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venerdì 18 novembre 2022

The Cranberries, live Firenze 2002. L'alba (poetica) della notte

The Cranberries dal vivo

Una notte speciale. Delicata e intensamente condivisa. Sospesa. Le stelle brillavano ovunque e loro, The Cranberries, il 18 novembre 2002 mi cullarono nella mia nuova vita a Firenze.

di Luca Ferrari

Rock suffuso e graffiante. Bagliori poetici e condivisi. Tra i ricordi più intensi della mia esperienza di vita a Firenze, c'è il concerto dei Canberries. Accadeva vent'anni fa, il 18 novembre 2002. Trainata dal singolo Stars, era uscita da poco la raccolta "The Best of 1992-2002", cui seguì un lungo tour europeo. La rock band irlandese si presentò in gran forma nel capoluogo fiorentino, offrendo un show energico e allo stesso tempo delicato. Vorrei avere più dettagli da tramandare ma non ricordo molto di quello show. Ero lì insieme a un'amica, e c'era anche un'altra ragazza insieme a noi. A fine concerto mi comprai una bellissima maglia a manica lunga blu-azzurra con tutte le date del tour e una grande stella davanti. Un indumento che ancora oggi indosso e che si è conservato benissimo nella sfida del tempo.

A quel tempo mi ero trasferito a Firenze da neanche cinque mesi e dopo una prima esperienza collettiva, proprio in quei giorni avevo iniziato vivere da solo in un minuscolo monolocale. Uscivo pochissimo. Sembravo più un turista che non un neo-residente. Avevo da poco compiuto 24 anni. Ogni giorno aveva le sembianze di un piccolo miracolo. La sera facevo passeggiate solitarie in simbiosi con il walkman. Fino qualche tempo prima ero ancora nella mia natia Venezia senza orizzonti né convinzioni e oggi stavo cominciando una professione nella culla del Rinascimento. Un po' ricerca del grande amore, ricordo che avevo visto da poco il videoclip di You and Me e un live in cui la cantante era incinta che mi aveva molto toccato.

Mi piacerebbe poter scrivere (e ricordare a me stesso) che la mia esperienza toscana fu piena zeppa di momenti bellissimi ma le cose non andarono proprio così, e anzi si concluse nel peggiore dei modi. Quel concerto però, mi resterà sempre nel cuore. Avevo ancora l'innocenza di un bambino che si stava affacciando in un mondo nuovo. Ascoltavo i Cranberries da parecchio tempo e c'erano già canzoni come Promises, SalvationAnimal Instict che mi avevano segnato nel profondo. Adesso era diverso. Adesso li avevo dinnanzi a me. Adesso ero lì, padrone della mia vita. Un tutt'uno costante con i miei pensieri e le mie emozioni. Mi sentivo un predestinato per questa vita fiorentina e loro, i vari Leonardo, Dante e... Dolores (O' Riordan), un'ispirazione costante per le mie poesie.


ALBE DI FRAGILI INCANTI Spuntano le tracce... Ecco i germogli... siamo giunti a questo punto della storia assecondando macchine fotografiche usa-e-getta e ancora un po’ di timidezza prima di voltarsi... questo è stato il nostro ritorno, il mio ingresso... E anche se alle volte non ho potuto cantare perché mi ero innamorato della folla, è stato come se le mie strade si fossero trasformate nelle castagne di un'imperitura fiaba natalizia continuo a camminare, siamo ancora lontani... oh, c'è una mamma divenuta migliore perfino della sua rabbia... ha lasciato le sue promesse per ultime, forse per sfamare anche chi ci sarà dopo di lei... Posso rimanere un po' di tempo a occhi chiusi? Dirò al mio equilibrio di non immaginare nulla di diverso da ciò che sto provando ora...una pianura che rimbalza dolcemente sopra il fango più arboreo e camminatore ... Nessuno mi ha rimproverato mentre ero seduto questa volta ma ti ho fissata ugualmente anche quando avevo appena iniziato a dimenticarmi delle stelle... (Firenze, 18 Novembre 2002- Venezia, 18 Novembre 2022)

