Ogni viaggio sopra i cieli ha un aeroporto di partenza. Ogni aeroporto cela sempre un momento per ascoltare E-Bow the Letter (R.E.M. & Patty Smith) e affondare la penna nell'infinito.
Non c'è viaggio, in particolare in aereo, che almeno una volta non ascolti quella che per me resta un indiscusso capolavoro degli R.E.M. Una canzone, E-Bow the Letter, dall'album New Adventures in Hi-Fi (1996), impreziosita dalla voce della poetessa rock Patty Smith. La band formata da Michael Stipe, Bill Berry, Mike Mills e Peter Buck tocca l'apice della carriera con un album Kerouackiano, e ancor più poetico di Automatic for the People (1992). Non si contano le poesie ispirate dalla suddetta song. Adesso però è tempo di nuova ispirazione. Adesso sono in Calabria, all'aeroporto di Lamezia Terme, ed è nuovamente il momento di ascoltare E-Bow the Letter.
SENZA LA NECESSITÀ DELL’ORIZZONTE
...a quale parte di mondo
pensi di esserti avvicinato?
Sei ancora sicuro
che stiano disturbando il tuo arrivo?
tutte le storie si somigliano
quando non sanno di aver iniziato
mi sento sfinito
e il sole è sempre una tenda
da spostare... sono
un facile debitore
quando si tratta di ripensare
al domani... sono stato lontano
e poco lungimirante... posso
scegliere i finestrini
da cui rifiutarmi di guardare
lo sfascio del mondo
e magari spiegarti davvero
perché adesso abbia voglia
di sorriderti...
argini... staccionate... specchi... non
ho mai voluto niente
da alcuno di voi...
sanzioni... brutalità... fermo immagine... l'origine
delle vostre ali
mi è tutt'ora ignara... non farò di una protesta
il colosso su cui distogliere ogni risentimento
incastri e risposte,
non so più cosa farmene
… il formicolio
delle nostre parole
scambiate per indifferenza
sono diventate
il più confortevole dei giacigli e l’orizzonte
non andrebbe da nessuna parte
senza una prima stesura
delle nostre lacrime più pensierose
…ho ancora l’espressione meravigliata?
Un giorno magari
mi risponderete tutti insieme
(aeroporto di Lamezia Terme (CS), 29 Dicembre ’17)
E-Bow the Letter, by R.E.M. and Patty Smith
R.E.M. - Videoclip della canzone E-Bow the Letter, Patty Smith di spalle
La tragica realtà dei bimbi rapiti narrata nel videoclip di Runaway Train dei Soul Asylum. Una discesa parallela nell'inferno più realistico. È la vigilia di natale e siamo solo nel mezzo della fine.
Ci sono ricordi e sensazioni che non si possono cancellare. Ci sono lame che non solo hanno graffiato la carne ma hanno fatto precipitare tutte le stelle rimaste nel passato più isolante. Ci sono giorni dove d'improvviso ti ritrovi privato di ogni gorgoglio del domani e riesci solo a rimanere immobile, mentre lì fuori l'oscurità moltiplica inconsolabili rimpianti. Ci sono giorni dove nemmeno gli spiriti possono fare a meno di voltarsi dall'altra parte ma non fa comunque differenza. C'è solo quella strada. C'è solo una corsa sconsolata e a perdifiato nel nulla più incompreso.
NESSUNO DI VOI, NESSUNO DI LORO
non avevo niente da dire
ma avreste dovuto ascoltarmi
lo stesso… sto mentendo
ancora, ma avete sempre preferito
sapermi lontano
senza il peso di specchi
avevo molte cose
a cui stavo ripensando
e nessuno mi aveva obbligato
a creare segreti
e ulteriori menzogne
c’erano tanti pensieri
che ancora oggi
vengono guardati come cambiamenti
di umore… avevo tanti
pensieri che neanche una pioggia
di ghiaccio
avrebbe potuto riscaldare
sono stato allontanato
ma nessuno me lo aveva ancora
detto… sono stato ferito
e nessuno ha voluto
carezzare le mie vene…
Chi sono i giganti di oggi?
Di chi sono le saette gravide oggi?
Non voglio più avere ricordi
Non voglio avere buone parole
Non voglio che mi facciate domande
Non voglio più andare vicino
Di chi sono le lapidi oggi?
Quali sono le natività da tramandare?
Mi appartenevo
ma era comunque troppo tardi…
mi sono messo vicino
e tutto è proseguito
come se non ci fossi mai stato… è
passato tanto tempo
e nessuno ancora si è mai chiesto
perché guardi sempre altrove...
Amarezza estrema per una nazione volgare e incapace di comprendere la disperazione che anni or sono viveva sulla propria pelle. Come cantavano beffardamente i Megadeth, Go to Hell!
Ghigna Dave Mustaine nel biascicare la preghiera resa immortale da quell'Enter Sandman dei nemici-amici Metallica. Un titolo che non lascia dubbi a interpretazioni. Ieri il diritto di cittadinanza Ius soli ha miseramente fallito nel Bel paese. Ostruzione spietata, assenteismo e indifferenza. Ecco l'Italia delle mura. Ecco l'Italia dove tutto si trasforma in un'occasione per additare al prossimo una raccolta di voti. Chi ha bisogno invece, resta lì fuori. Sulla strada. Senza diritti. Senza niente. Come suonavano allora i Megadeth, go to Hell!
LE FONDAMENTA DEL SANGUE
Vi sentite soddisfatti adesso?
Li avete privati di un domani
con il vostro egoismo d'interesse
Vi sentite più forti adesso?
Adesso cominceranno a odiare
… prendetevi un appunto
quando un giorno saremo in guerra
perché ci avete appena recapitato
le fondamenta del sangue
la colpa è degli altri
e dunque tutti devono morire...
la colpa è dei potenti
e dunque tutti i poveri devono perire
aggiungi un’inferriata
amalgama del nuovo filo spinato
ordina una nuova arma
aggiungi un nuovo ricercato
fate pure tutte le donazioni
che volete, il diritto
non sarà l’unico a essere sepolto
vi sentite fieri? Vi sentite
di aver contribuito
alla salvezza della vostra casa?
