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venerdì 2 dicembre 2022

Neil Young, la (mia) grande e poetica storia di Harvest

Neil Young e il vinile di Harvest (1972) © Luca Ferrari

Le canzoni imparate a memoria. Il vinile regalato. Il viaggio in Canada scandito da quell'album. Autentica colonna sonora della mia vita, Harvest (1972) di Neil Young compie 50 anni,

di Luca Ferrari

Semplice. Acustico. Poetico. Nella storia del rock ci sono dischi che attraversano un'intera esistenza. Harvest (1972) di Neil Young, primo album solista dell'artista canadese, è di sicuro uno di essi. Comprata la cassetta originale, iniziai ad ascoltarlo nella primavera del 1996. Ci mise poco ad entrarmi talmente dentro, tanto da spingermi a comperare il libro NEIL YOUNG - Testi con traduzione a fronte (Arcana Editrice), per poter cantare (...) tutte le canzoni nella solitudine della mia stanza. Un esercizio talmente ben riuscito e fatto centinia di volte, che ancora oggi le ricordo tutte parola per parola. Una pratica così vissuta che dell'intero volume, le uniche pagine strappate sono proprio quelle dell'album Harvest.

Quello che all'epoca ancora non sapevo, è che Harvest sarebbe diventano uno dei dischi più importanti della mia vita, e oggi, 2 dicembre 2022, in occasione del 50° anniversario della sua uscita, vi racconto il perché. E per iniziare al meglio, un assaggio delle lyrics...

"Think I'll pack it in
and buy a pick-up
Take it down to L.A.
Find a place to call my own
and try to fix up
Start a brand new day [...]"

Una chitarra lenta si fa strada nel silenzio, "Credo che farò i bagagli/ E comprerò un furgone/ Lo porterò a Los Angeles/ Troverò un posto da chiamare mio/ E cercherò di sistemarmi/  Iniziare un nuovo giorno". Inizia così il testo di Out on the Weekend, la prima canzone dell'album Harvest, sincero manifesto di chi fosse alla ricerca di una nuova vita ed era pronto a partire. Se mai delle parole mi avessero potuto fotografare, la successiva strofa resterà un'indelebile istantanea: "Guardate il ragazzo solo/ In giro per il weekend... Non sa trovare la gioia/ Vorrebbe parlare e neanche comincia a dire".

"[...] See the lonely boy,
out on the weekend
[...] Can't relate to joy,
he tries to speak and
Can't begin to say [...]"

A momenti alterni della mia vita, Harvest continuò a pizzicare le corde più dolcemente malinconiche della mia vita fino al giorno in cui le note uscirono definitivamente dallo spartito, guadagnando gli spazi originali. Sì, arrivò il giorno di un atteso e lungo viaggio/reportage in Canada, e sebbene non previsto in modo così netto, tutte le canzoni dell'album Harvest divennero la colonna sonora di quella epica traversata su gomma, dal Quebec fino all'isola del Principe Edoardo. Canzone dopo canzone, miglio dopo miglio, panorama sconfinato dopo panorama, tutto quello che un giorno era solo un'ispirazione nella mia mente si stava trasformando nella più grande realtà d'amore condivisa. 

On the road in Canada ascoltando Neil Young © Luca Ferrari

L'omonima canzone che dà il titolo all'album, non mi ha mai del tutto conquistato rispetto ad altre, anche se il ritornello l'ho sempre sentito molto mio: 

Dream up, dream up,
let me fill your cup
With the promise of a man - .

Sogna, sogna/ Lasciami riempire la tua coppa/ Con una promessa d'uomo.

Terza track del disco è forse la canzone che mi ha sempre detto poco o nulla, A Man Needs a Maid. Di tutt'altro spessore le tre successive. Un'overdose di semplice intensità. Si comincia con Heart of Gold. Una ballata alla ricerca di qualcosa, sublimata negli eloquenti versi "I crossed the Ocean/ For a Heart of Gold". Adesso immaginatevi di aver fatto esattamente questo, ed essere contemporaneamente nella terra natia del rocker, il Canada, ascoltando la suddetta al fianco di colei con cui vi siete appena giurati amore eterno. La successiva è ancora (se possibile) più emblematica, Are You Ready for the Country?, per poi chiudere con Old Man, autentico manifesto di Neil Young (e del sottoscritto).

