La Finlandia è stata sfregiata dalle sordide azioni del terrorismo nella pacifica città di Turku. La Finlandia è già in piedi. La sua pacifica umanità sono i veri supereroi.
L'orrore del terrorismo è arrivato anche in Finlandia. Non c'è ideologia per giustificare questi atti. Non c'è nessuna appartenenza, solo l'odio più cieco e ignorante. Ero in Finlandia fino a pochi giorni fa e in due settimane di viaggi su e giù per la nazione scandinava ho solo trovato accoglienza e sorrisi. Fermo sul ciglio della strada, una macchina si è addirittura fermata per chiedermi se avessi bisogno di aiuto. A tutto il popolo finlandese e in particolare alle famiglie delle persone uccise e dei feriti va tutto il mio affetto e questa poesia:
L'UMANITÀ PACIFICA SONO I VERI SUPEREROI
ci sono immagini
dove il nome di quella città
compare ancora... lungo
le tue arterie pulsanti
fatte di natura
e cielo incontaminato
le mie mani
hanno ricominciato a spruzzare
inchiostro
sopra forme di nuvole
e carezze lacustri
ho calcato tutto quel cammino
senza mai dimenticarmi
del sole... adesso
ho appena scoperto
che sono arrivati
fin là... adesso ho appena
scoperto che la scure vigliacca
non ha avuto scrupoli
nemmeno in questa placida
terra
burattini al soldo di mercenari,
sono peggiori anche dei vostri “cosiddetti”
nemici... forse è bene
che sappiate che non c'è nessuno
ad aspettarvi nell'Aldilà,
solo la frusta dell'omicidio...
potete anche mentire
e asserire di avere una finta missione,
non fermerete
la rivolta della pace... non
fermerete
la LIBERA dichiarazione del quieto vivere
amica Finlandia, sei
stata ferita... amica
Finlandia, quando ci siamo
dovuti dire addio
ho preso in dono
un sacco di spazi sconfinati
… amica Finlandia,
nei colori rimandati
dei tuoi cieli più magici
c'è tutta la poesia
di una umanità
che continuerà a ribellarsi contro l'orrore
di ciò che non le appartiene
(Venezia, 18-20 Agosto '17)
Odio, insulti online della peggiore specie. Laura Boldrini, Presidente della Camera, ha detto basta. Aggiunga pure alla sua reazione questa poesia e questa canzone di John Lennon. #iostoconLaura
Laura Boldrini insultata, ogni giorno sempre di più. Online ovviamente e debita distanza, in quelle piazze volgari che troppo spesso sono diventate i social network, Facebook in particolare. Adesso la Presidente della Camera è passata al contrattacco. Adesso la Presidente Laura Boldrini ha deciso di reagire. La libertà di parola è una cosa, la bieca volgarità un'altra. Qualcuno lo sa che la violenza sulle donne inizia da qui? Qualcuno ha mai riflettuto che la violenza inizia anche solo pigiando degli "innocui" tasti (che non sono)? A tutta la vostra bile bavosa io rispondo così. A tutto il vostro eiaculato latrare, vi rispondo così:
DAL RECINTO DELLA VOLGARITÀ DI PAROLA
vorrei sapere
quale sia il tuo nome
prima di cominciare a insultarti... ehi,
non so cosa tu stia facendo
ma ti offenderò lo stesso... la massa
mi hai detto cosa fare
e io che sono libero nel mio salotto
posso coraggiosamente dirti
cosa penso di te
la rete e la televisione
hanno detto che sei la mia peggiore nemica
... non c'è bisogno
di fare la fila... non c'è bisogno di venire
sotto le tue stanze... oggi il progresso
è la comodità
della mia efficiente inquisizione
non ho bisogno
di sapere quello che fai
ma tramanderò ugualmente
quello che penso di te...