Quei trisavoli
raccoglitori di saliva
oggi si sono tutti suicidati… quei
trisavoli che oggi
vagano senza dove,
non sanno che farsene
delle vostre misere vendette
in tasti e doppiopetto
la civiltà vi aspetta,
prendete posto a tavola
…
È (da tempo) l’ora
dell’indifferenza… la campanella
della ghigliottina
è stata appena suonata… non
si vede più nulla nelle case… è
tutto segregato… è tutto
al riparo… è tutto
mortalmente al sicuro
La notizia era nell'aria. Ora è arrivata la tragica conferma. Sarà il duo indie-rock Finalmente Melissa ad aprire la data patavina dei Pearl Jam il 24 giugno prossimo. Tutti soddisfatti? Non proprio!
di Luca Ferrari Non bastavano le nozze di Alicia Vikander conMichael Fassbender. Non erano sufficienti i deliri di Enrico Brignano contro Asia Argento. Non era abbastanza nemmeno la presenza di Marilyn Manson da Paolo Bonolis. No, no. Per chiudere questo 2017 ci voleva la vera fuck news. Il notizione. Era tutto nell'aria, ciò che nessuno avrebbe voluto leggere e nel prossimo futuro, ascoltare. Il duo rock indie più insulso e stucchevole della scena (quale essa sia non si sa, ndr), Finalmente Melissa, aprirà la data patavina dei Pearl Jam. Pesce (marcio) di aprile in anticipo o pura verità? La parola ai diretti interessati.
Non sono supereroi, ma proprio no. Dietro l'irrequieta sfrontatezza dei Finalmente Melissa ci sono due integerrimi giornalisti. Quando però indossano gl'intimi musicali, è tutta un'altra storia. Alla base delle loro menti c'è un altissimo concetto di uguaglianza: non tollerano nessuno allo stesso modo! Il loro ingresso nel business della musica è stato definito. il disimpegno invernale di una zanzara assetata di chinotto e Dakota burger. Da allora di quel giornalista si sono perse le tracce. Dopo il prepotente ritorno sulle scene del gossip in merito al love affair Fassbender-Vikander, a sei mesi e mezzo dall'apertura del concerto dei Pearl Jam in quel di Padova, li ritroviamo più scocciati che mai.
“Sono molto amareggiata che l’organizzazione abbia contattato il mio secondo invece di me” ha commentato a freddo la mente del gruppo, Desirèe Sigurtà, affidando a un laconico commento tutto il suo disappunto per la scelta, sbattendo per di più il telefono sulla faccia del nostro inviato, e aggiungendo poi: “Non escludo una defezione alla Dolores O’Riordan dell’ultimo minuto, come a Firenze”. Calmatasi dopo essersi ingurgitata gli ultimi otto cicchetti con musetto caldo della Birreria veneziana Zanon e quattro spritz, la fanciulla è riuscita ad analizzare meglio la situazione.
“Poco meno di sei mesi fa, mentre scendevamo dal palco del Firenze Rocks dando il cambio a Glen Hansard dopo aver infiammato i 50.000 del Visarno, Luca e io ci siamo guardati in faccia e ci siamo detti: mai più!” ha spiegato a mente alcolica e panza piena Desirèe “I nostri concerti sono concepiti per pubblico elitario e ristretto, mica per tutta quella gentaglia urlante. Non siamo mica e per fortuna quei rozzi dei Metallica?!
Poi il nostro Boss, Edward Stevenson Pravettoni, ci ha amabilmente messo le mani sulle spalle e ha sussurrato: provateci, che io vi sbriciolo! Come poter dire di no? Quando poi, per Padova, ci hanno detto del cachet, ecco Pravettoni, detto Pancarrè Nocciolone, sussurrarci di nuovo mentre si addormentava sulle note dei Rage Against the Machine: se dite no, in MINIERA! Era un’offerta che non potevamo rifiutare anche se a riguardo delle nostre incertezze, il tour manager Jean Claude ha dichiarato: Noooooooooooooooooooooooooo, Padova noooooooooooooooooooo!!!”
Ancor più difficile è stato contattare l'altra metà del gruppo, notoriamente asociale, irritante e... dispettoso! “Stavo pensando ai cosiddetti 'azzi mia quando mi è arrivata una telefonata del manager dei Pearl Jam dicendomi che ci voleva per l'apertura a Padova. Inutile dirvi che gli ho sbattuto giù l'apparecchio. Non so che ora fosse dalle loro parti ma quando faccio colazione e ho tra le fauci un krapfen ripieno di crema chantilly, nessuno e ripeto nessuno, si deve e può permettersi di interrompere il mio idillio col mondo”.
Se Desirè Sigurtà si era un po' calmata, Luca appare decisamente sopra le righe: “Io non so chi si credano di essere questi Pearl Jam e spero per loro che il 24 giugno non faccia troppo caldo e non ci siano zanzare. Farlo un mese prima, no vero, maremma stratocaster?!?” rincara l'artista lidense, “Capisco che questi debbano fare i fighi rockettari ma se mi fanno iniziare a suonare più tardi delle 9 di sera, beh, il tornado che colpì il Jammin Festival veneziano sarà una carezza primaverile in confronto”. Parole che inquadrano i Finalmente Melissa allo stato puro, una band che per potenza musicale e anarchia solo i leggendari Pluto riescono a tenergli testa.
Vorrei chiudere l'intervista qui ma il mio capo mi ordina di risentire entrambi punzecchiandoli sul nervo scoperto. Che cosa farebbero se prima di andare on stage incontrassero Michael Fassbender e Alicia Vikander? “Gli dedicherei Love Boat Captain. Lui è sempre stato il capitano del mio cuore in tempesta” sussurra Desiree. “Pianterei il concerto seduta stante e me ne andrei in Chianti con Alicia" sbotta Luca, "Se lo facciano da soli lo show - st'altri sciopai - (gergo veneziano: questi altri imbalsamati, ndr). Quanto alla mia partner musicale, solo quando si avvicinerà alla classe di Mel C allora potrà avere l'ultima parola!”.
Condoglianze cari Pearl Jam. A nome dell'Italia intera vi chiediamo scusa per l'esistenza dei Finalmente Melissa.
"... Così tu te ne sei dovuto andare e io sono dovuto restare qui/ Dev'esserci una porta aperta/ Da cui tu possa tornare" ... Come Back dei Pearl Jam ispira, il resto tocca a me.
