Canzoni che hanno segnato un’esistenza. Canzoni che ci accompagneranno per tutta la vita. Viaggio tra le righe della loro storia e dei ricordi personali.
di Luca Ferrari
Chi nella propria esistenza non ha le sue canzoni, quelle capaci di spalancare botole temporali e sentimentali? Viaggi impensabili. Soggettivi e speciali. Ascolto la placida Coccodrilli di Samuele Bersani e mi rivedo in treno verso la città di Liverpool. Dagli anni '80 al terzo millennio. Fino ad allora ignorata, ecco The Goonies 'R' Good Enough di Cindy Lauper e mi rivedo nel 2012 negli Stati Uniti in giro per l’Oregon.
Sarà che la prima rivista musicale che lessi fu Hard! e ne fui marchiato a fuoco dalla sezione "Between the Lines" dove venivano rivelati gli aneddoti delle canzoni più famose (Sweet Child o’ Mine, One, Smells Like Teen Spirit, etc.), fatto sta che oggi è arrivato il mio turno. Raccontare le canzoni. A modo mio, s’intende.
Ma farò di più del dire qualcosa sulla storia, il cd, la band, etc. perché una canzone non può essere solo una sequenza d’informazioni e per quanto belle possano essere le varie Smoke on the Water (Deep Purple), Stairway to Heaven (Led Zeppelin), Pure morning (Placebo) o la malefica versione di Sweet Dreams dei Marilyn Manson che sia, non vi diranno niente se non ci sarà un ricordo. Un momento particolare vissuto insieme a loro.
Ovviamente se qualcuno volesse raccontarmi la sua di canzone, Live on Two Hands è a disposizione. A dare il battesimo a questa sezione, la tonante Cochise (2002) degli Audioslave e posso già anticipare che nel corso dei prossimi mesi seguiranno i viaggi umano-musicali di War of Man (Neil Young), Freedom (Timoria), Jeremy (Pearl Jam), E-Bow the Letter (R.E.M. & Patty Smith), I fought the Law (Clash) e tante tante altre ancora.
I only know my mind
I am mine
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