… clave sporche di bava, doppiopetto
sempre aggiornato... schiamazzi putrefatti
trasformati
in cenere minatoria... raschiamenti
e latrati... siamo contenti
e soddisfatti... adesso
che sei il loro capro espiatorio
ogni parte bassa
si potrà rilassare tra riquadri colorati,
fetide condivisioni
e indigestione
di fluttuanti arance meccanizzate
...
adesso che la vostra gola
è ancora tronfia
da parole che non sapreste ripetere
neanche a 1000 km di autentica distanza,
siete pronti
per ricominciare?... adesso, Donna,
tocca a te... adesso Donna,
scrivo io e parliamo noi
Axl Rose nel videoclip di November Rain (Guns 'n' Roses)
Cade la pioggia. Finiscono le illusioni. Sospinto dai Guns 'n' Rosesdi November Rain, sgorga l'inchiostro fino allo sfinimento. Ha inizio una storia. Inizia così la mia vera Storia.
19 luglio 1994 h. 14,20, risposi così. Non lo sapevo fare ma accadde. Non ne sapevo nulla ma era troppo tardi. Tutto lì, uscito. Ora non lo avrei più potuto ignorare. Ora non lo avrei più saputo ignorare. Adesso il mondo era cambiato. Da quel momento in poi sarei diventato il solo abitante del mio Pianeta senza ossigeno con sole vallate infinite e disabitate per nascondermi. Adesso per vivere avrei dovuto lasciar sgorgare il sangue. Adesso il marcio di quelle barricate si erano dissolto e non sarebbe più esistita alcuna strada verso casa. Faceva caldo e io divenni parte dell'infinito...
Tutto quello che era successo prima venne spazzato via. Un incendio di ghiaccio. Una tempesta di fuoco. Tutto sospeso, insieme. La fine di un mondo senza giudizio. I fiumi camminavano per le strade e la notte divenne d'improvviso una tela per annotare ogni singola benda rifiutata. La musica dei Guns 'n' Roses era una delle poche realtà capaci di comunicarmi qualcosa. D'improvviso sentii il nulla, come quegli attimi di silenzio prima del ritornello finale di November Rain, mentre nel videoclip tutti si nascondono dalla pioggia dirompente. Io rimasi lì, a farmi travolgere. Il mondo stava per conoscere una nuova persona.
LA PIOGGIA GRONDANTE D'INCHIOSTRO
potrei fare i nomi
e non andrei a letto soddisfatto... potrei
approfittare
di questo inaspettato
momento di solitudine reiterata,
e magari alla fine di questo istante
non apparterrei più
a questo mondo... potrei
ricominciare
a scrivere un diario ed entro
la fine della mia corsa
dentro il mondo, finirei
per ripetermi
che nulla saprà più cambiare... posso
prendere fiato
o devo per forza sopprimere
la spietata luminosità
che non si fece scrupoli
nell'ignorare
tutto quella dolcezza a cui venni
strappato?... non
conto più le differenze
e già allora
dentro il mio bagaglio
c'erano solo chiavi,
coperte dalla fodera abrasiva
e corolle di caminetti
senza un bosco a cui pensare
quando anche l'ultima candela
avrebbe scelto
la via del silenzio... tu non c'eri,
e nemmeno noi... non
ci sono statue di questi giorni
e nemmeno stazioni
le cui cartoline di sughero
possano intenerire
la ragione di qualche avventato
straniero... vorrei potervi
tramandare che ho scelto di fare
tutto ciò che si è compiuto... vorrei
potervi tramandare
che nelle memorie del domani
l'acqua rimasta fuori dal cuore
abbia incontrato
un oceano di passaggio, e che io
sia stato solo invisibile
per qualche oscura dinastia
temporale... si facciano pure
avanti i fulmini e i tuoni, ho
ancora il quaderno aperto... (Venezia, 14.37, 19 Luglio 2019)
Torna amico mio. Torna, Chris Cornell. Dal palco del Firenze Rock il cantante dei Pearl Jam, Eddie Vedder, in tour solista, ha dedicato Black all'amico appena scomparso. Lacrime, poesia e tanta immortalità.
