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domenica 31 ottobre 2021

Alice Cooper, horror rock a tutto Halloween

Alice Cooper nel videoclip dei Hey Stoopid
Ehi stupidi, qual è la colonna sonora ideale per la festa di Halloween? L'indiscusso re dell'horror-rock, Alice Cooper, ovviamente! 


Come si fa a non simpatizzare per il sig. Vincent Damon Furnier che dalla fine degli anni ci intrattiene con un rock intriso di gotico, horror. Non ci sarebbe mai stato un Marilyn Manson senza Alice Cooper, e sebbene nella mia vita non abbia mai comprato un disco originale, ai tempi in cui MTV era una fabbrica di video e originalità, i suoi video erano delle vere e proprie avventure nel lato oscuro umano. Da Feed my Frankestein o Lost in American, fino all'intramontabile Hey Stoopid, primo singolo tratto dall'omonimo album (1991) a cui parteciparono musicisti del calibro di Slash (Guns 'n' Roses), Ozzy Osborune, i virtuosi chitarristi Joe Satriani, Steve Vai, Vinnie Moore, incrociando poi il microfono con il basso di Nikki Sixx e le sei corde di Mick Mars, entrambi dei Motley Crue.

Forse oggi, 31 agosto, avrei dovuto pubblicare la cover Mansoniana di This is Halloween, direttamente dal grandioso incubo Burtoniano (Tim) che risponde al nome del film animato Nightmare Before Christmas? Può darsi, ma sarebbe stato troppo scontato. Magari l'anno prossimo, e invece complice anche un recente lavoro, mi sono riavvicinato all'arte musicale di Alice Cooper. Niente rock impegnato quest'oggi. Accordi ammiccanti e rock, pronti per vivere qualcosa di mostruosamente senza ritorno...


SCHIACCIAMO L’ESITAZIONE DEL TERRORE

 

La serietà del mondo di oggi

sono le profezie

dei tempi di mezzo, quando

i teschi erano un presagio

e le spiegazioni scientifiche

un attacco al vivere quotidiano

 

la mia adolescenza

è stata la vostra innocenza,

ma com’è

che nessuno ha conservato

le mie cartoline

 

Predicatori di reperti

bene in vista,

non avete qualche mente

da abbandonare?

Le pietre che ancora

mi scivolano sopra la testa

sono le balene

che non ho mai voluto

cacciare… Sotto

i tombini non c’è nessun mondo

che voglio trovare,

lì dentro che ‘è tutto quello

che ho guardato

senza iscrizioni né 

 

A che numero di candele

siete già arrivati questa notte?

Ho fatto indigestione

delle vostre risate

e la mia tunica è rimasta

lì dove non l’avete mai cercata.

 

i mostri che ancora affollano

le mie sale da tè,

giocano con gli aquiloni

e la sera

tornano a casa in tempo

per vedere tutti

indossare il pigiama… le

voci del Paradiso

non conoscono le mie risposte,

e i miei occhi adesso

guardano verso di voi

                                    (Venezia, 31 ottobre ‘21)


Hey Stoopid by Alice Cooper

Una clip dal video Hey Stoopid, di Alice Cooper

sabato 16 ottobre 2021

What's Going On, Artisti Contro...

Christina Aguilera (Artists Against AIDS Wolrdwide, 2001) nel videoclip di What's Going On
Insieme per una causa umanitaria. Nell'ottobre 2001, il collettivo Artists Against AIDS Worldwide pubblicò una nuova versione di What's Going On di Marvin Gaye.
 
di Luca Ferrari

Tell Me
People Dying
People Crying.
..

Inizia così la rabbiosa-speranzosa versione 2001 dell'immortale What's Going On di Marvin Gaye, sulle cui note e lyrics riadattate, alcuni dei più noti artisti dell'epoca, si unirono nel progetto Artists Against AIDS Worldwide per raccogliere fondi devoluti a un progetto per combattere l'AIDS in Africa. Tra di essi: Christina Aguilera, Backstreet Boys, Mary J. Blige, Bono (U2), Destiny's Child, Jermaine Dupri, Fred Durst (Limp Bizkit), Nelly Furtado, Wyclef Jean, Alicia Keys, Aaron Lewis (Staind), Lil Kim, Jennifer Lopez, Ja Rule, Nelly, *NSYNC, Gwen Stefani (No Doubt), Britney Spears, Michael Stipe (R.E.M), Usher e ancora altri.

Perché questa canzone? Perché adesso? Perché sono passati vent'anni esatti? Può essere. Nei giorni scorsi, ripensando a cosa stessi ascoltando nel 2001, mi è tornata in mente questa canzone di cui acquistai il singolo originale ma le ragioni che mi hanno portato a scriverne su "Live on Two Hands", sono esattamente il contrario dei bellissimi messaggi che i tanti artisti lanciarono. Sento una profonda disillusione per il mondo che mi circonda e invece di trovare sempre più ragioni per sentirci parte di una comunità mondiale, l'umanità appare inesorabilmente divisa e in stato psico-paranoico. Pertanto mi chiedo: ma cosa sta succedendo? What's going on?!?!

