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mercoledì 2 dicembre 2020

Iron Maiden, live The X Factor 1995

Iron Maiden - (da sx) Nico McBrain, Steve Harris, Blaze Bailey, Dave Murray, Genick Gers
Il 2 dicembre 1995 al Palasport di Pordenone, gli Iron Maiden col nuovo cantante Blaze Bailey portarono in tour il nuovo album The X Factor (1995). Un concerto "heavy epico".

di Luca Ferrari

Il rock aveva iniziato a scorrere possente e straripante dentro la mia anima. Adesso era giunto il momento di fare sul serio. Adesso era arrivato il giorno del mio primo grande concerto rock e non potevano essere che loro a "battezzarmi", gli Iron Maiden. Una band sentita vicina fin dalle prime immagini e note. Non ancora diciannovenne, salii in macchina insieme a una mia amica, i cui gentili genitori ci accompagnarono fino in Friuli. Loro a passeggio e a mangiarsi una pizza, noi stretti in coda per almeno un paio d'ore in attesa di entrare. Il 2 dicembre 1995, al Palasport di Pordenone sbarcarono gli Iron Maiden orfani del "fuggitivo" Bruce Dickinson, pronti a conquistare il pubblico con il nuovo cantante, l'ex-Wolfsbane Blaze Bailey

Ho passato sullo scanner gli articoli di giornale incollati su di una delle mie tante e vecchie agende. Non ho voluto rileggere nulla. Qui parliamo di emozioni ancora vivide dentro di me. Inizia lo show. Non fu una giornata particolarmente fredda ma gli ottobre primaverili di questi ultimi anni durante i Nighties erano un'utopia. Mentre si aspettava, cercavamo qualche faccia magari conosciuta. Niente telefoni. Niente di niente. Si aspettava cantando e parlando. Nulla di più. Poi ecco qualcuno come noi, proveniente dal Lido di Venezia. Un amico che già parlava di voler vedere i Megadeth. Un ritrovarsi lontano rimandando all'indomani la condivisione del dopo-concerto.

Ci siamo. Inizia lo show. Aprono le danze i fedelissimi e possenti scozzesi The Almighty di Ricky Warwick, spesso in tour con i Maiden. Indimenticabile le espressioni del gasatissimo bassista Floyd London. Fino a quel momento eravamo tutti seduti in platea. Ricordo un po' la mia sorpresa al riguardo. Dopo il break, ecco le luci spegnersi. Come un esercito, pacifico e metal, d'improvviso tutti si tirarono subito in piedi alla prima nota di Sign of the Cross, direttamente dal nuovo album The X Factor, perfetta per iniziare un live. E non appena la musica salì di tono, la ressa fu talmente potente che dovremmo spostarci sugli spalti, godendoci il concerto comunque alla grande.

Non posso citare con esattezza le canzoni che suonarono. Per la scaletta ci sono gli articoli qui incollati e internet. Falling Down e Lord of the Flies del nuovo album, di sicuro, e le ricordo bene. Dei pezzi storici Run to the Hills, di cui anni prima mi ero comperato una t-shirt senza quasi conoscerli, e poi Hallowed be Thy Name, e la poetica Fear of the Dark, dall'omonimo album (1992). Un minicerchio della mia vita personale è racchiuso in quest'ultimo disco. Non solo fu il primo album rock che ascoltai ma la mia compagna di concerto con cui scandimmo le canzoni dei Maiden a Pordenone, la conobbi al tempo in cui indossava una maglia a manica lunga con la copertina (splendida) di quello strepitoso disco.

Una squadra perfetta quella degli Iron Maiden. Un Blaze Bailey galvanizzato cui i metal fan più esigenti gli riconobbero carisma ed eccellenti qualità canore. Al suo fianco, i due chitarristi Dave Murray (solista) e Janick Gers, infaticabili esecutori di riff e corse su e giù per il palco. Alla batteria, come sempre Nicko McBrain. E il direttore d'orchestra, ovviamente lui, il fondatore della band: Steve Harris. Fu il primo che vidi apparire sul palco. Ricordo con estrema nitidezza che pensai subito: "My god, è quello delle riviste di musica" (in riferimento a una copertina sul mensile HARD! dove era in prima pagina insieme al cantante dei Guns 'n' Roses). La musica degli Iron Maiden l'ho sempre sentita amichevole e sincera.

