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giovedì 30 giugno 2022

Goodbye my friends, saremo ancora fianco a fianco

Le Spice Girls nel video Goodbye

Le strade si dividono, i sentimenti d'amicizia restano per sempre. Come ci hanno tramandato le Spice Girls "orfane" di Geri, Goodbye my friend/ It's not the end...
 
di Luca Ferrari

Ho provato a evitarlo, ma alla fine me l'avete tirata fuori voi. Ho provato a ignorare i messaggi che avete scritto negli ultimi giorni. Non ho mai risposto né commentato. Adesso però che anche l'ultimo giorno della nostra sezione è finito (anche se il prossimo anno noi e altri ci saremo ancora), ho subito sentito un alone di tristezza invadere i miei pensieri. Un anno che ha visto nuove presenze, subito amalgamate, diventando una squadra ancora più unica, tra bambine/i e genitori. Per mio figlio e il sottoscritto, non avrei potuto chiedere di meglio. Sarà ancora così negli anni a venire? Lo spero, ma mi ricorderò sempre di tutte/i voi. 

Perché questa canzone? Avrei potuto metterne di sottofondo tante altre e più in linea con il genere di questo blog anche se le cinque inglesine non è la prima volta che si presentano su questo blog poetico-musicale (2 become 1 e la corale On top of the World). Avrei potuto riscrivere la mia storia personale di A tout le monde dei Megadeth, ma sarebbe c'entrata poco. La differenza sta che Goodbye delle Spice Girls, all'epoca appena separate dall'amica Geri Halliwell, l'ho condivisa con alcune/i di voi e d'ora in avanti farà parte di una storia comune. Una storia che non dimenticherò mai. Una storia fatta di volti, di parole, di amiche e amici. Una storia che adesso vi racconto a modo mio...

TUTTI COMPARI DELLA STESSA FELICITÀ

forse non è la mia storia,

e dovrei essere, più eroicamente, altrove

… sarò anche di passaggio,

ma in quell’aurora boreale

che sto ancora aspettando

di incontrare, ci sarà

una stella anche per voi

… è già il tempo delle domande

o possiamo ancora permetterci

una fermata

nell’abbraccio di ciascuna/o di voi?

Vedo sorgenti, miglia incantate

e previsioni sconnesse

… quando sarò fortunato

faremo ancora qualche miglio marino

indisciplinato e insieme

Di che colore è l'amorevole tempesta

che ci siamo appena lasciati alle spalle?

Non voglio risposte,

solo sfogliare silenzioso un altro album di ricordi

Non avevo pianificato

d'incontrare nessuno di voi nella mia vita,

adesso però è successo

e agli alberi sempre meno imponenti

rispondo con ancora cinque minuti

su cui sorreggere

tutto quel sorriso

che l’orizzonte ha già consacrato tra le mani festanti le direzioni s'intersecano... i sentieri

si scambiano di posto con i sogni... una

voce rassicurante sussurra dai chiarori del monte... siamo

stati fortunati a incrociare i nostri cammini... Ora

dovremo essere bravi

a mantenere il passo fianco

a fianco...

fatemi chiudere gli occhi...

… passerò tutta questa notte

a spiegare alle mie ali

che ci sono alcune api

che continueranno a colorare i fiori della laguna… 

(Venezia, - parco Savorgnan, 30 giugno 2022)

Goodbye, by Spice Girls

Venezia, la scuola materna Comparetti © Luca Ferrari
Le Spice Girls nel video Goodbye

martedì 17 maggio 2022

Sirens, il richiamo dei Pearl Jam

Il cantante Eddie Vedder nel video Sirens (Pearl Jam)

In quasi trent'anni di ascolto dei Pearl Jam, mi sono allontanato dalla loro musica in più occasioni. Oggi, grazie a un imprevisto e sofferente ascolto di Sirens, ho sinceramente ricominciato.

di Luca Ferrari

Il mio primo grande distacco dalla musica dei Pearl Jam avvenne durante l'estate del 1998. All'epoca venivo da tre anni vissuti più intensamente che mai al loro fianco, alternandoli in modo profondamente totalizzante alla poesia dei Nirvana e la saggezza distorta di Neil Young, e passando anche per quell'epico e mio primo concerto del 12 novembre 1996 a Roma. Uscito Yield, con tanto di primo ascolto solitario davanti al mare su compact disco portatile, il mondo stava cambiando a una velocità a cui non riuscivo più a stargli dietro, e la loro musica, in qualche modo, fu l'emblema di tutta quella poesia che non trovava una direzione. Come avrebbero detto i diretti interessati agli esordi "All the love gone bad, turned my world to black"..