Non credo esista e dubito ci sarà mai un momento della mia vita che non sappia associare a una canzone dei Pearl Jam. Più di ogni altra, la rock band di Seattle incarna il crescendo della mia esistenza. Oggi, questa è un'altra storia ispirata dalla poetica Come Back (2006, Pearl Jam). Questa a ben guardare non è la mia storia. Tu ti sapresti riconoscere? Non sarebbe da tutti. Mi sento trascinare anche in questo momento. Sulle vette dai dialetti impronunciabili, ecco un episodio capace di far rinascere onde e domani. Ho fatto abbastanza ma non è l'inizio. Ho fatto abbastanza e ho voglia di andare avanti.
ELEGIA DEL RITORNO
quale età dovesse avere
la mia vita, non lo saprei dire
nemmeno oggi
però di sicuro era ancora il tempo
delle lettere
e tigri bianche
a rischio d'estinzione
le aule portano il nome
per un'eternità di passaggio,
le parole nascoste
viaggiano finché qualcuno
non decida
sia arrivato il momento
di leggerle... e così le potrai
tramandare... e così
ti potrai interrogare
a quante rocce
hai legato la tua memoria
ormai indicata
come quel tempo
che a breve non ci sarà più?
Adesso non potrai
più dire che non sia avvenuto
… adesso lo sai
che non potrai più dire
che non sia accaduto
ho pensato al significato
di quelle parole
ma ho preferito concentrare
la mia attenzione
su quello che solo noi possiamo
comprendere... non significa forse
questo essere dei limpidi pionieri?
Quando mi successe
di cominciare ad allungare il passo
avevo fatto indigestione
di ideologie e impegni a breve termine... a
quel tempo
il sole non ne voleva proprio sapere
di spostarsi ma tu rimasi lì
comunque, oggi invece
la battigia ha già fatto posto
alle tue nuove orme...
Ti ho messo al mondo e non ti darò in pasto. Sei nato per fare come vogliono tutti ma non succederà. Ognuno vuole un pezzo di te ma io ti proteggerò. T'insegnerò a combattere e farai quello che vorrai.
Bambini, infanti svenduti per una valanga di apprezzamenti digitali. Lo smembramento infantile è in atto ancora prima della loro nascita. Ignorate pure quello che sto dicendo, tanto lo farete comunque. Cari bambini, se qualcuno vi dirà che la vita è vostra e vi appartiene, sappiate che vi sta mentendo in modo spudorato. Siete mezzi di comunicazione. Stendardi con cui impressionare l'ignoto e l'abusato conosciuto. Cari bambini, questa non è l'epoca peggiore né la migliore. Cari neonati, di voi sappiamo già tutto e dunque perché dovreste avere una voce tutta Vostra?
LA TUA VITA SEI TU
Sei il mio orgoglio, la mia luce
Sei la mia bandiera, sei una cosa tutta mia
Ti devo ostentare... Ti devono bramare
Mi devi riflettere... Mi devi ripagare
Vorranno tutto da te
… se non glielo darai,
nessuno ti sorriderà
né ti staranno più vicino… ti diranno
quello che devi fare
e quando avrai le tue idee
ti convincerai dell'errore
per tutta la vita
adesso ti amano
perché non puoi decidere nulla,
adesso sei amato
perché fai solo
quello che vogliono
e rispondi sempre con un sorriso
Vorresti sapere
se una volta era tutto diverso?
Vorresti sapere
se ti attende un futuro migliore?
Vorresti sapere
se sarai in grado di reagire?
…
Qualcuno ha sentito dire
che non ho intenzione di raccontarti bugie
... tieniti da parte
un bel po' di lacrime
e quando sarai in piedi,
donale a chi ha rinunciato
a guardare lontano
quando lasciavo pezzi di carta
in biblioteche fluviali
e nessuno rispondeva ai miei sguardi,
pensavo che la mia strada
sarebbe stata non avere una voce... adesso
so che mi sbagliavo,
adesso so che avevo confuso
il destino con la vita... adesso tra le mie mani
c'è anche il tuo domani... adesso
nel mio presente
c'è anche la tua voce, unica e solo tua...
Smarrimento. Creazione. Ho amato e sono andato avanti. Adesso che abbiamo imparato a volare senza sapere nulla del cielo, perché mai dovremmo voler atterrare?
Puoi essere un rinnegato di classe. Una creatura alla ricerca della solitudine più classificata e monastica. Puoi anche essere un'ignobile carogna, eppure nemmeno loro potranno sfuggire a quel fatidico momento in cui guaderai verso l'alto sperando di commuoverti il meno possibile. Guardi lassù, e pensi a tutto quello che hai vissuto lasciando al resto del mondo l'ignoranza di non sapere. Guardi lassù e sei lì. Non te potrai mai più andare. Fai quello che devi fare. Ti sei consacrato/a all'immancabile e più dolorosamente dissidente immortalità.
LASSÙ DOVE VOLANO I NOSTRI CUORI
ho visto la neve cadere in sintonia
con la pioggia... perché dovrebbe essere così speciale
rispetto ai tuoi momenti più stonati?
... Solo un portone scrostato
a tenerci separati tra il mondo lì fuori
e poche scale di epocale felicità
… Ho corso tonnellate di miglia e non sono mai stato sazio,
lei non veniva dalle onde del mare
eppure aveva la mia stessa predilezione
qualora si trattasse di accendere una sigaretta
abbondanza di braccia spalancate,
sei fila di pigiami screditati e alla moda... pietre ingorde e rinviate con l'obbligo
di assidua presenza
...
mascelle sempre chiuse, occhi puntati
e un oceano realmente attorno ai nostri piedi... alla fine lui disse,
riesci ancora a guardami
adesso che non ci toneremo mai più?
Mi sono immerso... sono state pagine
senza l'obbligo di una gondola né di un libro... sono
state catene, sono sgorgate collane... il profumo
delle foglie d'acero
ha calcificato ogni alba
fino all'ultimo lucchetto d'ogni fuoco più esplosivo
siamo ancora lì sopra
a guardare tutto quello che non ci serve
… siamo ancora lì davanti,
a rilasciare permessi di cadere... siamo
ancora lì davanti,
a rinascere senza porzioni di terra... siamo
ancora lì seduti,
a far appartare tutti i punti del cielo
senza dimenticarsi
di quei C'era una volta ancora troppo umani
…
E da oggi credo avrò sempre più voglia
di volare... e solo così potrò
evitare di fermarmi in qualunque altro
altrove... è solo così
che noi potremo restarcene in piedi
a immortalare il mondo...
