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lunedì 25 giugno 2018

I got ID (Pearl Jam), l'amore risorge

Il booklet di Merkin Ball (Pearl Jam)
Prima la solitudine e l'abbandono, poi l'amore più inimmaginabile. Tutto ciò in una canzone. Tutto questo vissuto a distanza di anni ascoltando la dolorosa I got ID (Pearl Jam feat. Neil Young).

di Luca Ferrari

If just once, I could feel loved (Se per una volta mi sentissi davvero amato) cantava la voce rabbiosa di Eddie Vedder nella malinconica I got ID, direttamente dall'EP Merkin Ball (1995) suonato insieme ad alcuni membri dei Pearl Jam e alla chitarra distorta dell'amico Neil Young. Un gesto per "ricambiare il favore" al rocker canadese che li aveva scelti per il suo album Mirror Ball, pubblicato nello stesso anno pochi mesi prima. I got ID, una canzone ruvida e dolorosa. Una canzone ascoltata troppe volte in momenti non particolarmente ottimistici.

La vita di una canzone non si placa con le mode. È semplicemente eterna tanto quanto l'anima di chi l'ascolta. Oggi I got ID è diventata qualcosa di più. Oggi quella canzone ha raccolto nel suo oscuro abbraccio un ulteriore significato e per giunta a poche ore di distanza dal live dei Pearl Jam allo stadio Euganeo di Padova. Nello stereo c'era il doppio cd Rearviewmirror: Greatest Hits 1991-2003. Poi è arrivata lei e non ho avuto dubbi su cosa avrei dovuto fare. L'ho fatto e ancora una volta calde lacrime hanno cominciato a graffiare i miei occhi, sebbene in modo differente.


CI HANNO VISTO INSIEME

Hai mai inseguito un aquilone
senza sapere
come si faccia a cadere? … Vorrei
poterti raccontare
di aver conseguito 
il brevetto di raccoglitore di stelle
ma non sarebbe poi vero
e le bugie
non sono state mai state i miei remi

onde di sabbia… zaini
traboccanti di orologi
senza ticchettii… una domanda
senza persecuzioni
e una certezza di non amore…
quale altro frastuono
dovevo sprigionare
per farti intendere ciò che avevo dentro?

Faccio la conta
delle formiche che hanno usato
le mie gambe
per tornare nelle proprie tante… cancello
i documentari
che hanno rimpiazzato
i cartoni animati
con cui intrattenevo le sedie vuote
del mio domani

sono andato avanti
ma non mi fermavo mai a chiedermi
il perché, e quando
mi guardavo intorno per capire
se ci fosse davvero dell’amore
attorno a me, non ero
nemmeno capace di chiedere l’autostop
e addormentarmi
nel buio di qualche vacillamento

adesso sono vicino a te… posso sentire
il dondolio di una nuova pagina… è
stato istintivo e l'ho fatto per quel me
laggiù... ho cullato anche me stesso...adesso
che sei tra le mie braccia 
userò sempre lo stesso foglio
ma andremo avanti insieme...
(Venezia, 24 Giugno ’18)

I got ID, by Pearl Jam

venerdì 22 giugno 2018

Sopravvissuto al mondo contro

Avanti verso l'ignoto...
Morde la desolazione. Brulica la resa. Diaspora fluida e senza apparente direzione. È solo un abbaglio. È solo un'interpretazione sballata. Il domani splendente è già arrivato e da un pezzo.

di Luca Ferrari

Sarà la diffusione del trailer di Creed II, in arrivo il 29 novembre prossimo, film che vedrà incrociare i guantoni dei figlio di Apollo e Ivan Drago. Sarà che siamo in una stagione in cui riprendo a calcare la sabbia per il mio adorato jogging, ma ecco tornare prepotente nella mia memoria la colonna sonora di Rocky IV. Tra le meno note c'è anche lei, Man Agains the World, dei Survivor. La mitica band della leggendaria "Gonna Fly Now". Ascolto e riascolto. Scrivo e scrivo ancora. Sono in vena di riconoscimenti. Sono deciso a qualche licenza. Sono pronto ad andare avanti senza nessuno abbattuto domani.