Musicalmente iniziai a prendere direzioni diverse: Garbage, Skunk Anansie e in particolare si consolidò il rapporto con Marilyn Manson, anche lì reso immortale da un concerto vissuto in condizioni umane molto difficili (per non dire impossibili) alla fine di quello stesso estenuante anno. Nel 2000 i Pearl Jam vennero a suonare in Italia ma io non mi sentivo più in sintonia con loro, e dopo aver acquistato il biglietto per l'Arena di Verona, lo vendetti. Sì, avete letto bene! Intanto però il destino era dietro l'angolo, e partito per il mio primo stage di lavoro, senza saperlo, una mia compagna di viaggio originaria di Vercelli, era una fan sfegatata dei PJ e dei suoi carissimi amici avevano formato una cover band: i NOD (Not Ordinary Dogs).

Fu grazie a questi ultimi che il sound di Seattle tornò prepotentemente a miscelare ogni emozione artistico-umana nella mia vita. Seguì un periodo di ascolto molto intenso, consolidatosi in modo devastante nel 2003 nel pieno della mia vita fiorentina. Il secondo distacco, avvenne verso il 2004-05, ed era come se ogni volta che la mia vita non sapesse riprendersi, la loro musica ne pagasse il prezzo. O forse, la volevo preservare, non lo so. Questa volta però, la ripresa fu scandita proprio da un loro album, Pearl Jam (2006), con il quale tra l'altro riscrissi una fetta della mia vita iniziando a correre, e rivedendo il mio passato non più solo da camminatore abbandonato, ma da persona decisa a scrivere nuovi capitoli.

Negli anni successivi non ci furono pause particolarmente significative, riuscendo anche sbarcare nella loro Seattle e vedendoli dal vivo in più di un'occasione, inclusa un'epica performance triestina. E arriviamo all'epoca del covid. Senza grandi viaggi all'orizzonte, abbasso un po' il volume. Scopro la musica di Michael Schenker. Neil Young mi ricorda a cosa appartenga. I Pearl Jam tacciono e senza autentico desiderio, li lascio in silenzio. Qualcosa poi accade. Lì per lì, non me ne accorgo. Storia di un vagabondare colpito a morte. Storia di un mondo che non si può fermare, trovando comunque il modo di invocare un respiro interno. Sulla sabbia anche la minima traccia è stata spazzata via. La vita reclama un contatto. Mi basta un nanosecondo per capire. Per sentirli dentro. Quella sofferenza non se ne andrà più, e mi sta bene così...

SENTO IL TUO RESPIRO… TI PRENDO LA MANO

Dite che non vi conosco, o più semplicemente mi avete scambiato per uno che baratta le pietre con le rocce… Vorrei potervi dire di più sul mio futuro, ciò che hanno rivolto verso le sponde di un lago è più complicato di una lacrima da tramandare mi sono girato un attimo, e com’è che non mi fossi accorto che stavi già piangendo?... mi sono distratto un secondo dalle lamentele del mio presente, e ho preso contatto con il tuo dolore Dite che ci conosciamo, dite che ci possiamo fidare l’uno degli altri…Dite che la fine del mondo ha perduto i suoi remi... In che modo l’acqua delle onde si allontanerà dalle angosce più riconoscibili… Sai che questo intervallo della nostra vita non ha mai accettato l’idea che ci siano delle porte? ... Non sarà così… Non accadrà mai fin dalla prossima prima pagina, forma finale o quel tipo di eternità

(Venezia, 17 Maggio ‘22)

Pearl Jam, Sirens

Il chitarrista Stone Gossard nel video Sirens (Pearl Jam)

martedì 19 aprile 2022

Oltre le ombre – River Cross (Pearl Jam)

