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venerdì 23 settembre 2022

Mariah Carey, London and Me

Mariah Carey e la cover di Butterfly (1997) - Luca Ferrari (London '97)
Per la prima volta a Londra, nel pieno della mio amore per il rock, a ispirare dolcezza nel mio scombussolato cammino, c'era lei: Mariah Carey e il suo nuovo album Butterfly (1997).

di Luca Ferrari

Il mio primo viaggio oltremanica. Un "chiodo" di ordinanza. Un'inseparabile camicia a quadrettoni (anche) per celebrare l'acquisto a Piccadilly Circus del doppio CD live The Year of the Horse di Neil Young & Crazy Horse. Una maglia a manica lunga viola con riprodotta la copertina dell'EP Sweet Dreams dei Marilyn Manson. Una spilla comprata da un ambulante per la strada in difesa degli animali randagi. In mezzo a tutto questo marasma anti-nichilista e dolori insormontabili di una vita alla deriva, c'era lei: Mariah Carey, la dolcezza più semplicemente naturale del pop. Nel mio marasma rockettaro al cospetto della City inglese, lì sbarcato subito dopo aver assistito alla proiezione del documentario Year of the Horse di Jim Jarmush alla Mostra del Cinema di Venezia, c'era l'incantevole Mariah Carey.

Una voce delicata, così poeticamente lontana dalle mie troppe cicatrici di ventenne. Era appena uscito il suo nuovo album, Butterfly (1997) di cui già circolava il video del primo singolo, Honey, e Londra era piena di suoi manifesti. La capitale inglese all'epoca era una meta per tutti coloro fossero in fuga o cercassero una vita senza troppi formalismi. Io ci andai solamente una decina di giorni a trovare degli amici che si erano trasferiti ma quel mondo non mi sedusse per niente. Non lo avevo ancora focalizzato ma i grandi centri non facevano proprio per me, non a caso, appena potevo me ne andavo da solo nelle più miti campagne fuori città. Nello sguardo e nelle parole di Mariah Carey vedevo tutto quello che mancava nella mia vita: una speranza raccontata da una carezza (sonora).

Nel mio vagare per le fermate della tube, ricordo ancora i suoi grandi manifesti. Scattai un paio di foto dove si vedeva anche la mia sagoma nel riflesso. Quel primo viaggio in Inghilterra per certi versi chiuse la prima grande epoca riottosa della mia vita, e ciò che accadde nel successivo anno e mezzo non sarebbe stata proprio una passeggiata. L'esposizione al rock aumentò a dismisura e sempre più dolorosamente profonda fino a livelli davvero incontenibili, lasciandomi alle spalle voragini di solitudine e risposte deragliate. Ogni tanto però, questa giovane e incantevole donna dalla voce incredibile, sbucava tra Sex Pistols e Mudhoney, come sussurrandomi che a fianco dei troppi arpioni conficcati dentro l'anima, un giorno un germoglio d'amore si sarebbe trasformato in un fiore forte e delicato. 


REALTÀ & SOGNI, UNA SOLA PROFONDITÀ

Colore dopo colore, per annerire le buche  delle mie  mani… sopra il cielo

di un respiro inesplorato,

è volato l’esito di un esilio incosciente… la

dimensione era la scelta,

la vita si stava dileguando

a intemperanze

e riflessi bagni di rugiada

... quello era solo un altro momento dell’inevitabile sacrificio

votato al silenzio


…ci saranno le panchine anche qui?

Sono stato svaligiato

da lettere scambiate per indirizzi

senza meta


A che ora è il randevù

con l’oceano? Non sono alla ricerca

di suppliche, anche le mie guance

hanno misconosciuto

gli zigomi del domani… Posso

ancora aspettarti

sotto l’arco di una frastagliata pioggia restia


le decisioni di generali,

i marciapiedi sconnessi

sotto il peso di una risata immobile

disattesa nell’avvenire

di un incontro sempre rimandato


aggrappato a qualche vetta

già dissolta, il luccichio… separazione,

e rilettura delle nuvole… il fumo intrappolato negli ultimi lampioni

di campagna… 


eccoci… come se ci fossimo presi 

per mano, lasciando all’addio

l’eredità più delicata

dell'amore universale…

(Venezia, 24 Settembre ‘22)


