Il tradimento, quelle peggiore. Colpito alle spalle da chi si era professato amico fino a un attimo prima. A raccoglierei i miei cocci, i Pearl Jam (e chi se no). Lost Dogs abbaia ancora.
di Luca Ferrari
Miei cari Pearl Jam, quanto ci ho messo a trovare un momento in cui un vostro nuovo album non coincidesse con un periodo nefasto della mia esistenza. Lost Dogs fu l'ultimo. Lost Dogs è un novembre fiorentino fatto di solitudine e profondo dolore. Lost Dogs è canzoni che non sanno guarire le ferite. Lost Dogs è un ruscello che s'incaglia nel meccanismo del potere e non riesce più nemmeno a portare acqua a un innocente vaso di fiori. Lost Dogs era l'origine. Molte delle mie storie di Live on Two Hands nascondo dalla sofferenza, è inevitabile. Il primo ricordo di quel doppio (grandioso) album è l'ultima strofa di Sad con un assolo lancinante di Mike McCready. Lost Dogs non sparì nel nulla e negli anni successivi la blueseggianti Drifting e l'immortalità di Strangest Tribe divennero pagini indelebili dell'amicizia più poetica. Ma più di tutte, Leaving Here e Hitchhiker le ho sempre adorate, ispirandomi spensieratezza e cavalcate narrative.