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venerdì 3 febbraio 2023

Yield (1998) – It's evolution, Pearl Jam

Yield (1998, by Pearl Jam)

Yield, il quinto album dei Pearl Jam, uscì il 3 febbraio 1998. Un primo poetico ascolto in spiaggia poi, per il sottoscritto e la band di Seattle, arrivò il tempo del primo doloroso addio. 

di Luca Ferrari

L'attesa del nuovo disco. Il negozietto vicino a campo Manin, a Venezia, al cui titolare avevo chiesto di mettermi via la prima copia. Il primo ascolto nello scomodo cd portatile, in spiaggia. Tutto bello. Tutto dannatamente poetico. Tutto infinitamente agonizzante. Dopo cinque anni vissuti oltre modo intensamente dentro la musica dei Pearl Jam (e dei Nirvana), ero arrivato al limite e Yield, quinto album della band di Seattle, uscito il 3 febbraio 1998, segnò la fine della mia prima grande epopea. Come l'immagine del singolo Given to Fly, mi sembrava che quel mio mondo stesse sprofondando via. Scappando per sempre. Era davvero così? A quel tempo, sì. Briciole di strada e vita si stavano contorcendo. Grandi cambiamenti all'orizzonte mi attendevano. In quei primi giorni di febbraio '98 però, solo il (quasi) nulla.

Delle mie tante vite vissute, il 1998 fu un anno a dir poco straziante. Gran parte delle mie (poche) certezze s'infransero e ciò che è peggio, il mio fisico iniziò a pagarne il prezzo. Dalla mente alla carne e viceversa, i pensieri presentarono il conto alla "pancia" e il risultato fu devastante. Furono mesi difficilissimi, di rinunce costanti. Nulla funzionava più come prima. Il baluardo della musica dei Pearl Jam non era che una caduca candela in una giornata ossessivamente assolata che nulla voleva da me. Per me. Quelle canzoni, dove spiccava la chitarra di un tragicamente malato Mike McCready (morbo di Crohn), provavano a ispirare forza ma non c'era più nulla da fare. Mi dovevo allontanare. Se avessi voluto nuovamente entrare in sintonia con quel sound, avrei dovuto morire e rinascere. 

Fin dal mio primo ascolto dei Pearl Jam, ho sempre sentito una grandissima affinità con Stone Gossard. Vuoi per la "faccia pulita" e quell'aura di rock-normalità che ho sempre condiviso, una volta entrato in possesso dei dettagli dell'album, non mi sorprese neanche un po' che tre delle quattro canzoni che reputo le più significative, lo vedano tra gli autori: Do the Evolution, In Hiding e All Those Yesterdays. Com'era tipico della band, anche il passaggio dal precedente No Code a Yield, vide un cambio di sound notevole fin dalla prima canzone e sebbene le tracks acustiche avessero ancora qualche reminiscenza NeilYounghiana, nel complesso fu un viaggio unico, come sempre. Mai spensierato. Capace d'ispirare nuove espressioni interrogative. Yield è: 

  • Brain of J. (McCready, Vedder) - 2:59: rock, un ottimo intro.
  • Faithful (McCready, Vedder) - 4:18. Mi ha subito conquistata con un'impostazione anni '70.
  • No Way (Gossard) - 4:19
  • Given to Fly (McCready, Vedder) - 4:01
  • Wishlist (Vedder) - 3:26. Non era il momento giusto. Mi entrò nell'anima un anno e mezzo dopo, scorrazzando per il Salento notturno dopo una gloriosa primavera.
  • Pilate (Ament) - 3:00. Psichedelica
  • Do the Evolution (Gossard, Vedder) - 3:54. Il capolavoro. Un autentico capolavoro, canzone e soprattutto video. L'essenza dei Pearl Jam più riottosi e controcorrenti. Nell'epoca del dominio incontrastato del Brit Pop, Spice Girls & co, i Pearl Jam cantavano qualcosa di unoi
  • Untitled (The Color Red) (Irons) - 1:06
  • MFC (Vedder) - 2:27
  • Low Light (Ament) - 3:46
  • In Hiding (Gossard, Vedder) - 5:00: evocativa, è dire poco! 
  • Push Me, Pull Me (Ament, Vedder) - 2:28
  • All Those Yesterdays (Gossard) - 7:50. La perfetta chiusura. Il passato era troppo ingombrante.  