The Cranberries, live Supersonic 2002

mercoledì 9 novembre 2022

Pink Floyd, a lezione da Another Brick in the Wall

I giovani protagonisti del videoclip Another Brick in the Wall (Pink Floyd)
Un giorno cruciale nella recente storia europea. Distruzione e crollo furono sinonimo di unità e divisione. Ancora una volta il 9 novembre risuona Another Brick in the Wall (Pink Floyd).

di Luca Ferrari

Il 9 novembre 1989 crollò il muro di Berlino (Germania dell'Est), simbolo dell'Europa divisa. Il 9 novembre 1993 venne fatto saltare in aria il ponte di Mostar, per evidenziare la divisione tra cristiani e musulmani durante la guerra dei BalcaniUnione e divisione ricadono nello stesso giorno. In questo giorno così importante voglio scrivere qualcosa di brutalmente sincero senza troppi preamboli. In questo giorno di gloria e incubo, ispirato dall'immortale Another Brick in the Wall (Pink Floyd), ho deciso d'istinto di scrivere qualcosa. In questo giorno così emblematico, non riesco a non pensare che i muri siano ancor più alti rispetto a quando ero un ingenuo adolescente, e che a parte l'economia, il resto sia solo terreno di scontri che non sanno venire a capo di nulla.

Nei miei 9 novembre passati, un posto d'onore ce l'ha sempre Wind of Change (Scorpions) dove la speranza di una svolta epocale permea l'atmosfera una delle canzoni rock più belle e intense di sempre (assolo incluso), ma oggi la rinnovata voglia di guerra fredda sta attraversando l'Europa. Reale o l'ennesima merce (s)venduta al pubblico per sfiancarci? Basta guardare l'aumento dei prezzi dei generi di prima necessità per comprendere che qualcosa non va e che ci stanno propinando l'ennesima razione indigesta di menzogne. Allora sì, voglio i Pink Floyd e dopo le marce statiche, è giunta l'ora di ribellarsi e prendere in mano il nostro mondo, togliendolo al controllo di burocrati guerrafondai.

La storia di Another Brick in the Wall non si è mai fermata e negli anni passati, co-fondatore della band inglese, il bassista Roger Waters, concesse l'utilizzo gratuito della canzone alla giovane band Blurred Vision per ribellarsi alla feroce dittatura iraniana, non a caso dedicata alle donne e i giovani che si oppongono al rigido regime e non a caso chiamata: Another Brick In The Wall pt.2 (Hey Ayatollah Leave Those Kids Alone). Una delle tante pagine dove il popolo soccombe alla truce mano oscurantista e l'arte onora il croaggio di chi si ribella a tutto questo.

Sto riguardando il videoclip di Another Brick in the Wall e dopo l'inquietudine per noi ragazzini finiti nel tritacarne della falsa istruzione (indottrinamento), sento l'eco della vera libertà dei giovani uscire dai binari e distruggere i banchi. Corrono verso la vita. Scomposti e autentici. Alle loro spalle, allora come oggi, macchine umano-infernali con il solo obiettivo di depredare ogni cosa, allentando ogni tanto la cinghia e risollevando la frusta al momento opportuno. Questo è quello che non crediamo. Ci sbracciamo ancora, poveri illusi, convinti ci sia una qualsivoglia ideologia dietro. Il mondo è di chi fa l'economia e noi marciamo per arricchirli, stop. Questo è quello che è sempre stato e lo è ancora. Possiamo provarlo a cambiare?

LETTERA AL MIO PASSATO SCOMPOSTO il mondo ci ha voltato le spalle siamo stati noi... sono stati loro... ...siamo davvero così speciali da poter cambiare ancora?

ho sbagliato strada,

ho perduto la possibilità di azzuffarmi

con le domande

più sincere…perché dovrei tornare indietro,

oggi sono sempre meno solo

e voi avete comprato un altro fucile

virano le nuvole

sopra il testamento del presente...

ho tolto tutti i cassetti

da sotto il letto

e non mi sento diverso da come

sono stato...

le fiammelle custodite

tra le rughe del nostro inchiostro

sanno ancora disegnare

terra bagnata e sarcofagi

... è tutto una promessa già estinta

pensavo mi sarei rivolto in modo più profondo ai miei sogni,

pensavo mi sarei saputo aprire

come un tempo

facevo con un'amica... pensavo

sarei stato capace

di sognare ancora insieme a voi

chiedo per terzi... quanto sangue

gli sarà ormai rimasto

per controllare la rivolta del nostro tempo?