Il singolo I'll be There for You (The Rembrandts) per la colonna sonora di Friends
Ci sono persone, scuole e momenti nella vita che lasciano il segno. L'UIA - Università Internazionale dell'Arte di Venezia per me e tanti altri fu tutto questo e molto, davvero molto di più.
Blues di orme a tu per un col domani meno prevedibile. Dal silenzio della solita strada allo straripamento di volti e giornate mai dome. Chiodi, sequenze di pagine e le cornici dell'esperienza. Promesse di dipingere i colori, promesse di cantare insieme agli alberi. Ho varcato una piccola porzione di Mare e sembra che adesso tutto possa cambiare. Il passato era ancora un tempo aperto alle nostalgie e vendette. Quello invece fu il tempo la cui Storia si stava scrivendo al plurale. Quello è stato il nostro immortale tempo all'Università Internazionale dell'Arte di Venezia.
Mi presentai all'UIA in un momento molto strano della mia vita. Quasi nemmeno sapevo dell'esistenza di questa scuola ma non aveva importanza. In contemporanea iniziai il servizio civile (all'epoca obbligatorio in caso di rifiuto di prendere le armi) e così entrai definitivamente nell'orbita del restauro a partire dall'anno formativo1998-99. Sono passati quasi vent'anni da allora e sebbene non eserciti più la professione del tecnico del restauro di beni culturali, i ricordi di quel periodo sono tra i più meravigliosi della mia esistenza.
Insieme ai miei colleghi "lapidei" ho restaurato a Venezia due altari laterali della chiesa di San Marcuola e un affresco gigante di un palazzo Celsi. Ho fatto stage in Sicilia e Umbria. Ho imparato a realizzare e "strappare" un affresco. Ho appreso l'arte nel modo più unico che si possa immaginare, vivendola dentro e fuori la mia pelle. In quella scuola affacciata su una porzione di laguna non raggiungibile dal vaporetto, trovai la mia "classe" e quell'ispirazione decisiva per il proseguo della vita.
Oggi qualcosa è cambiato da un punto di vista tecnico-amministrativo rispetto ad allora ma l'atmosfera dell'Università Internazionale dell'Arte (UIA), umana e professionale, è sempre quella. Ci sono tornato di recente dopo anni e perfino gli odori sono i medesimi. Dentro di me bruciava l'inestinguibile fuoco della scrittura e il restauro mi fece capire che non avrei più potuto ignorarlo ma questo mestiere e questa scuola sono e saranno per sempre la mia stella per tutte le stagioni.
U.I.A. - UNIONE INTERNAZIONALE di AMICI
Reggiseni in testa
ed espressioni alla Mary per sempre
sussurrano che siamo tutti zitelle
in una terra senza perché
Ho amato
qualcosa d’arcaico, d’arancio
e ora che il vento
è stato incoronato, se ne sta ritto
con una mano alzata
Sulle dune dominate dal rosso
piove sana la parola
e mentre cori e nenie
pubblicizzano canali di cachemire,
bambini con in mano candele
e bambine con zampironi
annunciano l’arrivo della nostra stagione
Sulla vetta…un infinito a quattro ruote,
dalla cima…vedo la gazza ladra
rubare la barba ai frassini,
case di future nacchere…
Dalla Croazia, dal Molise,
dalla Svezia e dalla Scozia
lo stesso odore di edera
viene svegliato dalla brina
…dalla brina depositata sul ferro.
E nell’attesa che i soli si scoprano
e cambino colore,
ai pressi del bosco
la cicogna ha depositato
il clone del cielo
…ed ora dorme come un’aurora
immersa in una bacinella
d’azzurra camomilla.
…
Tra risate e giochi di parole,
ora non resta che innamorarsi
(Venezia, 7-9 Luglio 1999)
I'll be there for you, by The Rembrandts
Il sottoscritto Luca Ferrari ai tempi dei cantieri-scuola dell'UIA
La tragica solitudine di The Unforgiven (Metallica)
La pace non è per certi vivi. La morte vive ancora nelle mani che rifiutammo di estrarre. The Unforgiven (Metallica)... Certi morti vicini piangono ancora invisibili.
Non si trattengono. Esplodono. Colpiscono. Rigettano senza uccidere. Prendete pure la lente d'ingrandimento, comunque non troverete nulla. Fatene pure a pezzi un altro tanto il karma è rilassato e altrove a cucinare copertine e altre menzogne da scaffale senza ripiani. Uscite pure anche stamane e riempitevi di stelle che non vi appartengono, ho guardato dentro di me e quelle stesse vanghe abbandonate non sono mai state lavate del sangue scoperchiato. I mostri sono lontani. I mostri sono seduti sulla finestra accanto. Lo stillicidio di The Unforgiven (Metallica) mi stordisce e si appropria della mia anima...
I MORTI PIANGONO ANCORA
... se vi ho odiato
è perché vi odio ancora
collezioni di campane, capanne senza vento...
cantine immaginate
come la(r)ghi benefici... a che gioco
volete ancora scambiarvi?
… non sono un bambino salvato
e non lo sarò nemmeno domani,
avete trasformato
i miei desideri in giuramenti
e da allora
non ho più smesso di scappare
voglio dirvelo
e voglio gridarlo... voglio
imparare
e voglio colpirvi
da dove è nato il mondo
perché
non possa più guardarlo
alla stessa altezza
della nostra frattura?
Un giorno una creatura venuta
dal paradiso
mi disse che la mia semplicità
facevo perfino
piangere i morti... se avesse
aggiunto almeno un vivo,
sarei stato per sempre d'accordo
non ho mai smesso di asciugare
le frecce sgorgate
dalla pietra... non ho mai smesso
di scrostare il cielo
dall'oscurità che mi avete recapitato
… oggi dico così,
ieri dicevo sempre così e voi cosa avete
fatto per tutto questo tempo?