MI CONFIDO UN PENSIERO
  
E ancora ho continuato
a credere
che voi sempre foste così lontani
… e ancora ho voluto credere
che tra le rocce
ci fossero primule e balsami…
e ancora ho pensato
mi sarei dovuto nascondere
ma la luce
non è mai una concessione di nuvole
e reclami… ho pensato
che nulla mi appartenesse,
decisi che sarei venuto
sempre a sottrazioni con il mio
domani… i troppi chiodi
ripieni di panieri sgonfiati
sono ormai alghe
ricoperte di domande rampicanti… lo
sono sempre stati,
ma non lo avevo mai voluto
vedere… è dunque questo
il mondo
che tanto mi spaventava? Siete
dunque tutti voi
coloro a cui ho venduto ombre
in cambio di vagoni
senza tetto?... guantoni
pieni di pioggia evacuata,
e siete ancora lì
a spaccarvi la testa
con gli stessi scatti precipitosi
... avete avuto
la vostra vittoria? E adesso
che non ci sono più porte
cosa vi è rimasto?... suona
beffarda anche la polvere… rimbalzano
mute le campane… grondano
i coperchi… immagini
riflessi e qualcosa d’altro… perché
a tutto il mondo
dovrebbe importare del mio domani
se non mai voluto
null'altro che la mia vita…
(Venezia, 22 Giugno ’18)


Man Against the World, by Survivor

sabato 2 giugno 2018

La danza di Neil Young & Crazy Horse

L'album di Neil Young & Crazy Horse, Year of the Horse, ideale per un viaggio in Canada (dx)
Il rumore dell'acqua come ninna nanna. Una danza unica e speciale che mi riporta alla poesia del Canada. E poi subito risuonare When You Dance di Neil Young & Crazy Horse.

di Luca Ferrari

Vivere sull'acqua è qualcosa di unico e impareggiabile. Ci sono nato e ancora oggi la cosa mi sorprende. Se dovessi abbandonare Venezia, vorrei un'altra isola. Magari l'ancor più amata Prince Edward Island, in Canada, patria del cantautore Neil Young. Ogni notte l'ultima parola è dell'acqua sotto la mia finestra. Ieri notte il mare mi ha parlato e la canzone When You Dance, ascoltata la prima volta nel 1997 a Londra subito dopo aver acquistato l'album live Year of the Horse (1997) di Neil insieme ai Crazy Horse, mi è istintivamente tornata dentro. Tutto il resto era dentro fino a pochi istanti fa...

DIALOGO RUDIMENTALE COL MARE

Il suono è lontano,
voi che cosa starete già facendo?
Non sono mai stato generoso
in specchi o descrizioni, invece
le emozioni erano a un altro stadio

le onde, la mia tutela
la privacy dei miei sentimenti
...oggi nessuno ti vuole conoscere
però ti viene a raccontare
come spedirsi un mazzo di niente

lascio uscire un mano fuori
di me… lì sotto
c’è qualcuno che ho incontrato
anche altrove… lui potrebbe dire
lo stesso del sottoscritto

solo un lento ciucciare
assonnato e rannicchiato
come farebbe
la più forte delle lacrime… Non
so se farò in tempo,
di certo al giorno d’oggi
lo sapreste tutti e allo stesso tempo

secondo la normale procedura oraria,
il sole dovrebbe essere
ancora molto lontano dal mio cammino
eppure io non ci credo… adesso
c’è chi si sta risvegliando
ed è pronto a non capire… adesso
ho un solo desiderio,
che io e te ricominciamo a palare,
nessuno ci capisca
e un giorno ci scambiamo ancora
di posto… riesci a mantenere
questo segreto? Riusciresti
a dargli tutta la spinta decisiva?
Sto per chiudere gli occhi... adesso
tocca a te...
(Venezia, 2 Giugno ’18)

When You Dance, live by Neil Young & Crazy Horse

martedì 22 maggio 2018

Ricky Shane, uno dei... Reds!

