La copertina del singolo Il mio nome è mai più e la drammatica foto di Oscar Alberto Martinez e la figlia Angie Valeria (2 anni), morti annegati |
di Luca Ferrari
Lo so bene. Non servirà a niente. Lo so bene. Nessun carnefice si commuoverà davanti a queste parole e questa canzone. Vent'anni esatti fa, tre artisti italiani: Ligabue, Lorenzo Jovanotti e Piero Pelù, diedero alle stampe il singolo Il mio nome è mai più sotto lo pseudonimo di LigaGiovaPelù, per raccogliere fondi per le vittime della guerra in Kosovo. Vent'anni dopo, il sangue scorre sempre più spietato. Le guerre incombono ma c'è un nuovo conflitto in atto. Persone armate di speranza che cercano di raggiungere nuovi posti per ricominciare, trovando al contrario indifferenza e sempre più spesso la morte.
In ogni angolo del mondo l'umanità si scontra con logiche di propaganda elettorale, sputando sulla vita umana come se non contasse nulla. Ecco, dov'è il progresso in questo senso? Da una parte c'è un'indomita Capitana che in barba ai divieti fascisti dello stato italiano entra nelle acque territoriali nostrane per salvare la vita a esseri umani. Dall'altra, c'è il dramma di un papà ancora abbracciato alla sua figlioletta di due anni, entrambi annegati (così come molte altre persone) nel Rio Grande mentre cercavano di raggiungere il Texas. Ma ai posti di comando tutto questo non interessa. Per i gendarmi del potere, la colpa delle vittime stesse che hanno voluto forzare dei divieti.
Vent'anni esatti fa, nel giugno 1999, una parte di mondo gridava unita Il mio nome è mai più. Vent'anni dopo siamo ancora allo stesso punto di partenza. Vent'anni dopo dobbiamo difendere il diritto di esistere dell'essere umano. Vent'anni dopo siamo ancora nell'affannosa e disperata costruzione di un mondo dove la politica si pieghi alle esigenze umane di ogni singolo individuo, e non il contrario. Oggi, giugno 2019, non è più accettabile assistere a tutto questo. Il tempo dell'indignazione è finito per sempre, deve finire. Questo è il tempo in cui o il mondo cambia per davvero, o sarà la fine di tutti noi.
ABBRACCIATI A TESTA IN GIÙ SENZA PIÙ VITA
Non ho mani abbastanza
larghe
per farci respirare tutti insieme…
Non ho pensieri così
lungimiranti
da imporre agli altri
la vostra vicinanza… Siamo
tutti
facilmente e troppo sinceri
ma chissà, mai altrettanto forti
Oggi non cadono bombe
ma voi morirete comunque…
Ciao
come ti chiami?
È di tua figlia quel
corpicino inerme
accanto all’assenza di
respiro?
Sai, sono un papà anch’io
e io di voi non potrò più
dimenticarmi
Adesso loro parlano,
adesso stanno alzando
la loro voce… Adesso
qualcuno ha perfino detto
che non avreste nemmeno
dovuto
tentare di bussare
alla mia porta… Ogni
giorno mi legittimano
a impugnare una pistola
contro
di voi… Adesso
le scale oleose dell’esistenza
è tutto ciò che ci viene
concesso
in attesa della fine più atroce
Avanzano i predoni delle
vite,
sono acclamati
e non scenderanno dal
palco
… Oggi gli eroi
non devono più esistere,
oggi c’è bisogno
di ciascuno di noi… Questa
sera
guarderò ancora la foto
della vostra morte
e poi penserò alla mia
vita… Faccio
a meno delle mie lacrime,
questa è la mia sagoma
e niente mi trapasserà…
Verrò per te,
verrò per tutti voi.
(Venezia, 27 Giugno ’19)
La tragica notizia dell'annegamento di un padre e una figlia, dal quotidiano La Repubblica |
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