All'epoca, ogni nuovo cd era salutato da lettura approfondita di riviste specializzate, i cui pezzi originali o fotocopie venivano rigorosamente incollati sull'agenda di turno. Con la complicità dei testi in italiano nel booklet, di cui poi il cantante Eddie Vedder credo non sia rimasto troppo soddisfatto, passai al ricopiare i testi in quel momento più significativi. Scrittura nella scrittura. E poi c'era ancora il piccolo schermo. In qualche insulso programma giovanile, Given to Fly non aveva ovviamente video (il rifiuto della band era ancora in corso) e fu passata mettendo l'immagine corrispondente del booklet (sempre grandioso). Per vedere finalmente un video autentico, avremmo dovuto aspettare l'autunno e qualche tarda ora per ammirare il censuratissimo Do the Evolution, in quello che fu un assaggio del perbenismo sempre più imperante e dilagante.

La musica è una strada senza confini dove l'unica precedenza da osservare è l'onestà della propria anima. Un incontro ancora da materializzarsi ha trovato la sua collocazione. Una lettera che ha continuato a scriversi è stata recapitata. Le notte, l'alba, un'esplosione di stelle. Ha davvero importanza l'istante esatto? "Yield? Credo che quando uscì nel 1998 non lo abbia nemmeno più di tanto considerato" lei racconta, "A quell’epoca i Pearl Jam erano sì, un gruppo famoso e che conoscevo, ma non significavano ancora quello che oggi rappresentano per me. Eppure, oggi, quando penso a Yield penso a un viaggio, proprio come su quella strada in mezzo al nulla della copertina. Il ricordo torna indietro di 10 anni e qualche mese. Sto facendo un giro tra Marche e Toscana e casualmente nel cruscotto della macchina di quello che all’epoca era la mia dolce metà, rovistando tra i cd, trovo sia Vitalogy che Yield. - Ma dai, non ti facevo un amante dei Pearl Jam! -  gli dico, io che da 3 anni, grazie a un grande amico avevo riscoperto questo gruppo che per me è diventato fondamentale. Faccio partire Yield e ricordo che quei 3 giorni di viaggi, in mezzo all’Italia, sono stati scanditi da brani che stavo cominciando a sentire davvero miei".

"La traccia 4, Given To Fly, parte proprio su una strada come quella della cover di Yield, anche se davanti a noi si staglia la gola di una montagna" prosegue nel racconto, “I’ve made to the ocean, had a smoke on a tree, the wind rose up, set him down on his knees” mi colpisce, davanti a quella gola, “like a fist to the jaw”. Tra due pareti di roccia, sento Eddie che fa salire la voce “deliver him wings, ehi, look at me now!” e sento le ali anche io, mente la macchina corre. Mi sembra di correre sul dorso di un cavallo al galoppo, libero come mi sento libera io in quel momento. Potrei andare a 200 km/h, sarei comunque più lenta del mio cuore che batte. La canzone scorre e io resto imbambolata, tramortita da quel brano. E anche se poi con la dolce metà è finita, “the love he receives is the love that is saved” è una frase che ancora oggi è un mantra, perché l’amore che riceviamo, da chi ci piace, da un amico, da qualcuno a cui teniamo, è amore che si (e ci) salva. Sempre. Come quello che ho sentito attorno a me, un giorno di giugno di quasi 5 anni fa, mentre cantavo questa canzone, per la prima volta all’Euganeo di Padova, circondata dall’amore di tutte le persone a cui voglio bene ed erano lì con me".