Non ero preparato a sentire Black cantata dal solo Eddie Vedder. Non ero ancora pronto per sentirla dedicare al compianto Chris Cornell. No, al concerto solista di Edward Louis Stevenson III al Firenze Rocks 2017 mi aspettavo più canzoni non scritte insieme ai suoi Pearl Jam. E no, non ero ancora pronto per cantare abbracciato a una grande amica una canzone che ha segnato pagine e pagine nelle vite di ciascuno. Adesso però sono pronto per scrivere questo:
SOTTO LO STESSO CIELO DI QUALCUN'ALTRO
Non posso farne a meno,
le onde sono lontane
e non voglio più chiedermi
quando le potrò ancora condividere
… a cosa serve
tutto questo sangue
che abbiamo versato
se poi non vogliamo che nessuno
ci faccia domande? Mi darò
ai fogli vuoti per fare il calco
del tramonto e magari un giorno
mi ricompenserò
per avere fatto di certi silenzi
il più grande atto di fede
verso chi è sempre stato lontano... qui
non ci sono barche
senza remi... qui non ci sono
fatue fiammelle
soggiogate dalle spirali
del passato... qui ci siamo noi,
e lo diciamo ancora... e perché
non dovrei spostare
la mia testa verso la scure
che vuole imitarmi?
E perché ogni mio pensiero
si dovrebbe fare intervallo
per indicazioni... ho
sempre sentito
di poterlo fare, ho sempre saputo
che lo avrei potuto dire... c'è
spazio anche per le tue mani,
c'è posto anche per il tuo domani
e anche se ci aggiungerai
l'ennesima domanda senza arbitrio,
prenderò la guerra
e la trasformerò in fuoco... toccherò
il mare e mi riprenderò
il cielo... perderò volutamente qualcosa
fino a quando tutti gli angeli
avranno svuotato la sala,
poi riprenderemo il viaggio
e ci presenteremo all'inizio
di qualche foto senza colori
e allora le nuvole agevoleranno
il tuo passaggio... e allora condenseremo
il divenire nel presente
che si narra...ancora...e ancora
(feat. Desiree Sigurtà, Firenze, 24 Giugno '17)
Black, performance live a Firenze Rocks di Eddie Vedder
La poesia sonora si accende. L'11 dicembre 2010 la rocker canadese Melissa Auf der Maur presentò il nuovo album Out of Our Minds al New Age club di Roncade..
Musicista. Fotografa. Film-maker. Bassista di due delle più importanti band degli anni ’90 (Hole, Smashing Pumpkins). Dal 2003 ha iniziato la sua avventura solista continuando a suonare le quattro corde e passando anche al microfono. Il suo nome è Melissa Auf Der Maur, musicista canadese di Montreal. L'11 dicembre 2010 arrivò anche in Italia, dando vita a un un intenso concerto al al New Age Club di Roncade (Tv), dove presentò il suo ultimo album Out of Our Minds. Era il 1996 quando vidi per la prima volta Melissa Auf der Maur. Era autunno inoltrato e su MTV girava Gold Dust Woman (Hole), videoclip della canzone tratta dal film The Crow: City of Angels (1996), mediocre sequel del poetico The Crow (1994); opinione cinematografica condivisa anche dalla stessa Melissa. In questo video la giovane bassista, oltre a suonare, dava anche il suo contributo come seconda voce. Fu quella la prima volta in cui il grande pubblico poté fare la sua conoscenza.