Ricky Sahane, dai Mods ai... Reds!
Dalla Londra beat anni '60 alla finale Champions 2017-18 tra Liverpool e Real Madrid. Rivisitazione musicale in chiave calcistica della generazionale Uno dei Mods, di Ricky Shane.

di Luca Ferrari

Uno dei Mods, di Ricky Shane. Una canzone incastonata nella mia memoria e ascoltata per la prima (unica) volta durante la II edizione della rassegna canora Una rotonda sul mare. Era l'estate 1990 e con alle spalle solo un po' di cultura Beatlesiana di eredità fraterna, assistei all'esibizione dal vivo dell'artista franco-libanese Ricky Shane che cantò e suonò la generazionale Uno dei Mods. La sua performance fu notevole ma il pubblico gli preferì il collega scozzese Donovan. Quelle canzone però, e la città dello scontro tra bande citata nel testo, Liverpool, mi rimasero dentro.

Oggi quelle parole, 28 anni dopo, sono tornate impetuose nella mia mente e non per caso. Tra qualche giorno infatti, a Kiev, si disputerà la finale di Champions League 2017-18 tra i bi-campioni uscenti del Real Madrid e appunto il Liverpool, squadra di cui sono da anni sostenitore e posseggo (orgoglioso) la maglia originale dell'ex-capitano Steven Gerrard, acquistata nello store ufficiale di Chester, poco distante da Liverpool. In questo contesto Uno dei Mods di Ricky Shane si è d'improvviso fatta largo tra le note rock a me più affini dei vari Mudhoney, AC/DC, Neil Young, etc.

Sabato 26 maggio è il giorno dell'attesa finale e in barba alla scaramanzia, sentimento questo che non alberga per nulla nel sottoscritto, io sono certo che il Liverpool solleverà la coppa dalle grandi orecchie. E per celebrare il tutto, oltre a una ricca porzione di fish & chips con succulento contorno dei mitici fagioli Hein Beanz che mi strafogherò davanti al teleschermo, nel frattempo ho dato libero e istintivo sfogo alla creatività, rivisitando in chiave calcistica pro-Reds la canzone di Ricky Shane. E allora mentre ascoltate Uno dei Mods, leggetevi il nuovo testo... e forza Liverpool!

Uno dei Reds

Dopo undic'anni ho trovato l'amico Klopp
con la sua squadra in finale e la scritta su
"Giorno per giorno io vivo, alleno i Reds"
era firmato da Klopp, uno dei Reds

Io non potevo capire e domandai
dimmi che cosa vuol dire "Uno dei Reds"
lui mi rispose, corri ad Anfield, guarda e vedrai
non camminar più da solo, e tiferai

Insieme a noi (coro)

A Liverpool c'è la casa dei Reds
il loro capo era l'amico Klopp
erano mille e sono sempre di più
sono i più forti, i fantastici Reds

Yeeeee ye ye ye ye ye! .. Yeeeee, ye ye ye ye ye!

Modric, Ronaldo eran contro di noi
vidi qualcuno ammonito da noi
poi vidi Salah lanciato in gol
colpì la traversa e la palla entrò

Yeeeee ye ye ye ye ye! .. Yeeeee, ye ye ye ye ye!

Era finita la finale ed esultai
vidi il Liverpool trionfare e constatai:
vidi gioire sempre di più l'amico Klopp
ora mi disse anche tu, tu sei dei Reds

Uno dei Reds!

i Blancos letali son contro di noi
para, riparti ed ora il knock-out
ecco Firmino lanciato in gol
un tiro a girare e la coppa alzò

Yeeeee ye ye ye ye ye! .. Yeeeee, ye ye ye ye ye!

