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mercoledì 28 ottobre 2020

Pearl Jam, l'ispirazione eterna di Daughter

Eddie Vedder (Pearl Jam) durante un'esibizione live di Daughter

La traccia di Daugther ancora mi insegue. Sono passati trent'anni dal primo concerto dei Pearl Jam ma qualcosa da dire insieme alla loro musica, ancora ce l'ho. E se poi ci si mette l'amore. 

di Luca Ferrari

Kurt Cobain ed Eddie Vedder hanno segnato il mio modo di scrivere poesie, o meglio testi come li ho sempre chiamati. Ma se il risultato finale è sempre stato il frutto di una composizione forsennata molto più simile alle "corde" del cantante-chitarrista di Aberdeen, fondatore dei Nirvana, la mera forma esteriore delle parole ha molto e naturalmente assimilato dai testi dei Pearl Jam. Non ho mai voluto riscrivere qualcosa, se non a forma di dedica per qualcuno di specifico, e le rare volte che ho sentito la voglia di scrivere qualcosa immaginando un sottofondo, la canzone che mi è sempre venuta in mente è stata Daughter, terza track del 2° album della band di Seattle, Vs (1993). Il perché, non ne ho idea.

Vs è un album fantastico, considerato (a ragione) il loro disco migliore. Non ha i capolavori di Ten, ma la qualità di ogni singola canzone è al di sopra del 9, cosa che il primo album dei Pearl Jam non possiede. Vs fu l'album della conferma. Vs fu l'album della dichiarazione spirituale della band, all'epoca ancora saldamente nelle mani di Stone Gossard & Jeff Ament, che non avrebbe cavalcato nessun facile successo. Oltre alle canzoni, la più grande eredità (insegnamento) che i Pearl Jam hanno impresso fin dagli esordi a fan e detrattori, fu proprio questo: una visione controcorrente e di elevatissima onestà intellettuale, degni eredi dei vari Neil Young, Bruce SpringsteenR.E.M.

Il 22 ottobre scorso i Pearl jam hanno celebrato 30 anni di carriera. Sono passati trent'anni infatti da quel primo epico concerto all'Off Ramp Cafe di Seattle, quando ancora si esibivano col nome di Mookie Blaylock. Non so se questo abbia influito. Non ho ascoltato dal vivo la performance quando l'hanno trasmessa però forse la loro ispirazione è tornata a serpeggiarmi dentro e con la complicità della vita quotidiana, riecco Daughter iniziare l'arpeggio in una sessione che mi ricorda tanto il mio primo contatto coi PJ, quando suonario dal vivo "Rearview Mirror" (sempre dall'ambum Vs). Adesso sono pronto. Non resta che impugnare qualche pensiero. Lasciarlo lievitare al riparo dalle distanze gelate di certe cadute, e ritrovare infine la via del calore più familiarmente umano. 


LIEVITO D'OMBRE E LETTURE


Possiamo dirci pronti

o è solo la risatina del timer

a farci interpellare

senza essere del tutto sopiti... Sono

stato sotto casa, e poi

ancora vicino alla fine del mondo,

nemmeno mi ricordo

dove sarei voluto andare... forse

semplicemente

non sapevo da dove partire


Qual è la forma delle ombre

a cui ti sei ispirata fin da (all)ora?

...

E lei non ha scelto un giorno casuale

per iniziare a parlargli

di suo padre... E c'era un tempo

dove le bruciature delle sue mani

erano maldestri tentativi

di star loro vicino... Ha dovuto

dimenticare in fretta favole

e rimpianti eppure c'è ancora una terra

e un fazzoletto che sventola...

Nella distanza ispezionata

tra il suo cuore e i sentimenti,

le differenze

hanno temperato steccati dove le lumache

si sfidano a sbirciare esiti e baratti


Ho provato a scaldarmi

con qualche scaglia avanzata dei miei sogni

caduti in disgrazia,

erano solo fenomeni senza vendi(ca)tori,

un circo senza oceano né prigioni

cui confrontarsi... Briciole

di storia... Innalzamento

della propria riserva emotiva... è

stata una figlia,

e adesso è una madre.

...

La sua vita è già una storia

richiamata a divenire per sempre...

