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giovedì 10 giugno 2021

I Cut You In, Jerry Cantrell

Tagliente. Beffarda. Oscuramente solitaria. È Cut You In (Boogy Depot, 1998) di Jerry Cantrell (Alice in Chains). "[...] Ho lasciato i miei pensieri in folle/ Che altro potevo fare?".

di Luca Ferrari

C'è chi non segue le mode. C'è chi va per la sua strada e per quanto solitaria possa essere, se ne frega e va sparato secondo le proprie regole. Lui è così, Jerry Cantrell. Il 31 marzo 1998 il chitarrista e seconda voce degli Alice in Chains pubblicoò il suo primo album solista: Boggy Depot. Un disco ruvido e grezzo. Ad accompagnarlo ai tamburi, sempre lui, Sean Kinney, batterista AiC, mentre al basso si alternano Mike Inez (AiC), e due maestri delle quattro corde: Les Claypool, bassista-cantante degli indefinibili Primus, e il possente Rex Brown, dei trash-metal Pantera, qui presente in cinque tracce. 

Il 1998 è un anno difficile per il rock e ancor di più per la scena musicale di Seattle. Il Brit pop dilaga. L'impegno sociale soccombe alle regole edonistico-commerciali di MTV. A febbraio è uscito Yield, quinto album dei Pearl Jam ma la band sembra fragile e come un tempo (o almeno così sembra, ndr). Sembrano già dei dinosauri. I Soundgarden si sono sciolti. I Nirvana, purtroppo e ovviamente, vivono di sole nostalgie. A dispetto della superba performance nel concerto unplugged, Layne Staley è sempre più assente. In attesa che si compia un nuovo corso (e destino) degli Alice in Chains, il chitarrista-cantante Jerry Cantrell esce con il suo primo album solista: Boggy Depot.

Il video esce subito dai ranghi del politically correct, con un Jerry dalla sempre chioma lunghissima, che ottenuto un passaggio, alla prima occasione sgomma via lasciando il padrone dell'auto appiedato, e per di più, sceso dal mezzo per soccorrere qualcuno in pericolo. Si alternano personaggi ai margini tra inseguimenti e giovincelli di provincia. Lì nel mezzo, un uomo che non fa domande e non dice niente di sé. Guida, accelera e semina la polizia. Non c'è una destinazione. Non c'è alcun domani. C'è solo un presente fatto di incertezze e scontri con l'oscurità in costante avvicinamento. Questa è Cut You In di Jerry Cantrell. E queste sono le mie poetiche ripercussioni...

RITAGLI DI IDENTITÀ AFFOGANTE

non mi sono spiegato,
è stato un errore
… Me ne sono andato
con le parole
ma non è mai stato abbastanza

Non mi sono fermato
e ve ne siete approfittati… ho
lasciato i miei pensieri
in folle, e che altro
avrei dovuto fare?

Scorze di roccia dattilografate
sulle mie albe meno rigeneranti,
scelte plebeo-aristocratiche
nel riverbero
dell’ennesimo miglio dimenticato

Sono assonnato
e ancora molto arrabbiato,
perché allora
non dovreste sorridermi?

Sulle mie spalle,
tutti gli spifferi martoriati
delle vette
senza conclusioni… In
questo giovane ricordo
mi riserbo il diritto
di impedire
qualsiasi nuova conversione
della polvere... Sei ancora
in ascolto, o le mie emozioni
sono già state cancellate
dall'altrui scontata esuberanza?

il falso mito del produttivo West
mi ha reso
collegialmente avverso… Non
avevo nessuna voglia
di stare insieme a voi, testimone
superfluo delle vostre
intenzionali girandole
più stupidamente giovanili

...Il tramonto mi stava aspettando.
Una discarica interiore
a cui rivolgermi… Adesso
non c’è più nessuno
e posso davvero ricominciare
                                                 (Venezia, 9-10 Giugno ’21)

Jerry Cantrell, Cut You In

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