Honey, by Mariah Carey

I biglietti originali del viaggio a Londra e Mariah Carey di Honey (1997)
Una bellissima Mariah Carey nel video Honey
Dolcezza e sensualità: Mariah Carey nel videoclip di Always Be My Baby
Mariah Carey nel videoclip di Fantasy
L'eleganza fatta donna... Mariah Carey

domenica 18 settembre 2022

Singles, la musica di Seattle

Il cd della colonna sonora del film Singles

Il 18 settembre 1992 uscì nelle sale americane il film Singles, dove il regista Cameron Crowe  immortalò la nascente scena musicale di Seattle. Tra le canzoni della strepitosa colonna sonora, il mio cuore ha sempre prediletto l'acustica Battle of Evermore (The Lovemongers).

di Luca Ferrari

Quel film l'ho visto in televisione, ho comperato la vhs originale e il cd della colonna sonora, che chiamarla "strepitosa" è dire poco. Sto parlando di Singles - L'amore è un gioco (di Cameron Crowe), sbarcato nelle sale americane il 18 settembre 1992. Un film in apparenza incentrato sulle vicende lavorative-amorose in stile Friends, ma in realtà incentrato sulla scena musicale di Seattle, ormai prossima all'esplosione. Eppure nonostante la presenta di pesi massimi quali Alice in ChainsPearl Jam, Mudhoney, Soundgarden e Mother Love Bone, la canzone che da sempre mi è rimasta scolpita nel cuore è Battle of Evermore, suonata dai The Lovemongers, side project delle sorelle Ann e Nacy Wilson, degli Heart, band formatasi anch'essa a Seattle verso la fine degli anni '60. 

Se si esclude l'inspiegabile presenza degli Smashing Pumpkins e il tributo a Jimi Hendrix, originario proprrio di Seattle, il resto è un tributo alle band della città del Nordovest, con la sola eccezione dei Nirvana.
  1. Would? — Alice in Chains 
  2. Breath Pearl Jam  
  3. SeasonsChris Cornell 
  4. Dyslexic HeartPaul Westerberg 
  5. Battle of EvermoreThe Lovemongers 
  6. Chloe Dancer / Crown of ThornsMother Love Bon
  7. Birth RitualSoundgarden 
  8. State of Love and TrustPearl Jam 
  9. Overblown Mudhoney 
  10. Waiting for SomebodyPaul Westerberg 
  11. May This Be LoveJimi Hendrix 
  12. Nearly Lost You Screaming Trees 
  13. Drown Smashing Pumpkins
Nei primi anni Novanta non esistevano le email né gli smartphone con la messaggistica istantanea. Per comunicare con le persone non c'erano che tre strade possibili: incontrarle, telefonarle da casa o in una cabina, scrivere una lettera. Per uno come il sottoscritto, la terza era la più consona e fu così che nel lontano 1995 iniziò una corrispondenza epistolare con una ragazza dagli stessi gusti musicali (dicasi amica di penna). Una persona che si rivelò una grandissima amica. Un'amica con cui, quando fantasticavamo a distanza su un ipotetico viaggio comune a Seattle, io nella mia anima ci vedevo sempre così, a suonare Battle of Evermore dei The Lovemongers. Lei voce-chitarra, io chitarra solista, terminando poi la performance con un abbraccio fratello-sorella.

Ancora oggi, ascoltare quella canzone mi riporta in un'epoca lontana fatta di parole, sogni e poesia. Quel mondo dopo tutto, è sempre continuato... 


