La musica di Tear degli Smashing Pumpkins ispira il testo "As I saw you there" © Luca Ferrari |
di Luca Ferrari
Parole. Accordi. Incursioni nell'aldilà più violentemente spaccato. Vent’anni sono tanti e non sono passati in un attimo, anzi. In questo catino sconfinato di due decadi tardo-giovanili, posso affermare di aver vissuto almeno cinque differenti esistenze. Con un carico già considerevole di cicatrici su gran parte del corpo, oggi il presente è una storia che non smette di rinnovarsi nella sua più neonatale evoluzione. Era il 12 novembre 1998 quando nel freddo di un claudicante indugiare, a Venezia, con il consueto walkman a scaldarmi, venni invaso dalle strascicate parole di Tear, cantate da Billy Corgan.
Tratta dall’ultimo album Adore (1998) della rock band The Smashing Pumpkins, la canzone (5:53) trasuda sofferte e implacabili strofe in perfetta sintonia con ciò che allora era la mia vita. Tear, parole e una musica fatta di macabra bellezza e angoscia, capaci di mescolare nel mio sangue nuovi apici di malinconia insieme a una rabbia non priva di fiochi bagliori. All’epoca scrivevo a mano solo in inglese. E infatti impressi nuovi caratteri urlanti sui miei inseparabili e grandi fogli quadrettati a colori. Insolitamente questa volta l’inchiostro andò oltre il mio classico formato di una pagina. Non so perché. Sarebbe troppo facile dire che fu l’ispirazione. Più banalmente, avevo qualcosa da dire. Sempre di più e lì, in quel giorno lo feci.
Novembre 1998. Erano gli albori di una triennale esperienza di vita che di lì a qualche mese sarebbe sfociata in un'esplosione di immortali amicizie. In quel giorno e a quel tempo però, i miei occhi erano ancora conficcati nel troppo e doloroso passato, strappati a qualsiasi ipotesi di vicinanza umana. E non c’era graffio che non diventasse subito emorragia. Era finita e avrei dovuto capirlo, ma qualcosa d'invisibile si rifiutava di estinguersi. Un’idea. Un sogno. Una volontà che anche solo immaginarla sarebbe stata un affronto alla presunzione più speranzosa. Me lo dissi. Lo impressi dentro di me… con “più lacrime di speranza”. Oggi, qui dentro, c’è qualcosa di nuovo.
Vi amo.
COME SIAMO QUAGGIÙ
Arti ingarbugliati… ciocche
di sangue
senza più digestione… sospensione
di esistenza… La mia rincorsa
(s)finita
senza altalena né crocevia… Pioggia
di drappi acquei-forme, ero
la mia indigestione di pensieri
e il tramonto nemmeno
chiedeva più scusa qualora fosse il momento
di spegnersi per sempre…
Quella era solo un estratto superficiale
della mia immaginazione
che non voleva comprendere il significato
dell'evidenza a due gambe… Quella era
solo la mia immaginazione
che passava giornate tutte uguali
a dipingere di bianco
qualche infestata orma immagazzinata… Quella
era solo la mia immaginazione
che si rifiutò di seppellire anche l’ultima
delle lacrime
Sai dirmi che giorno fosse oggi?
Non vorrei mancarti di rispetto
ma non ti crederò
per almeno il resto del mio emozionato
singhiozzare, o quanto meno
il tempo che mi ci vorrà
per stampare un menù natalizio…
... una moglie
& un bambino... (non è una metafora di finzione)
Puoi dirmi che giorno sia
il tempo che mi ci vorrà
per stampare un menù natalizio…
... una moglie
& un bambino... (non è una metafora di finzione)
Puoi dirmi che giorno sia
prima di poterti davvero incontrare
e restare accanto
per il resto della mia vita? Un tempo
la luce squarciata
mercanteggiava risposte
come se il domani fosse
il più disonesto dei ninnoli, oggi
ci siamo noi,
come se il domani fosse
il più disonesto dei ninnoli, oggi
ci siamo noi,
ma farò volentieri a meno del significato
di Paradiso
di Paradiso
per ancora molto tempo… E oggi
le nuvole lacerate sono strade incredule
che trattengono il respiro
come se fosse la nostra prima volta… Oggi
siamo noi,
con le lacrime capaci di stringersi
l'un l'altra e non indietreggiare
mai ... Oggi siamo noi
con le lacrime capaci di stringersi
l'un l'altra e non indietreggiare
mai ... Oggi siamo noi
(Venezia, 10.01, 12 Novembre ’18)
Tear, by The Smashing Pumpkins