Il 31 ottobre 1975 i Queen pubblicarono il singolo Bohemian Rhapsody. Allontanandosi dai canoni classici del rock, la band inglese creò qualcosa di unico e strabiliante.
Oh, mama mia, mama mia (Mama mia, let me go.) Beelzebub has a devil put aside for me, for me, for meeeeeeeeeee...
Alzi la mano chi almeno una volta nella vita non l'ha cantata, suonata o semplicemente "accompagnata" ondeggiando testa e capelli. Se davvero esiste qualcuno, non gli credo ma se davvero così fosse, vada a farsi curare. Un ritornello epico quello di Bohemian Rhapsody, dall'album A Night at the Opera (1975), di una band altrettanto leggendaria: i Queen di Freddy Mercury (voce, piano), Brian May (chitarra), John Deacon (basso) e Roger Taylor (batteria). Il nuovo corso di Live on Two Hands prevede sempre una poesia prima del video, è vero. Non questa volta. Adesso ho solo una gran voglia di riascoltarmi per l'ennesima volta Bohemian Rhapsody. E credo anche (tutti) voi.
Nothing really matters, Nothing really matters, to me...
Eddie Vedder (Pearl Jam) durante un'esibizione live di Daughter
La traccia di Daugther ancora mi insegue. Sono passati trent'anni dal primo concerto dei Pearl Jam ma qualcosa da dire insieme alla loro musica, ancora ce l'ho. E se poi ci si mette l'amore.
Kurt Cobain ed Eddie Vedder hanno segnato il mio modo di scrivere poesie, o meglio testi come li ho sempre chiamati. Ma se il risultato finale è sempre stato il frutto di una composizione forsennata molto più simile alle "corde" del cantante-chitarrista di Aberdeen, fondatore dei Nirvana, la mera forma esteriore delle parole ha molto e naturalmente assimilato dai testi dei Pearl Jam. Non ho mai voluto riscrivere qualcosa, se non a forma di dedica per qualcuno di specifico, e le rare volte che ho sentito la voglia di scrivere qualcosa immaginando un sottofondo, la canzone che mi è sempre venuta in mente è stata Daughter, terza track del 2° album della band di Seattle, Vs (1993). Il perché, non ne ho idea.
Vs è un album fantastico, considerato (a ragione) il loro disco migliore. Non ha i capolavori di Ten, ma la qualità di ogni singola canzone è al di sopra del 9, cosa che il primo album dei Pearl Jam non possiede. Vs fu l'album della conferma. Vs fu l'album della dichiarazione spirituale della band, all'epoca ancora saldamente nelle mani di Stone Gossard & Jeff Ament, che non avrebbe cavalcato nessun facile successo. Oltre alle canzoni, la più grande eredità (insegnamento) che i Pearl Jam hanno impresso fin dagli esordi a fan e detrattori, fu proprio questo: una visione controcorrente e di elevatissima onestà intellettuale, degni eredi dei vari Neil Young, Bruce Springsteen, R.E.M.
Il 22 ottobre scorso i Pearl jam hanno celebrato 30 anni di carriera. Sono passati trent'anni infatti da quel primo epico concerto all'Off Ramp Cafe di Seattle, quando ancora si esibivano col nome di Mookie Blaylock. Non so se questo abbia influito. Non ho ascoltato dal vivo la performance quando l'hanno trasmessa però forse la loro ispirazione è tornata a serpeggiarmi dentro e con la complicità della vita quotidiana, riecco Daughter iniziare l'arpeggio in una sessione che mi ricorda tanto il mio primo contatto coi PJ, quando suonario dal vivo "Rearview Mirror" (sempre dall'ambum Vs). Adesso sono pronto. Non resta che impugnare qualche pensiero. Lasciarlo lievitare al riparo dalle distanze gelate di certe cadute, e ritrovare infine la via del calore più familiarmente umano.
LIEVITO
D'OMBRE E LETTURE
Possiamo
dirci pronti
o
è solo la risatina del timer
a
farci interpellare
senza
essere del tutto sopiti... Sono
stato
sotto casa, e poi
ancora
vicino alla fine del mondo,
nemmeno
mi ricordo
dove
sarei voluto andare... forse
semplicemente
non
sapevo da dove partire
Qual
è la forma delle ombre
a
cui ti sei ispirata fin da (all)ora?