STATO D’INCHIOSTO E IMMORTALITÀ 

io e te, ero solo io…

da parte, lanciandosi nella pagina chiusa

di una stella  senza fronde cui sorridere

Qualche lettera finita

In anticipo… ogni soglia,

un'estenuante presenza celeste

arpionata nella terra esposta


il ticchettio della fuga

non avrebbe sopportato

la vista dei grattacieli,

un giorno al massimo

mi avrebbero trovato addormentato

sotto una statua

di pan di albicocca e carrube


ho corso in mezzo all’acqua,

ho rischiato di annegare

non lo dico perché tu mi compatisca,

un giorno conoscerai

tutta la mia storia… Mi manca

ancora una bilancia e qualche respiro

… alla fine

sono arrivato dove mi sono sempre

visto… 


le marce imperiali

non si sono mai davvero interrotte,

non sono 

l’interlocutore ideale

quanto si tratta

di assumere una pozione diversa

da quello che ancora penso…


il suono sonoro

di uno spazio aperto, è l’oceano

che abbiamo sempre

intonato… quel mondo era lì

e lo siamo ancora, 

la semplicità di un ringraziamento

l’alfa che non ha mai cercato

un finale

(Bled [Slovenia], 18 Settembre ‘22)


Battle of Evermore, by The Lovemongers (OST Singles)

giovedì 8 settembre 2022

God save Sex Pistols

Johnny Rotten e Steve Jones (Sex Pistols)

"Non c'è futuro nel sogno inglese", ringhiavano i Sex Pistols a metà degli anni Settanta in God Save the Queen. La punk band inglese oggi torna protagonista con la miniserie "Pistols".

di Luca Ferrari

Ricordo ancora un pomeriggio d'estate senza nulla all'orizzonte. Una terrazzina minuscola affacciata su una strada alberata. Un amico mi passa un librettino tascabile musicale. Protagonisti di quel volumetto, i Sex Pistols. Li conoscevo da poco e a parte la epocale Anarchy in the UK, ascoltata anche durante un furioso pogo alla prima edizione del Beach Bum Rock Festival di Jesolo (4-6 luglio 1995), poco altro sapevo dei punkers inglesi. Ci misi poco a ritrovarmi nella loro vita scomposta, e quasi trent'anni dopo, l'8 settembre 2022, ecco sbarcare su Disney+ la serie Pistols diretta da Danny Boyle, incentrata sul libro del chitarrista della band, Steve Jones.

"Don't be told what you wantDon't be told what you needThere's no futureNo futureNo future for you
...
God save the queenWe mean it manThere's no futureIn England's dreaming"


Il punk mi ha sempre affascinato, specialmente se visto come momento di rottura. Collegare i Sex Pistols a una blanda esasperazione anarchica, oltre che sbagliato, per il sottoscritto non lo sono mai stati. Gli ideali di pace e amore degli anni '60 si erano rivoltati contro se stessi, e ora la strada del macchinoso consumismo & perbenismo era sempre più protagonista. Il mondo giovanile era in ebollizione e questa band, prima e forse anche meglio di tutti, incarnò uno spirito nato e bruciato in neanche due anni. Un album capolavoro, Never Mind the Bollocks, e canzoni che ancora oggi sanno incendiare l'anima a cominciare da God Save the Queen...e tanti cari f*****o alla società e a tutto il Regno Unito. 

SOSPIRARE (s)FIGURATO
hai mai contato

le esequie dentro 

le mie dita… Io

mi sono sempre confuso

con le cartoline

che nessuno ritaglia più

non sai chi sono 

banalmente

perché non ho chiesto

il tuo nome

sai dove sono stato

solo perché

non ho mai voluto

difendere una carezza

dal fienile

delle zanzariere aggiustate

domani mi (o)di(e)rete

dove devo andare

avete preso la mia casa,

che cosa vi è rimasto

da mettere nelle scarpe?

dal gracidare

da più lontano delle stelle,

un nuovo Orwell

ha preferito mettersi il rossetto

e giocare

con l’amnesia dell’infanzia

sono stupito

e attardato nel silenzioso riconoscimento epidermico

… non avrei voluto

cadere, ma sto ancora

ridendo… Vi dirò

quello che penso e 

e sarà solo una delle

tante indifese volte (Venezia, 8 Settembre ‘22)

God Save the Queen, by Sex Pistols

God Save the Queen - Sex Pistols

lunedì 15 agosto 2022

Porno for Pyros, Hard Charger

Perry Farrell (Porno for Pyros) in Hard Charger

I Porno for Pyros del geniaccio Perry Farrell sfornano Hard Charger, primo travolgente singolo della colona sonora film "Private Parts" (1997), biopic sul deejay Howard Stern.

