrics di Fade to Black lette in treno regionale Venezia-Padova con una signora che mi guardò allibita. La ricerca libertina in Wherever I May Roam. Ricordo dopo ricordo, è un’emersione veloce. Incessante. Reminiscenze conficcate nella musica dei Metallica. C’è qualcosa di più.

Anno 1995. Una vita (quella personale) era violentemente cambiata. Un amico si era da poco trasferito a Londra e ora era tornato per la prima volta dall’Inghilterra, arrivando direttamente dal Monsters of Rock con ancora indosso la t-shirt nera comprata al Donington Park, sede del festival i cui headliner quell'anno erano proprio i quattro di Frisco. Fu l’inizio vero. Dirompente. Memorabile. Il suo racconto mi spalancò le porte della loro musica.

Il presente intanto era cambiato in modo sempre più tetro. Dentro di me non c’era più posto per l’infanzia e le sue docili certezze (o presunte tali). Alla vigilia di natale, subito dopo mezzanotte, MTV parte con lo speciale sul Monster of Rock di pochi mesi prima. Vedo per la prima volta i Four Horsemen più o meno in diretta. James Hetfield non ha la solita chioma ma una lunga coda biondastra con i fianchi della testa rasati. Jason Newsted ha i capelli corti. Vanessa Warwick intervista Lars Ulrich. Dei tre spezzoni di canzoni mostrate ricordo con esattezza Harvester of Sorrow.

Resto ancora alzato, lontano dalla mia famiglia. Lontano da tutto. A distanza di non-sicurezza da qualsiasi affogante sentimento. Guardo quell’Inghilterra così lontana dai miei fragili 19 anni. Mi addormento senza alcuna fiducia nei sogni con ancora indosso un’adrenalina figlia di pochi minuti “metallicanti”, unico momentaneo baluardo contro un vuoto disarmante. Stringo il walkman. Non c'è la neve. È la notte di natale? Non più. Mi sento davvero solo nel mondo. È tutto troppo profondo. È tutto troppo dolorosamente sentimentale.

Harvester of Sorrow, live Metallica - Donington '95

un vecchio poster dei Metallica, da sx: James Hetfield, Jason Newsted e Kirk Hammet
...ascoltando i Metallica in solitudine sotto la pioggia davanti al mare d'autunno

giovedì 29 maggio 2014

Alice in Metal(lica)

Alice in Chains - (da sx) Jerry Cantrell, Mike Inez, William DuVall e Sean Kinney
Il ringhiante sound degli Alice in Chains live martedì 1 luglio al festival Rock in Rome. Sulla stesso palco, gli headliner Metallica.

di Luca Ferrari

In pochi avrebbero immaginato che la band formatasi a Seattle verso la fine degli anni '80 (ed esplosa nei Nighties) avrebbe potuto continuare (alla grande) anche dopo la tragica morte del cantante Layne Staley (1967-2002). Nel 2007 è arrivato William DuVall e la magia degli Alice in Chains è ricominciata. Oggi sono pronti per una nuova tappa nel Belpaese al Rock in Roma, martedì 1 luglio a fianco dei Metallica.

Un lungo tour quello che attende la band formata dal chitarrista Jerry Cantrell, il bassista Mike Inizez, il già citato DuVall e il batterista Sean Kinney, tra Canada ed Europa con partecipazione a svariati festival, incluso per l'appunto l'appuntamento romano. Ed è inutile nasconderlo. Sarà un evento un po' più speciale, proprio in virtù della presenza dei 4 di Frisco, da sempre grandi ammiratori degli Alice in Chains.

Apprezzati fin dagli esordi per il loro stile più dark e metal rispetto ai colleghi di Seattle, quando gli AiC sorpresero il mondo con la malinconica elegia del concerto Unplugged, in quella che fu l'ultima esibizione di un ormai spento Layne, tra il pubblico c'erano proprio loro, i Metallica.

Se la performance romana degli Alice in Chains attingerà di certo dal glorioso passato musicale di Facelift (1990), Dirt (1992) e l'album omonimo (1995), non mancheranno le sonorità dagli ultimi due album realizzati dopo l'arrivo del neo-cantante ex-Comes with the Fall: Black Gives Way to Blue (2009) e il recente The Devil Put Dinosaurs Here (2013).


Would, live 2006 by Alice in Chains feat. James Hetfield (Metallica)

Alice in Chains dal vivo
Alice in Chains

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