...
E
lei non ha scelto un giorno casuale
per
iniziare a parlargli
di
suo padre... E c'era un tempo
dove
le bruciature delle sue mani
erano
maldestri tentativi
di
star loro vicino... Ha dovuto
dimenticare
in fretta favole
e
rimpianti eppure c'è ancora una terra
e
un fazzoletto che sventola...
Nella
distanza ispezionata
tra
il suo cuore e i sentimenti,
le
differenze
hanno
temperato steccati dove le lumache
si
sfidano a sbirciare esiti e baratti
Ho
provato a scaldarmi
con
qualche scaglia avanzata dei miei sogni
caduti
in disgrazia,
erano
solo fenomeni senza vendi(ca)tori,
un
circo senza oceano né prigioni
cui
confrontarsi... Briciole
di
storia... Innalzamento
della
propria riserva emotiva... è
stata
una figlia,
e
adesso è una madre.
...
La
sua vita è già una storia
richiamata
a divenire per sempre...
…
(Venezia,
28 Ottobre '20)
Pearl Jam, live Daughter '94
Jefff Ament ed Eddie Vedder durante un'esibizione live di Daughter (Pearl Jam)
Dopo un infinito giro ad Hyde Park, in un locale rock a Camden Down, tra Aerosmith e Iron Maiden, attacca anche lei, Jump dei Van Halen. RIP funambolico Eddie (1955-2020).
Il chitarrista Eddie Van Halen si è spento all'età di 65 anni. Non sono cresciuto con la musica rock della sua band fondata insieme al fratello Alex (batterista). Mai stato fan dei Van Halen e personalmente ho sempre preferito l'entusiasmo di Sammy Hagar all'esuberanza di David Lee Roth. Iniziai ad apprezzarli in tardissima età, e ancora oggi le canzoni che più mi piace ascoltare sono Fire in the Hole, da quell'unica parentesi che vide al microfono l'ex-Extreme Gary Cherone, e Human Beings, ultimo brano con Hagar alla voce, curiosamente entrambe appartenenti a colonne sonore, rispettivamente di "Arma Letale 4" e "Twister".
La notizia della morte di Eddie Van Halen mi ha inevitabilmente riportato alla memoria quella che è la canzone universalmente più nota della rock band, Jump (1984), nella formazione originale con Michael Anthony al basso e l'estroso "Diamond" Dave all'asta del microfono volteggiante. E nei miei ricordi più immortali c'è anche proprio una danza scatenata e scomposta a Londra, in un locale disco-rock di Camden Town, insieme ad amici unici, e al ritmo di quella epica canzone. Parliamo di settembre 1997. Parliamo di una vita che non c'è più se non rintracciabile nelle melodie e i riff di personaggi unici e impareggiabili come Eddie Van Halen. Ho ripreso un po' di quelle parole e le ho amalgamate con ciò che sono ora. Fa buon viaggio Eddie.
IL FUOCO DIVAMPA NEL GIRONE DEI CORRIDORI
La dimensione del sogno, colore vaccinato nella domanda locativa più ingenuamente oltrepassata... Oltre la solitudine in un indirizzo fatto di solo timore
Tutta questa dolcezza a cui sto pensando non è poi da eliminare. Sto imparando dal cambio di direzione ma vedo solo qualcosa di blu, che siano i limiti del mare?
Non si può dipingere di nero un cerchio già colorato senza prima aver chiarito cosa scruta l’orizzonte... Un tempo scrivevo di realtà, sogni e ancora realtà
… (riscontro di vite e doppiaggio nel gocciolio senza tremolio)...
In overdose di assenza di parole domani mi diranno quanti passi ho fatto senza averne chiesto conferma... Guardare l'arcobaleno è l'espressione facciale più semplice del mondo, le stecche rimaste schiacciate in una stiva trascurata sono scalinate accessibili facilmente invisibili alla mia rendita più personalmente emotiva... Il buio ha cancellato gran parte delle preghiere scoraggiate... Il buio ha calpestato la luna meno irrisolta... Penserò ancora a voi senza nostalgia ma quel tempo resterà sempre e solo nostro... Penserò ancora a te agli esordi e avrò ancora voglia di scrivere più veloce... (Londra, Settembre 1997 – Venezia, Ottobre 2020)