di Luca Ferrari

Ci sono canzoni che colleghiamo a una stagione in particolare. Se non c'è mattinata d'inverno dove non potrei non ascoltare Rusty Cage dei Soundgarden o una serata solitaria conclusa sotto le stelle a farmi crogiolare da Hunger Strike dei Temple of the Dog, sono anni ormai che d'estate mi torna sempre una insana e incredibile voglia di ascoltare Hard Charger dei Porno for Pyros, la band che Parry Farrell fondò insieme al sodale batterista Andy Perkins, dopo aver sciolto i leggendari Jane's Addiction

Ad accompagnarli nel travolgente videoclip, un altro fuoriuscito dalla suddetta band, il chitarrista Dave Navarro, all'epoca militante nei Red Hot Chili Peppers, e Flea, il funambolico bassista dei RHCP. Una formazione a dir poco fantasmagorica e capace d'incantare per sound e carisma. Una performance per un film e un personaggio molto controverso, con un risultato a dir poco esplosivo. E se il videoclip del video non vi basta, date un occhio anche al doppio live Hard Charger + Mountain Song, celebre song dei Jane's Addiction, in occasione di uno speciale su Howard Stern. 

PRIMA DEI MIRACOLI 

Ecco un’altra giornata
impermeabile alle leggende,

schizzano i perché
dei tradimenti... dalle stelle,
una corte serrata gli ombrelli
...il loro rifiuto
ha fatto infuriare i puma
ammassati nei tanti  fasulli
pozzi "sanPatriziani"...
Hai mai incontrato qualcuno
che ha benedetto il tuo cammino
senza volere nulla in cambio?

Un giorno farò vedere
a qualcuno i miei bersagli...
... prim’ancora dei miracoli
scriverò una lista
di bagagli…me la porterò
sempre dietro
insieme a qualche pietra
di quella baia

La scelta 
è davvero difficile…
ma cos’è che i poeti hanno voluto dirci?
Se mettessi
nella stessa stanza un tuono
e un sacchetto di terra, 
che cosa succederebbe
alle costellazioni che ancora non so
riconoscere?

Magari adesso mi direte
che siamo tutti inventori
e chiunque può permettersi
di alleviare le strade
…mentre ci pensate,
io sognerò ancora 
di passare
qualche tempo in una dimensione
condivisa

Anche se ci fossimo conosciuti
dopo secoli
nei fondali oceanici, il suo estro geniale
non avrebbe molto da aggiungere
a queste righe,

Potrebbero volerci
ancora molto tempo…Potrebbe darsi
che le clessidre
abbiano esaurito le loro scelte
                                          (Venezia, Luglio 2001-Agosto 2022)

Porno for Pyros, Hard Charger

mercoledì 10 agosto 2022

The Stars you are, The Cranberries

Stars - la cantante dei Cranberries, Dolores O' Riordan
Nell'autunno di vent'anni fa, a Roma, comprai il greatest hits dei Cranberries, "Stars - The Best of 1992-2002)"... ed ecco che l'oscurità si fece più luminosa che mai.

di Luca Ferrari

Ho sempre amato guardare il cielo, specie se con le nuvole o notturno con le stelle. Da quando Stars dei Cranberries sbarcò nel mio udito, in un atipico autunno romano, non ho mai trovato una canzone che potesse accompagnarmi meglio nelle serate volutamente passate con lo sguardo all'insù, a cominciare dal fatidico 10 agosto e la notte delle stelle cadenti. Creatori di un rock sempre molto sofferto e allo stesso tempo dolce, passarono pochi mesi, e quella canzone, Stars, riuscì anche ad ascoltarla dal vivo, a Firenze, dove nel frattempo mi ero trasferito. Un concerto dove Dolores O' Riordan (1971-2018), ci regalò un'intensa performance, e al cui pensiero, la sua dipartita è ancora più dolorosa.

