Ogni giorno, un nuovo tentativo di divisione. Ci metteva già in guardia nel lontano 1996 Vasco Rossi nella sua troppo poco considerata, Mi si escludeva.
Oggi giorno la volontà isolazionista prevale sull'insegnamento di un domani migliore e meno schiavo dal proprio egoismo più elitario. Nessuno ci pensa. Nessuno sa guardare oltre. Oggi non vogliamo quelli, domani ci penseranno gli altri a sputare sopra i nostri figli. Ha davvero importanza? Non serve andare dove vorrei perché voi ci siete già arrivati prima di me, quindi che cosa davvero mi resta? Penso ancora a una vecchia canzone di Vasco Rossi. Penso ancora all'orgoglio di quella Storia già trascorsa e superata, oggi smembrata su qualche inutile e-commerce. Rispondetemi: avete davvero tanto a cuore la fine del mondo? Andateci, lo farete senza di me.
UNA SOLA COMUNITÀ, UNA SOLA OBBEDIENZA
hanno copiato
l'ennesima frase altrui
senza sapere
che ci sono state persone
che hanno perso davvero la vita
per tramandarla
alla loro transumata libertà
hanno ricopiato l'ennesima frase
ma un giorno
non avranno più nulla da fare... un
giorno non ci sarà più nessuno
da incolpare... un giorno
non ci sarà più nessuna lapide
cui rivolgere lo sdegno di una palude
lasciata
stuprata dall'ennesima promessa
di nuovo mondo
oggi è toccato ai mie nemici,
domani se sarò fortunato
sarà la volta della mia famiglia... sono
nato per tenermi
tutto dentro... sono nato
per stare al gioco
e assistere alla continua emancipazione
di cadaveri e fiammiferi
hanno bruciato
migliaia di libri
ma non è mai stato abbastanza... dal
giorno che appesero
il primo cartello fuori dell'insegna
è solo cambiato
il ghetto con cui raccogliere
il sangue... dal giorno che sei nato
è stato un continuo cambio
di opinione
fino al momento del bando
finale... la costante ripetizione
della lezione morale
mi ha fiaccato, ho evitato
la rima con "disgusto"
e ora sono di nuovo sconcertato
dall'insensato desiderio
di rimanere al centro del mondo
con la medesima fisionomia
e le mura tutte dorate
Prendi quel timone e insegnami la via... Le parole de Gli aironi neri (Nomadi) ispirano oltre le stesse parole, e può succedere di tutto. Anche di essere portato via e ritrovarsi dove siamo ora.
Talvolta ci possono solo essere le parole. Talvolta le parole sono sole. Il mare, il vento e le lacrime. Tutto lì. Massa unica e dirompente. Talvolta i capitoli finiscono, ecco allora ricominciare a navigare. Le domande si susseguono ma non ha più importanza, perché il cielo è sempre più vicino. Alle volte ci servono solo le parole. Alle volte vogliamo solo le parole, estraniarci dal mondo e fare di un silenzio senza bagliori, tutto quello che ancora è in grado di farci amorevolmente sanguinare. A quel tempo, quando Gli aironi neri (Nomadi) volteggiavano nel cuore di costanti chiacchierate, c'era solo un desiderio di infinito e immortalità. Non voglio niente. Voglio solo le mie parole.
COSÌ NOMADI COSÌ VICINI
siamo stati lontani
e adesso non è ancora finita
… siamo arrivati
ai giorni
in cui tutti fotografano vascelli
senza avere nulla da dirsi... siamo
stati nomadi
quando ancora gli uscii
erano lettere
e la nebbia al minimo
era un'occasione per sentirsi
ancora più vicini... e ora
che l'estate
è sempre più una stagione
di ricordi, tu sai dirmi
come si fa a fare a meno
di tutto ciò che è stato?