E siamo al presente. Prima della musica, al New Age va in scena il cinema. Viene proiettato un cortometraggio di 28 minuti pensato e diretto dalla stessa Melissa. Un lavoro realizzato per completare il concept artistico iniziato dall'album, e tutto ambientato in mezzo alla natura. In un bosco dove le asce dei boscaioli, colpo dopo colpo, fanno sgorgare sangue dagli alberi. Di sottofondo, un sonoro costante, quasi ossessivo. Capace di farti provare il dolore delle piante. E forse anche di chi subisce senza potersi difendere, come gli alberi di fronte all'uomo. Si spegne il proiettore. Si accende la spia degli amplificatori. Dopo una possente esibizione dei Grand Sound Heroes, nuvole di fumo rosse anticipano l’ingresso di Melissa Auf der Maur e gli altri componenti della band: i chitarristi Adam Michael Tymn, Christopher Sorensen e il batterista Patrick Luc Sayers.
Si parte subito alla grande con Isis Speak, terza traccia dell'ultimo album, Out of our minds (2010), e distribuito dalla Roadrunner Records. “Good evening Italia” dice Melissa, con un lungo foulard attorno al collo. Salto indietro, ed ecco Real a lie, dal su primo album solista Auf Der Maur (2003). Tocca poi alla strumentale Lead Horse. Nel muovere la folta chioma, Melissa ricorda il migliorJason Newsted, collega bassista ex-Metallica e ora nei Voivod, vero esperto nel headbanging (movimento forsennato della testa che segue il ritmo della musica). Il pubblico risponde entusiasta, agitando i propri capelli. “There are three universal languaes: love, food and music” dice, “Ci sono tre linguaggi universali: amore, cibo e musica”. Quando lascia per qualche secondo il basso durante la performance, muove le braccia. S'indica il cuore. Sulla scenografia di sfondo intanto, sale il fuoco. Tocca poi a Out of Our Minds e Taste you.
Con la voce in playback di Glen Danzig, leggenda del punk americano e frontman dei Misfits prima e dei Danzig poi, Melissa intona Father's grave, scritta proprio insieme a lui. Una delicata atmosfera con la poesia delle parole talmente interiori da farmi distogliere lo sguardo dal palco per cercare l'ombra nascosta di Eric Draven. Il finale della sua performance è pura potenza. Follow the Waves, il primo singolo dell'album Auf der Maur (2004, Capitol Records). Tanti applausi e prima di andare il fondamentale acquisto della locandina del concerto, pagata appena 1 euro.
Esco dal giornalismo per raccontare un po' di mera cronaca umana. Per chi abita in qualche isola lagunare, uscire in terraferma by night è sempre un'avventura, specie coi mezzi su quattro ruote. Appuntamento improrogabile all'1.55 al Tronchetto con il ferryboat per il Lido. Nell'autoradio le mie orecchie non sono che per lei, Melissa Auf der Maur. Una volta imbarcato, resto ancora nell'abitacolo ad ascoltarla. Uscito dal canale della Giudecca poi, cedo al richiamo di Madre Natura e sfidando gli impervi refoli invernali, mi godo l'ultima parte del tragitto in cima all'aria aperta. Passato all'mp3, sotto le note della SonicYouthiana Follow the Map, rivedo nella mia mente frammenti di tutti i concerti rock cui ho assistito. Da semplice spettatore a quelli seguiti anche per lavoro, su tutti i Mudhoney, intervistati proprio al New Age.
“Everyone has a dark side/ Why don't you like mine” - “Ognuno ha un lato oscuro/ Perché non ti piace il mio?”. Echeggiano ossessive queste parole della canzone Meet Me on the Dark Side di Melissa Auf Der Maur. Continuo a riascoltarle, osservando l'universo divenire una richiesta di romanticismo trafitta dall'incomprensione. Eccomi a casa...Sapremo mai essere capaci di portarci sulle spalle tutta questa mole di sanguinante paradiso?...