...

(Venezia, 9 novembre 2022)

Pink Floyd, Another brick In The Wall

Another Brick in the Wall (Pink Floyd)

Il cofondatore dei Pink Floyd, il bassista Roger Waters

venerdì 28 ottobre 2022

Marilyn Manson, This is Halloween

Jack Skeletron This is Halloween in Nightmare Before Christmas

Esiste qualcosa di più a tema di vedersi il 31 ottobre "Nightmare Before Christmas" di Tim Burton? Sì, ascoltare la canzone This is Halloween fatta da Marilyn Manson.

di Luca Ferrari

Ai miei tempi di bambino non c'era la festa di Halloween. Sarebbe stato divertente vestirsi da creatura dell'orrore e andare di casa in casa con amici, dicendo scherzetto o dolcetto. Questa festa d'importazione anglofona ormai è un must anche in Italia e complice la presenza di un pargoletto nella mia vita, appena ha avuto qualche anno di età, abbiamo cominciato a festeggiarla. Oggi a casa nostra, faremo un bella merenda dell'orrore. Colonna video-sonora a getto continui, lui, quel Nightmare Before Christmas di Tm Burton che tanto piace al mio figlioletto, a cominciare dalla canzone iniziale: This is Halloween. Un'autentica meraviglia, coverizzata anni dopo dal "reverendo" dark Marilyn Manson.

Per la mia prima incursione musicale nelle atmosfere Halloweenesche, mi affidai all'indiscusso Sovrano di codeste atmosfere, ossia Alice Cooper e la sua epica Hey Stoopid, dove Mr Vincent Damon Furnier le cantava a un "amletiano" teschio agli inizi degli anni Novanta. Ripensando a questa festa però, non può non venire in mente il leggendario film The Crow dove nel giorno di Halloween si consumava la fine e la ressurrezione di Eric Draven. Se nulla e nessuno potrà mai eguagliare Burn dei The Cure, Gold Dust Woman delle Hole celebrò il secondo cine-capitolo, decisamente meno efficace sul piano cinematografico, ma sontuosa nella resa musicale con una Courtney Love decisa e di chioma corvina, affiancata al basso per la prima volta da Melissa Auf der Maur

E veniamo ai giorni più recenti. Da qualche tempo ormai, avevo scoperto (per caso) questa meravigliosa cover dei MM, sbarcata nel lontano 2006. Difficile trovare una canzone che Marilyn Manson non abbia saputo darkizzare a suon di rock potente, a cominciare dall'immortale Sweet Dreams (Eurythmics) e toccando poi altri capisaldi del genere: Tainted Love (di Gloria Jones, reso celebre dal duo inglese Soft Cell), Five to One (The Doors) e Personal Jesus dei Depeche Mode. Adesso è il turno di This Is Halloween, uscita in occasione dell'edizione speciale della colonna sonora di Nightmare Before Christmas, la cui versione originale fu scritta e musicata da uno degli indiscussi geni delle soundtrack, il compositore Danny Elfman. Adesso è il turno di Jack Skeletron.


CASA MIA, MAGIA NOSTRA

c’è un mostro

per me, c’è un mostro

per tutti noi

… c’è ancora un mostro

da isolare

e rintanarsi felici nelle fauci

di un bambino ben educato

viaggio sopra il mondo,

te lo prometto

figlio mio, non mi farò prendere

a cannonate… sarò

al tuo fianco ogni giorno,

guarderemo

l’alba sorridere alla notte,

giocheremo insieme con l’oscurità disegnando luoghi fantastici

tutt’attorno i sogni

del tuo presente… è

sempre la stessa storia moderna,

un’anima

cambia per un’altra...

sulle cicatrici 

delle mie lune dialogate,

spensierate crepe di arcobaleni

saltellano sui camini

nel primo diverbio della giornata

che cosa vuole 

questo esercito di sabbia?