River Cross, by Pearl Jam

Cerco la mia musa. Inizio l'ascolto di Gigaton, ultimo album dei Pearl Jam. Mi basta un solo ascolto di River Cross. Sono giunto al più aperto dei capolinea.

di Luca Ferrari

"Wide awake through this deepest night Still waiting on the sun As the hours seem to multiply/... Completamente sveglio in questa notte più profonda Ancora in attesa del sole Mentre le ore sembrano moltiplicarsi" cantano i Pearl Jam in River Cross, traccia conclusiva dell'album Gigaton (2020). Ero alla ricerca di una canzone mai ascoltata prima per scrivere qualcosa che risuonasse grave e definitivo. Ho il cuore contagiato. Ero alla ricerca di un baluardo che mi aiutasse a respingere chiunque avesse la presunzione di togliere il contorno a una nuvola scappata dal cielo. Ho i passi scoperti, e la pioggia non è vicina quanto vorrei...


NON POSSO TRATTENERTI

Sagome di luce, oscurità al naturale... 

Ci metterà ancora un po'... Tanto tempo fa

ritagliai un cuore da quella scatola raminga... 

...Che cosa ne sapete 

delle sue promesse?  

Tutti le ripetono 

che deve andare avanti... non

ne voglio sapere

di commutazioni né di altre parole   Andrà avanti... So che accadrà  

in un giorno pesto... Non scaccerò 

il dolore fino a quando 

non si sentirà più il benvenuto  


Imparo da lei… Mi sono guardata dentro 

Sono stata avvicinata 

(d)alla fine di un fragile ripensamento... 

Per oggi non domerà altre ombre... 


La tenerezza è lì... 

Non ci saranno nuove ricette  

ad affacciarsi nel suo prossimo ritorno ... 

Nessuno farà più vestiti 

per i miei bambini, si ripete... 

Quando guarderà suo figlio 

prendere la propria strada, lo lascerà 

andare... gli racconterà ancora

la storia di quando nacque,

e di chi abbracciò la sua mamma tutta la notte

in quella sua prima notte rosea

di esistenza

So che non tornerai più,

ma lei continuerà ad aspettarti ... 

"Guardami, mamma, - sussurra - un giorno 

i tuoi giorni assomiglieranno 

alle mie sponde condivise... Guardami 

mamma.. Vorrei essermi accorta 

che non avevi più la forza 

di ripudiare i tunnel...

Guardati mamma... Non so 

dove tu sia adesso... Puoi farmi 

almeno sapere che sei al sicuro? 

...

Puoi sentire l'amore che continuerò a provare per te


 ... Non m'importa del buio...

Non ho paura delle cicale del mattino 

Nell'attesa, sbugiarderò i secondi

che edulcorano gli elogi momentanei... 


Non essere in pensiero per me... Non

starò via molto questa notte...

Parlerò ancora con le diagonali non segnalate,

avanzerò

senza ipotesi né compromessi...

                                               (Venezia, 17-19Aprile '22)

River Cross, by Pearl Jam

mercoledì 6 aprile 2022

A perdifiato Tears in Heaven

Eric Clapton canta Tears in Heaven

Leggende del rock, anime fragili cadute anzitempo. In questo dannato 5 aprile 2022, Tears in Heaven (Eric Clapton) s'intinge della realtà più familiarmente straziante.

di Luca Ferrari

Per gli amanti del rock e in particolare del sound di Seattle, la data del 5 aprile è uno dei giorni più neri. Nel 1994 si suicidò il cantante-chitarrista dei Nirvana, Kurt Cobain. Pochi anni dopo (2001), fece la medesima fine Layne Staley, la sofferta voce degli Alice in Chains, e nel 2019, per una tragica conseguenza, perì anche Shawn Smith, cantante dei Brad. Da oggi e per sempre, per il sottoscritto questa data ha assunto un significato più doloroso che mai, e d'ora in avanti accompagnerà sempre la vita del mio cuore.

Non voglio aggiungere altro oltre alle parole, solo lasciarmi cullare dal balsamo sonoro-lenitivo di Eric Clapton e la sua toccante Tears in Heaven.