[...] Oh my father, father
We don't need to escalate
You see war is not the answer
For only love can conquer hate
You know we've got to find a way
To bring some lovin' here today
Barricades, can't block our way [...]" scandisce il testo.

Ho sempre amato i progetti a più voci e per quanto non sia un conoscitore della scena hip hop e/o R&B, vedere personaggi del calibro di Bono Vox insieme a Beyoncee, mi ha sempre molto ispirato, ancora di più se il fine è la sensibilizzazione di tematiche sociali, tutte ben scandite "BobDylanamente" su lenzuola, con gli artisti inizialmente tutti bendati con emblematiche parole scritte sopra, e via via, ritrovando la vista. Ricordo le tronfie parole sulla presunta unità dimostrata dagli italiani ai tempi della quarantena, se non poi vederla disintegrata nel giro di pochi mesi tornando a pensare al proprio orticello, così come abbiamo sempre continuato a fare. 

"[...] It's a shame our reality is devastating
People praying for a cure
Dying while they're waiting
...
I can't be watching people die
(Die)
And watching people cry
Let me break it down for a minute
If there's enough room here for you and me
There's plenty of room for some humanity [...]"

Così, mentre siamo concentrati e impegnati a trovare complotti, ragioni, ideologismi, ci siamo dimenticati di chi continua a morire a prescindere da tutto questo: Yemen, Siria, Iraq. Cosa ne sappiamo ancora? Giorno dopo giorno scorgo crepe nelle relazioni umane che si fanno voragini e sarà sempre più difficile curarle. Il covid19, presto o tardi passerà, o come cantò Neil Young insieme ai sodali Crazy Horse, ai tempi del lockdown, Shut it Down, ma il nostro veleno intanto, avrà sempre più invaso il mondo e quello non lo potremo più fermare. Vorrei pormi altre domande ma, banalmente, non ne ho davvero più voglia. Continuate a smembrarvi quanto volete. Loro continueranno a morire, i privilegiati come me si potranno tenere fuori dalla mischia, voi eletti invece continuerete a incensarci di verità. Adesso tocca a me dirvi quello che sta succedendo...

VE LA SIETE PRESA CON I MORTI SBAGLIATI

Ci siamo presi per mano

per un attimo...

Ci siamo tenuti stretti senza toccarci

e abbiamo creduto

di poterlo fare anche domani


Ci avete creduto,

e intanto dicevate già

di voler fare a meno

di tutti noi


C’è una guerra in corso

ma sono più importanti

le vostre vitree proteste


Vorrei chiamare qualcuno
mentre affido alle mie parole

il diritto di sfracellarsi

ma questi libri hanno perduto

gli occhi… Oggi

e ancor di più domani

a vincere sono 

gli  attori di giochi morali

e dissennate pontificazioni mortali

senza liste né cancelli


questa è tutta

la libertà che possiedo

questa è tutta 

la melma che non ho mai voluto

togliermi di dosso

questa è la polvere

con cui condivido i giochi

al momento

di salutare castori e alveari


Non sono andato 

abbastanza a fondo

per compensare

tutto quello che hanno perduto… a voi

la strada riparata, a loro

l’inferno senza interruzioni…
(Venezia, 16 Ottobre ‘21) 


What's Going On by Artists Against AIDS Worldwide

What's Going On - Gwen Stefani (Artists Against AIDS Wolrdwide, 2001)
What's Going On Backstreet Boys (Artists Against AIDS Wolrdwide, 2001)
What's Going On Jennifer Lopez (Artists Against AIDS Wolrdwide, 2001)
What's Going On Britney Spears (Artists Against AIDS Wolrdwide, 2001)
What's Going On Nelly Furtado (Artists Against AIDS Wolrdwide, 2001)
What's Going On Gwen Stefani (Artists Against AIDS Wolrdwide, 2001)
What's Going On Alicia Keys (Artists Against AIDS Wolrdwide, 2001)
What's Going On Artists Against AIDS Wolrdwide, 2001)
What's Going On Fred Durst (Artists Against AIDS Wolrdwide, 2001)
What's Going On - Artists Against AIDS Wolrdwide, 2001

giovedì 7 ottobre 2021

(Anesthesia) Pulling Cliff

Cliff Burton, il bassista dei Metallica © Cliff Burton Facebook Page 

L'anima metal più autentica dei Metallica era scandita sulle possenti corde del bassista Cliff Burton (1962-1986). Sublimazione massima, la strumentale (Anesthesia) Pulling Teeth.

di Luca Ferrari

Un basso nero. Una foto androgina che sembrava rimandasse al bassista dei Metallica, Cliff Burton. Una storia che era appena agli inizi. In un'epoca ancora dominata dai walkman, le sale prove, i testi/poesie scritti a mano in inglese su carta colorata e le tante leggende/maledizioni interiori, mi arrivò anche l'onda di quell'anomala figura. Cliff era l'elemento più taciturno della band, ma se ci ripenso, non furono le affinità caratteriali ad avvicinarmi a lui, semmai la strana somiglianza tra il capelluto musicista e una persona che avevo da poco incontrato ma che ancora oggi mi capita di rincontrare, sebbene lontana dal suo paese natale.

