Ricomincia la scuola. Tempo di dolci-amari "arrivederci". Crescere significa anche volare e lasciar andare, come cantava Paula alla sua famiglia (Belier)... Je vous aime mais je pars.
" [...] Mes chers parents, je pars Je vous aime mais je pars Vous n'aurez plus d'enfant Ce soir Je ne m'enfuis pas je vole Comprenez bien, je vole Sans fumée, sans alcool Je vole, je vole ... Miei cari genitori, me ne vado Ti amo ma me ne vado/ Non avrai più figli Questa sera Non fuggo, volo/ Capisci, sto volando Senza fumo, senza alcol Volo, volo [...]"
Lo straziante ritornello della canzone Je voule di Paula (Louane Emera) che le farà vincere una borsa di studio a Parigi, lasciando così la vita di campagna e la sua amata famiglia. In principio, i suoi genitori sembrano contrari, ma l'amore alla fine prevale e anche se ci saranno inevitabili lacrime di arrivederci, la vita deve fare il suo corso e separare ma il cuore, ehi, quello è tutt'altra cosa e da lì mamma Gigi, papà Rodolphe, il fratello Quentin e l'amica Mathilde, non se ne andranno mai. Se La famiglia Belier (2014, di Éric Lartigau) è un film a dir poco commovente e intenso, il finale sembra uscito da una di quelle fiabe sgorgate dalla più dolce delle fantasie: la realtà.
In questi giorni non saranno solo le figlie e i figli ad allontanarsi dalla propria casa. Anche porzioni della nostra vita è tempo e ora che prendano strade diverse. Appena un giorno fa avevo scritto un lungo articolo, qui, su "Live on Two Hands", al termine del quale avevo annunciato che mi sarei fermato con le pubblicazioni per almeno due settimane. Non ho mantenuto la promessa. Ho cambiato idea. Senza che ne sapesse nulla, una persona mi ha fatto cambiare idea. È stata una mamma con le sue parole commoventi. La sua creatura sta lasciando il nido. Proprio in queste ore sono insieme per condividere un ultimo-primo importante momento della loro vista insieme. Vivranno una notte piena di pensieri, sogni e speranze. Quando l'indomani lei tornerà a casa e tu resterai nella tua nuova vita, a tratti qualcosa farà male. Tutto il resto invece, risplenderà per sempre per voi due...
"TI VOGLIO BENE MA PARTO"
Le mani accovacciate,
le istantanee sussurrate
e un galeone senza bussola... è
ancora tutto come lo avrei annotato
… riguarderò il tuo volto
e sarà tutto
come non è mai stato prima
ciao creatura,
mi sento davvero amorevolmente fragile
ma tu lo hai sempre saputo
… ciao creatura,
per qualche giorno guiderò mal volentieri
tra le stelle e le libellule
lungo la strada del mio ritorno
mi fermerò
in prossimità del tuo cuore,
non risponderò
ai messaggi e ignorerò il tramonto
... userò anche la forza
ma alla fine piangerò comunque
creatura mia,
adesso siamo insieme...
non m’importa di aggiornare il mondo
e non ho in programma
di scrivere lettere… creatura mia,
adesso è tutto chiaro, è il tuo turno
e l’ho già detto a tutti i miei sorrisi...
previsioni al cartone confezionato,
nessuna gabbia né promesse intavolate
... cara tu,
adesso sto guidando io,
e puoi riposarti… presto
rifarò i bagagli
e poi ci saluteremo ancora
… mi vedi? Sono già più lontana,
adesso lo sono ancora di più… ti
sto parlando, siamo l'una a fianco dell'altra
e questo non cambierà mai
Mauro Reppetto e Max Pezzali (883) cantano Come mai al Festivalbar
Settembre era arrivato e tutto iniziava a dileguarsi. Quello che ancora non sapevo, era che (anche) insieme agli 883 si stava per spegnersi a mia ultima estate "innocente".
1993, l'estate degli 883 e della sitcom generazionale Beverly Hills 90210. Un acerbo sedicenne si apprestava a vivere il quarto anno alle scuole Superiori senza stimoli particolari. Non avevo nessuna idea di cosa avrei fatto di lì a due anni. Non c'era nulla che mi facesse immaginare un futuro. Non sapevo chi fossi e iniziavo ad averne timidi sentore. La pentola intanto continuava a riempirsi ma avevo deciso di restare in silenzio. Tutto stava andando in una direzione ma io ero all'oscuro. Ancora qualche mese e sarei cambiato per sempre. Nell'innocenza degli 883 ritrovo uno snodo cruciale della mia vita. Nel sincero e pulito ottimismo di Max Pezzali c'erano tutte le bugie che avevo ingurgitato per andare avanti. Avrei potuto cambiare? Avrei potuto evitare la cascata? No, a quel punto era già troppo tardi.