LO SPRINT VERSO IL CIELO Tacciano le stelle, 

si facciano pettinare i ruscelli sotterranei… 

la terra è un saliscendi

di calcoli e pagine impigliatedal ponte di comando, non voglio più vivere

senza sentimenti


Perché avevi così dannatamente fretta?

... forse era passato troppo tempo

da quando incontrasti quell'uomo

l’ultima volta… E io ti prometto 

che quella prima donna si sentirà sempre la persona più amata,

ma questo lo avevi già capito… un giorno tornerò anche io,

un giorno racconterò

qualcosa più da vicino... il blu del cielo 

ci accompagnerà per molti

anni ancora… deve

ancora tutto (ri)cominciare...

quanto dovranno essere

sconfinate le mie carezze

perché il suo sorriso 

sappia ancora illuminare

i nostri cuori? Lo so già da ora, ci sarai anche tu...

Vedo ancora veleggiare qualche bolla di sapone tra ciottolose corsie di aquiloni... e da lassù

ho sempre guardato l’orizzonte… e non

c’era alba che le onde

non sapessero unire… aspetto di riprendere

il cammino, correndo a perdifiato da laggiù... vedo già una rosellina

piantata dinnanzi alla nostra finestra, il resto te lo racconteremo tutti noi,

in un battito e ogni nuovo domani... (Venezia, 5-6 aprile 2022)

Tears in Heaven, by Eric Clapton

L'alba sul lungomare di Schiavonea (Cs) © Luca Ferrari

domenica 6 marzo 2022

Bruce Springsteen, War is the enemy of all mankind

Bruce Springsteen in War
La guerra è il nemico dell'intera razza umana, cantava Bruce Springsteen nell'immortale War. Ma perché lo capiscono tutti tranne chi lucra dalla morte di innocenti? E noi, che stiamo facendo?

di Luca Ferrari

Sono nato a fine anni '70. Nei mie primi contatti bellici di bambino, ricordo i bombardamenti americani sulla Libia e lo spauracchio del nucleare. Ho assistito al crollo al Muro di Berlino, e i successi orrori della guerra dei Balcani e nel Ruanda. Dopo l'11 settembre 2001 il mondo è sprofondato sempre più in una guerra costante e fratricida, spacciandola per civiltà a confronto. Nel frattempo la razza umana ha continuato a impoverirsi e quei signori che decidono le nostre sorti, sono ancora lì, a uccidere e lasciar vivere. Adesso è il momento dell'Ucraina di essere sotto i riflettori delle bombe. 

"War is the enemy of all mankind", basterebbe questa frase della canzone War, lanciata in una splendida e rabbiosa versione rock di Bruce Springsteen e la E-Street Band per catapultarci in una dimensione dove noi popolo siamo ancora schiavi di burocrati che non rischino mai nulla dalle ecatombe umanitarie. Intanto, le retrovie si scannano accusando l'un l'altra sul perché uno sia stato aiutato e l'altro no, domanda legittimma sia chiaro, ma che ci fa capire perché alla fine continuiamo ad avere le catene sotto i piedi.

E infine ci siamo noi, in qualche modo al sicuro, e che ci sentiamo orogliosi e fieri nel scendere in piazza senza conseguenze. Diciamo di essere contro la guerra come se fossero gli anni '70, e non lo sono. Oggi il conflitto vive anche sul web, e personalmente plaudo di più l'attività di realtà come Anonymous, che non sventolare qualche bandiera fine a se stessa senza alcuna conseguenza né beneficio reale per chi è nascosto nei bunker. Oggi, nel conflitto russo-ucraino, siamo tutti contro la guerra ma la gente continua a morire, e allora è evidente che abbiamo sbagliato qualcosa, e parecchio. 