Nel 1985 avevo appena nove anni e non starò certo qua a raccontarvi balle che a quell'epoca ascoltassi i Metallica o anche solo conoscessi quel genere musicale. Ci sarei arrivato esattamente dieci anni dopo, mentre nelle mie vene scorreva impetuoso e malinconico il sound di Seattle. Di infatuarmi del sound dei (primi) Metallica ci misi molto poco. Partii da ...and Justice for All, approdai facilmente al Black Album, e in un tardo autunno estenuante iniziarono a scorrermi nelle vene le cassette (duplicate) dei primi tre album: Kill'Em All (1983, Ride the Lighting (1985) e Master of Puppets (1986), dove suonò Cliff Burton prima del tragico incidente.

La mia storia musicale è stata segnata, purtroppo, da tanti suicidi illustri, a cominciare da quello di Kurt Cobain (1994), al quale purtroppo seguirono negli anni Duemila quelli di molti altri vocalist, a cominciare da Layne Staley (Alice in Chains, † 2002), pet una tragica casualità ritrovato morto lo stesso giorno (5 aprile) del cantante dei Nirvana, e anch'esso dell'area di Seattle. Passano gli anni e ci salutarono anche Chester Bennington (Linkin Park, † 2012), Scott Weiland (Stone Temple Pilots, † 2015), Chris Cornell (Soundgarden, † 2017) e Dolores O' Riordan (The Cranberries, † 2018).

Lui Cliff  Burton, capelli lunghissimi, baffetti e look anni '70, morì per una tragica fatalità, durante il tour europeo di Master of Puppets, quando il bus ebbe un incidente. Meno appariscente dei tre compagni metal, ebbe un ruolo fondamentale nell'esplosione della band. Già bassista dei Metallica dal 1982 dopo l'addio di Ron McGovney, divise il palco e le songs del primo album anche col chitarrista solista Dave Mustaine, poi allontanato e fondatore dei Megadeth, che fu sostituito da Kirk Hammet, ultimo tassello della band di Frisco insieme al cantante James Hetfield e il batterista Lars Ulrich.

Ascoltare il primo album dei Metallica è immettere in circolo un'epoca che non c'è più, esattamente come la nostra giovinezza. Senti quei versi, quelle note, iniziando a sgomitare tra le conchiglie rotte del proprio passato. Senza nulla togliere al bassista Jason Newsted (la cui successiva uscita dalla band di Frisco nel 2001, segnerà il tramonto definitivo della band), ascoltare le canzoni dei Metallica quando al basso c'era Cliff Burton, significa ripensare a delle atipiche amicizie. Un'epoca dove i punti interrogativi del presente danzavano frenetici e silenziosi in uno scambio di eteree follie e fiocchi di neve, pizzicati da un mondo che non sembrava disposto a cambiare, se non quando tutti fossimo riusciti ad essere grandiosamente uniti.


ESPOSTO, SENZA DIMENTICANZE

Somiglianze e capovolgimenti
arroccati... Incontri
rimandati, collezioni di salvezze
allergiche a contrizioni indotte...

Questa è una storia non-comune
di treni nella notte
e fondamenta spaesate… Ma tu
ci hai mai davvero
creduto a una rivoluzione? 
I tetti bianchi degli scogli
pensavo ci avrebbero ascoltato
per sempre, poi un giorno
di quegli appunti
era rimasta solo una entità
rampicante

Un quaderno degli appunti
è ancora così simile
a una unione spirituale
sgusciata via… Poi le strade frenarono.
S'incastrano.. la polvere
si svuota dei propri spari
ed ecco il contenuto farsi meccanismo
e contrasto.. è il peso dei pensieri,
il nostro estenuante
ripensare a più piani...

Da qualche parte
ho ancora un elenco dei manicomi
aperti… Li avevo
copiati in ottima calligrafia... Forse
era uno scherzo, forse
il mio primo tentativo
in cui volessi sentirmi
considerato… 

Non guardarmi

se non sai
cosa sia davvero 
l’abbandono di un abbraccio,
per troppo tempo
le mie dediche sono state
fiammelle schiacciate
dalle strade con troppo sole...

quello non era comunque
il nostro tempo...
quella non era comunque
la nostra identità...
quello non era ancora
la mia ribellione definitiva
sotto un palco... 
quella era almeno la nostra somiglianza 
dove i boccoli 
gestivano l'anima
in un frastuono deciso e cosmopolita...
                                                                            (Venezia, 7 ottobre '21)