Sono arrivato oltre la stessa conoscenza
dell'orizzonte
ma ho ancora voglia
di non andare da nessuna parte
e tenermi tutto dentro... e ho
ancora voglia
di non mettere in giro
nessuna voce
su quello che comunque siamo
stati... e se adesso
tornassi indietro anche solo
di un giorno, vorrei
comunque risvegliarmi
in questi giorni... adesso
vorrei comunque
risvegliarmi in questi giorni,
magari farei a meno
di qualche inevitabile tempesta,
aggiungerei
qualche stelle cadente
e poi comunque farei
di quel dolore
un'imprescindibile direzione
ricordandomi
fino a che punto del domani
sarei stato capace
di balbettare... sulla riva
di un'emozione
non ho mai smesso di essere
Il 5 ottobre 1992 uscì Automatic for the People, l'ottavo album degli R.E.M. Un album intenso e cupo. Un disco immortale denso di poesia e armoniosa gravosità.
Non saprei dire quando abbia cominciato ad ascoltare Automatic for the People. Posso dire che da allora non ho mai smesso. So solo che quelle canzoni mi hanno intasato l'anima. All'epoca non avevo idea della profondità di quella band conosciuta fino a quel momento per Losing my Religion, Radio Song e Shiny Happy People. A un certo punto però nella mia vita c'erano solo loro quattro: Nirvana, Pearl Jam, Neil Young e appunto, gli R.E.M, da Athens (Georgia), i cui membri sono Michael Stipe (voce), Peter Buck (chitarra), Mike Mills (basso) e Bill Berry (batteria).
Non saprei dire quante poesie abbia scritto ispirato dalle varie Drive, The Sidewinder Sleeps Tonite, Everybody Hurts, Monty Got a Raw Deal, Ignoreland e Man on the Moon, le mie preferite delle 12 complessive. Non saprei dire quante sigarette bagnate dalle lacrime abbia versato mentre quella voce e quella musica cercavano di sedare i mie pensieri sfiancati. So solo che ho ancora la cassetta originale di Automatic for the People (1992). So solo che adesso è tempo di scrivere una nuova poesia ispirata dalle note di un disco che ha partorito nella mia vita sentimenti unici e irripetibili, rendendo l'oscurità un posto più forte di troppi incubi mai digeriti.
TICCHETTII, PASSI... LE NON-RISPOSTE
Diresti che il sole
abbia preso finalmente posto nel cielo?
Diresti che lassù
le stelle abbiano smesso
di avere compassione
delle nostre preghiere?
…
non voglio più pensare,
vorrei solo essere
ancora in grado
di estraniarmi con la pioggia
e riconoscere il suo arrivo
da una foglia ancorata
a qualche albero abbandonato
abbiamo trovato la nostra strada
o è solo un tranello, ci
siamo abituati, e il tempo ha scarabocchiato
sopra la nostra
richiesta di informazioni
mimando il gesto delle dita
bisognose di una coperta
… e le dita
non sono l'indicativo che credevamo
… e quel futuro
è ancora così ingenuo senza i dardi
di quel passato
che continua a sanguinare... vorrei
comunicare
a tutte le persone che ho incontrato
in certi giorni
ciò che sto provando ora
sapresti dirmi
se un odore sia in grado
di riportarti
a un ponte di pietra, o se
negli orizzonti dimenticati
ci sia ancora
uno sguardo non capovolto?
…
a questo punto della storia
sarei già stato lontano
da chiunque tu sia... e chi ti dice
non sia così... che non sia
così... sia così... sia... siamo
C'è anche il musicista Tom Petty (1950-2017) a scandire momenti della mia vita. Flash solitari e picchi di vita slegati, per questo ancor più speciali.
Il mio primo ricordo di Tom Petty fu quella epica performance collettiva di My Back Pages insieme ai tanti monumenti delle sette note tra cui George Harrison, Neil Young, Eric Clapton e Bob Dylan e poco tempo dopo, la mitica versione di Free Falllin' insieme alla voce dei Guns 'n' Roses, Axl Rose. Passa qualche anno e una volta trasferitomi a Firenze il suo primo album solista Full Moon Fever (1989) entra nella mia discografia. Ultimi bagliori, le sue canzoni (soliste e insieme agli Heartbreakers) per il film Elizabethtown (2005, di Cameron Crowe).