L'estate del 1993 fu quella dei tormentoni All That She Wants (Ace of Base), Sweet Harmony (The Beloved) e What is Love (Haddaway), queste ultime due rispettivamente colonne sonore della sitcom Melrose Place e del cult generazionale "Piccolo grande amore" (1993, con Barbara Snellenburg e Raoul Bova). Ai tempi dell'estate 1993 le canzoni d'atmosfera si ascoltavano ancora dal vivo e con un accendino (acceso) in mano. Ai tempi dell'estate 1993, gli occhi innocenti dell'infanzia chiedevano spazio a un tempo irrisolto e misconosciuto. Ai tempi del 1993, un primo accenno di Guns 'n' Roses era pronto a spianare la strada all'imminente emancipazione. Intanto però, quel duo italiano così spontaneo sapeva conquistarmi perfino più dei Nirvana, che di lì a poco, il 21 settembre, avrebbero pubblicato il nuovo album In Utero.
Per chi era adolescente nei primi anni '90, era impossibile non conoscere canzoni come Nord sud Ovest Est, Sei un mito, Rotta per casa di dio. Né impegnati né troppo inzuppati di luoghi comuni su "scazzati" sabati sera (all'epoca), la freschezza degli 883 talvolta riesce ancora a farmi sorridere di nostalgia per una fase della mia vita che non ho mai davvero vissuto e di cui alla fine non ho nulla da ricordare con gioia. Non erano poi così leggere le loro canzoni, dove certi stati d'animo andavano percepiti. Gli 883 furono l'ultima fermata di un treno che di lì a poco avrebbe preso una velocità incontrollabile. Il sole ormai si stava dissolvendo. Perché tornasse a splendere davvero, avrei dovuto consumare parecchie vite (in rovina). Adesso vi lascio. Sto camminando sulla spiaggia. Guardo l'orizzonte. Sento la frenesia dei primi giorni di scuola. Sento ancora la rabbia per una parte della mia vita che mi mancherà per sempre e niente o nessuno potrà mai restituirmela.
PS: Ho appena riletto quanto scritto. La parte in prosa e la poesia. Non nascondo che mi ha lasciato molta malinconia. A differenza della stragrande maggioranza degli articoli scritti, questo non sarà postato da nessuna parte. Lo lascerò così, come in stato di agonia. Lascerò poi Live on Two Hands - Le parole come non le avete mai ascoltate" senza aggiornamenti per almeno due-tre settimane. Magari ricomincerò a scrivere il 21 settembre, in occasione del trentennale dell'uscita dell'ultimo album realizzato da Cobain & soci, In Utero. Il disco che ho sempre definito il migliore da un punto di vista di lyrics e che ha influenzato il mio modo di scrivere in modo incredibile. Un tempo la scuola ricominciava lunedì e oggi dunque, sarebbe stato l'equivalente dell'ultimo weekend. Quel mondo per me non esiste più. Questo è il commiato definitivo, eppure in una remota parte di me, ancora mi chiedo come sia stato possibile tutto questo. Come mai, appunto...
ABBANDONO IN FORME COETANEE
mi st(av)o preparando... era fasullo,
non lo avrei mai potuto
capire… posso dire
una parola prima che io scompaia?
non è rimasto niente
in quell’armadietto... tutto
era ancora in ordine
quando l’alba impose
chi sarebbe stato baciato
dall’amore, e chi
avrebbe trasformato un tunnel
in una carezza a senso unico
... e io pensavo ancora
che al di là del mare
non ci fossero bombe
ma tuoni da cameretta
...
e io ero certo
che il mio segreto più grande
fosse una delle tante paure
… io lo so ancora,
a quel tempo
il segreto più grande
era me stesso
non ero pronto a rivelarmi
... non fatemi dire
che sarei potuto andare avanti,
semplicemente
ucciderei la verità… le ombre
del sole
avevano sparato alla testa
dalla ruggine
senza domande per il domani
... era una separazione
che intendevo?