Cliff Burton (Metallica) suona dal vivo Anesthesia Pulling Teeth

Metallica (da sx): James Hetfield, Lars Ulrich, Kirk Hammet e Cliff Burton 
© 
Cliff Burton Facebook page

venerdì 10 settembre 2021

Michael Schenker Group, il rock è Armed & Ready

Michael Schenker live Gelsenkirchen © Markus Felix 
Michael Schenker Group è rock sincero e potente. Una musica appassionante con la forza di uno dei migliori chitarristi al mondo, il tedesco Michael Schenker

di Luca Ferrari

Le vie del rock sono infinite e quelle che mi hanno portato ad appassionarmi del sound di Michael Schenker, sono tanto incredibili quanto inaspettate. Il suo nome ovviamente mi era noto, e qualche canzone degli UFO è conservata nella mia biblioteca digitale ma senza mai conquistarmi. In un pomeriggio di questa afosa estate, mi è tornato in mente il mio viaggio in Finlandia e sono andato su Youtube a cercarmi qualcosa di rock scandinavo. Ma invece di trovare qualche sconosciuto connazionale degli Hanoi Rocks, ecco spuntarmi il nome del Michael Schenker Group, in una versione live (strepitosa) di Armed & Ready. Inizio l'ascolto e l'adrenalina esonda subito.

Lavorando (anche) nell'ambito dei social media, inizio a fare qualche ricerca e scopro che il virtuoso delle sei corde si è appena sposato. Auguri! E allora, approfondisco. Fratello di Rudolph Schenker, chitarrista e fondatore degli Scorpions dove suonò nell'album d'esordio Lonesome Crow (1972) e nel sesto Lovedrive (1979), già da metà anni Settanta si unì alla band inglese degli UFO, entrandone e uscendone fino al terzo millennio. Nel 1980 intanto forma il Michael Schenker Group nel quale si alterneranno al microfono e agli altri strumenti molti musicisti. E proprio nel primo omonimo album della band, è contenuta l'opening song Armed & Ready, cantata da Gary Barden.

E' un po' tutta l'estate che la poderosa chitarra di Michael Schenker mi sta allietando, e giusto pochi giorni fa, finalmente sono riuscito a partire per il mio amato jogging mattutino per la prima volta insieme al sound del Michael Shenker Group, ascoltando i pezzi live all'High Voltage Festival 2010, Victoria Park di Londra, a cominciare proprio da Armed & Ready, quindi l'altrettanto storica Doctor, Doctor e una strepitosa performance della "Scorpionsoniana" Rock You like a Hurricane suonata insieme a Rudolf Schenker, cantate dal connazionale Michael Voss e lo scozzese Doogie White.

OK Michael Schenker, fammi sentire la fiera potenza della tua chitarra rock, io rispondo con le parole...


Il FULMINE DELL'IMMEDIATO


Non era l’ennesima volta

… Sulle mie spalle, 

un mondo che avevo già messo 

da parte… Dentro

le mie estensioni cutanee,

un ricordo

contagiato al plurale


Facciamo conoscenza

o vuoi solo arrivare al domani

senza che le mie tegole

possano aggiungere qualche lettera

alle abusate staccionate

di quei stantii orizzonti multicolore?


Faccio tutte queste domande perché

conosco già le restrizioni

alle reazioni delle castagne senza riccio

… Mi voglio congratulare con te,

e continuerò a pensare

di essere stato il primo ad averlo fatto

da questa parte della mente...


L’alba non è ancora abbastanza fredda

da queste parti,

il veleno delle rivendicazioni maggioritarie

ha le stesse immutate configurazioni

che anche tu conosci bene… Mi sono 

fermato…  adattato per raggiungere

le derive emotive
delle mie ali infrante, camminando

senza farne parola con nessuno


Ecco, adesso sto ammirando

gli alberi e il cielo… Eccomi,

non sono interessato alla grandezza

né al fascino 

di tutto quello che potrai avere

con la mia lontananza


Ti immagino così, in un rituale personalizzato

di fine ispirazione, 

portando un dono dai confini delle nuvole,

a chi ti ha appena promesso

di starti accanto per sempre... 

(Venezia, 10 Settembre ’21)


Armed & Ready, live by Michael Schenker Group

sabato 7 agosto 2021

Megadeth, Train of Consequences

L'allucinante viaggio di Youthanasia dei Megadeth inizia con Train of Consquenes 
Allora come oggi, un viaggio su rotaia deve sempre iniziare con il possente hevay metal di Train of Consequences dei Megadeth. E così sto facendo!

di Luca Ferrari

Per i nati negli anni '70-'80 le prime conquiste della libertà corrispondevano ai grandi viaggi in treno, all'epoca accessibili anche grazie alla green card (under 25) che consentiva sconti. I regionali andavano ovunque e gli Intercity avevano prezzi modesti. Le low cost non erano ancora nate. Per il sottoscritto, qualunque viaggio dovessi affrontare su rotaia, inclusa incursione romana per il mio primo concerto dei Pearl Jam, nel walkman iniziavo sempre con Train of Consequences (1994, Youthanasia) dei Megadeth. Allora, come oggi! Proprio ora mi trovo sul treno regionale Venezia-Bologna, cui seguirà poi un ancor più lungo fino a Sibari (Cs).

