Le Spice Girls nel video (How Does It Feel to Be) On Top of the World
Nella logorante estate 1998 la serenità era un'utopia fino a quando non arrivarono le Spice Girls e altre band inglesi a cantare insieme (How Does It Feel to Be) On Top of the World.
Echo and the Bunnymen, Ocean ColourScene, Space e le travolgenti Spice Girls, insieme nella canzone (How Does It Feel to Be) On Top of the World. Quattro band unite per tifare e sostenere la nazionale di calcio dell'Inghilterra alle soglie del Mondiale 1998. Quella era la squadra della generazione d'oro, che nonostante stelle di primissima grandezza, non andò oltre gli ottavi di finale, e liminati dall'Argentina nonostante il gol capolavoro del diciottenne Michael Owen. Quel singolo però, fotografa un periodo d'oro dove l'Europa guardava a Londra e l'Inghilterra
Serenità. Spensieratezza. Allegria. Tutte qualità che a 22 anni sarebbe stato bello possedere ma non era proprio così, anzi. Il 1998 fu l'anno horribilis che spazzò via quanto di buono stavo tentando faticosamente di ricostruire. Eppure, in quella estate così insopportabilmente calda e martoriata, mitigata (in minima parte) dalla costante attività del Servizio Civile, quelle cinque ragazzine britanniche così lontane dai miei canoni musicali, riuscirono a regalarmi qualche minuto di leggerezza, sognando e immaginando di come ci si dovesse sentire a essere sul tetto del mondo, insieme ad amici
Il clima che si respira nel video è di un'autentica festa, con tutti i musicisti presenti che giocano con i veri calciatori dell'epoca (tra cui Shearer, Beckham, Fowler, Seaman), passando da essere bambini agli attuali adulti. Scena cult, la baby Spice Emma Bunton che come un coniglietto salta fuori da una culla prima piccolina, e poi Spice con le zeppe. La voce di Melanie C è sempre quella che spacca, ma sono tutte le band a brillare/brindare, come dei bimbi al parco. Scherzano, corrono e giocano, e alla fine si abbracciano augurando alla loro Inghilterra di diventare campione del mondo.
UNA VOCE INSIEME
Che ne è stata di quella resistenza e i colori delle panchine? Guardate quel parco giochi, non ci sono più promesse e la pioggia è solo un tiro al bersaglio per progettisti senza intraprendenza...
Ho nascosto le mie miniere, ho illuminato le albe con l’acqua fino alla mia gola… era tutto così fiabescamente abbandonato… Le unghie spettinate e nessuna caramella al latte con cui credere nella consegna di una lettera dal domani
Vuoi pendermi per le mani? Vorresti salire da qualche parte né libri di scorta alle tavolate condivise? Potrei essere ancora io l’inizio della mia storia... Potremmo essere tutti insieme...
Ci crederesti a quello che ti sto raccontando? Vuoi concedermi la tua meraviglia per quello che sta roteando sopra zattere con le nostre abbreviazioni
Vuoi dirmi che un giorno ci rincontreremo? Non voglio le tue promesse, solo le strisce pedonali delle tue salite... I sorrisi delle mie pagine nascoste adesso sono diari aperti dove c'è posto anche per voi (Venezia, 18 Giugno ’21)
England United - (How Does It Feel to Be) On Top of the World
Mel B (Spice Girls) nel video (How Does It Feel to Be) On Top of the World
Ian McCulloch (Echo & the Bunnymen) nel videoclip
Il portiere David Seaman nel video (How Does It Feel to Be) On Top of the World
Emma Bunton (Spice Girls) nel video (How Does It Feel to Be) On Top of the World
Tagliente. Beffarda. Oscuramente solitaria. È Cut You In (Boogy Depot, 1998) di Jerry Cantrell (Alice in Chains). "[...] Ho lasciato i miei pensieri in folle/ Che altro potevo fare?".
C'è chi non segue le mode. C'è chi va per la sua strada e per quanto solitaria possa essere, se ne frega e va sparato secondo le proprie regole. Lui è così, Jerry Cantrell. Il 31 marzo 1998 il chitarrista e seconda voce degli Alice in Chains pubblicoò il suo primo album solista: Boggy Depot. Un disco ruvido e grezzo. Ad accompagnarlo ai tamburi, sempre lui, Sean Kinney, batterista AiC, mentre al basso si alternano Mike Inez (AiC), e due maestri delle quattro corde: Les Claypool, bassista-cantante degli indefinibili Primus, e il possente Rex Brown, dei trash-metal Pantera, qui presente in cinque tracce.
Il 1998 è un anno difficile per il rock e ancor di più per la scena musicale di Seattle. Il Brit pop dilaga. L'impegno sociale soccombe alle regole edonistico-commerciali di MTV. A febbraio è uscito Yield, quinto album dei Pearl Jam ma la band sembra fragile e come un tempo (o almeno così sembra, ndr). Sembrano già dei dinosauri. I Soundgarden si sono sciolti. I Nirvana, purtroppo e ovviamente, vivono di sole nostalgie. A dispetto della superba performance nel concerto unplugged, Layne Staley è sempre più assente. In attesa che si compia un nuovo corso (e destino) degli Alice in Chains, il chitarrista-cantante Jerry Cantrell esce con il suo primo album solista: Boggy Depot.
Il video esce subito dai ranghi del politically correct, con un Jerry dalla sempre chioma lunghissima, che ottenuto un passaggio, alla prima occasione sgomma via lasciando il padrone dell'auto appiedato, e per di più, sceso dal mezzo per soccorrere qualcuno in pericolo. Si alternano personaggi ai margini tra inseguimenti e giovincelli di provincia. Lì nel mezzo, un uomo che non fa domande e non dice niente di sé. Guida, accelera e semina la polizia. Non c'è una destinazione. Non c'è alcun domani. C'è solo un presente fatto di incertezze e scontri con l'oscurità in costante avvicinamento. Questa è Cut You In di Jerry Cantrell. E queste sono le mie poetiche ripercussioni...
RITAGLI DI IDENTITÀ AFFOGANTE
non mi sono spiegato, è stato un errore … Me ne sono andato con le parole ma non è mai stato abbastanza
Non mi sono fermato e ve ne siete approfittati… ho lasciato i miei pensieri in folle, e che altro avrei dovuto fare?
Scorze di roccia dattilografate sulle mie albe meno rigeneranti, scelte plebeo-aristocratiche nel riverbero dell’ennesimo miglio dimenticato
Sono assonnato e ancora molto arrabbiato, perché allora non dovreste sorridermi?
Sulle mie spalle, tutti gli spifferi martoriati delle vette senza conclusioni… In questo giovane ricordo mi riserbo il diritto di impedire qualsiasi nuova conversione della polvere... Sei ancora in ascolto, o le mie emozioni sono già state cancellate dall'altrui scontata esuberanza?
il falso mito del produttivo West mi ha reso collegialmente avverso… Non avevo nessuna voglia di stare insieme a voi, testimone superfluo delle vostre intenzionali girandole più stupidamente giovanili
...Il tramonto mi stava aspettando. Una discarica interiore a cui rivolgermi… Adesso non c’è più nessuno e posso davvero ricominciare (Venezia, 9-10 Giugno ’21)