Ho imparato, ho sbagliato
sono morto e non sono mai risorto
… ho frugato
nel mio domani
e non c'era nessuna briciola di noi,
ora noi siamo veri
e voi siete ancora liberi... mi avete colpito troppo
e io colpirò tutti voi
Quarant'anni fa venne pubblicato un album che avrebbe segnato la storia del rock. Il disco punk per eccellenza. Never Mind the Bollocks (1977, Virgin Records), degli inlesi Sex Pistols.
La musica, il punk (ammesso che sarebbe mai nato senza di loro), una certa a arte e cultura non ci sarebbero mai stati senza quell'album e quei "soggetti". Un'esplosione di purissime implosioni. 12 canzoni che hanno ispirato e continuano a ispirare milioni di persone in tutto il mondo. Un urlo nichilista contro una società materialista. Niente risposte esistenziali o insegnamenti di vita. Quaranta anni fa, nell'ottobre 1977, il mondo perbenista e moralista fu scioccato dalla pubblicazione di Never Mind the Bollocks, dei Sex Pistols.
Album perfetti nel mondo della musica ce ne sono. Never Mind the Bollocks è uno di questi. Dalle più famose e generazionali Anarchy in the U.K. e God Save the Queen, passando per le potenti Pretty Vancant, Problems e Submission, proseguendo con Holidays in the Sun, Bodies, No Feelings, Liar, Seventeen, New York e chiudendo con E.M.I. I loro nomi sono scolpiti nella leggenda: Johnny Rotten (voce), Steve Jones (chitarra, seconda voce), Glen Matlock (basso, poi sostituito da Sid Vicious) e Paul Cook (batteria).
12 canzoni da ascoltare tutto di un fiato e poi riascoltare ancora, immergendosi in un'epoca che oggi non esiste e non potrebbe esistere più. Fare (inventare) il punk nella Londra anni '70 significava sfidare un Sistema. Al giorno d'oggi prima di compiere qualsiasi cosa le moderne generazioni lo anticipano su miriadi di inutili social network. Il punk dei Sex Pistols non piaceva a tutti, ma proprio no. Nemmeno oggi. I Sex Pistols erano solo quello che vedevi.
La loro fu una cometa di fuoco e fuoco. Poch(issim)i anni e poi si sciolser. Vicious morì. Nel 1996 tornarono per un epico tour chiamato Filthy Lucre World Tour (questo è solo sporco lucro. ndr). Fedeli a loro stessi nella buona e cattiva sorte. Punk, come solo loro hanno saputo essere. Fregandosene sempre di tutto e tutti. La musica degli anni '90 non sarebbe stata la stessa senza le note realmente rabbiose dei Sex Pistols. Oggi, nel 2017, io ho ancora voglia di ascoltare Never Mind the Bollocks dei Sex Pistols.
VI RIGETTO, MI RECLAMO
risuona il megafono,
non c'è nessuno
e non c'è la torta
che ti hanno promesso... questa
non è una dedica
e non sono alla ricerca
di salvacondotti, i topi
che ho allevato
sono esattamente
gli stessi che avete schifato
finché giravano liberi
attorno le mie balestre
che ne è stato
dei governi
che volevate creare?
Interessa ancora a tutti,
ma già da inizio giornata
hanno qualcosa di più appetitoso
su cui richiamare
l'attenzione... non parlerò
mai la vostra lingua
e voi non vi fermerete mai
a guardare la bassa marea
raccogliendo
pezzi di conchiglie
se non aveste la certezza
che ci sarà un nuovo domani
i venti dai mille vicoli
dialogando... invadono... dimostrando...
non faccio mai errori
quando trasformo la mia volontaria
ignoranza
in un baluardo contro la vostra
scivolosa ostentazione... i tanti
cocci rimasti sopra le nostre mani
hanno visto macabre istituzioni
prendere il posto
dei loro stessi nemici... a noi
cosa è rimasto? Noi
che ci facciamo col vostro
idealismo da scampagnata
fuori industria?... mi siedo
a ritroso e corro... da qualche
parte il sole è scomparso davvero
Non lancio messaggi. Mi affido alla notte sempre in agguato. Mi acquatto in qualche mio pensiero. So che mi troverete arrabbiato ma non avete alcun controllo né potere.
Superstizioni e omertà. Sono stanco e aggraziato. Impunità e menzogne. Un altro carico di densità minacciose. Che cosa me ne faccio del sole? Dite che tutto è una rinascita ma la verità è sotto gli occhi di ogni velivolo. Vorrei essere ancora capace di svegliarmi nel cuore della notte senza fare rumore, puntare diritto al cuore delle esortazioni interiori. Desidero appoggiarmi sul mio cuscino di sbieco e ascoltare una vecchia canzone dei Garbage. Chiedere consiglio a chi non sa darmi alcuna risposta e poi riprendere il cammino senza nessuna nuova illuminazione.
AL CALORE DEL CREPUSCOLO
non so ancora
fin dove mi spingerò,
e non è che senta solo il bisogno
di ascoltare
l'assordante gorgoglio
delle stelle senza domani
giorno dopo giorno
voglio dimenticare
quello che non potrete
mai riconoscere
istante dopo sentimento,
mi tengo ancora la mano
quando sento di non aver più posto
per altro passato
il mondo è lo stesso
campo di concentramento
ma siamo troppo impegnati
a collezionare numeri primi
per sbriciolare
la sabbia dei chiodi...
vi sentite abbastanza fieri
della vostra cupidigia?
Quando è stata l'ultima volta
che vi siete trovati
a dimenticare il mondo
confidando a una sola persona
di aver pensato
a non trascurare più alcun gesto
di miserevole dolcezza?...
mi sono tradito
con le mie stesse intenzioni
… mi sono accasciato
e non mi sono più voluto
rialzare... i tanti analisti
del pensiero lavorativo
mi hanno messo al bando
e questo
l'ho accettato rispondendogli
di persona... è stata
una fuga di massa... è stato
un respiro
Ogni giorno, un nuovo tentativo di divisione. Ci metteva già in guardia nel lontano 1996 Vasco Rossi nella sua troppo poco considerata, Mi si escludeva.
