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Visualizzazione post con etichetta Pussy Riot. Mostra tutti i post
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giovedì 7 novembre 2013

Pussy Riot, taci e Mosca

Nadezhda Tolokonnikova (Pussy Riot)
La Russia Putiniana tappa la bocca a Nadezhda Tolokonnikova (Pussy Riot). Nessuno sa dov’è stata trasferita. La protesta di Amnesty International.

di Luca Ferrari

Ma che fine hanno fatto i musicisti impegnati? È possibile che nessuno voglia sfidare lo zar Vladimir in difesa di tre ragazze punk? Cosa penserebbero di tutto ciò i vari Joe Strummer la leggendaria voce dei Clash, o un John Lennon dinnanzi a tutta questa indifferenza? Pussy Riot abbandonate da tutti, anche dal loro mondo. 

Il 22 ottobre scorso l'attivista russa, nonché membro del gruppo punk rock Pussy Riot, Nadezhda Tolokonnikova, è stata prelevata dalla colonia penale dove stava scontando una condanna a due anni di prigionia, con possibile (?) trasferimento verso un’analoga struttura in Siberia. Amnesty International ha dichiarato che il continuo rifiuto da parte del Governo di rendere noto dove si trovi la donna, è una prova fin troppo evidente dell’intento delle autorità russe di ridurla al silenzio.

“Nadezhda Tolokonnikova ha denunciato pubblicamente le minacce ricevute da funzionari delle carceri” ha dichiarato Denis Krivosheev, vicedirettore del Programma Europa e Asia Centrale di Amnesty International, “Temiamo che la sua situazione attuale rappresenti la punizione per aver protestato contro le sue deplorevoli condizioni detentive. La giovane è una prigioniera di coscienza che non avrebbe mai dovuto essere arrestata”.

La Russia di Putin è una delle più grandi e potente dittature del mondo, ma per uno strano caso le sue riprovevoli azioni risultano sempre molto trascurate dal movimenti pacifisti e nonviolenti occidentali evidentemente troppo impegnati a scendere in piazza solo per più abbordabili nemici. Amnesty International è una piacevole anomalia e oggi torna ad alzare la voce contro Mosca chiedendo spiegazioni sul destino della musicista Nadezhda Tolokonnikova (Pussy Riot).

“Se fosse vero che Nadezhda è stata portata  una colonia penale distante migliaia di chilometri da Mosca, ciò renderebbe ai suoi avvocati e familiari quasi impossibile incontrarla, in violazione dei diritti umani della detenuta e della stessa legislazione russa” ha poi concluso Krivosheev.

Diritti umani in Russia? C’è chi ha provato a denunciarne la loro costante violazione. Era una piccola e coraggiosa donna di professione giornalista sempre in prima linea per il settimanale Novaja Gazeta. Il suo nome era Anna Politkovskaja. Come sia morta lo sappiamo tutti. Freddata sulla porta dell’ascensore di casa. Chi siano i mandanti, lo sappiamo tutti.

il gruppo punk-rock Pussy Riot

giovedì 21 febbraio 2013

Free Pussy Riot, Babes in Stalinland

Free Pussy Riot
La censura putiniana di chiaro stampo stalinista chiude la bocca a chiunque pratichi il dissenso. L'urlo punk delle Pussy Riot si ribella.

di Luca Ferrari

I Sex Pistols sul Tamigi nel giorno del Giubileo della Regina. I Rage Against the Machine nella loro normale esistenza musicale, talvolta con il supporto nei videoclip diretti dal premio Oscar, Michael Moore. Jim Morrison negli anni della contestazione. Marilyn Manson in tempi più recenti. La sfilza di rockers finite dietro le sbarre è lunga. Ma per loro al massimo qualche giorno di galera. Le Pussy Riot invece sono state condannate a due anni di reclusione.

Un anno esatto fa, il 21 febbraio 2012, il trio punk russo delle Pussy Riot formato da Ekaterina Samutsevich, Maria Alekhina e Nadezhda Tolokonnikov irrompeva nella Cattedrale del Cristo Salvatore di Mosca. Passamontagna in testa, loro e altre ragazze a viso coperto, intonavano la loro preghiera personale di libertà contro la dittatura vigente, che inizia con un eloquente: Madre di Dio, Vergine, caccia via Putin!” - Madre di Dio, Vergine, diventa femminista, diventa femminista. Inni in chiesa per leader marci, una crociata di nere limousine. Il prete viene oggi nella tua scuola. Vai in classe. Portagli il denaro. Il patriarca crede in Putin. Quel cane dovrebbe credere in Dio.