Un convoglio mezzo demoniaco si mette in moto. Il rumore dei cingoli ferroviari va di pari passo con il sound heavy metal in perfetta e demoniaca simbiosi. Il treno a vapore sbuffa generoso di fumo nel verde del panorama, placido in apparenza. Un passeggero dalla lunga chioma (Ellefson?, ndr) si desta da un sonnellino, e ciò che vede fuori dal finestrino è uno spettacolo di pura angoscia: un'anziana bambinaia appende neonati a testa in giù come panni su di un lungo stendino, riproduzione video della copertina dell'album Youthanasia di cui Train of Consequences fu il primo singolo pubblicato. Altri inquietanti personaggi si avvicendano, ritrovandosi poi tutti a un tavolo da poker, sempre nel treno. Ecco possente il ritornello:

Set the ball A-Rollin                            Fai rotolare la pallina
I’ll be clicking off the miles                Io starò scappando via
On the train of consequences              Sul treno delle conseguenze
My boxcar life O’ style                       Il mio stile di vita è come un vagone merci
My thinking is derailed                       I miei pensieri sono deragliati
I’m tied up to the tracks                      Sono legato alle rotaie
The train of consequences                  Sul treno delle conseguenze
There ain’t no turning back                Che non tornerà mai indietro

La vita è un azzardo già persa in partenza? Il viaggio onirico-musicale dei Megadeth prosegue tra ombre e luci del convoglio. Nell'oscurità ogni tanto emergono le figure dei componenti della band, il chitarrista Marty Friedman, il bassista Dave Ellefson, il batterista Nick Menza e nel finale ecco l'inconfondibile e carismatico leader Dave Mustaine che ribadisce il concetto del ritornello. E allora che si fa? Si punta tutto e ci si mette in viaggio andando lontano fino all'inevitabile? Il tessuto della vita è così corrotto da non lasciarci altro se non la sfida finale contro l'ignoto a dispetto di ciò che sembra un destino già desolatamente segnato? Al massimo della loro potenza melodica, dopo Rust in Peace (1990) e Countdown to Extinction (1992), i Megadeth lasciano l'impronta finale negli anni Novanta accompagnandoci in una nuova era a bordo di Train of Consequences:


IL COSTANTE DERAGLIAMENTO DELLA VITA

Avete contestato... espropriato... Vi 
hanno sedotto e raccontato/raccattato... le
dosi di rifiuto sono in esaurimento...
Siamo tutti più
improvvisati paracadutisti... collezionisti...
Anime vendicative dall'inesauribile
distanza... Avete mai fatto caso
a quelle figure
che sembrano non guardarvi mai
quando sfrecciate da remoto, 
e nella scia
restano sono le vostre mani sul mondo
che avete già condannato? 

Vorrei che gli oceani
avessero qualche colonnato in più
e noi non ci sentissimo
coì superiori a quel passato
che vi inorgoglite a osannare...

Sento il vostro nuovo urlo,
vedo inviti consumati
e lattine straziate sotto il peso
di stelle ormai microscopiche

Ho forgiato idee sballate,
e ora la pista
è tutta un andirivieni di formiche
e leoni di mare... Ho
incatenato i miei confini al vagabondaggio
e non c'è giorno
che abbia offerte differenti.

Ancora confondiamo l'immortalità
con la sanguinosa appartenenza terrena 
... Scambiamo le stragi volontarie
per vendette inevitabili...
La foto delle lancette immobilizzate
ci consola nella salvezza
di un presente lontano
dalle carezze dell'inesorabile...

Che cosa vuoi dirmi
che tutti non sappiano già? Se adesso
ti chiedessi
di affidarti all'oscurità che mi porto
dentro, so già quale sarebbe
il tuo posto nel convoglio... Hai dato prova
di essere decis(iv)o, e io
mi sono già alla soglia di un nuovo
rifiuto... Cè tempo per le stelle
prima dell'ultima uscita?...
                                         (treno Venezia-Bologna, 7 Agosto 2021)

Megadeth, il videoclip di Train of Consequences

domenica 11 luglio 2021

Iron Maiden, Run to the "Wins"

Gli Iron Maiden alla conquista d'Europa

Per la finale di Euro 2020 tra Inghilterra Italia, i tifosi di Sua Maestà dovrebbero accogliere i giocatori scandendo una "rivisitata" Run to the Hills degli Iron Maiden.
 
di Luca Ferrari

Ma quale God Save the Queen, stasera i tifosi inglesi insieme ai loro giocatori dovrebbero accogliere gli Azzurri cantando a squarciagola la leggendaria Run to the Hills, degli Iron Maiden, ovviamente con qualche piccola modifica.  Sperando che Sua Maestà Steve Harris, il bassista-fondatore della band, il cantante Bruce Dickinson, il batterista Nick McBrain, i chitarristi Dave Murray, Janick GersAdrian Smith", non se la prendano. E allora tutti insieme, "Run to the "Wins":

"Italians came across the sea
They brought us fouls and injury
they hissed our team, they want our need
they took our game for their own lead
We face them hard, we fight them well
With soccer ball, we gave them hell [...]"..

Ok, dai. Adesso ascoltiamoci un'adrenalinica versione live con il testo originale, in attesa di rivederli presto dal vivo in Italia il 7 luglio 2022 a Bologna.