Non mi sto rivolgendo
agli anni che verranno,
non c'era tempo
...
e tutto quello che ancora non c’era,
non prevedeva più quaderni
né castelli in rovina... ultima
fermata, riflessi sporcati
emergono dalla preistoria di un sussulto
... lacrime in stato
di suicidio collettivo... solo
la voce sconsolata di un grido
abbandonato
(Venezia, 9 Settembre ‘23)
Neil Young e Pearl Jam suonano Rockin' In The Free World
L'apoteosi del rock! Il 2 settembre 1993, sul palco degli MTV Video Music Awards, Neil Young e i Pearl Jam eseguirono una strepitosa performance di Rockin' In The Free World.
Il capobranco e gli arrembanti leoni attorno a lui. Questa non è solo la storia di una strepitosa e adrenalinica esibizione live. Questa è l'essenza stessa del rock (se ne faccia una ragione Nikki Sixx, ndr). Trent'anni or sono, il mito del rock Neil Young raggiunge sul palco i giovincelli Pearl Jam per suonare insieme una delle sue canzoni più iconiche: Rockin' in a Free World. Neil Young è travolgente: chitarra elettrica, distorsore e voce gracchiante. Gossard, McCready e Ament quasi gli danzano intorno con i loro strumenti. Incantati. Estasiati. Elettrizzati. Un ancora "TempleoftheDogghiano" Vedder è oltre modo statico e in piena estasi di passione rock, mentre sui tamburi Dave Abruzzese pesta come non mai. Questo non è semplice rock. Rockin' In The Free World suonata da Neil Young e i Pearl Jam sul palco degli MTV Video Music Awards 1993 è semplicemente e grandiosamente l'apoteosi del rock più autentico.
È come se questa canzone e questa performance mi fossero sempre appartenute. All'aeroporto di Heatrow, di ritorno dal mio primo viaggio a Londra, Rockin' In The Free World suonava talmente forte nel walkman (in versione solo Younghiana) che una signora mi chiese cosa stessi ascoltando. Non vidi questa esibizione in diretta. La scoprii parecchi anni dopo ma ricordo ancora in modo nitido che capii subito che cosa avessi davanti. Da tempo me l'ero segnata per celebrarla a dovere nel trentennale su Live On Two Hands - Le parole come non le avete mai ascoltate. I Pearl Jam avevano appena cantato un'infuocata versione dell'ancora inedita Animal con un Vedder ben più scatenato e un Jeff Ament massiccio e dirompente. In quell'edizione i Pearl Jam vinsero 4 premi, tutte per la sofferta Jeremy, premiata come: Video of the Year, Best Group Video, Best Metal/ Hard Rock Video e Best Direction in a Video. Una cerimonia quella in cui vinsero anche i colleghi di Seattle, Alice in Chains (Best Video from a Film - Would) e Nirvana (Best Alternative Video - In Bloom).
Neil Young è in forma smagliante, reduce da due dei suoi migliori dischi: Ragged Glory (1990) con i Crazy Horse, e Harvest Moon (1992), solista. Sempre da un album solo è tratta Rockin' In the Free World (1989), autentica cavalcata generazionale che i Pearl Jam suoneranno spessissimo nei loro appassionanti concerti, usandola propria come canzone di chiusura come accadde anche al live Roma '96 nel tour di No Code. Inizia la performance. La prima strofa ci fa subito capire con chi abbiamo a che fare:
There's colors on the street Red, white and blue People shufflin' their feet People sleepin' in their shoes But there's a warnin' sign on the road ahead There's a lot of people sayin' we'd be better off dead Don't feel like Satan, but I am to them So I try to forget it any way I can
Prima che la "parola" passi a Eddie, la musica rock è un fiume in piena. Neil Young insieme a Jeff Ament e Stone Gossard sono indiavolati. La seconda strofa pare essere partorita da una sessione di Vs, il secondo album della band che uscirà di lì a poco più di un mese. Se Young venne sempre chiamato "il nonno del grunge", non era certo solo per le camice a quadrettoni. Se "il vecchio" suona con trascinante adrenalina, il giovane accentua il dolore delle lyrics, strozzando quasi la voce nella terza e quarta riga, evidenziando così il sentimento di abbandono e l'emarginazione dell'essere umano. Una condizione emersa in modo ancor più devastante con la recente crisi economica, e non a caso Rockin In The Free World venne utilizzata dal regista Adam McKay nel bellissimo film La grande scommessa (2015).