Free Pussy Riot! (di A. Cristofari)
Alessandra Cristofari, redattrice della testata online Giornalettismo, ha realizzato il libro Free Pussy Riot! (2013, Editori Internazionali Riuniti) con prefazione di Sabina Guzzanti. Cento pagine scarse per raccontare una storia di libertà d’espressione stritolata. È la vicenda di tre ragazze che avremmo potuto conoscere anche noi. Tre ragazze come lo erano le colleghe americane Babes in Toyland. Tre ragazze come tante che avremmo potuto incontrare a un concerto, parlare di musica e innamorarci.

La Russia è tornata indietro. Sono molto lontani i tempi del "gorbaciofiano" Moscow Music Peace Festival (12-13 agosto 1989) quando agli sgoccioli della Guerra Fredda gli “alieni” Bon Jovi, Cinderella, Mötley Crüe, Skid Row, Ozzy Osbourne e Scorpions spiravano Winds of Change. Da decenni ormai si è tornati al modello Stalinista. Il dissenso non è previsto. Chi critica non viene risparmiato. Il dissidente Aleksandr Litvinenko prima, i giornalisti Anna Politkovskaja, Anastasija Baburova e Stanislav Markelov poi, sono solo gli ultimi nomi eclatanti di persone ammazzate alla luce del giorno da un regime fascista.

E poi ci sono loro tre. Tre ragazze come tante. Non basta andare all’Olimpski di Mosca e farsi scrivere sulla schiena Pussy Riot per cambiare qualcosa. L’intera comunità artistica e società civile libera è sotto attacco. Tre ragazze hanno avuto più coraggio di tante presunte organizzazioni pacifiste occidentali, brave solo a scagliarsi contro facili nemici di casa e senza mai alzare la voce aldilà di certi confini che evidentemente esistono ancora.

E il mondo della musica dovrebbe essere unito. A ben guardare però la storia, sono sempre pochi i nomi che si sono ribellati ai poteri grandi. Una delle ultime band capaci di fare il proprio dovere furono i Pearl Jam, che con appena pochi anni alle spalle seppero alzare la voce e ribellarsi contro la dittatura degli esosi prezzi dei biglietti imposti dalla Ticketmaster.

“Il canto delle Pussy Riot è la eco di un morso di serpente che incenerisce e ricrea dai detriti una sempre agonia, restituendo – per trenta secondi (la durata della loro “dissacrante” esibizione, ndr) – la sostanza che chi governa, annulla. La sola eccezione possibile all’autarchia” – Free Pussy Riot! (2013, di Alessandra Cristofari).

le Pussy Riot sotto processo prima della sentenza

martedì 12 febbraio 2013

Riot Against The Nation Machine

Pussy Riot

“A morte la prigione, libertà per la protesta!/ Riempite la città, tutte le piazze, le strade… aprite tutte le porte, togliete le spalline/Sentite con noi il profumo della libertà/ A morte la prigione, libertà per la protesta!/” Pussy Riot.

di Luca Ferrari

Reagisco così… senza dovermi confrontare
Repulsione da planimetro ingarbugliato…
la gioventù è sempre stata inadeguata per l’arretratezza di chi ha saputo solo reprimere, senza governare


“La Russia è la Cina, è l’Italia, è ovunque si scelga di abbassare lo sguardo quando la tragedia non colpisce diretta ma sfiora soltanto. L’ingiustizia può cambiare volto ma si riconosce anche nella nebbia” Alessandra Crirstofari Free Pussy Riot! (2013, Editori Internazionali Riuniti)

A chi dovrei chiedere scusa
Se ancora l’ideologia ben stirata
Irrompe con il peso delle spranghe

Lascio le valige ordinate
Perché sono già andato via

Vuoi dare una faccia al mio volto?
… vuoi davvero infondermi paura
mentre la pala
si prende il merito della tua sazietà?

“Ogni giorno ci sono sempre più persone pronte a sostenerci, che ci augurano buona fortuna ma soprattutto la libertà e dicono che quello che abbiamo fatto era giustificato. Il sistema ha paura della verità, della sincerità e della nostra immediatezza” Nadezhda Tolokonnikova

Maria Alyokhina, Yekaterina Samutsevich, Nadezhda Tolokonnikova
A presto per il racconto totale
A presto per il resoconto di chi ha già scritto

Non vedo voci sotto quel nuovo cartello
Stiamo dicendo tutti le stesse cose…
Approfitto della mia libertà…


Nadezhda Tolokonnikova

 
Madonna live in Russia

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