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martedì 7 dicembre 2021

Angry Chair, (s)profondo Alice in Chains

Layne Staley (Alice in Chains) nel videoclip di Angry Chair

L'oscurità si fa largo senza ritorno. Non so che farmene del vostro conforto. Sono solo come una sedia incazzata. Questa è la tragica ora di Angry Chair (Alice in Chains).  

di Luca Ferrari

Anime spettrali sbattono la porta in faccia alla luce per sempre. Non c'è ritorno da questo viaggio nella disperazione. Dimenticate il calore di un abbraccio. Dite addio per sempre a una lacrima capace di consolare. Siamo sprofondati nelle viscere della terra e ci vorrà parecchio prima che il cielo torni a essere un luogo di speranza e stelle luminose. L'ora è tarda e io sto ancora scrivendo. Non posso dirvi la ragione ma voglio ugualmente condividere qualcosa. Io ci sono stato ai confini dei due regni e ho lottato per non fare l'ultimo passo. Adesso il mondo è cambiato ma su quella sedia so di essere stato intrappolato. Amici Alice in Chains, affido ad Angry Chair tutto il mio silenzioso dolore. 

Diversi dalle altre celebri compagini di Seattle, la band realizzò il primo album Facelift (1990), dimostrando di saper fondere in modo atipico heavy metal e rock di rara intensità dark. Il successivo album Dirt (1992) esplorò ancora di più il lato oscuro della band, con un sound che non lasciava speranza, e delle lyrics al limite del baratro affidate all'inquiete vocalità di Layne Staley e alle sei corde rabbioso-piangenti di Jerry Cantrell. A tutto questo, si aggiungano le atmosfere dei videoclip: vere e proprie incursioni oltre il buio più desolatamente luminoso:

"[...]What do I see across the way, hey?
See myself molded in clay, oh
Stares at me, yeah, I'm afraid
Changing the shape of his face... [...]
...
[...] Loneliness is not a phase
Field of pain is where I graze
Serenity is far away
Saw my reflection and cried
So little hope that I died, oh
Feed me your lies, open wide, hey
Weight of my heart, not the size, oh [...] 
                                                                 Angry Chari - Alice in Chains 

Riavvolgo la memoria. Espando le mie longitudini oltre i finti steccati e resistenze. In un lontano dicembre 1995 comprai la cassetta originale di Dirt. Se Would? fu l'apripista, Rooster marchiò il dolore e la forza in unico grande legame, Down in a Hole segnò una discesa senza fine, allora Angry Chair stracciò tutto quello che sapevo sulle albe interrotte. Una percezione visiva in perfetta somiglianza con parole e chitarre gravose. Non c'era più tempo per giocare. Non volevo più giocare. Non ne volevo più sapere di cosa si celasse dentro indistinguibili tonalità. Il cotone della ferita scheggiò il sentiero risuonando nell'alta quota. Ci fu l'ennesima corsa a perdifiato verso il precipizio, e l'appunto che un giorno il mio riflesso non sarebbe stato così passeggero...

QUANDO IL GIORNO SARA' PRONTO NUOVAMENTE

Fiumi riemergono come pezzi di fango essiccati ... a quel sole  non avevo più nulla da comunicare Quel mondo aveva perduto il diritto di sedersi accanto anche davanti alla più placida delle preghiere Adesso si conclude la sua condanna… Adesso qualcuno troverà la pace dimenticata per sempre Che fine hanno quegli alberi... dove ci siamo nascosti? Che fine hanno fatto quelle rocce che dovevano solo farci ombra? Nel vuoto della nostra esistenza abbiamo dimenticato a cosa servissero davvero le mani la frutta delle magliette... le gocce sopra gli occhi al momento di fingere di manifestare che senso ha dirsi addio quando non potremo nemmeno ripensare a un brindisi che ci vide spropositati avversari? Mi ricordo che… Riesco ancora a vedere e… Potremmo andare… Non c’è stato più tempo per...

i segreti mi hanno reso schiavo di ciò che non ho mai smesso di impugnare… Non sento più il cuore battere … non avrò mai abbastanza vite per dirti addio (Venezia, 7 Dicembre 21)

Angry Chair, Alice in Chains

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