Riposa in pace, Tom Petty (1950-2017). Con l'involontaria complicità di un'amica, questa è per te e per noi:
DISCESE DI BLUES GREZZI
A chi verrebbe in mente
al giorno d'oggi
di scrivere una canzone
su Eddie Izzard
che fa il controllore nella metro
a Londra?… a questo
punto della mia ispirazione
ci sarebbe stato bene
un arpeggio
e poi un colpo di tosse
su cui far ondeggiare delle giungle animate
e una regola idonea
per tutte le nostre future corse
a perdifiato
hanno scritto libri
sulle colline e le loro sogni,
hanno trafugato aneddoti
sulle ancore
senza cieli a cui rimandare
le proprie osservazioni
ho sempre preferito la fine
all'inizio, e allora
com'è che quando vedevo l'alba
mi sentivo una mosca sconclusionata
in perfetta armonia
con tutto quello che era già
trascorso?
…
la domanda non era per te,
ma se te l'avessi posta
mi avresti suggerito di rivolgerla
a tutte quelle gabbie
senza palette né mitologie
…
mi prendo un'altra pausa
per pensare al giorno prima del
domani... mi prendo
una pausa fortuita
per sentire che tutto quello
che mi hai lasciato
non mi rende custode né macigno
...
i tuoi sogni adesso
possono proseguire anche
senza di noi...
(Venezia, 3 Ottobre '17)
Kurt Cobain nel videoclip della canzone Sliver (Nirvana)
Grandma take me home, grandma take me home... nonna riportami a casa/ nonna riportami a casa. Istintiva. Punk melodico. Semplicemente, Kurt Cobain e i Nirvana.
Torna in mente così. Perché si. Perché c'è dell'altro. Perché tanto nessuno sarà qui a fare domande. La nenia di Sliver, dall'album Incesticide (1992) dei Nirvana, si ripete. Andate dai crittografi e dai letterati se volete spiegazioni e chiare lettere. Il mondo alla rinfusa non mi ha mai trasmesso sicurezza e non inizierà certo ora. Possiamo giocare oppure tenerci a distanza. Faccio i conti con ciò che mi è rimasto dentro e sono senza sensazioni né idee nuove. Tutto quello cui rimando adesso, è una decisione che vibro contro le consuetudini primarie. Elementari. Neonate. Qui, tutto va così:
GRANDMA, TAKE YOUR HOME
figurine di amicizia
e scalini in salita
… ecco un salto nel cielo
e un abbandono facile
adesso le stelle
si sono allineate
e io vorrei avere qualcosa
di più profondo
da tramandare... ma a che serve, poi?
Tutto quello
che ci siamo detti
continuerà a non fermarsi,
e anche
quando i libri mastri
vorranno negare
il vissuto, il cielo
avrà un'altra storia
cui affacciarsi
tutte le volte
che rifiutai di tenermi stretto
ciò che stava svanendo,
è solo servito a fare dei ripostigli
una rabbia inamidata... ogni notte
prima di chiudere gli occhi
mi regalo
un gesto... un dono... una spiegazione
senza righe né melodia
oggi è già passato
un giorno
e questa dicono sia la normalità
oggi sono già
passate più di 24 ore
e il mondo
è lo stesso misero mondo
dove la gente
sale e scende dai propri piedistalli
…
il tuo viaggio
adesso non avrà mai fine,
il tuo viaggio
adesso va dove vorrai
(Venezia, 21-22 settembre '17)
La Finlandia è stata sfregiata dalle sordide azioni del terrorismo nella pacifica città di Turku. La Finlandia è già in piedi. La sua pacifica umanità sono i veri supereroi.