In una classifica degli album dei PJ, Yield non lo metterei tra i miei preferiti. Di sicuro dopo i primi quattro e Riot Act. I ricordi non aiutano. Eppure, in quel video di Do the Evolution dove alla fine sbucava un cartello stradale con la scritta Yield bucherellato dai proiettili, ho sempre tratto molta ispirazione. Nello sfascio di un mondo, un gesto di rivolta emergeva e lottava. Era a pezzi ma s'innalzava. Potevo lottare e allo stesso tempo sanguinare? No, all'epoca non lo ritenevo fattibile. Quella stessa canzone, parecchi anni dopo (2006), la udì all'aperto (a cui seguì la possente Cowboys from Hell dei Pantera), in una fredda serata autunnale mentre parlavamo di diritti umani. Ero sopravvissuto e i Pearl Jam a quel punto, erano pronti per un altro segmento di nuova storia. Adesso però, chiudiamo questo capitolo con un'ultima considerazione. Ascoltai il cd. Non nel mio solito posto, ma direttamente in spiaggia. Sulla battigia. C'era anche un palloncino rossa che svolazzava. Tornai a casa. Ero stanco e abbattuto.

Ascoltai Yield nei primi mesi dell'anno, febbraio e marzo, poi lasciai stare. Mi resi conto che ciò che sentivo era troppo complesso e difficile, e la musica di quella band non faceva altro che alimentare un'emorragia ormai senza controllo. La poesia cercava una nuova direzione. Il mondo correva troppo. Il mondo sembrava non volersi più soffermare sul dolore, e in un impeto contagioso di superficialità Ottantesca, non ne volesse più sapere delle anime fragili. Io andai per la mia strada e anche se avevo accantonato la band che più degli stessi Nirvana aveva cementato la mia anima, quel cuore avrebbe continuato a battere. Yield segnò la fine della mia prima epoca coi Pearl Jam e della mia seconda vita. Ci sarebbe voluto il viaggio più impensabile in un luogo sperduto tra le colline siciliane per ricominciare ad avvicinarmi. Guardarli con timore, aspettare ancora qualche mese per ricominciare a viverli davvero. It's evolution, baby.


FRAMMENTI DI MONDO SENZA ZERI

scariche intraterrene,

spiegazioni immerritate…

fammi immolare

per la mia stessa vita,

la strada

non riconosce gli alberi,

ostilità autentica

alle proprie deviazioni… disconosco,

i ragionamenti

hanno fatto il loro tempo

… un totem nel deserto, ti fermeresti a rincuorarlo? ... un totem imbalsamato, proseguiresti a ignorarlo?

l’istinto

si è arenato… perché

credi me ne voglia

ancora andare?

Perché credi

abbia sempre voluto

andarmene?

il mio sangue

ha ancora la precedenza,

solo che questa volta

non gliel’ho chiesto io

… il mio sangue

è ancora la sola parte

invisibile ed emersa

che avete finito

di non vedere

sto interrogando

il mio passato più tattile…

mi sono immedesimato

nella mostruosità

di un sono schiacciato

tra gli arbusti bruciacchiati

… sto imprimendo

una ignara e disordinata

velocità, potrei arrivare

a non raggiungere

più la riva

                                (Venezia, 3 Febbraio ‘23)

All Those Yeterdays (Pearl Jam)

Agenda 1998, testi di Yield ricopiati a mano © Luca Ferrari
Agenda 1998, testi di Yield ricopiati a mano © Luca Ferrari
Agenda 1998, testi di Yield ricopiati a mano © Luca Ferrari
Booklet di Yield (Pearl Jam) © Luca Ferrari

lunedì 23 gennaio 2023

Dream On (Aerosmith), la forza dei sogni

Steven Tyler (Aerosmith) canta Dream On

Sogna e continua a sognare. Fallo oggi finché il mondo non sarà quello che vogliamo. Oggi, 23 gennaio, voglio aggiungere un alto sogno insieme a te. Dream On (Aerosmith), guidaci tu.