"[...] Old man, look at my life
I'm a lot like you were
Old man, look at my life I'm a lot like you were
Old man, look at my life
Twenty four and there's so much more
...
[...] Old man, take a look at my life, I'm a lot like you
I need someone to love me the whole day through
Ah, one look in my eyes and you can tell that's true [...]".

Un'anima turbata, e probabilmente fuori posto. Molti anni dentro a dispetto di quelli mostrati sul volto. E quasi gridando, "Uomo vecchio, guarda la mia vita. Ti assomiglia molto. Ho bisogno di una persona che mi ami. Ah, guarda nei mei occhi e potrai scoprire che è vero". Nel trascrivere il testo originale sento la canzone nella mia testa. Rivedo le mie inquietudini segnare ogni singolo passo solitario, e poi camminare in una terra senza fine insieme a quelle stesse canzoni. Sì, io e quel vecchio uomo ci assomigliamo ancora. Siamo gli stessi e siamo diversi. Siamo unici.

Chiudono l'album There's a World, quasi un anno inno alla solitudine, la politicizzata Alabama e infine, la generazionale The Needle and The Damage Done. Una song estremamente delicata per rimarcare i pericoli della dipendenza da droga, "I've seen the needle and the damage done A little part of it in everyone But every junkie's like a settin' sun" (IT) "Ho visto l'ago e il danno fatto Un po' di questo è in ognuno di noi Ma ogni tossico è come un sole che tramonta". Altre reminiscenze di primavere senza domani. Cantilenate su richiesta, ma senza nessuna fiducia che il domani potesse essere qualcosa di diverso da una nuvola in pellegrinaggio costante. 

Neil Young è sempre stato un vecchio per quelli della mia generazione che l'hanno scoperto quando aveva già una certa età, logico dunque che una simile canzone rientrasse in quell'alone di consiglio-rock che in pochi eletti sanno dare con credibilità e coerenza. Feci la conoscenza della sua musica alla soglia dei suoi 50 anni, quando realizzò un disco insieme ai Pearl Jam, Mirror Ball (1995). Oggi, alla veneranda età di 77 anni da poco compiuti, è ancora sul palco. Da solo, con i giovani Promise of the Real, e sempre al fianco dei suoi sodali Crazy Horse con cui ha appena sfornato l'ennesimo nuovo lavoro, World Record (2022).

Il 2 dicembre 2022 l'album solista di Neil Young, Harvest, ha compiuto 50 anni. Tra i miei storici cd, compare un solo vinile, regalatomi da un amico tanto tempo fa, a Latina. Per me Harvest è una voce solitaria con una chitarra che non sono mai riuscito a suonare. Mai avuto feeling con la musica. Qualche timido tentativo e poi solo scrittura, eppure quelle canzoni non mi stancavo mai di cantarle quando ero solo. Come se fossero un elisir per connettermi con quanto di più autentico ci fosse dentro di me, o semplicemente per prendermi una pausa dalle costanti lacerazioni interiori. Canzoni che hanno viaggiato fino a ricongiungersi non uno con un cuore, e nemmeno con due ma... Oggi, decisamente molto più di una volta caro Old Man, la tua vita mi assomiglia e non potrei essere più profondamente felice.

IL RACCOLTO DELL'ANIMA

ho venduto

tutto quello che è servito

per costruire

le loro case, a me

dovrebbe essere rimasta

l’autenticità

sono tornato troppe volte

rispetto ai miei desideri

di fuga… un giorno

ho iniziato a raccontarlo

e ho scoperto

una storia che non

c'entrava nulla con la solitudine già al largo

non sono più capace

di camminare da solo… ho

già avuto il meglio,

adesso semplicemente

sono un uomo diverso…nessuno

racconta ciò che fatto,

allora è tutto vero… forse

un giorno

ti chiederò di farlo

oggi la terra

non parla le parole

della pioggia… mi devo

assentare, non

me ne voglio più andare
… ci siamo

mai incontrati durante

un tuo rimasuglio interiore?

Sono certo

di non aver mai ascoltato

i consigli del muretto a ridosso delle onde… Non ero certo

ci saremmo finalmente incontrati,

… ma allora era proprio vero,

una fusione di sole e dolore, qualche pagina senza filigrana e un respiro raccolto durante il cambiamento

di una storia...

(Venezia, 2 Dicembre 2022)

Old Man, Neil Young

I testi "vissuti" di Harvest del libro su Neil Young © Luca Ferrari

A zonzo per il Canada ascoltando Harvest di Neill Young © Luca Ferrari

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