FINALMENTE MELISSA
ho preso appunti
dalle rocce/... ho ispirato
i gufi nel trovare conforto
dalle proprie piume...una
storia non è mai
solo un'entità tradotta
in avvenimenti/...
coraggio, sagoma delle nostre sabbie
scardina l'ennesima copertina,
...non so bene
da quale mondi siate venuti
ma rappresentare
un panorama non significa
assistere a una grotta
che rimbalza
da una favola a una sponda/...
quanti sandali
ha già dimenticato
nel tuo abbandono
quotidiano... sarebbe troppo
facile insonorizzare l'anima e imbottirsi di macigni
Billy Joe (Green Day) nel videoclip di Working Class Hero
Non basta una commemorazione abusata per volere davvero la verità. Cari giudici Falcone e Borsellino, voglio credere che saremo CAPACI di fare qualcosa di più di onorare la Vostra memoria.
Il 23 maggio 1992 il giudice Giovanni Falcone venne brutalmente ammazzato dalla mafia di Cosa Nostra. Neanche due mesi più tardi sarebbe toccata la stessa tragica sorte al collega Paolo Borsellino. Puntuale anche quest'anno si sprecano elogi delle autorità da tutte le latitudini. Paolo e Giovanni non possono più fare male a nessuno. Non hanno più segreti da condividere. Loro sono morti, e allora si può glorificarli. Diamo pure voce al passato, perché tanto quello non cambia. L'importante è che il presente taccia e non reagisca. Mai
SOLO CAPACI DI ONORARE IL PASSATO
c'è una notte per ciascuno
di noi... noi non lo volevamo sapere
ma ci avevano avvertiti
non racconterò la storia
che loro vi tramanderanno
… non racconterò mai
la fine che vi hanno fatto fare
senza fare della mia braccia
un punto di domanda
al veleno più letale..
sono stati abbandonati
e oggi quegli stessi vi rimpiangono...
gronda il sangue del risveglio,
ma tanto è comunque
lontano... loro sono morti
e dunque adesso possiamo
onorarli... non racconteranno più al mondo
i vostri segreti
e dunque possiamo tramandare contriti
che loro li avevano scoperti...
non me ne faccio niente
dell'immortalità
se poi i miei nipoti saranno schiavi
come lo sono ancora io...
non me ne faccio niente
delle celebrazioni
se poi le ossa delle maschere rosee
smerciano libertà dorate
come il più nobile
dei sentimenti da applaudire
non vi possono più colpire
e allora innalziamo
un altro simulacro... se adesso
fossero in mezzo a noi
sareste ancora così sorridenti?
siamo solo CAPACI
di uccidere, giurare che non accadrà più
e onorare il silenzio... buona agonia,
mio ignobile presente
Ho creato Live on Two Hands pensando di scrivere di musica ma quel mondo per me è finito con la Seattle degli anni '90. Lascerò allora che la musica ispiri le mie future parole.
La grande epopea del rock è finita. Oggi restano i ricordi, gli album e migliaia di poesie ancora da scrivere ispirate da quelle canzoni. Ecco a voi, il nuovo corso di Live on Two Hands. Aprii questo blog-magazine pensando che avrei scritto di musica ma complice i tanti impegni e l'ormai scarso interesse verso le nuove proposte di questa espressione artistica, mi ha fatto capire che era tempo di chiudere o cambiare.
Se avrò l'occasione, ne scriverò ancora. Il resto saranno poesie, la mia forma primordiale di scrittura. Poesie che scriverò con sottofondi musicali di cui vi farò partecipe. E comincerò oggi stesso, perché il 23 maggio da quel lontano e tragico 1992 non potrà mai essere un giorno normale per un italiano. Un giorno che sancì che una guerra era in corso (e lo è tutt'ora). Un giorno che brucia ancora nel sangue di ciascuno di noi. Un giorno su cui Live on Two Hands dirà la sua.
Chris Cornell, il cantante dei Soundgarden è morto. Si è tolto la vita il 17 maggio 2017 a Detroit. Non c'è nulla da aggiungere. Hanno scritto già in troppi. Non sono qui per dirvi cose che sapete già. Sono qua per fare ciò che ho sempre fatto. Scrivere a modo mio. Li dove è passato Chris direttamente (Soundgarden, Temple of the Dog, Audioslave) e indirettamente (Mother Love Bone, Pearl Jam), c'è un'indelebile ispirazione condita anche da ricordi condivisi, come il live dei Soundgarden a Milano, il 3 giugno 2012.
