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martedì 16 ottobre 2018

Aspettando insieme l'estate dei Doors

The Doors - (da sx) John Densmore, Robbie Kriger, Ray Manzarek e Jim Morrison 
Parlo di oscurità perché oggi è quello che mi riporta oltre la fine. Oggi ancora di più i Doors e Waiting for the Sun suonano impetuosi nell'ignoto dei miei pensieri.

di Luca Ferrari

Si doveva arrivare a questo perché ci fossero anche loro, e in effetti con i Doors da Venice Beach, California, fu vero inizio. E in effetti con lei ci fu esattamente questo. Un passaggio dalla fanciullezza a un mondo che per due-tre anni ebbi l'illusione di poter navigare fino a quando non lasciai strapparmelo di mano. Ora ci penso, perché non dovrei farlo? Non voglio essere diverso dagli altri. Almeno oggi. Doors alla massima potenza in Waiting For the Sun. Curiosamente la canzone non fa parte dell'album omonimo nel quale svetta imperiosa la psichedelica Summer's Almost Gone. Dolorosamente adesso prendo la penna...

ALL’ANAGRAFE, “LUCI DI UNO BRACCATO”

Non ci potevo arrivare
e non saremmo stati i soli… e
l'inchiostro dagli alberi
non aveva mai avuto posto per quelle rocce.
E ormai il suo mondo
aveva fatto il proprio corso antico… ed
è stato così anche oggi… e
allora che cosa c’è di diverso
dal mio risveglio del passato?

Non vorrei
essere costretto a ripetermi…
Non vorrei
essere ingeneroso con quelle lettere
che a forza
divennero un’elegia ignifuga
per epitaffi
appena separati da un tiepido
flusso marino

la maggioranza di quelli
continueranno a vivere
e ricapitolare… e andremo a capo
senza ulteriore conoscenza del sole
né traiettorie divine dove le piume
delle nostre scarpe
potranno avere la forza di fare avanti e indietro
con il proprio personale Aldilà

una piccola spinta
e il fossato divenne spensierato cemento,
erba rossa e terra dolce… una constatazione
poi, è andarsene via per sempre…
la mia mano
adesso è tremula e per niente
intimorita… adesso
ho davvero poco di che fermarmi.
Oggi sono stato raggiunto
dalle parole di un’amica
… Oggi abbiamo ripensato
ai tanti oscuri giorni dopo… In pochi attimi
ce l’han portata via … questo non sarà mai
un addio
(Venezia, 16 Ottobre ’18)

Waiting for the sun, by The Doors

martedì 9 ottobre 2018

Sex Pistols, il ruggito di Pretty Vacant

Johnny Rotten (Sex Pistols) durante un'esplosiva performance live di Pretty Vacant
Un giorno smetterò di contraddirti e avrai sempre ragione. Allora dovrai accettare che non m'importa più niente di te perché, come cantavano i Sex Pistols in Pretty Vacant, "We don't care".

di Luca Ferrari

... And we don't care! ruggisce un Johnny Rotten d'annata nel pieno delle sue forze anarchiche al microfono dei leggendari Sex Pistols, punk band inglese il cui unico album realizzato Never Mind the Bollocks (1977)  ha tagliato lo scorso anno il traguardo delle 40 candeline. Più delle varie God Save the Queen, Problems, E.M.I. e l'inno generazionale Anarchy in the UK, per il sottoscritto Pretty Vacant ha sempre rappresentato l'apoteosi della band londinese, sublimata proprio in quella frase semplice e allo stesso tempo minacciosa: "e a noi non ce ne frega!". Una dichiarazione di guerra al mondo. Una presa di posizione decisa e potente.

La performance live è possente. Johnny "Rotten" Lydon si agita come indemoniato. Sid Vicious osserva il monitor statico con catena e lucchetto al collo. Steve Jones è in forma con fazzoletto di Sua Maestà in testa e Paul Cook, anch'esso in look British, batte il tempo impeccabile. Pochi accordi e tanta voglia di dire ciò che pensano. E se non piace agli altri, e chi se ne frega! E se la cosa vi mette a disagio, e chi se ne frega! E se non volete più rivolgerci la parola, e chi se ne frega! E se ho ancora voglia di scrivere, a voi cosa frega? So stop your cheap comment Cause we know what we feel...


