La macabra poesia di Fade to Black (Metallica) |
di Luca Ferrari
Ci sono persone che a un certo punto della loro vita scelgono di arrendersi. Semplicemente, "non hanno più niente da dare". Semplicemente nessuno è stato abbastanza forte da stargli accanto e aiutarli davvero a cambiare le cose. Nel mondo ci sono persone che a un certo punto credono di non avere più nulla dentro. L'oscurità si è impossessata di loro e l'agonia potrà avere un solo e tragico epilogo. Poche canzoni come Fade to Black dei Metallica, dal secondo album Ride the Lightning (1984), sono state capaci di trasmettere una così alta dose di rabbiosa disperazione senza ritorno.
Chiunque abbia un minimo di conoscenza/passione della musica rock-metal non può prescindere dai four horsemen, in particolare quando la line-up era composta da James Hetfield (chitarra-voce), Kirk Hammet (chitarra solista), Lars Ulrich (batteria) e Cliff Burton (basso). In quanto a "poesia nera", solo The Unfogiven riuscirà ad avvicinarsi a una simile tragica perfezione. Fade to Black però ha qualcosa di differente. Una strada reale e senza ritorno. Una strada dove non c'è più posto per nessuno. Una strada che nessuno ha mai voluto davvero comprendere.
LA SALVEZZA NON ERA NEMMENO IN RITARDO
...È successo, e nessuno
ha spostato
l’ombra del proprio anello… stavo
pensando a tutt’altro
ma allora i raggi del sole
erano fatui dardi
a cui offrire soltanto una rete
senza fili… Non c’è nulla di familiare
nella mia malinconia,
non c’era niente
di estremo nelle mie ultime
gocce d’inchiostro, semplicemente
nessuno le aveva mai lette…
Semplicemente perché a un certo
punto delle nostre vite
non c’era davvero nessuno…
Dicono che la dannazione
evochi memoria o che ne so,
un ricordo
che avremmo voluto condividere
con un micro-mondo… tu
ci sei stato? Tu ci credi
ancora alle fiabe della notte? È
facile raccontare chi siamo
dimenticandoci
la sabbia che ci trovarono
nelle tasche
in quel giorno finale… la
comunicazione
aveva esonerato tutti i suoi limiti,
il sottosuolo
delle pratiche vitali
era stato oltraggiosamente chiaro
con le circumnavigazioni
che lo avrebbero riguardato… sulla
punta della spada
c’era solo un fiore, e poco dopo
neppure quello... e un istante
dopo ancora, nemmeno più
il ricordo di ciò che imparaste subito
a ignorare… Se io ero finalmente io,
voi chi eravate davvero?
(Venezia, 1 Ottobre ’18)
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