Insieme a New New York, Stars era l'unica canzone nuova nell'album della rock band irlandese. Non ero mai stato un loro fan assiduo, ma ci sono dischi che alle volte escono nel momento giusto della tua vita. In un'epoca dove Youtube non esisteva e la musica si downlodava poco, comprarsi il CD era ancora la strada ideale per ascoltare musica. Quell'album inoltre, segnò la neonata amicizia con due ragazze della città eterna, e mi caricò di tante e opposte emozioni. Bastò un ascolto e Stars e i The Cranberries divennero parte vibrante della mia vita. Non scriverò nulla di nuovo oggi.  La parola all'ispirazione originale, direttamente da quel primo ascolto nell'ottobre 2002...

"I love you just the way you are"

Ho scelto quella promessa

perché voglio raccontarti un’altra storia.

…il colore di queste ombre

era vecchio e poco pigmentato.

… Il colore di queste ombre

era il percolare nella fiamma.

tra ciottoli smussati

e il peso delle genti

...

I giorni della vita sofferente

erano una rudimentale famiglia

votata dai pensieri… come 

migliore immagine,

le stelle più attente

si sono prese il loro tempo,

riuscendo a restare concentrate

anche durante 

l’esplosione di una strada

che scendeva dolcemente

tra la terra, il mare e ancora la terra

bagnata… non ho mai creduto

agli esiti di nessuna battaglia,

adesso l’istinto dei credo

è tornato libero di promettere

... è il loro momento

e le stelle hanno avuto ragione,

…siamo ovunque,

anche se non ci vedo

in questo preciso istante.

oh, adesso potrei

costituirmi senza la tempesta,

aspettando fedele l'oscurità

...

non troverai dissotterrata,

adesso le stelle si sentono 

finalmente libere di promettere

e di stare accanto a te.

(Roma, 5 Ottobre 2002)

Stars by The Cranberries

Stars, by The Cranberries

venerdì 5 agosto 2022

Fear of the Dark, l'innocenza oscura degli Iron Maiden

Il disco Fear of the Dark degli Iron Maiden

Il mio battesimo col rock iniziò trent'anni fa esatti, nell'agosto 1992. A scandire la rivoluzione culturale, gli Iron Maiden e il loro ultimo album (all'epoca), il capolavoro Fear of the Dark.

di Luca Ferrari

“When I'm walking a dark road/  I am a man who walks alone” finiva così l'ultima canzone di Fear of the Dark, l'omonimo album del gruppo heavy metal inglese, Iron Maiden. Una strofa che senza saperlo, nei miei timidi 15 anni, avrebbe presto segnato il mio imminente futuro. Già, perché quello storico (e strepitoso) album (1992) fu il primo disco rock che ascoltai per intero. Arrivatami in mano da un amico d'infanzia sotto forma di cassetta duplicata, ci misi poco a dimenticarmi di Beatles e The Doors, trovando nel rock contemporaneo la mia dimensione più autentica. Perché un sound mi potesse davvero entrare dentro, c'era bisogno che la band che sentissi mia e la potessi vivere nel mio tempo.

E prima ancora di fare la conoscenza Guns 'n' Roses, Nirvana e Pearl Jam, arrivarono loro: gli Iron Maiden, con uno dei loro migliori album in assoluto: Fear of the Dark, tanto melodico quanto oscuro. Formazione in forma smagliante con Bruce Dickinson alla voce, Dave Murray e Janick Gers alle chitarre, Nico McBrain alla batteria e Steve Harris al basso. L'anno successivo mi sarei comprato la prima t-shirt a tema, la copertina dell'album The Number pf the Beast, e non potevano che essere loro, nel dicembre 1995, a mutazione rock completata, la prima band che avrei visto dal vivo, con Blaze Bailey alla voce al posto di Bruce Dickinson, in un epico concerto al palazzetto dello sport di Pordenone

Tornando al soggetto dell'articolo, Fear of the Dark contiene 12 tracce. Una dopo l'altra, si ascoltano tutte d'un fiato.