Uno dei Mods, by Ricky Shane

sabato 12 maggio 2018

Hunger Strike, l'eternità dei Temple of the Dog

La poesia musicale dei Temple of the Dog
Questa è una dichiarazione umana allo stato grezzo e non clonabile. Ho guardato il cielo da basso ripensando a quanto ancora significhi per noi Hunger Strike dei Temple of the Dog.

di Luca Ferrari

A sud delle nuvole, al centro del proprio sé. Emozioni dirette di abbandono e scatta la risposta. Non sarei onesto se dicessi che ci sono sempre stato. Fumare una sigaretta non è mai stato un gesto né un atteggiamento. Non potrò mai dimenticare quella sempre (im)paziente luna piena e chissà quante imperdonabili emozioni lasciate morire senza un degno presente. Oggi è diverso. Oggi sono sceso in strada. Non ho potuto far apparire il buio né l'oceano. Forse ho trascurato un diverbio ed è stata la mia nuova fortuna. Oggi ho la convinzione che tutte queste parole siano solo...


SCORRIBANDE DI SOLA ANDATA
  
strade in accumulo di soli invisibili… se
i cancelli arrugginiti e laterali
attirano le mie risposte più del tuo
medaglione, forse è ora che riprenda
il nostro cammino… ma
perché poi tutta questa oscurità
dovrebbe nascondere 
solo il mio nome?... e perché
poi questa sospensione di felicità
dovrebbe per forza riguardare 
il mio domani?

Corde, salvagenti e rincorse…
Fiabe, proboscidi e un totale disprezzo
per il cortile del vicinato… volevate
che fossi sincero
e allora perché non siete sulla sabbia
a cercare le mie meteore
infarcite di fulmini intercostali
e dediche senza destino?

Sotto le tegole
è più facile sentirsi in sintonia
con la propria incomprensibile
emotività… senza tegole
è più doloroso lasciar scorrere
tutto ciò che ci appartiene
ma perché me lo stai ancora chiedendo,
perché? Quella sarebbe
stata l’inizio di una storia,
questo è un momento
che spero presto di raccontare

Le troppe fiere da salotto
hanno ciascuna un pezzo dei nostri
segreti… ogni invadente rassegnazione
chiede il mosaico frammentato
di ciò che non saremo più in grado
di sopportare… allora, tu
vuoi andare avanti così? Non
dovresti proprio, e allora
lascia davvero gli ormeggi… anche le zattere
un giorno
troveranno il coraggio di frantumarsi
in un solo verso…
(Venezia, 12 maggio ’18)

Hunger Strike, by Temple of the Dog

lunedì 30 aprile 2018

Il sangue disilluso di Civil War

Slash (chitarrista) e Axl (cantante) dei Guns 'n' Roses
Oggi è il turno della Siria ma le guerre civili continuano indisturbate ieri, oggi e domani. Ispirato dalle parole e musica dei Guns 'n" Roses in Civil War,  il sangue ribolle ancora.

di Luca Ferrari

Stride e langue la chitarra solista di Slash. Vomitano malinconia e rivoluzione (pacifista) le parole di Axl. Sono passati 27 anni da quell’indimenticabile performance a Rio de Janeiro, in Brasile, dei Guns 'n' Roses. Ancora conservo quel cd bootleg la cui ultima canzone era Civil War, dall’ultimo album Use Your Illusion II. L’estate era alle porte e il mio quarto anno di scuole superiori agli sgoccioli. Quella canzone, quella performance e quelle parole insistevano dentro di me. Ripetitive e profetiche. Mortali e arrabbiate.

Dovrei elencare le guerre civili che sono scoppiate da allora a oggi? Non è il mio mestiere e cosa aggiungerei al sangue già versato? Oggi è il turno della Siria. Oggi è il turno di manifestare per la popolazione della Siria ma a che scopo? Sentirsi a posto con la propria coscienza dinnanzi all’ennesimo menefreghismo umano? Ci teniamo per mano perché così sia più accettabile il nostro essere felici dopo che avremo ammainato l'ennesima e bella bandiera di protesta?