Non ha idea

di cosa lo aspetti… Ha passato

troppo tempo a disdegnare

ciò che lo aspetta e oramai

non riuscirà

a portarlo a termine..

stiamo volando, o stiamo

semplicemente 

raccontando una storia

che è già cominciata

(Venezia, 31 Ottobre ‘22) 


Marilyn Manson, This is Halloween

Zucche di Halloween (This is) da Nightmare Before Christmas

venerdì 21 ottobre 2022

Neil Young, Rockin' Human Race

Neil Young & Crazy Horse

Viaggiare è rock. Nulla come una verace canzone rock può accompagnare un viaggio. Eccomi on the road verso la Slovenia. Ad accompagnami, Human Race di Neil Young & Crazy Horse.

di Luca Ferrari

Barn è in questo momento l'ultimo album pubblicato da Neil Young & Crazy Horse, ma già nel vicinissimo orizzonte si prospetta il 41° album dell'artista canadese, World Record, in uscita il prossimo 18 novembre e prodotto da Rick Rubin. Seguirà l'attesissima edizione speciale per il 50° anniversario di Harvest, che uscirà il 2 dicembre 2022 e di cui, già vi anticipo, verrà pubblicato nello stesso giorno, qui, su Live on Two Hands un articolo che sarà indimenticabile . Ormai il tempo per ascoltare è poco e quasi sempre avviene durante i viaggi su quattro ruote. Barn è nata così, e Human Race in particolare mi riporta sugli incredibili scenari lunari dell'isola di Pag, in Croazia.

OGGI SIAMO NOI

non c’è ancora nessuno… la strada

sottintende lusinghe… sono introverso e abbastanza positivo

che cosa fanno 

ancora le nuvole alla corte

dell'alba?

Pensavo fossimo tutti liberi

e invece

ci sono ancora troppe fila

per i templi e le pistole laser

dietro di me vedo ancora 

canini, itinerari marciti, 

giocattoli e qualche menù gourmet

senza nessuna privazione

a che ora 

si sveglieranno gli altri soli

questa notte?

qual è la lezione

che non ho ancora imparato...

il presente della gente,

i collage del domani… quale

sarà il tuo nome

quando sarai davanti alla mia porta?

… Sono ancora molto provato.

Gallerie sotterranee

scambiate per ninnoli

sono rimasti come moneta di scambio.

Voglio stringermi

accanto a loro… Sono accovacciato,

e proteso... Guarderò

la luna ancora un po’... Sto

facendo ordine

nelle mie battaglie.. gli stessi giorni

che vivremo ancora insieme (Venezia, 21 Ottobre '22)

Human Race, by Neil Young & Crazy Horse

On the road sull'isola di Pag (Croazia) © Luca Ferrari

venerdì 14 ottobre 2022

Megadeth, Cryptic Writings Tour '97

Dave Mustaine, voce-chitarra dei Megadeth

Heavy metal puro e sincero. Venticinque anni fa, al Palavobis di Milano, il 14 ottobre 1997, i Megadeth portarono in tour il nuovo album Cryptic Writings e io ero lì. 

di Luca Ferrari

Uno dei miglior concerti cui abbia mai assistito. Venticinque anni fa, assistetti al mio primo concerto dei Megadeth, capitanati dallo strabordante cantante-chitarrista "Mega" Dave Mustaine insieme a Dave Ellefson al basso, il virtuoso delle sei corde Marty Friedman alla chitarra solista e il possente Nick Menza (1964-2016) alla batteria. Come per moltissime altre band che mi garbano tutt'ora, il primo incontro coi Megadeth non fu di autentico amore, poiché colpevoli della sbeffeggiante Go to Hell (strepitosa) indirizzata ai Metallica. Ci misi poco a conoscerli davvero e appassionarmi del loro sound, molto di più dei rivali di Frisco. E ora, avvolgiamo il nastro a quel fatidico 14 ottobre 1997, a Milano, per un imperdibile racconto.