L'ORRORE DELL'ERRORE


non sono migliore di loro,

non ho in mano il destino

del mondo… smentitemi,

e farò finire l’orrore in questo istante


non mi sveglierò quest’oggi

convinto di servire a qualcosa,

resterò in silenzio

e se cambierà qualcosa, nessuno

vi dirà cosa sia accaduto


mi sono scavato una buca

per nascondermi, e poi

me ne sono andato in mezzo all’oceano

… non mi avete seguito

e non lo avete mai saputo,

non siamo in prima linea

non ingurgiterò una nuova bugia

solo perché

ho rubato il miele ai serpenti dalla pancia gonfia


abbiamo sbagliato, e

lo so da un pezzo ormai… ma

perché crediamo ancora

che i Romani fossero migliori

dei Cartaginesi? Non rispondetemi

con la vostra opinione,

guardate in faccia

il mostro di cui siamo complici

… adesso è lì,

nel sangue già raffermo…scantinati

pieni di cadaveri

e noi avventurieri di bandiere

da cronaca local-sociale


il cielo è ancora limpido quest’oggi,

i fiori crescono dal verso giusto

della vita…le mie ambizioni 

sono rimaste le stesse, chissà

se interessa davvero 

alla prossima ecatombe... (Venezia, 6 marzo '22)

                                    
Bruce Springsteen, War

domenica 20 febbraio 2022

The Doors-Scott Weiland, uniti per Five to One

Scott Weiland canta Five to One insieme ai Doors

L'ennesimo e vigliacco atto di bullismo sul singolo. E la società dov'è? Sale la potenza (e la rabbia) di Five to One. Insieme ai Doors c'è Scott Weiland. Ascoltate queste paroline...

di Luca Ferrari

A quando il prossimo suicidio per bullismo? Ma è possibile che ancora oggi in Italia non ci siano soluzioni immediate per arginare questo tragico fenomeno sempre più dilagante? Alla lettura della notizia di una ragazzina tormentata da più di un anno e picchiata da 10 che l'hanno presa alle spalle, mi è tornata in mente la possente Five to One della rock band californiana The Doors. Ma invece che affidarmi alla versione originale con Jim Morrison (1943-1971), per scrivere qualcosa su questa vicenda, ho voluto affidarmi all'ugola rauca di Scott Weiland, inimitabile voce degli Stone Temple Pilots e Velvet Revolver.


Sarà anche per i miei infelici trascorsi, ma quando sento di questi episodi, una KillBilliana luce si attiva pericolosamente dentro di me. Ciò che oramai mi sorprende però, non è più l'atto in sé, ma come ci si possa sentire forti nel fare del male in tanti contro uno. Qualcosa anche di VascoRossiana memoria (Mi si escludeva). Oltre a questo, l'altro aspetto inquietante è l'immobilità della società, arrivando ad agire solo in casi davvero estremi e con l'adolescente di turno, ormai portato/a allo sfinimento, come è accaduto di recente alla tredicenne di Ardea, che non vuole più tornare a scuola. In questa devastante solitudine, provo col rock a dire qualcosa.


Tra i primi eterni sussulti musicali dei Pearl Jam, ci fu Jeremy, canzone scritta di getto dal cantante Eddie Vedder in memoria del giovane Jeremy W. Delle, suicidatosi in classe proprio a causa del bullismo. Altra anima musicale tormentata, Scott Weiland (1967-2015) incarna con dolorosa convinzione la celebre Five to One insieme agli altri tre musicisti originali dei Doors. In piena epoca dei figli dei fiori, Morrison cantava: "They got the guns/ but We got the numbers - Loro hanno le pistole, noi i numeri" ... Adesso credo che non abbiamo più nemmeno quelli, ma è tempo ormai di trovare soluzioni e reazioni che non lascino più spazio all'apocalittica solitudine di quei giovani, che non sapranno mai rialzarsi da soli. Mettete Five to One adesso, e leggete...


SULLE TRACCE DELLA MIA SOLITUDINE IMPLOSA

A chi tocca oggi? … volete le mie generalità? mi è accaduto tante taciute volte e forse accadrà ancora… fate attenzione alle mie tasche, non ci sono più guance solo incastri di iridi e sangue le vostre tracce sono ovunque, ma nessuno le vuole seguire… che cosa dobbiamo fare? vi siete organizzati per bene? … somma estrema di centimetri nello sgonfiarsi a precipizio sto venendo per voi, e non ho nessuna intenzione di parlare … non amo la compagnia chi è stato scelto per strofinare il fango delle vostre griffe? … la strada senza ritorno non è un’invenzione, e le mie nocche non sono testimonianze di alcuna emozione (e)voluta dove sono, dove siete stati? … chi le sarà accanto da quell’ultimo giorno a questo secondo appena tramortito? non lo sapeva nessuno, lo sapevano tutti.. lo sapevano tutti… nessuno diceva… è tutto così debolmente umano... è tutto così irrimediabilmente ignorato Sopravvivenza, ti rifiuto… Sopravvivere, non ricorderò più così le prime strisce pedonali delle nostre vite…