Look at the hate we’re breeding/ Look at the fear we’re feeding … Guardate l’odio che stiamo allevando/Guardate la paura che stiamo alimentando” tramanda Civil War. Mi guardo intorno e vedo esattamente ciò che stavano sentendo i Guns ‘n’ Roses allora e la cosa non mi fa stare per niente meglio. E tutto questo mi conferma quanto poco abbiamo fatto se ancora in pochissimi possono decidere per milioni di persone.

My hands are tied/ The billions shift from side to side/ And the wars go on/ with brainwashed pride … Le mie mani sono legate/ I miliardi si spostano da una parte all’altra/ E le guerre vanno avanti/ con l’orgoglio dei lavaggi del cervello” prosegue Civil War, e poi ancora, “Look in the doubt we’ve wallowed/ Look at the leaders we’ve followed/ Look at the lies we’ve swallowed/ And I don’t want to hear no more … Guardate i dubbi in cui nuotiamo/ Guardate i capi che seguiamo/Guardate le menzogne  che abbiamo ingoiato/ Ed  non voglio più sentirne”.

E le guerre così proseguono, dentro e fuori di noi. Ed è facile rimanere inorriditi dinnanzi a tutto ciò che è lontano, salvo poi continuare a guerreggiare nei nostri quartieri, nelle nostre strade e perfino con le persone accanto a noi. "I don't need one more war/ No, no, no, no/ What so civil 'bout war anyway? ... Non ho bisogno di un'altra guerra civile/ No, no, no/ Cosa ci sarà poi di civile in una guerra?" si chiedono i Guns 'n' Roses: Axl, Slash, Duff, Gilby, Dizzy e Matt. E anch'io ricomincio esattamente da qui:

SOSPIRI A BUON MERCATO
  
non marcerò insieme a voi
né mi unirò
in nessun movimento
dai facili tramonti

a cosa è servito il nostro buon cuore
adesso che il loro sangue
ha smesso perfino di essiccare
l’aria avvelenata?

È tutto così lontano
È tutto così ripetitivo
È tutto così unanime
È tutto così monetariamente logico

Girarsi dall’altra parte
è sempre stato facile...
Girarsi dall’altra parte
è sempre stata la scelta...
Girarsi dall’altra parte
ci ha sempre allungato la vita...

Ero seduto e un attimo dopo
non c’era già più nessuno… pensavo
avreste voluto sapere
ciò di cui non fossi d’accordo… pensavo
avremmo fatto qualcosa di più
del sostenere teorie
che non muteranno mai le lapidi in respiri

Ho sostituito
le mie cicatrici col sangue fresco
di giornata e dopo un ragionevole
lasso di tempo, ho fatto ancora 
lo stesso… e ancora… e ancora...
Ma tu non sai nemmeno
chi sia… Ma io non so nemmeno
chi siate voi… ma noi
non sapremo mai chi fossero
loro
(Venezia, 30 Aprile ’18)

Guns 'n' Roses, Civil War live in Rio '19

La disperazione della guerra civile in Siria © Odyssey

sabato 31 marzo 2018

L'uomo che scriveva nel mondo

Parole del mondo © Luca Ferrari
Tracce. Memorie. La fine era lì stesa ma lui voleva di più. La fine è sempre stata vicina ma non era così che doveva finire. E desso quel mondo è arrivato a oggi senza quel punto interrogativo.

di Luca Ferrari

Ho sempre scritto la data su ogni poesia scritta, come se fosse una prova per l’esistenza di quel particolare giorno. Come se ciò che era accaduto potesse dargli ancor più valore. I particolari riguardano solo l’autore. I dettagli sono lembi sottratti a qualche arrendevole bandiera. Se ora stai leggendo, ti voglio raccontare che in un momento continuai ad ascoltare The Man Who Sold the World dell'Unplugged dei Nirvana. Avrei voluto fermarmi ma non ci riuscii... Avrei voluto fermarmi ma non ho proseguito e adesso spero, sono sicuro non sia tardi per dire questo.


