Eddie Vedder (Pearl Jam) durante un'esibizione live di Daughter |
La traccia di Daugther ancora mi insegue. Sono passati trent'anni dal primo concerto dei Pearl Jam ma qualcosa da dire insieme alla loro musica, ancora ce l'ho. E se poi ci si mette l'amore.
di Luca Ferrari
Kurt Cobain ed Eddie Vedder hanno segnato il mio modo di scrivere poesie, o meglio testi come li ho sempre chiamati. Ma se il risultato finale è sempre stato il frutto di una composizione forsennata molto più simile alle "corde" del cantante-chitarrista di Aberdeen, fondatore dei Nirvana, la mera forma esteriore delle parole ha molto e naturalmente assimilato dai testi dei Pearl Jam. Non ho mai voluto riscrivere qualcosa, se non a forma di dedica per qualcuno di specifico, e le rare volte che ho sentito la voglia di scrivere qualcosa immaginando un sottofondo, la canzone che mi è sempre venuta in mente è stata Daughter, terza track del 2° album della band di Seattle, Vs (1993). Il perché, non ne ho idea.
Vs è un album fantastico, considerato (a ragione) il loro disco migliore. Non ha i capolavori di Ten, ma la qualità di ogni singola canzone è al di sopra del 9, cosa che il primo album dei Pearl Jam non possiede. Vs fu l'album della conferma. Vs fu l'album della dichiarazione spirituale della band, all'epoca ancora saldamente nelle mani di Stone Gossard & Jeff Ament, che non avrebbe cavalcato nessun facile successo. Oltre alle canzoni, la più grande eredità (insegnamento) che i Pearl Jam hanno impresso fin dagli esordi a fan e detrattori, fu proprio questo: una visione controcorrente e di elevatissima onestà intellettuale, degni eredi dei vari Neil Young, Bruce Springsteen, R.E.M.
Il 22 ottobre scorso i Pearl jam hanno celebrato 30 anni di carriera. Sono passati trent'anni infatti da quel primo epico concerto all'Off Ramp Cafe di Seattle, quando ancora si esibivano col nome di Mookie Blaylock. Non so se questo abbia influito. Non ho ascoltato dal vivo la performance quando l'hanno trasmessa però forse la loro ispirazione è tornata a serpeggiarmi dentro e con la complicità della vita quotidiana, riecco Daughter iniziare l'arpeggio in una sessione che mi ricorda tanto il mio primo contatto coi PJ, quando suonario dal vivo "Rearview Mirror" (sempre dall'ambum Vs). Adesso sono pronto. Non resta che impugnare qualche pensiero. Lasciarlo lievitare al riparo dalle distanze gelate di certe cadute, e ritrovare infine la via del calore più familiarmente umano.
LIEVITO D'OMBRE E LETTURE
Possiamo dirci pronti
o è solo la risatina del timer
a farci interpellare
senza essere del tutto sopiti... Sono
stato sotto casa, e poi
ancora vicino alla fine del mondo,
nemmeno mi ricordo
dove sarei voluto andare... forse
semplicemente
non sapevo da dove partire
Qual è la forma delle ombre
a cui ti sei ispirata fin da (all)ora?
...
E lei non ha scelto un giorno casuale
per iniziare a parlargli
di suo padre... E c'era un tempo
dove le bruciature delle sue mani
erano maldestri tentativi
di star loro vicino... Ha dovuto
dimenticare in fretta favole
e rimpianti eppure c'è ancora una terra
e un fazzoletto che sventola...
Nella distanza ispezionata
tra il suo cuore e i sentimenti,
le differenze
hanno temperato steccati dove le lumache
si sfidano a sbirciare esiti e baratti
Ho provato a scaldarmi
con qualche scaglia avanzata dei miei sogni
caduti in disgrazia,
erano solo fenomeni senza vendi(ca)tori,
un circo senza oceano né prigioni
cui confrontarsi... Briciole
di storia... Innalzamento
della propria riserva emotiva... è
stata una figlia,
e adesso è una madre.
...
La sua vita è già una storia
richiamata a divenire per sempre...
…
(Venezia, 28 Ottobre '20)
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