(Venezia, 20 Febbraio ‘22)

The Doors feat. Scott Weiland - Five to One (live)

lunedì 14 febbraio 2022

Col cuore e i Mudhoney, What Moves The Heart

What Moves The Heart, da "My Brother The Cow" (1995) - Mudhoney

Un amore incondizionato è quello che musicalmente mi ha sempre legato ai Mudhoney, entratimi subito in circolo prima ancora di ascoltare una sola nota. What Moves The Heart... appunto!

di Luca Ferrari

14 febbraio 2022, è San Valentino. Sono alla mia scrivania a lavorare, quand'ecco ripiombarmi dal nulla nella mente una melodia. Semplice e sporca. What Moves The Heart. E non ci potrebbe essere band migliore per Live on Two Hands di codesta, per celebrare la festa per eccellenza degli innamorati, perché i Mudhoney mi piacquero fin dalla prima volta che li vidi, quando ancora non possedevo nessuna sgangherata cassetta. E proprio una MC originale fu quella che comprati dell'album My Brother Cow in qualche negozietto nel lontano 1996. Un disco che ho sempre amato. Un disco nel quale c'era anche la traccia di What Moves the Heart. 

La musica dei Mudhoney l'ho sempre sentita affine alla mia anima: semplice e ruvida. Un garage rock sincero. Poche parole, qualche accordo. Grande presenza. Ho avuto il privilegio di intervistare la band al New Age di Roncade (Tv), e fin dal primo acchito mi confermarono tutto quello che avevo letto e immaginato di loro. Sono cresciuto più con Nirvana e Pearl Jam, ma quando attacca la loro musica, un sorriso s'impossessa del mia anima. Penso a tutte le rovinose cadute della mia esistenza, e allo stesso tempo sento la forza di una identità che insieme anche al loro sound, ho sempre mantenuto fin da quando incontrai il sound di Seattle.

E come ogni amore, spontaneo ed eterno, dopo quasi trent'anni sono ancora ad ascoltare la band nata dalle ceneri dei leggendari Green River (la cui altra metà del gruppo poi confluì nei Mother Love Bone), ripensando a loro e alla loro storia. Così, ripescando un'inedita versione di presentazione del nuovo album My Brother The Cow, ecco il cantante Mark Arm quasi sempre di spalle. Insieme a lui, i solidali chitarrista Steve Turner e il batterista Dan Peters. Al basso c'era ancora Matt Lukin, sostituto dal 2001 da Guy Maddison. E come ogni amore eterno, riascolto ancora una volta What Moves The Heart dei Mudhoney, ripensando a chi che fa ancora e sempre palpitare il mio cuore. 


STORIE DEL MIO CUORE INSIEME A TE

è la mia danza dei fiori che non affondano tra le rocce e gli oceani.. è la mia danza che incespica guardando la luce di quel sole glaciale che ci sarà rivelato insieme solo poche parole, un vecchio grammofono caraibico e qualche miglio che non ha ancora abbastanza alberi e ovest su cui copiare le generalità della nostra prossima meta un confine, e poi un'intenzione ancora… ogni volto lasciato indietro insieme a te, è una storia ora nostra… consanguinei di ciò che vorremo ancora raccontarci insieme Tutto dovrebbe cambiare con l’amore... Tutto cambia con l’amore più vero... Dire qualcosa e ribattere al Tempo… è la vita che intercede… Faccio un passo verso di te… Traccio una linea da dentro di noi.. anche allora ci fu un sorriso e una culla senza conoscere il domani .. parto dalle parole, ricomincio dal nostro risveglio… 

(Venezia, 14 febbraio 2022)

Mudhoney, What Moves The Heart (live Seattle '95)

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