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venerdì 5 agosto 2022

Fear of the Dark, l'innocenza oscura degli Iron Maiden

Il disco Fear of the Dark degli Iron Maiden

Il mio battesimo col rock iniziò trent'anni fa esatti, nell'agosto 1992. A scandire la rivoluzione culturale, gli Iron Maiden e il loro ultimo album (all'epoca), il capolavoro Fear of the Dark.

di Luca Ferrari

“When I'm walking a dark road/  I am a man who walks alone” finiva così l'ultima canzone di Fear of the Dark, l'omonimo album del gruppo heavy metal inglese, Iron Maiden. Una strofa che senza saperlo, nei miei timidi 15 anni, avrebbe presto segnato il mio imminente futuro. Già, perché quello storico (e strepitoso) album (1992) fu il primo disco rock che ascoltai per intero. Arrivatami in mano da un amico d'infanzia sotto forma di cassetta duplicata, ci misi poco a dimenticarmi di Beatles e The Doors, trovando nel rock contemporaneo la mia dimensione più autentica. Perché un sound mi potesse davvero entrare dentro, c'era bisogno che la band che sentissi mia e la potessi vivere nel mio tempo.

E prima ancora di fare la conoscenza Guns 'n' Roses, Nirvana e Pearl Jam, arrivarono loro: gli Iron Maiden, con uno dei loro migliori album in assoluto: Fear of the Dark, tanto melodico quanto oscuro. Formazione in forma smagliante con Bruce Dickinson alla voce, Dave Murray e Janick Gers alle chitarre, Nico McBrain alla batteria e Steve Harris al basso. L'anno successivo mi sarei comprato la prima t-shirt a tema, la copertina dell'album The Number pf the Beast, e non potevano che essere loro, nel dicembre 1995, a mutazione rock completata, la prima band che avrei visto dal vivo, con Blaze Bailey alla voce al posto di Bruce Dickinson, in un epico concerto al palazzetto dello sport di Pordenone

Tornando al soggetto dell'articolo, Fear of the Dark contiene 12 tracce. Una dopo l'altra, si ascoltano tutte d'un fiato.

  1. Be Quick or Be Dead – 3:25 (Bruce Dickinson, Janick Gers) 
  2. From Here to Eternity – 3:38 (Steve Harris) 
  3. Afraid to Shoot Strangers – 6:56 (Steve Harris)
  4. Fear Is the Key – 5:36 (Bruce Dickinson, Janick Gers) 
  5. Childhood's End – 4:40 (Steve Harris) 
  6. Wasting Love – 5:51 (Bruce Dickinson, Janick Gers) 
  7. The Fugitive – 4:54 (Steve Harris) 
  8. Chains of Misery – 3:38 (Dave Murray, Bruce Dickinson) 
  9. The Apparition – 3:54 (Steve Harris, Janick Gers) 
  10. Judas Be My Guide – 3:09 (Bruce Dickinson, Dave Murray) 
  11. Weekend Warrior – 5:40 (Steve Harris, Janick Gers) 
  12. Fear of the Dark – 7:15 (Steve Harris)
All'epoca i cd erano un lusso che non tutti si potevano permettere e il più delle volte, la propria discografia era composta da cassette non originali, dando poi sfogo alla propria verve grafica nel ricopiare con pennarelli le copertine originali. Ricordo ancora che in quella MC, la prima canzone del lato B era The Fugitive. Questa, così come la prima track del disco mi entrarono subito in circolo, seguite dalla commovente Afraid to Shoot Strangers e la canzone omonima del disco. Iniziai un ascolto e poi un altro ancora. Fu così per tutto quell'agosto di trent'anni fa. Chiuso nel mio walkman, una forza nuova si stava facendo strade dentro di me, disegnando nuove costellazioni e raccogliendo pezzi di stella abbandonati. 

The fugitive, il fuggitivo. Penso di essermi sentito così per molto tempo e una parte di me lo è ancora. In fuga dalle mie debolezze. In fuga da persone spregevoli. In fuga da tutto quello che non rendesse giustizia al mio dolore nascosto. Le prime parole del testo erano così cupe e autunnali, perfettamente in linea con una parte della mia natura. On a cold October morning/ As frost lay on the ground/ Waiting to make my move/ make no sound. Un rock pestato e duro. Sì, in qualche modo gli Iron Maiden diedero il via alla mia fuga "statico-cida". Allentarono catene. Certi dolori non si cancelleranno nemmeno con l'amore di chi ti sta accanto, e lo so bene, e allora, prima del ritornello finale, scandisco queste parole e le faccio nuovamente mie: But if I ever prove/ My innocence some day/ I've got to get them all to make them pay.

Curiosità sul mio rapporto coi Maiden. Ci sono momenti in cui c'è bisogno di fermarsi. Cambiare per ritrovare ciò che si è. Accadde a Bruce Dickinson, partito per diversi e differenti progetti solisti (5), destinati a terminare quando capì che era tempo di ricongiungersi con la sua natura metal. Accadde anche al sottoscritto, che dopo quasi un biennio alla ricerca di sonorità meno datate, ritrovò la perduta via proprio grazie un album degli Iron Maiden, o meglio l'album del ritorno di Bruce Dickinson e Adrian Smith negli Iron Maiden, Brave New World (2000). Prima di chiudere, un ulteriore dettaglio su Fear of the Dark, perché non fu solo la musica a legarmi a questa band, ma anche la componente umana.

Fear of the Dark ha una copertina a dir poco fantastica. Il mostro Eddie prende vita da un albero con una sinistra espressione. Agli sgoccioli di una vita smarrita, mi capitava di vedere spesso una ragazza che indossava una maglietta a manica lunga nera con riprodotta l'intera copertina dell'album. Lì per lì non potevo saperlo, ma nel giro di qualche mese ci conoscemmo, diventammo grandi amici, andando insieme a vedere gli Iron Maiden due volte. Oggi, a distanza di 30 anni dall'uscita di quel disco fantastico, siamo ancora grandi amici, e chissà, magari un giorno, se i Maiden dovessero tornare dalle nostre parti, potremo aggiornate i nostri live. Nell'attesa, mi riconnetto con i miei pochi anni di allora, chiamando al cospetto della mia ispirazione, quello che ho dannatamente dentro e molto di più...


“When I'm walking a dark road/ I am a man who walks alone”

eternità da ruscello, infanzia tradita... ho cancellato

tutte le vostre traduzioni,

sono rimasto al buio

e ho avuto ancora paura, non c'erano stelle né dispersivi buchi neri…sono rimasto

all'ombra del sangue lacerato … mi sono strappato

le radici... quando le montagne

si sono sbriciolate

non ho voluto spostare

le mie ragioni… dovreste

riconoscermi anche voi,

dovreste farmi sapere

quanta pelle della mia anima

è ancora attaccata

ai vostri coltelli… i passi

si fanno espressioni privatizzate

e personali… a tutte

quelle nuvole

che hanno lasciato libero spazio

ai rigurgiti, non ho rime ma solo secchi di vernice

che non smetterò di portarmi

appresso


ho dato abbastanza prova

della mia reticenza all'amnesia?

vi ho dato l’impressione 

di non capire

quello che mi ha spinto

a sfidare la ghiaia

dei precipizi… lo sento solo io

il calore degli oceani assiderati

oppure un giorno

qualcuno mi convincerà

che dietro

la mia nuca non è mai esistita

alcuna illusione

(Venezia, 5 Agosto ‘22)


Iron Maiden - Fear of the Dark live 1992

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