QUESTA È UNA VERA DECISIONE

Ho fatto richiesta
di nuove braccia
ma ancora cammini
a quattro zampe… Ho
fatto a meno
della mia voce eppure
ingoi ancora la convnzione
di avere ragione.
Il rumore delle foglie
è un libro
e una coperta… il frastuono
di un marciapiede
è un esercito senza strade
per il ritorno… Non
mi fermerò ad ascoltare
le vostre stupide lamentele.
Non mi fermerò
a osservarti
mentre usi la tua finta risata
per farmi credere
che t’interessi… Non
starò a fingere
che m’interessi che il mondo
potrebbe fare
a meno di bruciare
perché sarebbe
tutta una grossolana bugia.
Ho fatto le prove
del mio esilio
non so quante volte e ancora
non avete capito nulla.
Ho assaporato
l’egoismo come una normale
chiacchierata
senza conseguenze, ma
a voi cosa vi frega, a te
è mai fregato? Adesso
ve lo dico io. Adesso
il discount delle mie illusioni
ha fatto fagotto
e rivende veleno nelle vostre
dimore occupate… e me
va bene così
                                    (Venezia, 9 Ottobre ’18)

Pretty Vacant, live by Sex Pistols

lunedì 1 ottobre 2018

Fade To Black, il cuore oscuro dei Metallica

La macabra poesia di Fade to Black (Metallica)
"Death greets me warm/, now I will just say goodbye/... La morte mi saluta cordiale/, ora vi dirò solo addio". Finiva così Fade to Black, tragico capolavoro oscuro dei Metallica

di Luca Ferrari

Ci sono persone che a un certo punto della loro vita scelgono di arrendersi. Semplicemente, "non hanno più niente da dare". Semplicemente nessuno è stato abbastanza forte da stargli accanto e aiutarli davvero a cambiare le cose. Nel mondo ci sono persone che a un certo punto credono di non avere più nulla dentro. L'oscurità si è impossessata di loro e l'agonia potrà avere un solo e tragico epilogo. Poche canzoni come Fade to Black dei Metallica, dal secondo album Ride the Lightning (1984), sono state capaci di trasmettere una così alta dose di rabbiosa disperazione senza ritorno.

Chiunque abbia un minimo di conoscenza/passione della musica rock-metal non può prescindere dai four horsemen, in particolare quando la line-up era composta da James Hetfield (chitarra-voce), Kirk Hammet (chitarra solista), Lars Ulrich (batteria) e Cliff Burton (basso). In quanto a "poesia nera", solo The Unfogiven riuscirà ad avvicinarsi a una simile tragica perfezione. Fade to Black però ha qualcosa di differente. Una strada reale e senza ritorno. Una strada dove non c'è più posto per nessuno. Una strada che nessuno ha mai voluto davvero comprendere.

LA SALVEZZA NON ERA NEMMENO IN RITARDO

...È successo, e nessuno
ha spostato
l’ombra del proprio anello… stavo
pensando a tutt’altro
ma allora i raggi del sole
erano fatui dardi
a cui offrire soltanto una rete
senza fili… Non c’è nulla di familiare
nella mia malinconia,
non c’era niente
di estremo nelle mie ultime
gocce d’inchiostro, semplicemente
nessuno le aveva mai lette…
Semplicemente perché a un certo
punto delle nostre vite
non c’era davvero nessuno…
Dicono che la dannazione
evochi memoria o che ne so,
un ricordo
che avremmo voluto condividere
con un micro-mondo… tu
ci sei stato? Tu ci credi
ancora alle fiabe della notte? È
facile raccontare chi siamo
dimenticandoci
la sabbia che ci trovarono
nelle tasche
in quel giorno finale… la
comunicazione
aveva esonerato tutti i suoi limiti,
il sottosuolo
delle pratiche vitali
era stato oltraggiosamente chiaro
con le circumnavigazioni
che lo avrebbero riguardato… sulla
punta della spada
c’era solo un fiore, e poco dopo
neppure quello... e un istante
dopo ancora, nemmeno più
il ricordo di ciò che imparaste subito
a ignorare… Se io ero finalmente io,
voi chi eravate davvero?
(Venezia, 1 Ottobre ’18) 


Fade to Black (live Seattle '89), by Metallica

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