...E ADESSO SONO ARRIVATO A OGGI   

Posso tornare indietro
e sentire i macabri tumulti 
che mi azzannano
senza carne né domani… avevo pensato
a un'affermazione,
invece fu la notte più corta
della mia vita… Il calendario
non sarebbe d’accordo, il presente
scandirebbe la propria obbiezione …

Forse in questo nuovo momento
darò ancor meno spiegazioni
e userò le scale
anche per la salita… forse
in quel momento
verrò prima da te, e poi
ti giurerò
di correre lungo la medesima pendenza
per starvi ancora più vicino

se avessi davvero voluto
qualcosa di diverso
non sarei qui a sognare
dinnanzi alla mia stessa
vita… forse
non ci avete mai fatto caso
ma in tutti quei giorni
non ci fu mai una volta
in cui mi volli liberare
di ogni graffiante zavorre frastagliata…

i tanti rudimenti, i cerotti,
le stagioni sentenziate… ciò
che non si erge, traduce rigurgiti
stremato… è questa
la fine che avrei fatto? Lasciate
al pallottoliere i faccia a faccia 
con le congetture… lasciate
che la strada prenda le distanze
dal mare… voglio essere sicuro
che quando ci rivedremo, 
non mi stringerai la mano
solo per privarmi dei ricordi nei miei occhi
(Venezia, 31 Marzo ’18)

The Man Who Sold the World, by Nirvana

lunedì 26 marzo 2018

Do the Evolution, il copyright dei vostri figli

Clip tratta dal video della canzone Do the Evolution (Pearl Jam)
La privacy è morta. I grandi manipolatori fanno ciò che vogliono. Ogni vita è sempre più un diario spalancato di informazioni e fotografie condivise. It's evolution, baby!

di Luca Ferrari

Giorno dopo giorno il popolo riversa in rete spensierato ogni informazione possibili della propria vita, dalle idee politiche alle foto dei figli appena nati (ospedale incluso). Informazioni accessibili a chiunque, la cui proprietà viene regalata senza battere ciglio a mega-aziende verso cui un giorno si abbatteranno le ire puritane. "Spesso dico che per la prima volta nella storia dell’umanità l’educazione la dobbiamo insegnare prima ai genitori che ai figli" ha scritto l'esperto Rudy Bandiera. Ho detto anche troppo? Ho appena cominciato. It's my fuckin' evolution, baby!

IL MARCHIO DELL’EGOISMO 

Vi manipolano… Vi circondano
Vi richiedono... Vi collaborano

Scatta lo scandalo e voi insorgete
Vige il silenzio, e voi condividete

Che cosa ne sarà
di tutta la vostra vita
che avete donato?
Che cosa ne è di quella vita
di cui non avete più diritto?

I vostri figli
hanno già il copyright
di qualche mostro
dal nome piacevolmente persuasivo

Che cosa risponderete
ai vostri figli
quando un giorno vi chiederanno
del perché non possano
più decidere della loro vita?

Che cosa risponderete
ai vostri figli
quando gli dovrete far accettare
che qualcuno può decidere
al posto loro… fate scorte di cibo,
di acqua e ansiolitici

fate scorte di sonniferi,
film horror e documentari
sui mattatoi… deridete pure
chi si mette a pregare,
un giorno non vi resterà altro

il popolo insorge… qualcuno
gli ha detto di rifarlo… stamattina
non ho ancora visto
le vostre idee e i bisogni dei vostri
padri… rimediate quanto prima
(Venezia, 20 Marzo ’18)



Do the Evolution, by Pearl Jam

martedì 13 marzo 2018

Jeremy muore ancora

Clip tratta dal video della canzone Jeremy (Pearl Jam)
Il bullismo è un cancro. Il giovane Michele Ruffino è solo l'ennesima vittima suicida di una strage taciuta. Le parole di Jeremy (Pearl Jam) grondano ancora sangue.

