I Porno for Pyros del geniaccio Perry Farrell sfornano Hard Charger, primo travolgente singolo della colona sonora film "Private Parts" (1997), biopic sul deejay Howard Stern.
Ci sono canzoni che colleghiamo a una stagione in particolare. Se non c'è mattinata d'inverno dove non potrei non ascoltare Rusty Cage dei Soundgarden o una serata solitaria conclusa sotto le stelle a farmi crogiolare da Hunger Strike dei Temple of the Dog, sono anni ormai che d'estate mi torna sempre una insana e incredibile voglia di ascoltare Hard Charger dei Porno for Pyros, la band che Parry Farrell fondò insieme al sodale batterista Andy Perkins, dopo aver sciolto i leggendari Jane's Addiction.
Ad accompagnarli nel travolgente videoclip, un altro fuoriuscito dalla suddetta band, il chitarrista Dave Navarro, all'epoca militante nei Red Hot Chili Peppers, e Flea, il funambolico bassista dei RHCP. Una formazione a dir poco fantasmagorica e capace d'incantare per sound e carisma. Una performance per un film e un personaggio molto controverso, con un risultato a dir poco esplosivo. E se il videoclip del video non vi basta, date un occhio anche al doppio live Hard Charger + Mountain Song, celebre song dei Jane's Addiction, in occasione di uno speciale su Howard Stern.
PRIMA DEI MIRACOLI
Ecco un’altra giornata impermeabile alle leggende, … schizzano i perché dei tradimenti... dalle stelle, una corte serrata gli ombrelli ...il loro rifiuto ha fatto infuriare i puma ammassati nei tanti fasulli pozzi "sanPatriziani"... Hai mai incontrato qualcuno che ha benedetto il tuo cammino senza volere nulla in cambio?
Un giorno farò vedere a qualcuno i miei bersagli... ... prim’ancora dei miracoli scriverò una lista di bagagli…me la porterò sempre dietro insieme a qualche pietra di quella baia La scelta è davvero difficile… ma cos’è che i poeti hanno voluto dirci? Se mettessi nella stessa stanza un tuono e un sacchetto di terra, che cosa succederebbe alle costellazioni che ancora non so riconoscere? Magari adesso mi direte che siamo tutti inventori e chiunque può permettersi di alleviare le strade…mentre ci pensate, io sognerò ancora di passare qualche tempo in una dimensione condivisa Anche se ci fossimo conosciuti dopo secoli nei fondali oceanici, il suo estro geniale non avrebbe molto da aggiungere a queste righe, Potrebbero volerci ancora molto tempo…Potrebbe darsi che le clessidre abbiano esaurito le loro scelte (Venezia, Luglio 2001-Agosto 2022)
Stars - la cantante dei Cranberries, Dolores O' Riordan
Nell'autunno di vent'anni fa, a Roma, comprai il greatest hits dei Cranberries, "Stars - The Best of 1992-2002)"... ed ecco che l'oscurità si fece più luminosa che mai.
Ho sempre amato guardare il cielo, specie se con le nuvole o notturno con le stelle. Da quando Stars dei Cranberries sbarcò nel mio udito, in un atipico autunno romano, non ho mai trovato una canzone che potesse accompagnarmi meglio nelle serate volutamente passate con lo sguardo all'insù, a cominciare dal fatidico 10 agosto e la notte delle stelle cadenti. Creatori di un rock sempre molto sofferto e allo stesso tempo dolce, passarono pochi mesi, e quella canzone, Stars, riuscì anche ad ascoltarla dal vivo, a Firenze, dove nel frattempo mi ero trasferito. Un concerto doveDolores O' Riordan (1971-2018), ci regalò un'intensa performance, e al cui pensiero, la sua dipartita è ancora più dolorosa.
Insieme a New New York, Stars era l'unica canzone nuova nell'album della rock band irlandese. Non ero mai stato un loro fan assiduo, ma ci sono dischi che alle volte escono nel momento giusto della tua vita. In un'epoca dove Youtube non esisteva e la musica si downlodava poco, comprarsi il CD era ancora la strada ideale per ascoltare musica. Quell'album inoltre, segnò la neonata amicizia con due ragazze della città eterna, e mi caricò di tante e opposte emozioni. Bastò un ascolto e Stars e i The Cranberries divennero parte vibrante della mia vita. Non scriverò nulla di nuovo oggi. La parola all'ispirazione originale, direttamente da quel primo ascolto nell'ottobre 2002...
Il mio battesimo col rock iniziò trent'anni fa esatti, nell'agosto 1992. A scandire la rivoluzione culturale, gli Iron Maiden e il loro ultimo album (all'epoca), il capolavoro Fear of the Dark.
“When I'm walking a dark road/ I am a man who walks alone” finiva così l'ultima canzone di Fear of the Dark, l'omonimo album del gruppo heavy metal inglese, Iron Maiden. Una strofa che senza saperlo, nei miei timidi 15 anni, avrebbe presto segnato il mio imminente futuro. Già, perché quello storico (e strepitoso) album (1992) fu il primo disco rock che ascoltai per intero. Arrivatami in mano da un amico d'infanzia sotto forma di cassetta duplicata, ci misi poco a dimenticarmi di Beatles e The Doors, trovando nel rock contemporaneo la mia dimensione più autentica. Perché un sound mi potesse davvero entrare dentro, c'era bisogno che la band che sentissi mia e la potessi vivere nel mio tempo.
