La colonna sonora del film Space Jam e un giovanissimo cestista |
di Luca Ferrari
Papà, vorrei giocare a basket... Inizia così l'avventura di una "creaturina" nel mondo della pallacanestro. Un po' di pratica ed ecco l'iscrizione all'Alvisiana Basket Venezia. Ad alimentare questa neonata passione, Space Jam (1996, di Joe Pitka) con protagonista l'asso dei Chicago Bulls, Michael Jordan, insieme ai mitici Looney Tunes. Visione dopo visione, anche la musica comincia a fare breccia. Mai stati nelle mie corde quei generi, l'hip-pop e l'R&B presenti nel film iniziano a conquistarmi, a partire proprio dalla canzone iniziale e omonima, realizzata da Quad City DJ's, quando vengono mostrate le prodezze di His Airness. Oggi poi, 26 marzo, non è solo il compleanno della mia piccola creatura "baskettante" ma anche il giorno del suo primo torneo di basket. Il giorno ideale per scrivere qualcosa di musicale incentrato sul quel mondo "palleggiante".
In effetti, a ben guardare il mio background musicale, era solo questione di tempo prima che il basket schiacciasse decisivo nella mia vita. Il basket, quel gioco con la palla arancione. Mai avuto feeling con questa disciplina sportiva e se dovessi escludere le imprese del mitico Dream Team alle Olimpiadi di Barcellona '92, non ho praticamente ricordi. Eppure, un legame c'è, e proprio nel solco del rock più straordinariamente sincero. I più esperti conoscitori di QUELLA BAND, lo sanno già. Molti magari no, e allora questo è l'articolo giusto per raccontarlo. In principio i Pearl jam erano i Mookie Blaylock, tributo appassionato al playmaker dei New Jersey Nets, che appunto si chiamava così. Costretti a cambiare nome, la band di Seattle trovò comunque il modo di omaggiare il giocatore, dando al loro primo album il titolo di Ten (1992), il numero di maglia che Mookie indossava sui campi della NBA.
"Ci pensavo negli ultimi giorni" si racconta il bassista Jeff Ament in un campo da basket durante il film Pearl Jam Twenty (2011 di Cameron Crowe), a sei mesi dalla fine dei Mother Love Bone, "Mi identifico con i Clippers e i Nets. Credo che la mia carriera assomigli a loro. Ogni volta che sembra decollare, qualcuno s'infortuna o esonerano l'allenatore". Il Jeff Ament che parla e palleggia, è ancora lontano dal formare i Pearl Jam. A quel tempo lui e Stone Gossard stavano prendendo strade musicali diverse e il futuro cantante Eddie Vedder, era ancora a San Diego tra surf, impieghi temporanei e qualche incursione sul palco senza troppe pretese.
Più dei Nirvana, i Pearl Jam sono stati l'emblema di Seattle, ancor di più dopo la morte di Kurt Cobain. Nonostante ciò però, il cantante Eddie Vedder non si disse mai un fan della franchigia locale, preferendo sempre tifare i Chicago Bulls di MJ, Pippen e quel Dennis Rodman, spesso visto indossare la maglia della rock band, cosa poco gradita dai fieri autoctoni del nord-ovest americano, The Presidents of the USA, tifosissimi dei Seattle SuperSonics cui dedicarono anche l'omonima canzone. Insomma, il basket era nella "mia musica" più di quanto pensassi ma mancava ancora qualcosa perché potesse scattare una scintilla concreta. C'è voluto un figlio, un amico sinceramente appassionato (di basket & musica rap), un film e la colonna sonora giusta per passare dall'ispirazione ai fatti.
Tutto questo era lì, sepolto. Forse in un'attesa perenne. Forse in attesa del momento giusto. La storia s'ingrandisce. Un amico con con cui inizio a condividere un percorso comune, mi parla di hip hop e basket. Poi, la svolta. La pallacanestro entra direttamente in casa. Per stare al passo e condividere la passione del mio pulcino "SantAlvisiano", inizio a farmi una cultura, partendo proprio dalle poche nozioni che conosco. Il passaggio a film, documentari e infine la musica, sono una logica conseguenza. Dall'alfa all'omega, e dall'omega all'alfa. La musica come sempre è la scintilla ispiratrice e il mondo poi si muove di conseguenza. Oggi 26 settembre 2023, sarà una giornata davvero speciale fatta di sentimenti, basket e musica (che di sicuro danzerà dentro di me). Oggi è una giornata che inizio così:
STATO DI DANZA E SOSPENSIONE
6 libero come un sogno di mira, accelerazioni
e saluti senza una unica inquadratura... l'inizio
non prevede ribasso,
si è preso la platea...è la cultura
dell'inarrestabile,
la fame del risveglio… chi
sono i fratelli nell’arena,
quando siamo insieme
è tutto molto di più,
è più semplice
di un gioco…si è mai detto che una stanza
potesse regalarti un giro
intorno al globo?
In ogni istante della mia vita
ho fatto a pugni con la cenere
delle mie passioni,
adesso la palla
la terrò tutto il tempo necessario
per sostenerti
sono pronto
a ricominciare dal pavimento... sarebbe
troppo favolistico
ammettere che mi sono
aggrovigliato in aria
pensando di farlo ancora
...non mi pento
di quello che ho lasciato
in sospeso… non ho sempre
fatto del mio meglio
ma questo non mi ha fermato,
....me lo potresti ripetere?
…ecco un’altra strada,
una pausa dalle scale
… non è mai stato
un gioco…mi prenderò
una pausa, non so se sia una forza dello Spazio o si tratti
di una distanza da raggiungere
il frastuono della folla
irradia deciso
tra le tane delle metropoli
in miniatura… sto
ancora scavando nelle onde gravitazionali
della mia anima
oggi siamo accanto a te... sei pronto?
per oggi e qualsiasi domani
siamo insieme a te
(Venezia, 26 Marzo ‘23)
Jeff Ament (Pearl Jam) parla in un campo da basket |