Iron Maiden, live Run to the Hills

venerdì 18 giugno 2021

Spice Girls, On Top of the World

Le Spice Girls nel video (How Does It Feel to Be) On Top of the World

Nella logorante estate 1998 la serenità era un'utopia fino a quando non arrivarono le Spice Girls e altre band inglesi a cantare insieme (How Does It Feel to Be) On Top of the World.

di Luca Ferrari

Echo and the Bunnymen, Ocean Colour Scene, Space e le travolgenti Spice Girls, insieme nella canzone (How Does It Feel to Be) On Top of the World. Quattro band unite per tifare e sostenere la nazionale di calcio dell'Inghilterra alle soglie del Mondiale 1998. Quella era la squadra della generazione d'oro, che nonostante stelle di primissima grandezza, non andò oltre gli ottavi di finale, e liminati dall'Argentina nonostante il gol capolavoro del diciottenne Michael Owen. Quel singolo però, fotografa un periodo d'oro dove l'Europa guardava a Londra e l'Inghilterra

Serenità. Spensieratezza. Allegria. Tutte qualità che a 22 anni sarebbe stato bello possedere ma non era proprio così, anzi. Il 1998 fu l'anno horribilis che spazzò via quanto di buono stavo tentando faticosamente di ricostruire. Eppure, in quella estate così insopportabilmente calda e martoriata, mitigata (in minima parte) dalla costante attività del Servizio Civile, quelle cinque ragazzine britanniche così lontane dai miei canoni musicali, riuscirono a regalarmi qualche minuto di leggerezza, sognando e immaginando di come ci si dovesse sentire a essere sul tetto del mondo, insieme ad amici

Il clima che si respira nel video è di un'autentica festa, con tutti i musicisti presenti che giocano con i veri calciatori dell'epoca (tra cui Shearer, Beckham, Fowler, Seaman), passando da essere bambini agli attuali adulti. Scena cult, la baby Spice Emma Bunton che come un coniglietto salta fuori da una culla prima piccolina, e poi Spice con le zeppe. La voce di Melanie C è sempre quella che spacca, ma sono tutte le band a brillare/brindare, come dei bimbi al parco. Scherzano, corrono e giocano, e alla fine si abbracciano augurando alla loro Inghilterra di diventare campione del mondo. 


UNA VOCE INSIEME

Che ne è stata di quella resistenza
e i colori delle panchine?
Guardate quel parco giochi,
non ci sono più promesse
e la pioggia è solo un tiro al bersaglio
per progettisti
senza intraprendenza...

Ho nascosto le mie miniere,
ho illuminato
le albe con l’acqua fino alla
mia gola… era tutto
così fiabescamente
abbandonato… Le unghie
spettinate
e nessuna caramella al latte
con cui credere
nella consegna di una lettera
dal domani

Vuoi pendermi per le mani?
Vorresti salire
da qualche parte
né libri di scorta alle tavolate
condivise? Potrei
essere ancora io
l’inizio della mia storia... Potremmo
essere tutti insieme... 

Ci crederesti a quello
che ti sto raccontando?
Vuoi concedermi la tua meraviglia
per quello
che sta roteando sopra zattere
con le nostre abbreviazioni 

Vuoi dirmi che un giorno
ci rincontreremo? Non voglio
le tue promesse, solo
le strisce pedonali delle tue
salite... I sorrisi
delle mie pagine nascoste
adesso sono diari aperti
dove c'è posto anche per voi
                                        (Venezia, 18 Giugno ’21)

England United - (How Does It Feel to Be) On Top of the World

Mel B (Spice Girls) nel video (How Does It Feel to Be) On Top of the World

Ian McCulloch (Echo & the Bunnymen) nel videoclip
Il portiere David Seaman nel video (How Does It Feel to Be) On Top of the World

Emma Bunton (Spice Girls) nel video (How Does It Feel to Be) On Top of the World

giovedì 10 giugno 2021

I Cut You In, Jerry Cantrell

Tagliente. Beffarda. Oscuramente solitaria. È Cut You In (Boogy Depot, 1998) di Jerry Cantrell (Alice in Chains). "[...] Ho lasciato i miei pensieri in folle/ Che altro potevo fare?".

di Luca Ferrari

C'è chi non segue le mode. C'è chi va per la sua strada e per quanto solitaria possa essere, se ne frega e va sparato secondo le proprie regole. Lui è così, Jerry Cantrell. Il 31 marzo 1998 il chitarrista e seconda voce degli Alice in Chains pubblicoò il suo primo album solista: Boggy Depot. Un disco ruvido e grezzo. Ad accompagnarlo ai tamburi, sempre lui, Sean Kinney, batterista AiC, mentre al basso si alternano Mike Inez (AiC), e due maestri delle quattro corde: Les Claypool, bassista-cantante degli indefinibili Primus, e il possente Rex Brown, dei trash-metal Pantera, qui presente in cinque tracce. 