di Luca Ferrari

Sognare è l'essenza della vita. Realizzare i propri sogni, qualcosa fuori dall'ordinario per cui vale sempre la pena lottare. Nella classica ballad rock Dream On, c'era più Eminem che Aerosmith nella mia vita, ma questo solo in principio. La band capitanata dal cantante Steven Tyler e il chitarrista Joe Perry era ben nota al mio udito, solamente non mi ero mai soffermato davvero sulla suddetta. C'è voluto il rapper di Detroit e la sua strepitosa cover personalizzata, Sing For the Moment, per spingermi ad ascoltare l'originale come si deve. Oggi siamo appena al 23 gennaio. Tra undici mesi esatti io dovrei essere in viaggio, o comunque in partenza. La destinazione vi sarà rivelata se realizzeremo questo sogno. Ecco lo spazio bianco per dirvi dove sono/dove starò andando:

x?x

Su questo giorno così speciale ho qualcosa di sinceramente unico da dire e scrivere, ascoltando una fantastica versione sinfonica di Dream On con gli Aerosmith al gran completo e il direttore d'orchestra Michael Kamen, già con Bono e Pavarotti in Miss Sarajevo e i Metallica nel doppio live con l'orchestra sinfonica di Sam Francisco (S&M).

I TUOI SOGNI SONO I NOSTRI SOGNI

frattaglie luminose,

un collage dove il mondo

non sia una ritorta profezia

… ci proveranno ancora

 e non saranno mai sazi


disegna i tuoi sogni

sulla neve,

non so cosa sia il sole,

nessuno mi ha presentato

la tempesta,

disegna i tuoi sogni sull’acqua...

non mi inginocchierò mai

dinnanzi ad alcuna esplosione atomica

quando è cominciato

il tuo primo sogno?

c’era una bambola vicino

al tuo letto, un’annotazione

per l’ultimo secondo

o era solo una flebile sveglia umana...

sono passati

appena pochi giorni

ma non ho nessuna intenzione

di smettere

di sbiancare le nostre ali

… sono solo angoli

o c’è almeno una ruga...

non ti porterò via le tue lacrime

non ti porterò via le tue risate

sono pronto

a spostare l’orizzonte

dovunque tu voglia… non

ho mai voluto giocare,

questa leggenda

è solo l’inizio

della continuazione

della storia… oltre te stessa,

oltre i nostri cuori,

siamo decisi e inarrestabili  (Venezia, 23 Gennaio ‘23) 


AerosmithDream On

mercoledì 18 gennaio 2023

Spirit - Cavallo selvaggio

Il cd della colonna sonora originale di Spirit © Luca Ferrari

Un colpo di fulmine immediato, tonante come il suo equino protagonista. La colonna sonora del film Spirit - Cavallo selvaggio (2002) è pura poesia umano-musicale.

di Luca Ferrari

Coraggio. Libertà. Passione. Tutto questo è Spirit - Cavallo selvaggio (2002, Spirit: Stallion of the Cimarron), film diretto da Kelly Asbury e Lorna Cook per la DreamWorks Animations. Fu un amore sbocciato ancor prima di vederlo. Fu un amore incontenibile quando, finalmente davanti al grande schermo, iniziai ad ascoltare le canzoni e poi sul CD della colonna sonora. Il cantautore canadese Bryan Adams insieme alla collega Sarah McLachlan, il compositore Hans Zimmer e nella versione italiana, Zucchero. Ci sono film che non riusciresti mai a immaginare senza le loro musiche. Dalla saga di Guerre Stellari passando per i western di Sergio Leone fino a Rocky. Spirit - Cavallo selvaggio non è da meno. E io adesso vi sto per raccontare la storia di come quella colonna sonora mi elevò l'anima. 

