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giovedì 17 ottobre 2024

Veruca Salt - Volcano "Reyer" Girls

Combattive ed esplosive, proprio come le alternative rock Veruca Salt. La graffiante Volcano Girls sembra proprio scritta per loro, le giocatrici di basket della Reyer Venezia.

di Luca Ferrari

Decise. Unite. Combattive. Le giocatrici della Reyer Femminile sono proprio come l'alternative rock band Veruca Salt. Nel 1994, insieme a dischi strepitosi tra cui No Need to Argue (The Cranberries), Vitalogy (Pearl Jam), Experimental Jet Set, Trash and No Star (Sonic Youth), uscì anche American Things, l'album di debutto del gruppo anericano, capitanato dalla chitarriste-cantanti Louise Post e Nina Gordon. Tre anni dopo, fu la volta di Eight Arms to Hold You (1997), il cui primo singolo estratto è Volcano Girls, puro rock adrenalinico. Negli ultimi due anni mi sono avvicinato moltissimo alla pallacanestro, umanamente e culturalmente, aprendo anche la sezione "Rock & Basket" su questo sito. Ad alimentarne la passione, anche la squadra femminile della Reyer Venezia, e proprio la canzone Volcano Girls sembra scritta appositamente per loro. Apoteosi, quando cantano ringhianti "Volcano girls, we really can't be beat/ Ragazze vulcano, non possiamo davvero essere battute", e lì davvero riesco a rivedere le imprese di queste giovani atlete sotto canestro. Un gruppo che anno dopo anno, è diventato qualcosa di molto più profondo di una semplice squadra, proprio come le Veruca Salt.

UN’ALTRA VOLTA INSIEME

è un gioco… è una sfida...

un'azione di costante orgoglio condiviso… una 

fiaba in costante aggiornamento… è

una storia estroversa

e trionfale... zero preamboli

né mitologie da zattera


sulla terra della mia casa,

è sicuro che farò ritorno… non sono 

intimorito

perché questo è il mio posto… è

la verità più immediata

di un tuono rossastro appena

rincuorato


siete arrivate a questo punto

della vostre vite… un granitico respiro

dopo l'altro... il mare leonino

onnipresente sull'estro

più sinceramente combattivo


è facile rivolgersi ai santi

quando l’esercizio del cronometro

impone la redenzione…


candida libertà, 

non so che farmene delle coccole ai miracoli

… i colori Collodiani della memoria

richiamano all'alba più gestuale di una stella condivisa


potrei arrendermi

ma ho deciso di non essere

d’accordo col resto

del mondo… metteteci

alla prova, le vostre mani

che si uniscono sono il cammino decisivo...

(Venezia, 17 Ottobre ‘24)

Veruca Salt - Volcano Girls


martedì 15 ottobre 2024

Lady Gaga, the Joker is me

Joker Folie à Deux - Arthur Fleck (Joaquin Phoenix) e Harleen Quinzel (Lady Gaga)
Quando il sentimento è forte, niente e nessuno può tenere separate due anime. Nel caldo e adrenalinico canto di Lady Gaga, The Joker, c'è tutta la passione di chi lotta per l'amore.

di Luca Ferrari

L'amore chiama. L'amore chiede. L'amore domina. Il mondo lì fuori è troppo spesso costellato di fionde graffianti. "Joker: Folie à Deux" (2024), il nuovo film di Todd Phillips presentato all'81. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, racconta in primis una storia d'amore. Una storia dirompente capace di andare contro tutto e tutti. Una storia d'amore che ha il potere di sbriciolare qualsiasi ostacolo si frapponga sulla strada dei due protagonisti. Lì fuori, c'è un mondo che confonde la disonestà con i buoni sentimenti. I sentimenti non possono essere più schiacciati. I sentimenti non devono per nessuna ragione venire meno. Niente e nessuno può e deve frapporsi nel buon cuore delle persone. Non m'importa di quello che hai trovare nel mazzo. Nessuno ti obbliga a giocare con le carte che hai ricevuto. Solo tu puoi davvero decidere qual è la strada che intendi percorrere in questo preciso istante della tua vita.


LA SPADA NON FA ERRORI


storia di coraggio

e profonda altrui ammirazione…

nenia sofferente

e mai arrendevole…

tu, donna nel mondo,

è la tua danza

fatta di passi ed emozioni...

tu, donna di questo mondo,

hai un cuore

che in pochi si meritano

di ammirare


Donna... sono testimone

della tua storia... Donna,

sono il primo testimone

della tua audacia


Riprenderai anche la tua culla...