(Venezia, 28 Ottobre '20)


Pearl Jam, live Daughter '94

Jefff Ament ed Eddie Vedder durante un'esibizione live di Daughter (Pearl Jam)

sabato 15 agosto 2020

Animal(I), l'umanità si ribelli

Poesia - a dx il cantante dei Pearl Jam, Eddie Vedder, durante uno show a Vancouver
Da Breath ad Animal, la musica dei Pearl Jam ispira. Se la band di Seattle vivesse in Italia, canterebbe dei migranti come già ne parlò sul palco nostrano il cantante Eddie Vedder.

di Luca Ferrari

Vi insultano. Vi deridono. Vi ridicolizzano. Vi augurano perfino di morire. Ecco una bella fetta di italiani che così scaricano le proprie frustrazioni di falliti umani contro i cosiddetti migranti. Per loro sono tutti uguali. Tutti viziati con l'orologio di marca che vengono in Italia a rubare. Il problema di verso questa feccia è che nessuno gli risponde abbastanza. Il problema di questo fetido liquame su due piedi, è che ancora non hanno capito con chi hanno a che fare. Perché chi si professa pacifista, non è come forse voi credete. Perché chi si professa pacifista, non resterà in silenzio mentre la tintarella dell'odio si propaga a macchia sui remi spezzati della vera fratellanza.

Nei primi due album dei Pearl Jam, Ten (1992) e Vs (1993), il sentimento della rabbia miscelato a poesia e sentimento, tocca apici nella lunga carriere della band di Seattle. Al momento dunque di buttare già queste nuove righe, nella mia mente sono cominciate a passare in rassegna tutte quelle canzoni. Fin dai loro primissimi esordi i Pearl Jam dimostrarono di non sposare certo il mainstream ma di possedere un'onestà intellettuale che quasi trent'anni dopo, ancora perdura. Se oggi fossero qui in Italia, di sicuro scriverebbero canzoni in difesa dei diritti dei migranti e non a caso lo stesso cantante Eddie Vedder, durante il tour passato proferì parole dal palco al riguardo. Parole alle quali si sentì in dovere di rispondere piccata la cantante Rita Pavone, alla quale poi, furono in molti a replicarle, tra gli altri, il giornalista Luca Dini, spiegandole chi siano i Pearl Jam sulle pagine di Vanity Fair.

Nel corso del documentario Pearl Jam Twenty del regista premio Oscar, Cameron Crowe, dopo poco più di 25 minuti, quando il cantante Eddie Vedder sta cominciando a prendere confidenza sul palco, durante l'esibizione di Breath a un concerto al Town Pump di Vancouver, in Canada, gli agenti della sicurezza portano fuori  un ragazzo ubriaco in malo modo. Vedder assistette alla scena dal palco e non gradì ma non si limitò a pensare. Non rimase in silenzio. Uscì dal guscio e attaccò. Poco prima di scrivere la seguente poesia, mi tornò in mente proprio questa scena e forse sarà il caso che in futuro io e molti di voi facciamo lo stesso.

Ascolto e riascolto le note arrabbiate di Animal, dal secondo album Vs. (1993) dei Pearl Jam. Poche semplici ed esplosive parole sostenute da un impianto sonoro pronto a esplodere. Storia di abusi e resistenza. Sono diventato padre da qualche anno e il mondo che vedo dinnanzi a mio figlio è sempre più impestato da odio ed estremismi votati alla prevaricazione. Leggo, mio malgrado, commenti in rete senza rispetto e pieni di tronfio razzismo nei confronti di persone che non hanno né nome né etnia, solo un generico "migranti". Possono cadere i muri, aprirsi i cancelli della morte o scatenarsi un virus letale, l'essere umano non è cambiato per niente. È tempo allora di rispondere. È tempo allora di combattere davvero contro questa barbara deriva , perché i nostri e i loro figli un giorno ci chiederanno perché li abbiamo lasciati morire.


Vs L'ARMATA DELLE SPONDE MORTE

Spingi l'odio, conficca
il tuo buon umore,
voi siete i sobillatori... i signorotti... i manganelli... le clausole... il gas nervino
Voi ci godete a venire a dircelo,
Lo fate in modo esemplare
Lo state facendo
con la schiuma e la fede più intransigente

Ci sono quelli
con i numeri sul braccio,
ci sono quelli
che galleggiano in fondo sul mare

Ci sono quelli che salvano
le formiche,
ci sono quelli che se ne vanno
calpestando anche le ultime briciole
di ciò che non gli appartiene

Il mondo oggi brucerà
e la colpa è di chi non ha nulla.
Il mondo oggi
ci cadrà ancora sopra i piedi,
... La vostra montatura
è bene al riparo tra le croci mistificate
dalle forme più diversificate
a prendere respiro

Un giorno
non ci sarà più il sangue
a proteggervi... Ci
siete riusciti. Ci siete
davvero riusciti. Adesso
l'idea che anche voi soffriate
non mi spaventa proprio più.

