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| James Hetfield, cantante-chitarrista dei Metallica |
di Luca Ferrari
La maglietta di Ride the Lightning comprata al mercatino di Bologna. Il primo e inaspettato ascolto dell'album …And Justice For All in giardino durante una festa. Il concerto di San Diego condiviso in VHS con due amici in un apatico pomeriggio estivo. Il vagabondare solitario insieme a Mama Said. La rabbia umana post Turn the Page. Le lacrime senza ritorno sulle lyrics di Fade to Black in una sera d'autunno a bordo del treno regionale Venezia-Padova con una signora che mi guardò allibita. La ricerca libertina in Wherever I May Roam. Ricordo dopo ricordo, è un’emersione veloce. Incessante. Reminiscenze conficcate nella musica dei Metallica. C’è qualcosa di più. C’è qualcosa di più profondo. C’è qualcosa di molto più profondamente e dolorosamente sentimentale.
Anno 1995. Una vita (quella personale) era violentemente cambiata. Un amico si era da poco trasferito a Londra e ora era tornato per la prima volta dall’Inghilterra, arrivando direttamente dal Monsters of Rock con ancora indosso la t-shirt nera comprata al Donington Park, sede del festival i cui headliner quell'anno erano proprio i quattro di Frisco. Fu l’inizio vero. Dirompente. Memorabile. Il suo racconto mi spalancò le porte della musica dei Metallica. Fino a quel momento li avevo sempre snobbati. Fino a quel preciso momento non ne avevo mai voluto sapere di loro. Fino a quel momento erano solo una delle tante band vendutesi al mainstream.
Il presente era cambiato in modo sempre più tetro. Dentro di me non c’era più posto per l’infanzia e le sue docili certezze (o presunte tali). Alla vigilia del natale 1995, quando la tradizione di un tempo mi vedeva inzuppare un soffice panettone nella cioccolata calda, tutto aveva i connotati di une epilogo straziante. Subito dopo la mezzanotte, MTV parte con lo speciale sul Monster of Rock di pochi mesi prima. Vedo per la prima volta i Four Horsemen più o meno in diretta. James Hetfield non ha la solita chioma ma una lunga coda biondastra con i fianchi della testa rasati. Jason Newsted ha i capelli corti. Vanessa Warwick intervista Lars Ulrich. Dei tre spezzoni di canzoni mostrate ricordo con esattezza Harvester of Sorrow.
Resto ancora alzato, lontano dai miei familiari, oramai un corpo a se stante rispetto a quello che sto vivendo. Sono lontano da tutto. A distanza di non-sicurezza da qualsiasi affogante sentimento. Guardo quell’Inghilterra così lontana dai miei fragili 19 anni. Ho ancora i lineamenti di un bambino. Ho paura. Sono in ascesa nel nome dell'ignoto. Non ho idea di cosa farò. Non so dove andrò. Non ho energie. Nulla che mi faccia credere in un lieto fine. Le cicatrici sul mio corpo alimentano con violenza le ustioni dentro l'anima. Mi addormento senza sogni e con indosso una flebile adrenalina figlia di pochi minuti “metallicanti”, unico momentaneo baluardo contro un vuoto disarmante. Stringo il walkman. Non c'è la neve. È la notte di natale? Non più. Non per me. Mi sento davvero solo al mondo. È tutto troppo profondo. È tutto troppo dolorosamente sentimentale.
| un vecchio poster dei Metallica, da sx: James Hetfield, Jason Newsted e Kirk Hammet |
| ...ascoltando i Metallica in solitudine sotto la pioggia davanti al mare d'autunno |
