Zucchero e Maurizio Vandelli in ...e così viene Natale (Adelmo e i suoi Sorapis) |
di Luca Ferrari
Sarà la mia innata tendenza all'happy end, causa ovviamente di atroci delusioni e implosioni sentimentali, ma la canzone "... e così viene natale" del super-gruppo Adelmo e i suoi Sorapis, l'ho sempre trovata perfetta per la mia anima ferita. A ben guardare però, nulla avrebbe dovuto farmi avvicinare, a cominciare dall'ambientazione, una discoteca, una tipologia di locale che sono fiero di dire, non ho mai frequentato nemmeno una volta in vita mia. I protagonisti della band? Zucchero, di cui conosco sì e no 2-3 canzoni. Maurizio Vandelli (ex Equipe 84), ricordi dell'estate 1989 con il programma "Una rotonda sul mare". I Pooh? Mai ascoltati in vita mia. Ecco, nonostante tutte queste premesse, non c'è natale che non me la ascolti almeno una volta, guardandomi il video.
Ha tutto inizio con il titolare del locale che ferma l'ennesimo tunz-tunz-tunz per annunciare che una band suonerà dal vivo una canzone, cosa per niente apprezzata dai presenti che rispondono con fischi e disapprovazione. Ecco allora il mondo del facile sballo: chi spaccia, chi compra, chi ha già bevuto/sta bevendo troppo, e chi non si fa problemi a lanciare sarde (sguardi) nonostante sia già in dolce compagnia. Da tutto questo ne nasce una rissa collettiva, donne contro donne e uomini contro uomini. Lì, nel mezzo, altri personaggi alla ricerca di qualcosa che gli dia (forse) un motivo per avere speranza, su tutti una ragazzina al bancone che ricorda la campionessa di nuoto, Federica Pellegrini (non me ne voglia l'atleta).
Ho sempre amato le collaborazioni con stili differenti, per cui forse vedere quelli là tutti insieme sul palco, mi ha messo nella giusta condizione di ascolto. L'atmosfera inizia tesa e frame dopo frame, si scalda sempre di più in totale controtendenza rispetto al natale. Litigano i fidanzati. Partono risse tra uomini e donne. Pugni che volano, schiaffoni e tavolini fracassati e poi? Può finire così una canzone di natale? Può davvero finire così una canzone che celebra quella festa che, sotto sotto, a tutti piacerebbe vivere nel migliore dei modi? No, non può ed ecco allora dal soffitto, aprirsi una botola e... e guardatevi il video! Lo farò anche io, per l'ennesima volta. Adesso però mi farò davvero ispirare:
IL JINGLE LO SCRIVO CON TE
non c’era nemmeno
una coperta
perché potessi cadere
e restare un po’ immobile… seguo
la corrente
di un ruscello che ha insonorizzato
gli spari
delle macho-frustrazioni…Non
ci sarei mai potuto essere
lì nel mezzo… Avevo
già provato
a testare la resistenza
di una staccionata
con troppa poca fiducia
in ciò che l’universo
fosse pronto a rispondermi… E
che potevo fare,
non ero nemmeno rassegnato
quando si trattava di ascoltarmi
… le tante finestre aperte
si sono approvvigionate
con esperimenti gestuali
di benvenuto… Il colore
di una valigia
era tutto quello che potevo permettermi,
e forse un lavoro
come risponditore di lettere
indirizzate anche a te
…
è troppo lontano
il Polo Nord, anche per una notte
come queste… mi accontenterei
di un passaggio
sul dorso di qualche sperduto
che cosa… Ma tu li sai
davvero i perché
della nostra spensierata
solitudine? Adesso
sto per chiudere
gli occhi, ma voglio che tu sappia
che l’amore
delle nostre lacrime
continuerà anche domani…
(Venezia, 23 Dicembre ‘21)
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