Il 1998 è un anno difficile per il rock e ancor di più per la scena musicale di Seattle. Il Brit pop dilaga. L'impegno sociale soccombe alle regole edonistico-commerciali di MTV. A febbraio è uscito Yield, quinto album dei Pearl Jam ma la band sembra fragile e come un tempo (o almeno così sembra, ndr). Sembrano già dei dinosauri. I Soundgarden si sono sciolti. I Nirvana, purtroppo e ovviamente, vivono di sole nostalgie. A dispetto della superba performance nel concerto unplugged, Layne Staley è sempre più assente. In attesa che si compia un nuovo corso (e destino) degli Alice in Chains, il chitarrista-cantante Jerry Cantrell esce con il suo primo album solista: Boggy Depot.

Il video esce subito dai ranghi del politically correct, con un Jerry dalla sempre chioma lunghissima, che ottenuto un passaggio, alla prima occasione sgomma via lasciando il padrone dell'auto appiedato, e per di più, sceso dal mezzo per soccorrere qualcuno in pericolo. Si alternano personaggi ai margini tra inseguimenti e giovincelli di provincia. Lì nel mezzo, un uomo che non fa domande e non dice niente di sé. Guida, accelera e semina la polizia. Non c'è una destinazione. Non c'è alcun domani. C'è solo un presente fatto di incertezze e scontri con l'oscurità in costante avvicinamento. Questa è Cut You In di Jerry Cantrell. E queste sono le mie poetiche ripercussioni...

RITAGLI DI IDENTITÀ AFFOGANTE

non mi sono spiegato,
è stato un errore
… Me ne sono andato
con le parole
ma non è mai stato abbastanza

Non mi sono fermato
e ve ne siete approfittati… ho
lasciato i miei pensieri
in folle, e che altro
avrei dovuto fare?

Scorze di roccia dattilografate
sulle mie albe meno rigeneranti,
scelte plebeo-aristocratiche
nel riverbero
dell’ennesimo miglio dimenticato

Sono assonnato
e ancora molto arrabbiato,
perché allora
non dovreste sorridermi?

Sulle mie spalle,
tutti gli spifferi martoriati
delle vette
senza conclusioni… In
questo giovane ricordo
mi riserbo il diritto
di impedire
qualsiasi nuova conversione
della polvere... Sei ancora
in ascolto, o le mie emozioni
sono già state cancellate
dall'altrui scontata esuberanza?

il falso mito del produttivo West
mi ha reso
collegialmente avverso… Non
avevo nessuna voglia
di stare insieme a voi, testimone
superfluo delle vostre
intenzionali girandole
più stupidamente giovanili

...Il tramonto mi stava aspettando.
Una discarica interiore
a cui rivolgermi… Adesso
non c’è più nessuno
e posso davvero ricominciare
                                                 (Venezia, 9-10 Giugno ’21)

Jerry Cantrell, Cut You In

venerdì 14 maggio 2021

Bob Marley, il Rinascimento di Iron Lion Zion

Bob Marley © We'll Be Forever Loving Bob Marley (Facebook)

Rinascita, musica e Rinascimento. Il reggae non è mai stato nelle mie corde ma Iron Lion Zion di Bob Marley (1945-1971) immortalò un cruciale momento della mia vita.  

di Luca Ferrari

Le redini di una nuova vita cominciavano finalmente a essere tenute con forza tra le mie mani ancora sanguinanti. Ero indomito. Intenzionato. Solo nella notte. In viaggio verso Firenze, alla scoperta dell’arte. Quelli erano gli amichevolmente gloriosi tempi dell’Università Internazionale dell’Arte di Venezia. e così, complice il rigenerante e stimolante clima culturale-umano di quella scuola di restauro, mi organizzai un tour con pernottamento a tu per tu con i tesori del cuore rinascimentale della Toscana. Una volta arrivato alla stazione di Santa Maria Novella, a lanciarmi verso un mondo nuovo non fu qualche spregiudicato classico rock, ma la solare Iron Lion Zion di Bob Marley

Il reggae non è mai stato nelle mie corde. Troppo spirituale per la mia dimensione. Venezia al contrario, è sempre stata molto legata culturalmente a questa musica e per tutta la mia tarda adolescenza, assistetti impotente a concerti su concerti senza mai esserne emotivamente coinvolto. La sola eccezione f proprio lei, Iron Lion Zion. Le ragioni forse sono da ricercare nel sound più incalzante o forse perché la sentii molto più adrenalinica. O, più semplicemente, in quel momento avevo bisogno di qualcosa di diverso per iniziare una nuova fase della mia vita ed ecco che Bob Marley mi tornò nella memoria. 

Iron Lion Zion mi prese per mano, contribuendo in modo dirompente a riscrivere la storia di un'altra canzone, relegata fino a quel momento a ricordi tragicamente inconsolabili. Nella cassetta che mie ero portato per il viaggio, avevo timidamente inserito anche Epic dei Faith No More, registrata artigianalmente dalla televisione, in un'esaltante versione live londinese. E lì, camminando per le contrade senza mappe e con il solo indirizzo del mio alloggio scritto a mano su carta, mi aggiravo con la sola invincibile forza della testa. No potevo sapere che di lì a tre anni ci sarei tornato per iniziare la mia carriere di penna, nel mondo del giornalismo. Ma quella è un'altra storia con altre canzoni. Adesso è tempo di farsi ispirare dalla musica di Bob Marley.