L'orrore del terrorismo è arrivato anche in Finlandia. Non c'è ideologia per giustificare questi atti. Non c'è nessuna appartenenza, solo l'odio più cieco e ignorante. Ero in Finlandia fino a pochi giorni fa e in due settimane di viaggi su e giù per la nazione scandinava ho solo trovato accoglienza e sorrisi. Fermo sul ciglio della strada, una macchina si è addirittura fermata per chiedermi se avessi bisogno di aiuto. A tutto il popolo finlandese e in particolare alle famiglie delle persone uccise e dei feriti va tutto il mio affetto e questa poesia:
L'UMANITÀ PACIFICA SONO I VERI SUPEREROI
ci sono immagini
dove il nome di quella città
compare ancora... lungo
le tue arterie pulsanti
fatte di natura
e cielo incontaminato
le mie mani
hanno ricominciato a spruzzare
inchiostro
sopra forme di nuvole
e carezze lacustri
ho calcato tutto quel cammino
senza mai dimenticarmi
del sole... adesso
ho appena scoperto
che sono arrivati
fin là... adesso ho appena
scoperto che la scure vigliacca
non ha avuto scrupoli
nemmeno in questa placida
terra
burattini al soldo di mercenari,
sono peggiori anche dei vostri “cosiddetti”
nemici... forse è bene
che sappiate che non c'è nessuno
ad aspettarvi nell'Aldilà,
solo la frusta dell'omicidio...
potete anche mentire
e asserire di avere una finta missione,
non fermerete
la rivolta della pace... non
fermerete
la LIBERA dichiarazione del quieto vivere
amica Finlandia, sei
stata ferita... amica
Finlandia, quando ci siamo
dovuti dire addio
ho preso in dono
un sacco di spazi sconfinati
… amica Finlandia,
nei colori rimandati
dei tuoi cieli più magici
c'è tutta la poesia
di una umanità
che continuerà a ribellarsi contro l'orrore
di ciò che non le appartiene
(Venezia, 18-20 Agosto '17)
Odio, insulti online della peggiore specie. Laura Boldrini, Presidente della Camera, ha detto basta. Aggiunga pure alla sua reazione questa poesia e questa canzone di John Lennon. #iostoconLaura
Laura Boldrini insultata, ogni giorno sempre di più. Online ovviamente e debita distanza, in quelle piazze volgari che troppo spesso sono diventate i social network, Facebook in particolare. Adesso la Presidente della Camera è passata al contrattacco. Adesso la Presidente Laura Boldrini ha deciso di reagire. La libertà di parola è una cosa, la bieca volgarità un'altra. Qualcuno lo sa che la violenza sulle donne inizia da qui? Qualcuno ha mai riflettuto che la violenza inizia anche solo pigiando degli "innocui" tasti (che non sono)? A tutta la vostra bile bavosa io rispondo così. A tutto il vostro eiaculato latrare, vi rispondo così:
DAL RECINTO DELLA VOLGARITÀ DI PAROLA
vorrei sapere
quale sia il tuo nome
prima di cominciare a insultarti... ehi,
non so cosa tu stia facendo
ma ti offenderò lo stesso... la massa
mi hai detto cosa fare
e io che sono libero nel mio salotto
posso coraggiosamente dirti
cosa penso di te
la rete e la televisione
hanno detto che sei la mia peggiore nemica
... non c'è bisogno
di fare la fila... non c'è bisogno di venire
sotto le tue stanze... oggi il progresso
è la comodità
della mia efficiente inquisizione
non ho bisogno
di sapere quello che fai
ma tramanderò ugualmente
quello che penso di te...