dal fondo purpureo

dove i sassolini della battigia

si bagnano a ritroso


i missili lanciati

continueranno a frantumarsi a terra

… adesso quei missili si perdono nello spazio che hanno costruito senza domani

... e quei missili lanciati

non ti potranno più impedire

di tornare a casa

dove i caldi raggi del tramonto

si stringono ai vostri ricordi

più eternamente materni


Sento il tuo cuore tra sogni

e dimissioni … è la tua vicinanza

che mi fa risvegliare

… è la tua forza

con cui potrai plasmare ogni alba


i patti col destino sono muse abusate

incapaci di distinguere

un precipizio dal sangue più calorosamente

mattiniero

non assisterò al tuo cuore

sbriciolarsi

per loro... voleremo sempre dentro-fuori

le onde,

e avrai la tua vita felice

(Venezia, 14-15 Ottobre ‘24)


Lady Gaga - The Joker

Joker Folie à Deux - Arthur Fleck (Joaquin Phoenix) e Harleen Quinzel (Lady Gaga)

sabato 5 ottobre 2024

Suede, solitaria Saturday Night

Suede - Saturday Night

È sabato sera a Londra. Su e giù per la tube, orde di malinconici si aggirano. Vagano. Risorgono. Non c'è domani. C'è solo il malinconico sound solitario di Saturday Night (Suede).

di Luca Ferrari

È probabilmente una delle canzoni che ho più detestato da quando la vidi. Loro, gli Suede, emblema di quel Brit Pop che da ventenne non tolleravo proprio, poiché segnò il cambio generazionale da Seattle all'Inghilterra. E loro, gli Suede, esportatori di un sound malinconico-elettronico, non li potevo proprio reggere. Emblema di questa band, la sofferente Saturday Night (dal 3° album, Coming Up - 1996) di cui gran parte del videoclip si svolgeva nella tube, la metropolitana londinese, di cui viene immortalata la fermata di Holborn insieme (anche) al cantante Brett Anderson. Questa canzone ha sempre evocato ricordi di vite incompiute, schiacciate dalla pesante eredità di un passato che non lasciava spazio ad alcuna nuova radice. Lì sotto, per quelle strade solitarie così dannatamente romantiche, molti di noi hanno sacrificato qualcosa di amorevole nel nome di un'immortalità logorante e incongruente con qualsiasi stella scoperta. Potrei rivedere in non so quante città, i miei passi che fanno ritorno verso nessuna casa, credendo che bastasse credere nel sogno più dolce, per ricominciare lontani in qualche letto a castello dolcemente preparato.


Suede, era il 1996 o giù di lì quando imperversavano insieme ai colleghi d'oltremanica Oasis, Blur, Verve e Radiohead. Di lì fino alla fine del 1998 avrei vissuto, forse, i miei anni più estremi sul fronte della solitudine. Ogni tanto su MTV girava ancora Saturday Night e ogni volta che l'ha incrociavo, alla fine, nemmeno cambiavo più canale. Sapevo perché mi facesse male ascoltarla. Sapevo che mi avrebbe lasciato a terra, ma avevo poco con cui ribattere. E mi rendo ancora bene quanto abbia vissuto una vita simile al protagonista del videoclip di questa canzone. Ma come ho anche scritto in questo sito, di recente mi sono aperto al mondo della pallacanestro dal punto di vista culturale e non (vedi la sezione Rock & Basket), e proprio oggi, ho caricato una storia su Instagram sulle partite odierne con sottofondo di Saturday Night. Da lì, ecco l'ispirazione di questo articolo. Ma questa sera non sarò da solo a vagare per una città caotica alla ricerca di un'impossibile felicità. Questo sabato sera, sarò insieme a mio figlio e mia moglie, a guardare le nuove imprese della Reyer femminile

UNA BOCCATA DI SOLITUDINE ESTREMA

È l’amore che non c’è...

è l’amore che fragilmente, non esisteva

... e non eravamo mai pronti

…. e ognuno al mondo

ci sembrava più forte

delle nostre emozioni ... e ognuno al mondo

ci sembrava meno solo di noi

… e ogni bacio

che indugiava sulla scala mobile

più lontana, era una lettera

che avremmo smesso di scrivere

… e ogni avviso

di strada interrotta

avrebbe dovuto insegnarci

a non essere 

così definitivi con il nostro futuro

e quando

finalmente le porte non si aprivano

più, c'era una tomba,

c'era una lacrima senza nome... senza margini né volontà di recesso... e

ti sei mai chiesta

perché siamo stati così diagnostici

con il nostro futuro?

E quando finalmente il tunnel

si estraniava da ogni pensiero a se stante,

nessuno era più pronto

nemmeno per evacuare

l’ultima boccata di solitudine


… E se in uno di quei giorni

mi avessero detto

che me ne sarei andato

da tutto questo, perché

le avrei dovuto credere? Avrei

continuato a scrutare

il mondo dalla mia opaca incredulità,

rimandando la felicità

a non so nemmeno perché né quando... (Venezia, sabato 5 Ottobre ‘24)

Suede Saturday Night

Suede Saturday Night

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