I see a woman in the night With a baby in her hand There's an old street light (near a garbage can) Near a garbage can (near a garbage can) And now she put the kid away and she's gone to get a hit She hates her life and what she's done to it There's one more kid that'll never go to school Never get to fall in love, never get to be cool
E' un passo cruciale della canzone. Neil Young poi, con il suo inimitabile stile distorto, si scatena sotto lo sguardo (pietrificato) di un Vedder scolaretto, ma che nota dopo nota inizia sempre più a lasciarsi andare. Dopo un face to face di chitarre con un Gossard al massimo della sua faccia da bravo ragazzo e più giovanile adesso dei tempi dei Mother Love Bone, l'uragano chitarristico si placa e inizia l'ultima strofa alla quale si unisce anche il cantante dei Pearl Jam. Tutti i musicisti sul palco, da sempre grandi perfomer, rompono gli argini ed ecco Neil Young e Mike McCready onorare al massimo la potenza distorta della storia degli anni '70. Vedder sbatte con delicata violenza l'asta del micrfono per terra, portandosela sulle spalle e poi prendendosi una bottiglia di vino, mentre Mike, in piena catarsi Hendrixiana, spacca la sua chitarra contro gli amplificatori, lasciando a Young-Ament-Abruzzese l'onore delle ultime note.
We got a thousand points of light For the homeless man We got a kinder, gentler machine gun hand We got department stores and toilet paper Got Styrofoam boxes for the ozone layer Got a man of the people, says keep hope alive Got fuel to burn, got roads to drive
L'America degli ultimi oggi si reclamizza sui social, anticipando quelle rivoluzioni che non vedranno mai la luce né un volantino. Un tempo, a dare voce alle masse, c'erano loro: i cantautori e quegli ideali condivisi in modo trascinante dentro e fuori l'anima. Così come si vede nel videoclip della canzone, Rockin In the Free World richiama il mondo e la gente a seguire una strada: la propria strada. Trent'anni fa, il 2 settembre 1993, Neil Young e i Pearl Jam scolpirono nel rock un'effige di ruvida onestà che nessuno potrà mai dimenticare. Trent'anni dopo sono esattamente lì dov'erano, sul palco a cantare il mondo e i tormenti riottosi di tutti noi. Dopo trent'anni la loro performance live di Rockin In The Free World al Gibson Amphitheatre di Los Angeles per MTV Video Music Awards, ha ancora la passione e il furore per spingersi oltre.
GOT ROADS TO BURN AND MAKE ALIVE
voglio dire, c'è il male e non gli chiederò mai scusa … ho i vostri tagliandi,
la corteccia calpestata e nessuna speranza di giustizia
una chiave, le ruote incagliate, qualsiasi epicentro... se solo potessi esprimermi da mortale, ma a voi non interessa
la prossima invenzione sarà quella definitiva… Lo dicevano anche gli schiavi in anticipo sulla privazione del domani, ... pensiamo ancora di poterci fare almeno una corsa a strapiombo?
siete scesi tutti in strada o hanno inscenato la fine del mondo? hanno messo le vite su di un grafico, chi se ne voleva andare non sa più nemmeno che cosa sia accaduto prima sento il deserto stare fermo… Muovere la bocca impedendo al sangue di dirigersi altrove… le idee sono nate per sfidare l'oblio, il cestino per il grano dipende
ancora da noi
vuoi ancora capire
cosa sta succedendo
o sei già andato oltre?
…
l’orizzonte non ha più dune,
e noi siamo rimasti
senza un traguardo… è quello
che siamo,
raccontiamo la sola storia vera
(Venezia, 2 Settembre ‘23)
Neil Young & Pearl Jam - Rockin In The Free World (live MTV 1993)
Eddie Vedder, Jeff Ament e Neil Young suonano Rockin In The Free World
Neil Young canta Rockin In The Free World
Neil Young e Stone Gossard suonano Rockin In The Free World
Jeff Ament e Neil Young suonano Rockin In The Free World
Eddie Vedder, Jeff Ament, Dave Abuzzese e Neil Young suonano Rockin In The Free World
Neil Young suona e canta Rockin In The Free World
Eddie Vedder canta Rockin In The Free World
Mike McCready e Neil Young suonano Rockin In The Free World
Dave Abruzzese suona Rockin In The Free World
Mike McCready distrugge la chitarra
Pearl Jam e Neil Young suonano Rockin In The Free World