La fiamma del rock iniziava a languire. In quell'autunno impazzava l'insopportabile nenia disco danese di Barbie Girl (Aqua) mentre noi, come una tribù relegata sempre più ai margini della società musicale, credevamo ancora di poter fare qualcosa. Non sono tanti i concerti che ho condiviso, in particolare prima di conoscere la mia dolce metà. A parte gli Iron Maiden, il resto fu sempre in solitaria, con la grandiosa eccezione dei Megadeth. Per loro ci mobilitammo in 4, tutti bardati di nero in partenza da Venezia su rotaia. Di questi ne conoscevo solo uno. Mai potrò dimenticare lo sguardo di una vecchina quasi arrivati a Milano Centrale nel vederci, e subito tranquillizzata dal bonaccione del gruppo che le disse in un eloquente dialetto: "Come sea, siora! Stia tranquilla, xemo bravi fioi". Ed era vero, cuore metallaro ma pezzi di pane dentro. 

Il 1997 fu anno musicalmente molto difficile. A risollevare le sorti del genere, ci pensarono proprio loro, i Megadeth, sfornando l'attesissimo seguito di Youthanasia (1994), il disco che li aveva sdoganati al grande pubblico. Pur essendo meno orecchiabile del predecessore, Cryptic Writings si discostava parecchio anche dai vari Countdown to Extiction (1992) o Rust in Peace (1990), con meno assoli lunghi ma altrettanto affilato. L'album mi piacque fin da subito, in particolare le canzoni Trust, I'll Get Even e A Secret Place, tutte diventate colonne portanti delle mie passeggiate solitarie. Inevitabile che quando circolò la notizia che la band sarebbe venuta in Italia, non mi lasciai sfuggire l'occasione e così iniziò l'avventura. 

Un passo indietro. All'epoca, miei cari youtbers-cheneso-ers o hipster, non c'era internet e se volevi conoscere della musica, avevi due strade percorribili: comprarti riviste e avere amici che ti passassero cd e cassette. Coi Megadeth andò esattamente così. Iniziai da Hidden Treasure e Youthanasia, andando poi a ritroso grazie alla decisiva presenza di un'amica. Logico che quando arrivò Cryptic Writings, che per uno che scrive il titolo era un invito al paradiso, fossi già al corrente del disco e non vedessi l'ora di ascoltarlo. Quando andai al mio primo concerto rock, gli Iron Maiden a Pordenone '95, vidi un ragazzo che rivolgendosi alla mia amica con cui ero venuto, le disse che file di ore e ore le avrebbe fatte solo per i Megadeth. All'epoca li snobbavo, eppure due anni dopo ero lì.

Il pre-concerto fu di attesa. Fummo anche avvicinati da tre fanciulle di cui ricordo bene la "capa", talmente esasperante e ossessionata sul fronte musicale (metal, metal e solo metal), da farmi venire voglia di dire apertamente che ascoltavo anche le peggiori oscenità commerciali, solo per darle fastidio. Ok, lo ammetto. Ho provato a cercare in rete la scaletta del concerto ma non l'ho trovata e l'unica, discutibile, non coincide con i miei pensieri. A distanza di 25 anni la mia memoria non può certo fare faville. Quello che sono ancora convinto di aver assistito è una versione subnormale di Peace Sells, interrotta prima della parte finale per suonare Hangar 18, e all'ultima nota della suddetta, ripresa la prima, chiudendo il tutto con il pubblico letteralmente in visibilio (io ero uno fra quelli).

Aldilà delle canzoni, una più massiccia dell'altra, ricordo con estrema nitidezza la sensazione di essere parte di una gang, ma sia chiaro: non quel branco di patetici vigliacchi dei giorni contemporanei che sanno solo aggredire persone singole per il gusto di rubare e mettere in rete pestaggi, dimostrando non si sa bene quale forza. Il metal è sempre stato un genere molto esclusivo e come disse lo stesso James Hetfield (Metallica), il più ottuso. Io e altri tre tizi incrociammo le nostre strade dinnanzi all'heavy metal sincero dei Megadeth e a fine concerto mi portai a casa anche una meravigliosa t-shirt che ho indossato fino a quando non si consumò del tutto, prestando a uno sconosciuto anche le poche lire che gli mancavano per un analogo acquisto. 