di Luca Ferrari

Ne hanno ucciso un altro e siete tutti colpevoli. Voi, che avete fatto finta di niente. Voi, che avete visto e vi siete girati dall'altra parte. Adesso lui è morto. Michele Ruffino non c'è più. La sua storia è simile a quella di tanti altri. L'esistenza di Michele ha avuto lo stesso atroce epilogo di tanti altri. Nel primo album Ten (1991), i Pearl Jam dedicarono una canzone al sedicenne Jeremy W. Delle. Un ragazzino bullizzato che pose fine ala sua vita sparandosi in testa in classe. Michele si è gettato da un ponte


LO HANNO UCCISO TUTTI VOI

lo hanno deriso
e poi lo hanno fatto ancora… a casa
andava tutto bene,
il macello era comunque lontano
… l’inferno vive sempre nella casa accanto

vi siete divertiti abbastanza
o potevate fare ancora di meglio?
Davanti all'omertosa codardia del branco
ci sono le persone sole
a cui al massimo deporremo un fiore
“Non voglio corone, volevo essere vivo/
Non voglio le vostre lacrime, volevo avere degli amici
e pensare al mio domani”
….
il cassetto pieno
di ultime lettere
resterà lo scoop per un dolore
ormai già essiccato… intanto
un’altra famiglia
sprofonda nei  propri rimpianti
… un’altra famiglia
ha preso dimora eterna
sul patibolo dello strazio

Dentro la gola
il sangue annega ancora…
Sulle mie braccia
ho i segni della vostra violenza…
Dentro il mio stomaco
i cocci delle lance spintonano mortali
qualsiasi barlume di carezza

lui è morto, e già adesso
state pensando ad altro
… lui è morto
ma questo non ha mai impedito al mondo
di uccidere ancora
                                           (Venezia, 13 Marzo ’18)

Jeremy, by Pearl Jam

sabato 10 febbraio 2018

Peace Sells... la pace si piega alla violenza

"Non c'è nulla di meno patriottico dell'ignobile fascismo" l.f
Lo hanno sottovalutato una volta e tutti (...) sappiamo che cosa è accaduto dopo. L'intera Italia si desti e lo dica a chiare lettere: il fascismo non ha fatto nulla di buono!

di Luca Ferrari

Una deriva fascista sempre più preoccupante si sta allargando a macchia d'olio in Italia. Singoli individui. Associazioni legalizzate. Politica. C'è voluto l'intervento del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, perché finalmente fosse scandito a chiare lettere: il fascismo non ha fatto nulla di buono! Eppure nonostante la Storia, l'ignoranza italiana sta sempre più virando verso una nostalgia inconcepibile e assassina, ormai sicuri che tutti i mali di questa nazione siano imputabili alle Sinistre e all'arrivo degli immigrati.

NON HA FATTO NULLA DI BUONO

mi dicono di prendere il fucile 
invece di essere accogliente
… mi dicono d'infrangere vetrate
con le serrande abbassate
e poi marciare come tanti volatili
verso per la calura più estrema

di piazzale Loreto
si ricorda solo il sangue
mentre le origini oggi
sono slogan buttati qui e là,
tra opinioni nella spazzatura
e proclami del profilo accanto

... e cosa avrà mai fatto 
davvero di male? È stato
trascinato nel gioco
dei grandi… che cosa avrà
fatto mai di così tragico?
... ha dato nomi e cognomi
alla morte
per fare dell'eternità puntata
l'orgoglio nazionalista

e se un giorno il mio migliore amico
crederà che il dolore del nostro tempo
sia tutto da imputare
alle lacrime inghiottite dal mare,
allora sarò pronto ad alzare
bandiera bianca
contro l’amore e mi preparerò 
alla guerra che non voglio… alzerò 
bandiera bianca
all’ennesima guerra
che dovremo presto affrontare

patria e purezza
non sono mai stati parte
della stessa affermazione
di senso compiuto...
ignoro quale sia il mio domani
ma non sarà insieme
a nessuno di voi
(Venezia, 10 Febbraio ’18)


Megadeth, Peace Sells.... but Who's Buying?

Il grande striscione durante la manifestazione di Macerata del 10.02.18 © Melting Pot Europa

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