Oggi giorno la volontà isolazionista prevale sull'insegnamento di un domani migliore e meno schiavo dal proprio egoismo più elitario. Nessuno ci pensa. Nessuno sa guardare oltre. Oggi non vogliamo quelli, domani ci penseranno gli altri a sputare sopra i nostri figli. Ha davvero importanza? Non serve andare dove vorrei perché voi ci siete già arrivati prima di me, quindi che cosa davvero mi resta? Penso ancora a una vecchia canzone di Vasco Rossi. Penso ancora all'orgoglio di quella Storia già trascorsa e superata, oggi smembrata su qualche inutile e-commerce. Rispondetemi: avete davvero tanto a cuore la fine del mondo? Andateci, lo farete senza di me.
UNA SOLA COMUNITÀ, UNA SOLA OBBEDIENZA
hanno copiato
l'ennesima frase altrui
senza sapere
che ci sono state persone
che hanno perso davvero la vita
per tramandarla
alla loro transumata libertà
hanno ricopiato l'ennesima frase
ma un giorno
non avranno più nulla da fare... un
giorno non ci sarà più nessuno
da incolpare... un giorno
non ci sarà più nessuna lapide
cui rivolgere lo sdegno di una palude
lasciata
stuprata dall'ennesima promessa
di nuovo mondo
oggi è toccato ai mie nemici,
domani se sarò fortunato
sarà la volta della mia famiglia... sono
nato per tenermi
tutto dentro... sono nato
per stare al gioco
e assistere alla continua emancipazione
di cadaveri e fiammiferi
hanno bruciato
migliaia di libri
ma non è mai stato abbastanza... dal
giorno che appesero
il primo cartello fuori dell'insegna
è solo cambiato
il ghetto con cui raccogliere
il sangue... dal giorno che sei nato
è stato un continuo cambio
di opinione
fino al momento del bando
finale... la costante ripetizione
della lezione morale
mi ha fiaccato, ho evitato
la rima con "disgusto"
e ora sono di nuovo sconcertato
dall'insensato desiderio
di rimanere al centro del mondo
con la medesima fisionomia
e le mura tutte dorate
Prendi quel timone e insegnami la via... Le parole de Gli aironi neri (Nomadi) ispirano oltre le stesse parole, e può succedere di tutto. Anche di essere portato via e ritrovarsi dove siamo ora.
Talvolta ci possono solo essere le parole. Talvolta le parole sono sole. Il mare, il vento e le lacrime. Tutto lì. Massa unica e dirompente. Talvolta i capitoli finiscono, ecco allora ricominciare a navigare. Le domande si susseguono ma non ha più importanza, perché il cielo è sempre più vicino. Alle volte ci servono solo le parole. Alle volte vogliamo solo le parole, estraniarci dal mondo e fare di un silenzio senza bagliori, tutto quello che ancora è in grado di farci amorevolmente sanguinare. A quel tempo, quando Gli aironi neri (Nomadi) volteggiavano nel cuore di costanti chiacchierate, c'era solo un desiderio di infinito e immortalità. Non voglio niente. Voglio solo le mie parole.
COSÌ NOMADI COSÌ VICINI
siamo stati lontani
e adesso non è ancora finita
… siamo arrivati
ai giorni
in cui tutti fotografano vascelli
senza avere nulla da dirsi... siamo
stati nomadi
quando ancora gli uscii
erano lettere
e la nebbia al minimo
era un'occasione per sentirsi
ancora più vicini... e ora
che l'estate
è sempre più una stagione
di ricordi, tu sai dirmi
come si fa a fare a meno
di tutto ciò che è stato?
Sono arrivato oltre la stessa conoscenza
dell'orizzonte
ma ho ancora voglia
di non andare da nessuna parte
e tenermi tutto dentro... e ho
ancora voglia
di non mettere in giro
nessuna voce
su quello che comunque siamo
stati... e se adesso
tornassi indietro anche solo
di un giorno, vorrei
comunque risvegliarmi
in questi giorni... adesso
vorrei comunque
risvegliarmi in questi giorni,
magari farei a meno
di qualche inevitabile tempesta,
aggiungerei
qualche stelle cadente
e poi comunque farei
di quel dolore
un'imprescindibile direzione
ricordandomi
fino a che punto del domani
sarei stato capace
di balbettare... sulla riva
di un'emozione
non ho mai smesso di essere
Il 5 ottobre 1992 uscì Automatic for the People, l'ottavo album degli R.E.M. Un album intenso e cupo. Un disco immortale denso di poesia e armoniosa gravosità.
Non saprei dire quando abbia cominciato ad ascoltare Automatic for the People. Posso dire che da allora non ho mai smesso. So solo che quelle canzoni mi hanno intasato l'anima. All'epoca non avevo idea della profondità di quella band conosciuta fino a quel momento per Losing my Religion, Radio Song e Shiny Happy People. A un certo punto però nella mia vita c'erano solo loro quattro: Nirvana, Pearl Jam, Neil Young e appunto, gli R.E.M, da Athens (Georgia), i cui membri sono Michael Stipe (voce), Peter Buck (chitarra), Mike Mills (basso) e Bill Berry (batteria).
Non saprei dire quante poesie abbia scritto ispirato dalle varie Drive, The Sidewinder Sleeps Tonite, Everybody Hurts, Monty Got a Raw Deal, Ignoreland e Man on the Moon, le mie preferite delle 12 complessive. Non saprei dire quante sigarette bagnate dalle lacrime abbia versato mentre quella voce e quella musica cercavano di sedare i mie pensieri sfiancati. So solo che ho ancora la cassetta originale di Automatic for the People (1992). So solo che adesso è tempo di scrivere una nuova poesia ispirata dalle note di un disco che ha partorito nella mia vita sentimenti unici e irripetibili, rendendo l'oscurità un posto più forte di troppi incubi mai digeriti.
TICCHETTII, PASSI... LE NON-RISPOSTE
Diresti che il sole
abbia preso finalmente posto nel cielo?
Diresti che lassù
le stelle abbiano smesso
di avere compassione
delle nostre preghiere?