Rispetto al concerto romano dei Pearl Jam (12.11.96), dove fummo letteralmente abbandonati al nostro destino, la città di Milano si dimostrò avanti, facendo iniziare e terminare il live a un orario tale che tutti potessero prendere la metropolitana e quanto meno arrivare alla stazione. Così facemmo, infilandoci poi da un McDonald's nei paraggi. Qui, memore della fresca esperienza anglo-culinaria dell'Ocean Catch (ottimo) di Londra, puntai sul pesce, commettendo però un errore madornale. Un cibo di cui mi resterà la nausea per giorni e giorni, e come vedete lo ricordo con estrema chiarezza. Le ore passavano e noi pazienti, attendevamo di partire senza fare nulla di particolare. Parliamo del concerto, un po' di noi e spesso usciamo dal locale per fumare qualche sigaretta (era freddino).

Decidiamo di aspettare il primo treno diretto per Venezia, evitando l'opzione del cambio a Verona nel cuore della notte. Quando saliamo, il convoglio è stracolmo e siamo tutti stanchissimi. Senza remore, ci distendiamo a dormire per terra nei lunghi corridoi fino a quando, proprio nella città scaligera, il treno si svuota e di forza occupiamo uno scompartimento. Eh sì, a quel tempo gl'Intercity avevano queste "stanzette". Uno del gruppo però, ha la brillante idea di levarsi gli anfibi lasciando emergere aromi inenarrabili e obbligandoci ad aprire il finestrino (all'epoca si poteva, ndr) per goderci il vento gelido della notte. Il viaggio proseguì poi con tutti noi in orizzontale addormentati, dopo aver aperto le due file di poltrone da 3 ciascuna.

Torniamo tutti (credo) al Lido di Venezia, l'isola del festival del cinema. Salutati i compagni di avventura, i pensieri bussano subito vigorosi dopo questa parentesi metal. La stragrande maggioranza dei miei più cari amici viveva ormai a Londra e io sentivo che una prima grande fase della mia vita si era ormai conclusa. In effetti dall'autunno 1997 all'autunno 1998 sarà un periodo di transizione molto complesso ed estremamente doloroso, fisico incluso, che inevitabilmente iniziò a cedere sotto il peso dei troppi pensieri. In parallelo il rock era sul viale del tramonto, a livello di popolarità intendo, pronto ormai per essere messo in naftalina.

Dopo quella prima volta, tornerò a vedere i Megadeth in altre due occasioni: come special guest del reunion tour degli Iron Maiden con i rientranti Bruce Dickinson e Adrian Smith nel 1999 ancora a Milano (concerto vinto gratis grazie a un concorso di una rivista musicale), quindi esattamente dieci anni dopo nel 2009, sempre nel capoluogo lombardo, insieme a Testament e Judas Priest, ma queste sono altre metal-stories di cui vi parlerò in altri articoli. Adesso voglio concedermi qualche minuto di Megadeth sonoro ad alto volume, ripensando a quel giorno, e mescolandolo alle sensazioni del momento qualche step di attualità poetico-umana. Prenderò in mano qualche vecchia agenda facendo sprigionare ogni virgulto di confusa ispirazione, poi mi alzerò e continuerò sulla mia strada...

IL MIELE DI PANDORA

strade arpionate

nel digiuno agguerrito

di una megalomania fraterna

ed evocativa... nessun respingimento, i

responsabili si fanno avanti

in mezzo a pensieri necrotizzati...

che cosa è stato ritrovato

di così sentenzioso

da rendere l’amore in cui credevamo

una mostruosa creatura

senza nemmeno più la notte

verso cui retrocedere?...

sono sempre stato alla ricerca

di parole che mi potessero salvare

… stavo solo

cercando le parole perfette

che nascondessero

il paradiso

in una qualche tregua delle mie lacrime

mimesi di se stessi, sono stati chiamati a raccolta...