… clave sporche di bava, doppiopetto
sempre aggiornato... schiamazzi putrefatti
trasformati
in cenere minatoria... raschiamenti
e latrati... siamo contenti
e soddisfatti... adesso
che sei il loro capro espiatorio
ogni parte bassa
si potrà rilassare tra riquadri colorati,
fetide condivisioni
e indigestione
di fluttuanti arance meccanizzate
...
adesso che la vostra gola
è ancora tronfia
da parole che non sapreste ripetere
neanche a 1000 km di autentica distanza,
siete pronti
per ricominciare?... adesso, Donna,
tocca a te... adesso Donna,
scrivo io e parliamo noi
Axl Rose nel videoclip di November Rain (Guns 'n' Roses)
Cade la pioggia. Finiscono le illusioni. Sospinto dai Guns 'n' Rosesdi November Rain, sgorga l'inchiostro fino allo sfinimento. Ha inizio una storia. Inizia così la mia vera Storia.
19 luglio 1994 h. 14,20, risposi così. Non lo sapevo fare ma accadde. Non ne sapevo nulla ma era troppo tardi. Tutto lì, uscito. Ora non lo avrei più potuto ignorare. Ora non lo avrei più saputo ignorare. Adesso il mondo era cambiato. Da quel momento in poi sarei diventato il solo abitante del mio Pianeta senza ossigeno con sole vallate infinite e disabitate per nascondermi. Adesso per vivere avrei dovuto lasciar sgorgare il sangue. Adesso il marcio di quelle barricate si erano dissolto e non sarebbe più esistita alcuna strada verso casa. Faceva caldo e io divenni parte dell'infinito...
Tutto quello che era successo prima venne spazzato via. Un incendio di ghiaccio. Una tempesta di fuoco. Tutto sospeso, insieme. La fine di un mondo senza giudizio. I fiumi camminavano per le strade e la notte divenne d'improvviso una tela per annotare ogni singola benda rifiutata. La musica dei Guns 'n' Roses era una delle poche realtà capaci di comunicarmi qualcosa. D'improvviso sentii il nulla, come quegli attimi di silenzio prima del ritornello finale di November Rain, mentre nel videoclip tutti si nascondono dalla pioggia dirompente. Io rimasi lì, a farmi travolgere. Il mondo stava per conoscere una nuova persona.
LA PIOGGIA GRONDANTE D'INCHIOSTRO
potrei fare i nomi
e non andrei a letto soddisfatto... potrei
approfittare
di questo inaspettato
momento di solitudine reiterata,
e magari alla fine di questo istante
non apparterrei più
a questo mondo... potrei
ricominciare
a scrivere un diario ed entro
la fine della mia corsa
dentro il mondo, finirei
per ripetermi
che nulla saprà più cambiare... posso
prendere fiato
o devo per forza sopprimere
la spietata luminosità
che non si fece scrupoli
nell'ignorare
tutto quella dolcezza a cui venni
strappato?... non
conto più le differenze
e già allora
dentro il mio bagaglio
c'erano solo chiavi,
coperte dalla fodera abrasiva
e corolle di caminetti
senza un bosco a cui pensare
quando anche l'ultima candela
avrebbe scelto
la via del silenzio... tu non c'eri,
e nemmeno noi... non
ci sono statue di questi giorni
e nemmeno stazioni
le cui cartoline di sughero
possano intenerire
la ragione di qualche avventato
straniero... vorrei potervi
tramandare che ho scelto di fare
tutto ciò che si è compiuto... vorrei
potervi tramandare
che nelle memorie del domani
l'acqua rimasta fuori dal cuore
abbia incontrato
un oceano di passaggio, e che io
sia stato solo invisibile
per qualche oscura dinastia
temporale... si facciano pure
avanti i fulmini e i tuoni, ho
ancora il quaderno aperto... (Venezia, 14.37, 19 Luglio 2019)
Torna amico mio. Torna, Chris Cornell. Dal palco del Firenze Rock il cantante dei Pearl Jam, Eddie Vedder, in tour solista, ha dedicato Black all'amico appena scomparso. Lacrime, poesia e tanta immortalità.