  1. Be Quick or Be Dead – 3:25 (Bruce Dickinson, Janick Gers) 
  2. From Here to Eternity – 3:38 (Steve Harris) 
  3. Afraid to Shoot Strangers – 6:56 (Steve Harris)
  4. Fear Is the Key – 5:36 (Bruce Dickinson, Janick Gers) 
  5. Childhood's End – 4:40 (Steve Harris) 
  6. Wasting Love – 5:51 (Bruce Dickinson, Janick Gers) 
  7. The Fugitive – 4:54 (Steve Harris) 
  8. Chains of Misery – 3:38 (Dave Murray, Bruce Dickinson) 
  9. The Apparition – 3:54 (Steve Harris, Janick Gers) 
  10. Judas Be My Guide – 3:09 (Bruce Dickinson, Dave Murray) 
  11. Weekend Warrior – 5:40 (Steve Harris, Janick Gers) 
  12. Fear of the Dark – 7:15 (Steve Harris)
All'epoca i cd erano un lusso che non tutti si potevano permettere e il più delle volte, la propria discografia era composta da cassette non originali, dando poi sfogo alla propria verve grafica nel ricopiare con pennarelli le copertine originali. Ricordo ancora che in quella MC, la prima canzone del lato B era The Fugitive. Questa, così come la prima track del disco mi entrarono subito in circolo, seguite dalla commovente Afraid to Shoot Strangers e la canzone omonima del disco. Iniziai un ascolto e poi un altro ancora. Fu così per tutto quell'agosto di trent'anni fa. Chiuso nel mio walkman, una forza nuova si stava facendo strade dentro di me, disegnando nuove costellazioni e raccogliendo pezzi di stella abbandonati. 

The fugitive, il fuggitivo. Penso di essermi sentito così per molto tempo e una parte di me lo è ancora. In fuga dalle mie debolezze. In fuga da persone spregevoli. In fuga da tutto quello che non rendesse giustizia al mio dolore nascosto. Le prime parole del testo erano così cupe e autunnali, perfettamente in linea con una parte della mia natura. On a cold October morning/ As frost lay on the ground/ Waiting to make my move/ make no sound. Un rock pestato e duro. Sì, in qualche modo gli Iron Maiden diedero il via alla mia fuga "statico-cida". Allentarono catene. Certi dolori non si cancelleranno nemmeno con l'amore di chi ti sta accanto, e lo so bene, e allora, prima del ritornello finale, scandisco queste parole e le faccio nuovamente mie: But if I ever prove/ My innocence some day/ I've got to get them all to make them pay.

Curiosità sul mio rapporto coi Maiden. Ci sono momenti in cui c'è bisogno di fermarsi. Cambiare per ritrovare ciò che si è. Accadde a Bruce Dickinson, partito per diversi e differenti progetti solisti (5), destinati a terminare quando capì che era tempo di ricongiungersi con la sua natura metal. Accadde anche al sottoscritto, che dopo quasi un biennio alla ricerca di sonorità meno datate, ritrovò la perduta via proprio grazie un album degli Iron Maiden, o meglio l'album del ritorno di Bruce Dickinson e Adrian Smith negli Iron Maiden, Brave New World (2000). Prima di chiudere, un ulteriore dettaglio su Fear of the Dark, perché non fu solo la musica a legarmi a questa band, ma anche la componente umana.

Fear of the Dark ha una copertina a dir poco fantastica. Il mostro Eddie prende vita da un albero con una sinistra espressione. Agli sgoccioli di una vita smarrita, mi capitava di vedere spesso una ragazza che indossava una maglietta a manica lunga nera con riprodotta l'intera copertina dell'album. Lì per lì non potevo saperlo, ma nel giro di qualche mese ci conoscemmo, diventammo grandi amici, andando insieme a vedere gli Iron Maiden due volte. Oggi, a distanza di 30 anni dall'uscita di quel disco fantastico, siamo ancora grandi amici, e chissà, magari un giorno, se i Maiden dovessero tornare dalle nostre parti, potremo aggiornate i nostri live. Nell'attesa, mi riconnetto con i miei pochi anni di allora, chiamando al cospetto della mia ispirazione, quello che ho dannatamente dentro e molto di più...


