Suede - Saturday Night |
È sabato sera a Londra. Su e giù per la tube, orde di malinconici si aggirano. Vagano. Risorgono. Non c'è domani. C'è solo il malinconico sound solitario di Saturday Night (Suede).
di Luca Ferrari
È probabilmente una delle canzoni che ho più detestato da quando la vidi. Loro, gli Suede, emblema di quel Brit Pop che da ventenne non tolleravo proprio, poiché segnò il cambio generazionale da Seattle all'Inghilterra. E loro, gli Suede, esportatori di un sound malinconico-elettronico, non li potevo proprio reggere. Emblema di questa band, la sofferente Saturday Night (dal 3° album, Coming Up - 1996) di cui gran parte del videoclip si svolgeva nella tube, la metropolitana londinese, di cui viene immortalata la fermata di Holborn insieme (anche) al cantante Brett Anderson. Questa canzone ha sempre evocato ricordi di vite incompiute, schiacciate dalla pesante eredità di un passato che non lasciava spazio ad alcuna nuova radice. Lì sotto, per quelle strade solitarie così dannatamente romantiche, molti di noi hanno sacrificato qualcosa di amorevole nel nome di un'immortalità logorante e incongruente con qualsiasi stella scoperta. Potrei rivedere in non so quante città, i miei passi che fanno ritorno verso nessuna casa, credendo che bastasse credere nel sogno più dolce, per ricominciare lontani in qualche letto a castello dolcemente preparato.
Suede, era il 1996 o giù di lì quando imperversavano insieme ai colleghi d'oltremanica Oasis, Blur, Verve e Radiohead. Di lì fino alla fine del 1998 avrei vissuto, forse, i miei anni più estremi sul fronte della solitudine. Ogni tanto su MTV girava ancora Saturday Night e ogni volta che l'ha incrociavo, alla fine, nemmeno cambiavo più canale. Sapevo perché mi facesse male ascoltarla. Sapevo che mi avrebbe lasciato a terra, ma avevo poco con cui ribattere. E mi rendo ancora bene quanto abbia vissuto una vita simile al protagonista del videoclip di questa canzone. Ma come ho anche scritto in questo sito, di recente mi sono aperto al mondo della pallacanestro dal punto di vista culturale e non (vedi la sezione Rock & Basket), e proprio oggi, ho caricato una storia su Instagram sulle partite odierne con sottofondo di Saturday Night. Da lì, ecco l'ispirazione di questo articolo. Ma questa sera non sarò da solo a vagare per una città caotica alla ricerca di un'impossibile felicità. Questo sabato sera, sarò insieme a mio figlio e mia moglie, a guardare le nuove imprese della Reyer femminile.
UNA BOCCATA DI SOLITUDINE ESTREMA
È l’amore che non c’è...
è l’amore che fragilmente, non esisteva
... e non eravamo mai pronti
…. e ognuno al mondo
ci sembrava più forte
delle nostre emozioni ... e ognuno al mondo
ci sembrava meno solo di noi
… e ogni bacio
che indugiava sulla scala mobile
più lontana, era una lettera
che avremmo smesso di scrivere
… e ogni avviso
di strada interrotta
avrebbe dovuto insegnarci
a non essere
così definitivi con il nostro futuro
e quando
finalmente le porte non si aprivano
più, c'era una tomba,
c'era una lacrima senza nome... senza margini né volontà di recesso... e
ti sei mai chiesta
perché siamo stati così diagnostici
con il nostro futuro?
E quando finalmente il tunnel
si estraniava da ogni pensiero a se stante,
nessuno era più pronto
nemmeno per evacuare
l’ultima boccata di solitudine
… E se in uno di quei giorni
mi avessero detto
che me ne sarei andato
da tutto questo, perché
le avrei dovuto credere? Avrei
continuato a scrutare
il mondo dalla mia opaca incredulità,
rimandando la felicità
a non so nemmeno perché né quando... (Venezia, sabato 5 Ottobre ‘24)
Suede - Saturday Night
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