Non ero preparato a sentire Black cantata dal solo Eddie Vedder. Non ero ancora pronto per sentirla dedicare al compianto Chris Cornell. No, al concerto solista di Edward Louis Stevenson III al Firenze Rocks 2017 mi aspettavo più canzoni non scritte insieme ai suoi Pearl Jam. E no, non ero ancora pronto per cantare abbracciato a una grande amica una canzone che ha segnato pagine e pagine nelle vite di ciascuno. Adesso però sono pronto per scrivere questo:
SOTTO LO STESSO CIELO DI QUALCUN'ALTRO
Non posso farne a meno,
le onde sono lontane
e non voglio più chiedermi
quando le potrò ancora condividere
… a cosa serve
tutto questo sangue
che abbiamo versato
se poi non vogliamo che nessuno
ci faccia domande? Mi darò
ai fogli vuoti per fare il calco
del tramonto e magari un giorno
mi ricompenserò
per avere fatto di certi silenzi
il più grande atto di fede
verso chi è sempre stato lontano... qui
non ci sono barche
senza remi... qui non ci sono
fatue fiammelle
soggiogate dalle spirali
del passato... qui ci siamo noi,
e lo diciamo ancora... e perché
non dovrei spostare
la mia testa verso la scure
che vuole imitarmi?
E perché ogni mio pensiero
si dovrebbe fare intervallo
per indicazioni... ho
sempre sentito
di poterlo fare, ho sempre saputo
che lo avrei potuto dire... c'è
spazio anche per le tue mani,
c'è posto anche per il tuo domani
e anche se ci aggiungerai
l'ennesima domanda senza arbitrio,
prenderò la guerra
e la trasformerò in fuoco... toccherò
il mare e mi riprenderò
il cielo... perderò volutamente qualcosa
fino a quando tutti gli angeli
avranno svuotato la sala,
poi riprenderemo il viaggio
e ci presenteremo all'inizio
di qualche foto senza colori
e allora le nuvole agevoleranno
il tuo passaggio... e allora condenseremo
il divenire nel presente
che si narra...ancora...e ancora
(feat. Desiree Sigurtà, Firenze, 24 Giugno '17)
Black, performance live a Firenze Rocks di Eddie Vedder
La poesia sonora si accende. L'11 dicembre 2010 la rocker canadese Melissa Auf der Maur presentò il nuovo album Out of Our Minds al New Age club di Roncade..
Musicista. Fotografa. Film-maker. Bassista di due delle più importanti band degli anni ’90 (Hole, Smashing Pumpkins). Dal 2003 ha iniziato la sua avventura solista continuando a suonare le quattro corde e passando anche al microfono. Il suo nome è Melissa Auf Der Maur, musicista canadese di Montreal. L'11 dicembre 2010 arrivò anche in Italia, dando vita a un un intenso concerto al al New Age Club di Roncade (Tv), dove presentò il suo ultimo album Out of Our Minds. Era il 1996 quando vidi per la prima volta Melissa Auf der Maur. Era autunno inoltrato e su MTV girava Gold Dust Woman (Hole), videoclip della canzone tratta dal film The Crow: City of Angels (1996), mediocre sequel del poetico The Crow (1994); opinione cinematografica condivisa anche dalla stessa Melissa. In questo video la giovane bassista, oltre a suonare, dava anche il suo contributo come seconda voce. Fu quella la prima volta in cui il grande pubblico poté fare la sua conoscenza.
E siamo al presente. Prima della musica, al New Age va in scena il cinema. Viene proiettato un cortometraggio di 28 minuti pensato e diretto dalla stessa Melissa. Un lavoro realizzato per completare il concept artistico iniziato dall'album, e tutto ambientato in mezzo alla natura. In un bosco dove le asce dei boscaioli, colpo dopo colpo, fanno sgorgare sangue dagli alberi. Di sottofondo, un sonoro costante, quasi ossessivo. Capace di farti provare il dolore delle piante. E forse anche di chi subisce senza potersi difendere, come gli alberi di fronte all'uomo. Si spegne il proiettore. Si accende la spia degli amplificatori. Dopo una possente esibizione dei Grand Sound Heroes, nuvole di fumo rosse anticipano l’ingresso di Melissa Auf der Maur e gli altri componenti della band: i chitarristi Adam Michael Tymn, Christopher Sorensen e il batterista Patrick Luc Sayers.