CROCEVIA NELL’INDOMABILE CRINIERA 

Ho aspettato la notte
Perché potessi sentirmi
Una volta di più
Senza speranza

Mi sono messo in cammino
E ho trovato
Una spiegazione di cui nessuno
Mi aveva reso partecipe

Sono sceso in strada
E la mattina dopo
Ero il felice dei pazzi reo-confessi
Sotto la luce del sole

Mi sono rialzato con la strada
E un attimo dopo
Ero già sulla vetta più alta
A ribadire storie
Di paranoica semplicità

Se questo è un momento,
io venni subito dopo

Se questo è il domani,
io adesso vi sto guardando
tutte insieme

Non sono pronto
a nessun peggio… Non
sono più pronto
ad alcuna sconfortante
ricaduta… So per certo
che mi faranno
indietreggiare… So
con istinto figurato
che il peso dei troppi ieri
fuoriuscirà
da qualsiasi parola
mi chiederai… Ho
sempre saputo
anche tutto questo e ancora oggi
ho avuto la voglia
di lasciare le mie mani
libere di intraprendere
un nuovo inizio… l’epica
umana lasciatela agli scribi,
qui ci siamo solo io

                                         (Venezia, 13 Maggio ’21)

Iron Lion Zion, di Bob Marley

sabato 8 maggio 2021

Metallica, il blues solitario di Mama Said

James Hetfield (Metallica) canta nel videoclip della canzone Mama Said

James Hetfield (Metallica) si confessa con la sola chitarra, insolitamente acustica. Let my heart go/ Let your son grow. Incalza il blues solitario e sofferto di Mama Said (Load).

di Luca Ferrari

"Mama she has taught me well
Told me when I was young
"Son your life's an open book
Don't close it 'fore it's done"
"The brightest flame burns quickest"
That's what I heard her say
A son's heart sowed to mother
But I must find my way [...]" Mama Said (Metallica)

Il 1996 fu l'anno della rivoluzione nella musica e nella percezione dei Metallica. Fu l'anno della pubblicazione del sesto album in studio, Load, distante anni luce dall'epoca puramente metal della band di Frisco. Dopo i primi singoli Until It Sleeps e Hero of the Day, fu il turno di Mama Said. Quasi un monologo musicale dedicato dal cantante alla propria madre scomparsa poco tempo prima. Il videoclip riuscì a cogliere al meglio la sensazione di smarrimento e solitudine, con Hetfield impegnato in un viaggio solitario in macchina suonando la chitarra acustica e cantando.

Allora le mie giornate assomigliavano parecchio all'ambientazione umana di Mama Said. Monologhi estenuanti scanditi tra cuffiette, passeggiate infinite e al posto della chitarra, fogli e penna. In quei oltre cinque minuti di musica, il cantante ripercorre il rapporto madre-figlio che potrebbe essere esteso a chiunque: "Left home at an early age/ Of what I heard was wrong/ I never asked forgiveness/ But what is said is done". Immagino desolate-desertiche si susseguono portando il protagonista alla fine di un viaggio che si concluderà con un nuovo inizio.

A dispetto dell'adrenalina sprigionata dai Metallica, molte delle loro canzoni mi hanno spesso messo a contatto con i pensieri più dolorosi di quanto avevo vissuto. Nota dopo nota, cantato dopo cantato, sentimenti irrefrenabili emergono e sprofondano. Accadde con l'apocalittica The Unforgiven, proseguì molti anni dopo con la straziante Turn the Page. In quello scorcio di anni Novanta però, dalle viscere di un album molto diverso dagli originali, Mama Said raccontò la sua storia di dolore e rimpianti. "Let my heart go/ Let your son grow/ Mama, let my heart go/ Or let this heart be still". Adesso è tempo anche per me di mettermi in marcia...


A PAGINE SOLITARIE APERTE

Dove sono le tue mani,
adesso che il mondo
mi ha sbarrato ogni strada
di falsità?

Dove sono le tue risposte
adesso che i miei domani
si sono fatte albe incandescenti
senza luce con cui trovare
la strada di casa?

Dove sono le tue stelle
adesso che le orche
hanno invaso ogni esercizio
di sgraziato camino?

Fanfare in scambio
di confusione... sabbia avvilita,
il cielo così drammaticamente
risentito... Un'altra traccia
lasciata nel sentiero
della notte... Un'altra ombra
riconosciuta
come portavoce dell'unico
ed esistente passato... Un altro sogno
misconosciuto
e lasciato solo senza copertine?

Dov'è la mia rinascita
adesso che me ne sono andato
per sempre?

Quali tinte hanno assunto
le mie grotte
quando le nascondevo
ai ricordi mistificati?

Il perdono non menziona
alcuna sorta di sbaglio, ma stiamo
ancora aspettando
il giorno delle parole mai dette

Il cuore intanto è andato avanti,
e oggi non sarà diverso da ieri...
                                                        (Venezia, 8 Maggio '21)

Metallica, Mama Said

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