E prima ancora di fare la conoscenza Guns 'n' Roses, Nirvana e Pearl Jam, arrivarono loro: gli Iron Maiden, con uno dei loro migliori album in assoluto: Fear of the Dark, tanto melodico quanto oscuro. Formazione in forma smagliante con Bruce Dickinson alla voce, Dave Murray e Janick Gers alle chitarre, Nico McBrain alla batteria e Steve Harris al basso. L'anno successivo mi sarei comprato la prima t-shirt a tema, la copertina dell'album The Number pf the Beast, e non potevano che essere loro, nel dicembre 1995, a mutazione rock completata, la prima band che avrei visto dal vivo, con Blaze Bailey alla voce al posto di Bruce Dickinson, in un epico concerto al palazzetto dello sport di Pordenone.
Tornando al soggetto dell'articolo, Fear of the Dark contiene 12 tracce. Una dopo l'altra, si ascoltano tutte d'un fiato.
Be Quick or Be Dead – 3:25 (Bruce Dickinson, Janick Gers)
From Here to Eternity – 3:38 (Steve Harris)
Afraid to Shoot Strangers – 6:56 (Steve Harris)
Fear Is the Key – 5:36 (Bruce Dickinson, Janick Gers)
Childhood's End – 4:40 (Steve Harris)
Wasting Love – 5:51 (Bruce Dickinson, Janick Gers)
The Fugitive – 4:54 (Steve Harris)
Chains of Misery – 3:38 (Dave Murray, Bruce Dickinson)
The Apparition – 3:54 (Steve Harris, Janick Gers)
Judas Be My Guide – 3:09 (Bruce Dickinson, Dave Murray)
All'epoca i cd erano un lusso che non tutti si potevano permettere e il più delle volte, la propria discografia era composta da cassette non originali, dando poi sfogo alla propria verve grafica nel ricopiare con pennarelli le copertine originali. Ricordo ancora che in quella MC, la prima canzone del lato B era The Fugitive. Questa, così come la prima track del disco mi entrarono subito in circolo, seguite dalla commovente Afraid to Shoot Strangers e la canzone omonima del disco. Iniziai un ascolto e poi un altro ancora. Fu così per tutto quell'agosto di trent'anni fa. Chiuso nel mio walkman, una forza nuova si stava facendo strade dentro di me, disegnando nuove costellazioni e raccogliendo pezzi di stella abbandonati.
The fugitive, il fuggitivo. Penso di essermi sentito così per molto tempo e una parte di me lo è ancora. In fuga dalle mie debolezze. In fuga da persone spregevoli. In fuga da tutto quello che non rendesse giustizia al mio dolore nascosto. Le prime parole del testo erano così cupe e autunnali, perfettamente in linea con una parte della mia natura. On a cold October morning/ As frost lay on the ground/ Waiting to make my move/ make no sound. Un rock pestato e duro. Sì, in qualche modo gli Iron Maiden diedero il via alla mia fuga "statico-cida". Allentarono catene. Certi dolori non si cancelleranno nemmeno con l'amore di chi ti sta accanto, e lo so bene, e allora, prima del ritornello finale, scandisco queste parole e le faccio nuovamente mie: But if I ever prove/ My innocence some day/ I've got to get them all to make them pay.
Curiosità sul mio rapporto coi Maiden. Ci sono momenti in cui c'è bisogno di fermarsi. Cambiare per ritrovare ciò che si è. Accadde a Bruce Dickinson, partito per diversi e differenti progetti solisti (5), destinati a terminare quando capì che era tempo di ricongiungersi con la sua natura metal. Accadde anche al sottoscritto, che dopo quasi un biennio alla ricerca di sonorità meno datate, ritrovò la perduta via proprio grazie un album degli Iron Maiden, o meglio l'album del ritorno di Bruce Dickinson e Adrian Smith negli Iron Maiden, Brave New World (2000). Prima di chiudere, un ulteriore dettaglio su Fear of the Dark, perché non fu solo la musica a legarmi a questa band, ma anche la componente umana.
Fear of the Dark ha una copertina a dir poco fantastica. Il mostro Eddie prende vita da un albero con una sinistra espressione. Agli sgoccioli di una vita smarrita, mi capitava di vedere spesso una ragazza che indossava una maglietta a manica lunga nera con riprodotta l'intera copertina dell'album. Lì per lì non potevo saperlo, ma nel giro di qualche mese ci conoscemmo, diventammo grandi amici, andando insieme a vedere gli Iron Maiden due volte. Oggi, a distanza di 30 anni dall'uscita di quel disco fantastico, siamo ancora grandi amici, e chissà, magari un giorno, se i Maiden dovessero tornare dalle nostre parti, potremo aggiornate i nostri live. Nell'attesa, mi riconnetto con i miei pochi anni di allora, chiamando al cospetto della mia ispirazione, quello che ho dannatamente dentro e molto di più...
“When I'm walking a dark road/
I am a man who walks alone”
eternità da ruscello,
infanzia tradita... ho cancellato
tutte le vostre traduzioni,
sono rimasto al buio
e ho avuto ancora paura,
non c'erano stelle
né dispersivi buchi neri…sono rimasto
all'ombra del sangue lacerato
… mi sono strappato
le radici... quando le montagne
si sono sbriciolate
non ho voluto spostare
le mie ragioni… dovreste
riconoscermi anche voi,
dovreste farmi sapere
quanta pelle della mia anima
è ancora attaccata
ai vostri coltelli… i passi
si fanno espressioni privatizzate
e personali… a tutte
quelle nuvole
che hanno lasciato libero spazio
ai rigurgiti, non ho rime
ma solo secchi di vernice