Si parte subito alla grande con Isis Speak, terza traccia dell'ultimo album, Out of our minds (2010), e distribuito dalla Roadrunner Records. “Good evening Italia” dice Melissa, con un lungo foulard attorno al collo. Salto indietro, ed ecco Real a lie, dal su primo album solista Auf Der Maur (2003). Tocca poi alla strumentale Lead Horse. Nel muovere la folta chioma, Melissa ricorda il migliorJason Newsted, collega bassista ex-Metallica e ora nei Voivod, vero esperto nel headbanging (movimento forsennato della testa che segue il ritmo della musica). Il pubblico risponde entusiasta, agitando i propri capelli. “There are three universal languaes: love, food and music” dice, “Ci sono tre linguaggi universali: amore, cibo e musica”. Quando lascia per qualche secondo il basso durante la performance, muove le braccia. S'indica il cuore. Sulla scenografia di sfondo intanto, sale il fuoco. Tocca poi a Out of Our Minds e Taste you.
Con la voce in playback di Glen Danzig, leggenda del punk americano e frontman dei Misfits prima e dei Danzig poi, Melissa intona Father's grave, scritta proprio insieme a lui. Una delicata atmosfera con la poesia delle parole talmente interiori da farmi distogliere lo sguardo dal palco per cercare l'ombra nascosta di Eric Draven. Il finale della sua performance è pura potenza. Follow the Waves, il primo singolo dell'album Auf der Maur (2004, Capitol Records). Tanti applausi e prima di andare il fondamentale acquisto della locandina del concerto, pagata appena 1 euro.
Esco dal giornalismo per raccontare un po' di mera cronaca umana. Per chi abita in qualche isola lagunare, uscire in terraferma by night è sempre un'avventura, specie coi mezzi su quattro ruote. Appuntamento improrogabile all'1.55 al Tronchetto con il ferryboat per il Lido. Nell'autoradio le mie orecchie non sono che per lei, Melissa Auf der Maur. Una volta imbarcato, resto ancora nell'abitacolo ad ascoltarla. Uscito dal canale della Giudecca poi, cedo al richiamo di Madre Natura e sfidando gli impervi refoli invernali, mi godo l'ultima parte del tragitto in cima all'aria aperta. Passato all'mp3, sotto le note della SonicYouthiana Follow the Map, rivedo nella mia mente frammenti di tutti i concerti rock cui ho assistito. Da semplice spettatore a quelli seguiti anche per lavoro, su tutti i Mudhoney, intervistati proprio al New Age.
“Everyone has a dark side/ Why don't you like mine” - “Ognuno ha un lato oscuro/ Perché non ti piace il mio?”. Echeggiano ossessive queste parole della canzone Meet Me on the Dark Side di Melissa Auf Der Maur. Continuo a riascoltarle, osservando l'universo divenire una richiesta di romanticismo trafitta dall'incomprensione. Eccomi a casa...Sapremo mai essere capaci di portarci sulle spalle tutta questa mole di sanguinante paradiso?...
FINALMENTE MELISSA
ho preso appunti
dalle rocce/... ho ispirato
i gufi nel trovare conforto
dalle proprie piume...una
storia non è mai
solo un'entità tradotta
in avvenimenti/...
coraggio, sagoma delle nostre sabbie
scardina l'ennesima copertina,
...non so bene
da quale mondi siate venuti
ma rappresentare
un panorama non significa
assistere a una grotta
che rimbalza
da una favola a una sponda/...
quanti sandali
ha già dimenticato
nel tuo abbandono
quotidiano... sarebbe troppo
facile insonorizzare l'anima e imbottirsi di macigni