Le mani alzate. Il romanticismo degli accendini. Il mostruoso Eddie. Gli applausi scroscianti. E d'improvviso da quel pubblico visto nei videoclip in televisione, adesso c'eravamo anche noi. E poi il ritorno in due tappe poiché all'epoca non c'erano più ferryboat per raggiungere le nostre case. E anche quello fu parte autentica del concerto. Nel ripensare, riascoltare. Parlarne. Immaginare anche il futuro, se li avremmo ancora ascoltati (e visti) a distanza di anni. Lasciammo la macchina, e poi via di passeggiata fino a piazza San Marco (non esattamente due passi) per prendere il vaporetto. Niente app per controllare orari. Solo il passo svelto con la speranza di non dover aspettare troppo ma ehi, avevamo appena visto gli Iron Maiden. Che cosa si poteva chiedere di più in quel momento?

Il rock aveva cambiato la mia vita per sempre. Con la sola eccezione del corale Beach Bum Rock Festival di Jesolo (4-6 luglio) vissuto pochi mesi prima, il live degli Iron Maiden a Pordenone il 2 dicembre 1995 fu il mio primo grande concerto. Fu un'emozione indescrivibile. Mi sentivo a mio agio lì nel mezzo e allo stesso tempo stranito durante la performance, chiedendomi continuamente come si potesse assistere a un simile spettacolo e tornare poi alla vita comune come se niente fosse ma quello era il tempo delle domande infinite. Quello era il tempo di un'epica tutta da scrivere e del dolore umano più autentico, sviscerato da atroci ferite del passato che il rock mi aiutò a prendere definitiva coscienza. Adesso ci camminavo dentro e da allora non mi sarei più fermato.


DICHIARAZIONE LIVE DEL MIO SANGUE SGOMINATO


Frastuono esteso 

in un'alba  di emancipazione ribelle 

e ordinata... Carovana

senza incomprensioni emotive... Presi 

il mio tempo, sono consapevolmente libero

di far combaciare il mio sangue...


Tengo strette la mie paure,

ne ho ancora una moltitudine

e le grida adesso

sono caverne senza nuvole né silenziatori


Sulla mia piccola strada

c'era ancora qualche strascico di fede,

nessuna insenatura affilata

e qualche pagina umida

dei giorni rimasti... sulla

mia testa l'esplosione

un flusso continuo... Non

sono ancora pronto

per raccontarvi così tanto

di me stesso... Sono sempre 

più confidente

a togliere ogni rampone dalle montagne

e chiarirmi con la mia dipendenza

di libertà... Sono in ascesa spropositata

contro chi mi ha sepolto vivo


Schizzano saette

da uno sguardo all'altro... Siamo

tutti arrivati

nello stesso macro-secondo... Lo

spettacolo domani

sarà già un altro crocevia

e avrò di nuovo chiuso

la mia porta... A quali risposte

potrò appellarmi

per evitare lo scontro quotidiano?

Quello fu l'inizio

della mia strada... Quella

fu la regola

a un'esternazione disciolta... L'isolamento

di una cascata

è la nostra isola di purezza... Il sangue

non è più un tesoro di cui (ir)ridere,

adesso 

stavo cominciando a dire chi fossi...

(Venezia, 2 Dicembre '20)


Iron MaidenMan on the Edge

L'articolo degli Iron Maiden prima del concerto a Pordenone © Luca Ferrari
Il biglietto del concerto degli Iron Maiden © Luca Ferrari
L'articolo sul concerto a  Pordenone degli Iron Maiden © Luca Ferrari

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