Mariah Carey e la cover di Butterfly (1997) - Luca Ferrari (London '97) |
di Luca Ferrari
Il mio primo viaggio oltremanica. Un "chiodo" di ordinanza. Un'inseparabile camicia a quadrettoni (anche) per celebrare l'acquisto a Piccadilly Circus del doppio CD live The Year of the Horse di Neil Young & Crazy Horse. Una maglia a manica lunga viola con riprodotta la copertina dell'EP Sweet Dreams dei Marilyn Manson. Una spilla comprata da un ambulante per la strada in difesa degli animali randagi. In mezzo a tutto questo marasma anti-nichilista e dolori insormontabili di una vita alla deriva, c'era lei. Mariah Carey, la dolcezza più semplicemente naturale del pop. Nel mio marasma rockettaro al cospetto della City inglese, lì sbarcato subito dopo aver assistito alla proiezione del documentario Year of the Horse di Jim Jarmush alla Mostra del Cinema di Venezia, c'era l'incantevole Mariah Carey.
Una voce delicata, così poeticamente lontana dalle mie troppe cicatrici di ventenne. Era appena uscito il suo nuovo album, Butterfly (1997) di cui già circolava il video del primo singolo, Honey, e Londra era piena di suoi manifesti. La capitale inglese all'epoca era una meta per tutti coloro fossero in fuga o cercassero una vita senza troppi formalismi. Io ci andai solamente una decina di giorni a trovare degli amici che si erano trasferiti ma quel mondo non mi sedusse per niente. Non lo avevo ancora focalizzato ma i grandi centri non facevano proprio per me, non a caso, appena potevo me ne andavo da solo nelle più miti campagne fuori Londra. E nello sguardo e nelle parole di Mariah Carey, vedevo tutto quello che mancava nella mia vita: una speranza raccontata da una carezza (sonora).
Nel mio vagare per le fermate della tube, ricordo ancora i suoi grandi manifesti. Scattai un paio di foto dove si vedeva anche la mia sagoma nel riflesso. Quel primo viaggio in Inghilterra per certi versi chiuse la prima grande epoca riottosa della mia vita, e ciò che accadde nel successivo anno e mezzo non sarebbe stata proprio una passeggiata. L'esposizione al rock aumentò a dismisura e sempre più dolorosamente profonda fino a livelli davvero incontenibili, lasciandomi alle spalle voragini di solitudine e risposte deragliate. Ogni tanto però, questa giovane e incantevole donna dalla voce incredibile, sbucava tra Sex Pistols e Mudhoney, come sussurrandomi che a fianco dei troppi arpioni conficcati dentro l'anima, un giorno un germoglio d'amore si sarebbe trasformato in un fiore forte e delicato.
REALTÀ & SOGNI, UNA SOLA PROFONDITÀ
Colore dopo colore,
per annerire le buche
delle mie mani… sopra il cielo
di un respiro inesplorato,
è volato l’esito di un esilio incosciente… la
dimensione era la scelta,
la vita si stava dileguando
a intemperanze
e riflessi bagni di rugiada
... quello era solo un altro momento dell’inevitabile sacrificio
votato al silenzio
…ci saranno le panchine anche qui?
Sono stato svaligiato
da lettere scambiate per indirizzi
senza meta
A che ora è il randevù
con l’oceano? Non sono alla ricerca
di suppliche, anche le mie guance
hanno misconosciuto
gli zigomi del domani… Posso
ancora aspettarti
sotto l’arco di una frastagliata pioggia restia
le decisioni di generali,
i marciapiedi sconnessi
sotto il peso di una risata immobile
disattesa nell’avvenire
di un incontro sempre rimandato
aggrappato a qualche vetta
già dissolta, il luccichio… separazione,
e rilettura delle nuvole… il fumo intrappolato negli ultimi lampioni
di campagna…
eccoci… come se ci fossimo presi
per mano, lasciando all’addio
l’eredità più delicata
dell'amore universale…
(Venezia, 24 Settembre ‘22)
I biglietti originali del viaggio a Londra e Mariah Carey di Honey (1997) |
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