…
non voglio più pensare,
vorrei solo essere
ancora in grado
di estraniarmi con la pioggia
e riconoscere il suo arrivo
da una foglia ancorata
a qualche albero abbandonato
abbiamo trovato la nostra strada
o è solo un tranello, ci
siamo abituati, e il tempo ha scarabocchiato
sopra la nostra
richiesta di informazioni
mimando il gesto delle dita
bisognose di una coperta
… e le dita
non sono l'indicativo che credevamo
… e quel futuro
è ancora così ingenuo senza i dardi
di quel passato
che continua a sanguinare... vorrei
comunicare
a tutte le persone che ho incontrato
in certi giorni
ciò che sto provando ora
sapresti dirmi
se un odore sia in grado
di riportarti
a un ponte di pietra, o se
negli orizzonti dimenticati
ci sia ancora
uno sguardo non capovolto?
…
a questo punto della storia
sarei già stato lontano
da chiunque tu sia... e chi ti dice
non sia così... che non sia
così... sia così... sia... siamo
C'è anche il musicista Tom Petty (1950-2017) a scandire momenti della mia vita. Flash solitari e picchi di vita slegati, per questo ancor più speciali.
Il mio primo ricordo di Tom Petty fu quella epica performance collettiva di My Back Pages insieme ai tanti monumenti delle sette note tra cui George Harrison, Neil Young, Eric Clapton e Bob Dylan e poco tempo dopo, la mitica versione di Free Falllin' insieme alla voce dei Guns 'n' Roses, Axl Rose. Passa qualche anno e una volta trasferitomi a Firenze il suo primo album solista Full Moon Fever (1989) entra nella mia discografia. Ultimi bagliori, le sue canzoni (soliste e insieme agli Heartbreakers) per il film Elizabethtown (2005, di Cameron Crowe).
Riposa in pace, Tom Petty (1950-2017). Con l'involontaria complicità di un'amica, questa è per te e per noi:
DISCESE DI BLUES GREZZI
A chi verrebbe in mente
al giorno d'oggi
di scrivere una canzone
su Eddie Izzard
che fa il controllore nella metro
a Londra?… a questo
punto della mia ispirazione
ci sarebbe stato bene
un arpeggio
e poi un colpo di tosse
su cui far ondeggiare delle giungle animate
e una regola idonea
per tutte le nostre future corse
a perdifiato
hanno scritto libri
sulle colline e le loro sogni,
hanno trafugato aneddoti
sulle ancore
senza cieli a cui rimandare
le proprie osservazioni
ho sempre preferito la fine
all'inizio, e allora
com'è che quando vedevo l'alba
mi sentivo una mosca sconclusionata
in perfetta armonia
con tutto quello che era già
trascorso?
…
la domanda non era per te,
ma se te l'avessi posta
mi avresti suggerito di rivolgerla
a tutte quelle gabbie
senza palette né mitologie
…
mi prendo un'altra pausa
per pensare al giorno prima del
domani... mi prendo
una pausa fortuita
per sentire che tutto quello
che mi hai lasciato
non mi rende custode né macigno
...
i tuoi sogni adesso
possono proseguire anche
senza di noi...
(Venezia, 3 Ottobre '17)
Kurt Cobain nel videoclip della canzone Sliver (Nirvana)
Grandma take me home, grandma take me home... nonna riportami a casa/ nonna riportami a casa. Istintiva. Punk melodico. Semplicemente, Kurt Cobain e i Nirvana.
Torna in mente così. Perché si. Perché c'è dell'altro. Perché tanto nessuno sarà qui a fare domande. La nenia di Sliver, dall'album Incesticide (1992) dei Nirvana, si ripete. Andate dai crittografi e dai letterati se volete spiegazioni e chiare lettere. Il mondo alla rinfusa non mi ha mai trasmesso sicurezza e non inizierà certo ora. Possiamo giocare oppure tenerci a distanza. Faccio i conti con ciò che mi è rimasto dentro e sono senza sensazioni né idee nuove. Tutto quello cui rimando adesso, è una decisione che vibro contro le consuetudini primarie. Elementari. Neonate. Qui, tutto va così:
GRANDMA, TAKE YOUR HOME
figurine di amicizia
e scalini in salita
… ecco un salto nel cielo
e un abbandono facile
adesso le stelle
si sono allineate
e io vorrei avere qualcosa
di più profondo
da tramandare... ma a che serve, poi?
Tutto quello
che ci siamo detti
continuerà a non fermarsi,
e anche
quando i libri mastri
vorranno negare
il vissuto, il cielo
avrà un'altra storia
cui affacciarsi
tutte le volte
che rifiutai di tenermi stretto
ciò che stava svanendo,
è solo servito a fare dei ripostigli
una rabbia inamidata... ogni notte
prima di chiudere gli occhi
mi regalo
un gesto... un dono... una spiegazione
senza righe né melodia
oggi è già passato
un giorno
e questa dicono sia la normalità
oggi sono già
passate più di 24 ore
e il mondo
è lo stesso misero mondo
dove la gente
sale e scende dai propri piedistalli
…
il tuo viaggio
adesso non avrà mai fine,
il tuo viaggio
adesso va dove vorrai
(Venezia, 21-22 settembre '17)
La Finlandia è stata sfregiata dalle sordide azioni del terrorismo nella pacifica città di Turku. La Finlandia è già in piedi. La sua pacifica umanità sono i veri supereroi.
L'orrore del terrorismo è arrivato anche in Finlandia. Non c'è ideologia per giustificare questi atti. Non c'è nessuna appartenenza, solo l'odio più cieco e ignorante. Ero in Finlandia fino a pochi giorni fa e in due settimane di viaggi su e giù per la nazione scandinava ho solo trovato accoglienza e sorrisi. Fermo sul ciglio della strada, una macchina si è addirittura fermata per chiedermi se avessi bisogno di aiuto. A tutto il popolo finlandese e in particolare alle famiglie delle persone uccise e dei feriti va tutto il mio affetto e questa poesia:
L'UMANITÀ PACIFICA SONO I VERI SUPEREROI
ci sono immagini
dove il nome di quella città
compare ancora... lungo
le tue arterie pulsanti
fatte di natura
e cielo incontaminato
le mie mani
hanno ricominciato a spruzzare
inchiostro
sopra forme di nuvole
e carezze lacustri
ho calcato tutto quel cammino
senza mai dimenticarmi
del sole... adesso
ho appena scoperto
che sono arrivati
fin là... adesso ho appena
scoperto che la scure vigliacca
non ha avuto scrupoli
nemmeno in questa placida
terra
burattini al soldo di mercenari,
sono peggiori anche dei vostri “cosiddetti”
nemici... forse è bene
che sappiate che non c'è nessuno
ad aspettarvi nell'Aldilà,
solo la frusta dell'omicidio...