“When I'm walking a dark road/ I am a man who walks alone”

eternità da ruscello, infanzia tradita... ho cancellato

tutte le vostre traduzioni,

sono rimasto al buio

e ho avuto ancora paura, non c'erano stelle né dispersivi buchi neri…sono rimasto

all'ombra del sangue lacerato … mi sono strappato

le radici... quando le montagne

si sono sbriciolate

non ho voluto spostare

le mie ragioni… dovreste

riconoscermi anche voi,

dovreste farmi sapere

quanta pelle della mia anima

è ancora attaccata

ai vostri coltelli… i passi

si fanno espressioni privatizzate

e personali… a tutte

quelle nuvole

che hanno lasciato libero spazio

ai rigurgiti, non ho rime ma solo secchi di vernice

che non smetterò di portarmi

appresso


ho dato abbastanza prova

della mia reticenza all'amnesia?

vi ho dato l’impressione 

di non capire

quello che mi ha spinto

a sfidare la ghiaia

dei precipizi… lo sento solo io

il calore degli oceani assiderati

oppure un giorno

qualcuno mi convincerà

che dietro

la mia nuca non è mai esistita

alcuna illusione

(Venezia, 5 Agosto ‘22)


Iron Maiden - Fear of the Dark live 1992

sabato 23 luglio 2022

Sei solo tu, da Nek e Laura Pausini

Sei solo tu - Nek e Laura Pausini

Quando si è insieme e innamorati, ogni sfida è possibile... e tutto il resto non conta! Proprio come cantavano gli amici Nek Laura Pausini in Sei solo tu

di Luca Ferrari

Due innamorati corrono insieme nella vita. A quel tempo, al tempo di Sei solo tu di Nek e la sua amica Laura Pausini, la mia vita non sarebbe potuta essere più differente dai protagonisti. Mi ero appena trasferito a Firenze e in un solitario tentativo sbilenco di cominciare una nuova vita, m'imbattei su MTV in questo videoclip. Mai avevo ascoltato prima una canzone della Pausini e a stento sapevo chi fosse Nek, ma questa canzone mi conquistò subito. Melodia accattivante, cantato dolce e di sicuro anche le immagini di una coppia che correva su una macchina sulla battigia, immersa (forse) in una malinconia che trovava nell'amore la forza di andare avanti insieme, fece centro in qualche fragile succursale emotiva.

Ne fui talmente conquistato da spingermi a fare il mio primo acquisto musicale nella 'ulla del Rinascimento, comprando il singolo.

[...] Nei giorni miei
Sempre più
Sei dentro me
Sei solo tu
Sei solo
A dirmi che
Solo tu
Sei dentro me... [...]

                        ...scandisce la canzone Sei solo tu

Lì, nella mia nuova realtà del capoluogo fiorentino, facevo ogni sera il pieno di romantiche illusioni e promesse abbandonate negli afosi bagliori din un inascoltato tramonto. Molto tempo dopo, incontrai due persone. Fu il loro turno di fare un viaggio, dolcemente "arenatosi" nel sentimento più veritiero. Bastò un attimo e Sei solo tu, mi tornò subito in mente. Ancor di più nella versione spagnola. Ecco la brezza. Ecco la serenità di quel tempo farsi avanti, senza più minacce né seducenti ermetismi scolpiti. Dal video alla vita vera, ecco una donna e un uomo prendersi per mano, pronti per dire a loro stessi e al mondo, una sola cosa: noi ci amiamo! Allora è arrivato il momenti di scattare in avanti...


POLAROID A DUE RUOTE

Perché il vostro gesto

ha la prospettiva delle sorgenti

che si stringono nelle mani

… qual era quel tempo

dove si riconoscono le stelle

senza inciampare in scorribande né legionari?

Vi ho visti assecondare un conteggio,

e un attimo dopo

ebbi la certezza della rinuncia del deserto

alla sua missione...

ho lasciato indietro

i miei passi

e il destino mi ha portato altrove

… vedo l’innocenza

dell’amore

che alle volte tentiamo di interpretare

il domani ha preso in carica 

la vostra reciproca intimità

… gli “ormai” superstiti

delle vostre vite

si cullano immagini retrò

tra discese ultimate e boccioli rampicanti

questa è la vostra storia,

.... niente

episodi momentanei

tra pozzi fatati e orme

da tramandare

… è la restante spiegazione,

la nomenclatura finale

di un nuovo e immutabile voi due

(Corigliano Calabro [CS], 20 Luglio ‘22)


Sei solo tu, Nek e Laura Pausini

Il videoclip di Sei solo tu (Nek & Laura Pausini)

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