Un giorno toccherà
anche ai vostri figli
e su quella riva ci saremo
soltanto noi

Un giorno toccherà anche a voi
e tutt'attorno
ci saremo solo e soltanto loro.
(Venezia, 15 Agosto '20)

Animal, live by Pearl Jam

domenica 2 settembre 2018

I miei primi Pearl Jam di Rearview mirror

Pearl Jam suonano dal vivo Rearview mirror - Eddie Vedder e Dave Abbruzzese
In un solitario pomeriggio estivo del 1994, su VideoMusic feci la conoscenza dei Pearl Jam e la loro Rearview mirror, all'epoca identificati come meri antagonisti dei Nirvana.

di Luca Ferrari

Estate '94. Kurt Cobain si era suicidato da pochi mesi e nell'aria c'era qualcosa di strano. La mia vita era brutalmente cambiata. Quel nome, Pearl Jam, mi era già arrivato all'orecchio e sulla carta di una recente rivista ma mai, prima di allora, in video. Accadde. Una performance live di Rearview mirror, tratta dal recente album Vs. (1993) è in rotazione. Video Music la trasmette. Vidi quel nome e mi parve davvero strano. Solo in tre avevano i capelli lunghi, gli altri due mi sembravano lì per caso. Tenera ignoranza, erano semplicemente i fondatori di quella band (Stone Gossard e Jeff Ament, ndr).

Loro, i Pearl Jam. Quelli che si leggeva fossero gli antagonisti dei Nirvana. La mia reazione fu immediata. Cambiai canale. Qualche secondo dopo ci tornai. Volevo conoscere il "nemico". Li guardai. C'era uno strano tipo coi capelli tinti che saltellava. Un batterista che pestava. Più in là, sulla destra, un ragazzo statico e sulla sinistra l'altro chitarrista magro emaciato con un cappello anni Settanta. In mezzo c'era lui, il cantante. Sguardo serio e sinceramente incazzoso. Conobbi così i Pearl Jam e neanche un mese dopo il cd doppio live in Brixton '93 entrò nel mio mondo.

Bastarono pochi mesi perché Alive, Even Flow, Black e più di tutte Jeremy, entrassero a essere parte della mia vita. Il resto è una storia, non sempre lineare, che non ha mai smesso di scrivere pagine e papiri. Il resto è una storia che talvolta richiede delle lunghe pause prima di proseguire insieme. A distanza di quasi 25 anni da quel primordiale ascolto, i Pearl Jam sono ulteriori domande a tante risposte che non avrei mai saputo davvero accettare. Oggi, dopo un tempo infinito passato ad ascoltare i Pearl Jam, quando sono solo con me stesso e ci sono loro nelle cuffie, non ho la minima idea a cosa stia andando incontro...

DI PENSIERO IN RISPOSTA

Non sono concentrato
e inadatto a incontrarti… vorresti
Negarlo? Non sapevi
neppure chi fossi e già pretendevi
di condannarmi… Facciamola finita
con la finzione,
avresti potuto raggiungermi
ma era ancora presto
e certi gradini nascono solo quando 
la strada
dovrebbe essere sbarrata

ci siamo liberati
e incondizionatamente incontrati… ci
siamo sminuzzati
e l’idea era quella di pulviscolo in disparte
senza ambivalenze di generalità

I signori delle maree vicine
volevano sapere… interesse senza
livelli, i vostri passi
sono di ostacolo alle mie pastiglie
rifiutate… Credo che uscirò di scena
senza ulteriori interrogazioni... 
Devo ancora farlo
e dunque non ho fretta… Da
quaggiù
sto ancora facendo la gavetta
nel vostro mondo
di saltare la fila… Da quaggiù
le nuvole
ci mettono il tempo che vogliono
e i puntini che ancora
mi mancano
per sentirmi in linea col domani
si dimostreranno
per quello che respirano
…Prendo una boccata d’aria.
Si, in effetti e a ragione
ho sempre avuto molto da dirvi
(Schiavonea [Cs], 2 Settembre ’18)

Pearl Jam, Rearview Mirror live

Pearl Jam live durante la session di Rearview mirror - (da sx) J. AmentE. Vedder e D. Abbruzzese
Pearl Jam live durante la sessioe di Rearview mirror - (da sx) Mike McCready,
Jeff Ament
Dave AbbruzzeseEddie Vedder e Stone Gossard

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