potete anche mentire
e asserire di avere una finta missione,
non fermerete
la rivolta della pace... non
fermerete
la LIBERA dichiarazione del quieto vivere
amica Finlandia, sei
stata ferita... amica
Finlandia, quando ci siamo
dovuti dire addio
ho preso in dono
un sacco di spazi sconfinati
… amica Finlandia,
nei colori rimandati
dei tuoi cieli più magici
c'è tutta la poesia
di una umanità
che continuerà a ribellarsi contro l'orrore
di ciò che non le appartiene
(Venezia, 18-20 Agosto '17)
Odio, insulti online della peggiore specie. Laura Boldrini, Presidente della Camera, ha detto basta. Aggiunga pure alla sua reazione questa poesia e questa canzone di John Lennon. #iostoconLaura
Laura Boldrini insultata, ogni giorno sempre di più. Online ovviamente e debita distanza, in quelle piazze volgari che troppo spesso sono diventate i social network, Facebook in particolare. Adesso la Presidente della Camera è passata al contrattacco. Adesso la Presidente Laura Boldrini ha deciso di reagire. La libertà di parola è una cosa, la bieca volgarità un'altra. Qualcuno lo sa che la violenza sulle donne inizia da qui? Qualcuno ha mai riflettuto che la violenza inizia anche solo pigiando degli "innocui" tasti (che non sono)? A tutta la vostra bile bavosa io rispondo così. A tutto il vostro eiaculato latrare, vi rispondo così:
DAL RECINTO DELLA VOLGARITÀ DI PAROLA
vorrei sapere
quale sia il tuo nome
prima di cominciare a insultarti... ehi,
non so cosa tu stia facendo
ma ti offenderò lo stesso... la massa
mi hai detto cosa fare
e io che sono libero nel mio salotto
posso coraggiosamente dirti
cosa penso di te
la rete e la televisione
hanno detto che sei la mia peggiore nemica
... non c'è bisogno
di fare la fila... non c'è bisogno di venire
sotto le tue stanze... oggi il progresso
è la comodità
della mia efficiente inquisizione
non ho bisogno
di sapere quello che fai
ma tramanderò ugualmente
quello che penso di te...
… clave sporche di bava, doppiopetto
sempre aggiornato... schiamazzi putrefatti
trasformati
in cenere minatoria... raschiamenti
e latrati... siamo contenti
e soddisfatti... adesso
che sei il loro capro espiatorio
ogni parte bassa
si potrà rilassare tra riquadri colorati,
fetide condivisioni
e indigestione
di fluttuanti arance meccanizzate
...
adesso che la vostra gola
è ancora tronfia
da parole che non sapreste ripetere
neanche a 1000 km di autentica distanza,
siete pronti
per ricominciare?... adesso, Donna,
tocca a te... adesso Donna,
scrivo io e parliamo noi
Axl Rose nel videoclip di November Rain (Guns 'n' Roses)
Cade la pioggia. Finiscono le illusioni. Sospinto dai Guns 'n' Rosesdi November Rain, sgorga l'inchiostro fino allo sfinimento. Ha inizio una storia. Inizia così la mia vera Storia.
19 luglio 1994 h. 14,20, risposi così. Non lo sapevo fare ma accadde. Non ne sapevo nulla ma era troppo tardi. Tutto lì, uscito. Ora non lo avrei più potuto ignorare. Ora non lo avrei più saputo ignorare. Adesso il mondo era cambiato. Da quel momento in poi sarei diventato il solo abitante del mio Pianeta senza ossigeno con sole vallate infinite e disabitate per nascondermi. Adesso per vivere avrei dovuto lasciar sgorgare il sangue. Adesso il marcio di quelle barricate si erano dissolto e non sarebbe più esistita alcuna strada verso casa. Faceva caldo e io divenni parte dell'infinito...
Tutto quello che era successo prima venne spazzato via. Un incendio di ghiaccio. Una tempesta di fuoco. Tutto sospeso, insieme. La fine di un mondo senza giudizio. I fiumi camminavano per le strade e la notte divenne d'improvviso una tela per annotare ogni singola benda rifiutata. La musica dei Guns 'n' Roses era una delle poche realtà capaci di comunicarmi qualcosa. D'improvviso sentii il nulla, come quegli attimi di silenzio prima del ritornello finale di November Rain, mentre nel videoclip tutti si nascondono dalla pioggia dirompente. Io rimasi lì, a farmi travolgere. Il mondo stava per conoscere una nuova persona.
LA PIOGGIA GRONDANTE D'INCHIOSTRO
potrei fare i nomi
e non andrei a letto soddisfatto... potrei
approfittare
di questo inaspettato
momento di solitudine reiterata,
e magari alla fine di questo istante
non apparterrei più
a questo mondo... potrei
ricominciare
a scrivere un diario ed entro
la fine della mia corsa
dentro il mondo, finirei
per ripetermi
che nulla saprà più cambiare... posso
prendere fiato
o devo per forza sopprimere
la spietata luminosità
che non si fece scrupoli
nell'ignorare
tutto quella dolcezza a cui venni
strappato?... non
conto più le differenze
e già allora
dentro il mio bagaglio
c'erano solo chiavi,
coperte dalla fodera abrasiva
e corolle di caminetti
senza un bosco a cui pensare
quando anche l'ultima candela
avrebbe scelto
la via del silenzio... tu non c'eri,
e nemmeno noi... non
ci sono statue di questi giorni
e nemmeno stazioni
le cui cartoline di sughero
possano intenerire
la ragione di qualche avventato
straniero... vorrei potervi
tramandare che ho scelto di fare
tutto ciò che si è compiuto... vorrei
potervi tramandare
che nelle memorie del domani
l'acqua rimasta fuori dal cuore
abbia incontrato
un oceano di passaggio, e che io
sia stato solo invisibile
per qualche oscura dinastia
temporale... si facciano pure
avanti i fulmini e i tuoni, ho
ancora il quaderno aperto... (Venezia, 14.37, 19 Luglio 2019)