Difficile oggi non ripensare a quel giorno. Neanche tre settimane dopo sarei partito per la sua Seattlee anche se in città la presenza di quelle band che hanno fatto la Storia non è proprio palpabile, per chi l'ha vissuta dentro, eccome se c'è. Delle mie pubblicazioni, Sfregi (2009, La Versiliana Editrice) è ciò che meglio mi descrive e mi racconta. Un viaggio poetico dal 1994 fino al 2008. Lì in mezzo c'è anche lui, Chris Cornell e le sue indelebili canzoni.
Ancora prima ci furono camminate solitarie senza fine e perfino un strano destino dall'amichevole proseguo. C'è stato tutto. La furia di una posa mai concessa. La delicatezza di un capo dolcemente rimandato. Un ritorno immaginato. Siamo ancora seduti lontani nelle nostre tavole rotonde. Siamo tutti vicini a fare i medesimi pensieri. Siamo tutti sconvolti eppure mai stati così decisi nel credere alle nostre voci. Il passato è in dialogo con le stelle. Il presente imperituro si chiama:
IL TACCUINO DEL VENTO
Hai smesso di piangere
o è solo l'ennesima invasione di parole
dimenticate
sui binari del nostro primo incontro...
non ho mai creduto alle coincidenze
del silenzio/... quello
che ho vissuto dentro il sole
si è sempre rifatto
nelle ombre trascurate dalla più amichevole
pioggia
c'è un potere bambino
a cui affidare le proprie leccornie
di un domani
che ci ha tenuti uniti per così
tanto tempo...
dicano che le scogliere
appartengano ai poeti
e le conchiglie ai sognatori,
... io ci ho sempre visto
un disegno aperto
dentro cui riportare un cestino
pieno di suoni e macchie
non ero sicuro
di quello che mi stava accadendo
dentro
ma è anche insieme a te
che trovai il coraggio
d'ignorare ciò che continuavo a sentire
tutt'intorno a me
spiegazioni necessarie,
ricorrenze sopraggiunte... le
mani chiedono
uno spazio per nascondere
la loro anima... possiamo
comunque alzarci
e riprendere il cammino... possiamo
comunque sentire
il vento gelido del mattino
che si quieta
dopo il tramonto del fuoco
e un'alba
del cui temp(i) sabbioso
ci resta solo l'immortalità...
(Venezia, 19 Maggio '17)
Il mare è taciturno. Sono confuso ed emozionato. Una nuova luce si fa strada dentro il mio cuore. Risuona In the Middle of a Heartbeat (Helloween). Avanzo ogni giorno verso di te.
Il sogno più incredibile adesso è la realtà più dolce. Un attimo dopo ha iniziato a risuonare lei, In the Middle of a Heartbeat con il cuore, mai stato così grande. Al microfono della metal band tedesca Helloween, Andi Deris, che ha preso il posto di Michael Kiske. Primo album col nuovo cantante, è Master of the Rings (1994). La prima volta che ho ascoltato questo disco era un mondo lontano dove l'inchiostro graffiava pagine affilate, sfilando l'ennesimo dardo senza curarsi del sanguinoso destino perduto. Oggi è un giorno diverso. Oggi sto ascoltando la dolce-malinconica melodia di In the Middle of a Heartbeat. La canzone risuona nell'amore di una notte appena svezzata dal ruggito più soave. Oggi, in questo preciso istante, placide onde sonoro-lagunari hanno raccolto le mie lacrime carnalmente terrene e le hanno plasmate in un sentimento familiarmente eterno. SINFONIA NEONATALE DI SUSSURRI
tremo a spiegarmi... regolo
le sensazioni di qualche cielo
senza generalità
né sottosuoli da riempire
con imprese altrui...