non si ricorderanno

di nessuno di voi e non hanno mai

avuto intenzione di farlo

… è il tepore della solitudine lasciata raffreddare sul grasso degli arbusti

dentro cui ci siamo incamminati… 

siete venuti qui tutti 

insieme? Avete ancora

intenzione di farlo? Non

avete riconosciuto

il mio segnale distintivo…

tutto quello che s(oc)corre

è il mio cuore furioso

per e contro di voi… ogni onesta longitudine

delle mie affermazioni agnostiche

si eleva… protegge

senza preghiere... avanza (Venezia, 14 Ottobre 2022)


Trust, by Megadeth

La maglia dei Megadeth direttamente dal concerto © Luca Ferrari
Il biglietto di andata Venezia-Milano per il concerto dei Megadeth © Luca Ferrari
Milano, la cena post concerto dei Megadeth © Luca Ferrari

domenica 2 ottobre 2022

D'You Know What - Oasis - Mean?

Oasis Do You Know What I Mean?

Quando arriva il vento freddo dell'autunno, la prima canzone a venirmi in mente è la Bristish-plumbea D'You Know I Mean? degli Oasis.

di Luca Ferrari

Un elicottero in volo o forse più di uno (sto andando a memoria senza andare a rivederlo... per ora!). Zone di periferia inglese e persone in fuga, o comunque di corsa. Fumogeni. Il ciclone del Brit Pop non mi ha mai travolto né particolarmente interessato (troppo fedele al sound di Seattle per cambiare così, all'improvviso). Impossibile non conoscerli, certo, ma di qui ad ascoltarli con attenzione, proprio no. A farmi cambiare idea ci pensò una delle band simbolo, gli Oasis, nell'album più difficile della loro carriera. Be Here Now (1997), quello in cui avevano gli occhi del mondo addosso dopo i successi di "Definitely Maybe" e "(What's the Story) Morning Glory". A trainare verso il mio gradimento, una ballata rock lenta e distorta, Do You Know What I Mean?.

Morale, ciò che facevano i fratelli Liam e Noel Gallegher era affar loro ma a quel tempo MTV esisteva ancora e la guardavo, così quel video, volente o no(e)lente, mi arrivò. L'atmosfera si sposava molto con i miei pensieri. Il giovane cantante Liam era proteso in avanti com'era tipico della sua postura davanti al microfono e la canzone non era così melodica né accattivante come le varie Roll with it o Wonderwall, successi planetari della band di Manchester, anzi. Il sound aveva un ché di distorsione che iniziò a farmi apprezzare gli Oasis, o comunque considerarli. E in effetti negli anni a venire, altre canzoni entrarono nel mio parterre di protette: Little by Little, Don't Let it Out, Lyla, la strepitosa The Importance of being Idle con l'attore gallese Rhys Ifans nel video. 

Adesso è il momento di riprendere il cammino sulle note di D'You Know I Mean? degli Oasis. E anche se su Youtube è presente una versione rimasterizzata, io riparto da quella meno visivamente impeccabile, ma più veritiera.

LA TEMPESTA ASCOLTA LA COMPRENSIONE

stato di richiesta... un desiderio

in attesa di comprendere

il perché dell’assenza

delle tende

dinnanzi alle esplosioni... le mine nel bambino del mio respiro potrebbero indicare una fine, ma oggi non è quella giornata

l’aggressività del mondo

è un fulmine

dove la terra è incastrata

e il mare

è incapace di riversare

le sue lacrime vuoi ancora tenermi d’occhio o un giorno pensi di poter liberare i demoni da sotto il il mio letto


ho appena saputo che tutte le luci a intermittenza saranno sostituite da migrazioni artificiali…

non c’è ancora abbastanza polvere da sparo

nei pugni che ho seppellito

nella gola

di ogni lacrima dichiarata

dispersa


non resterò incompiuto,

non resterò a svolazzare

sopra i resti

delle certezze infrante

senza che la strada

non si faccia d’improvviso

troppo tumultuosa

(Venezia, 2 Ottobre ‘22)

Do You Know What I Mean, by Oasis

Oasis Do You Know What I Mean?
Noel Gallagher (Oasis) Do You Know What I Mean? 
Oasis Do You Know What I Mean?
Liam Gallagher (Oasis) Do You Know What I Mean? 

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