dalla notte alla notte,
non parlerei
d'infinito questa volta
ma di costante alba
fieri dell'assenza dei vocaboli ... forse sono ancora
al centro di quella strada
e di sicuro
da quel giorno e molti altri prima
ho lasciato
che il mondo facesse a brandelli
ciò che ho avuto dentro... ma,
ma come non potrei pensare
che in questo istante non abbia avuto sentimentalmente ragione?...ma
da questo momento in poi
come potrei pensare a un sentimento differente? Le storie sulle impronte della neve
sono mondi
che un giorno scoprirai... la storia
di quante miglia
ci siano volute
perché potessi già ripensare
a te, adesso
è un destino impersonificato
nel singolo respiro quotidiano..
... e anche
senza mettere di mezzo
tabelline, scale mobili
o qualche altra disavventura
d'impostazione, eccomi... ho
le braccia interamente
aperte... potrò anche dormire solo
molte altre notti... sotto
quella finestra
ho piantato le fondamenta
della mia nuova anima... (ascoltando In The Middle of a Heartbeat by Helloween Venezia, 26 Marzo 2017)
Ghigni eternamente sarcastici. Suoni garage. Infusi di punk e sonorità psycho-blues. Una voce inconfondibile. Una band, come le celebri colleghe di Seattle, allergica alle mode. Per la terza volta in pochi anni i Mudhoney suonano live in Italia a cominciare dallo storico New Age Club di Roncade (Tv), teatro di un'indimenticabile performance nell'autunno 2009.
Nati dalle ceneri dei Green River (la cui altra metà confluì nei Mother Love Bone prima e Pearl Jam poi), i Mudhoney hanno pubblicato nove album nel corso della loro carriera, tornando inoltre a partire dal 2002 a incidere per quella storica etichetta, la Sub Pop, che non solo li lanciò agli esordì ma contribuì in modo indelebile a far conoscere il sound di Seattle esploso verso la fine degli anni Ottanta.
Membri della band, com 'è tipico di quei gruppo amici prima ancora che colleghi di stage, praticamente sempre gli stessi. A partire dagli esordi fino a oggi, il microfono e la seconda chitarra sono sempre stati occupati da Mark Arm, la chitarra solista da Steve Turner e la batteria da Dan Peters. Il posto al basso lasciato vacante da Matt Lukin nel 2001 è stato preso da Guy Maddison.
Touch Me I'm Sick, Hate the Police, Sweet Young Thing (Ain't Sweet No More), Burn It Clean, You Got It (Keep It Outta My Face), la cover SonicYouthiana Halloween, Suck You Dry, Blinding Sun, Judgement Rage Retribution And Thyme, Today is a Good Day, Where is the Future, The Lukcy Ones, sono alcune delle tante canzoni che puntuali i Mudhoney propongono e il pubblico, non solo chi i Nighties li ha vissuti dal vivo, risponde scandendo e agitandosi.
L'ultimo lavoro si chiama Vanishing Point (2013), fatto di 10 canzoni. “Un album ricco si del fervore del passato (indelebile dentro le proprie corde e ugole, ndr) ma allo stesso tempo un disco in cui la band racconta la propria esperienza/esistenza tra saggezza e humour. Un album che è una specie di bomba rock ‘n’ roll moderna di cui tutti abbiamo bisogno”.
I rockers di Seattle suoneranno dal vivo venerdì 15 maggio al New Age Club di Roncade (Biglietto in prevendita: 20 + 3 d.p euro biglietto in serata: 25 euro), sabato 16 maggio al Bronson di Madonna dell’Albero (Ra) e domenica 17 maggio al Bloom di Mezzago (Mb), per poi proseguire il tour europeo in Svizzera, Francia, Germania, Inghilterra, Scozia, Turchia, Serbia, Grecia, Islanda e quindi far ritorno negli States per altre date.
Mudhoney live in cima allo Space Needle(Seattle)
Mudhoney - (da sx) Dan Peters, Steve Turner, Mark Arm e Guy Maddison