Eravamo in sei quel giorno al cinema. Una coppia di nonni e il loro nipotino. Una mamma e la sua figlioletta. Il sottoscritto. Avevo già adocchiato Spirit - Cavallo selvaggio (2002) da un pezzo. In una delle ultime agende/diari che tenni, avevo anche una foto ritagliata. Il caso volle che in un gelido e solitario gennaio fiorentino, venne riproposto in un cinema poco lontano da casa mia (zona campo di Marte). Un solo spettacolo verso le sei del pomeriggio. Era venerdì 17 gennaio. Così, finito di lavorare, andai direttamente. Quel film fu un colpo di fulmine istantaneo. Non solo mi piacque da impazzire la storia ma anche la musica, la cui ricerca della colonna sonora venne subito programmata per l'immediata mattinata successiva.

Al mio risveglio, sabato 18 gennaio, ero ancora con la testa a correre tra il Grand Canyon e così partii subito puntando il negozio di dischi dalle parti del mercato di San Lorenzo, ma non c'era. Andai avanti per tutta la mattinata fino a quando, ormai senza speranza, entrai in un piccolo negozietto nella piccola piazza San Marco e lì, il colpo di scena. Ce lo avevano! Lo comprai avidamente e un attimo dopo ero già verso casa per duplicarmelo in cassetta (all'epoca facevo ancora così) e spararmelo nel walkman. Per quel primo ascolto scelsi un'altura, e così salii sull'autobus per andare a Fiesole, che passava poco distante dalla mia abitazione. Arrivai lassù e quando ebbi il capoluogo toscano interamente sotto di me, iniziò un ascolto epico.

Here I Am, I Will Always Return, You Can't Take Me, Get Off My Back, Brothers Under the Sun, Don't Let Go, This Is Where I Belong, Sound the Bugle, Run Free sono le canzoni principali di una colonna sonora che vede 15 canzoni in tutto e scandisce, fotogramma per fotogramma, l'intera pellicola. Nessuno più di Bryan Adams avrebbe potuto interpretarle meglio. Nessuno più di Hans Zimmer avrebbe potuto dare voce al cuore palpitante che cavalca instancabile e deciso a non arrendersi mai. Sono rari i film di cui conosco tutte le canzoni. Mi viene in mente Singles - L'amore è un gioco (1992) ed Elizabethtown (2005), per un curioso caso, entrambi diretti dal Premio Oscar, Cameron Crowe

Ogni articolo su Live on Two Hands ha sempre un video musicale. La canzone scelta è Get Off my Back, emblematica forse più di tutte. Il cavallo è stato catturato e ora deve essere domato ma Spirit non ci pensa nemmeno. Ci provano tutti i militari ma regolarmente finiscono col c**o per terra. Divertente quando sputa in faccia a un soldato. Il suo nemico però, è il Capitano e dopo aver fatto piazza pulita, gli si piazza davanti inferocito. Spirit non è solo coraggioso e quello che lo aspetta sarà un lungo viaggio. Arriverà anche il momento dello sconforto ma nulla e nessuno potrà e dovrà impedirgli di tornare nella sua terra. Ecco, mi piace pensare che Spirit mi abbia ispirato a tal punto da aver sentimentalmente realizzato tutto quello che volevo-.

Spirit ha continuato a raccontare storie. Tornato a vivere in laguna e scoperta la passione per la corsa, oltre alle canzoni del CD, iniziai a registrarmi su cassetta anche i dialoghi e determinate scene "musicali" sebbene in modo molto rudimentale, ma comunque efficace per quello che era il mio obiettivo. I pezzi forti erano due: Levati di dosso nella versione cantata da Zucchero e la strumentale Run Free (James Dooley, Steve Jablonsky, Hans Zimmer), quando Spirit e Piccolo fiume si librano nell'aria saltando da un picco di un canyon all'altro per sfuggire alle giubbe blu, pezzo che utilizzavo per l'ultimo tratto di corsa quando aumentavo la velocità fino a saltare.

Oggi, quando ascolto e vedo Spirit - Cavallo selvaggio, non ripenso solo alla mia difficile storia di quando comprai quel disco. Oggi sento una gioia sconfinata perché è uno dei film animati preferiti del mio figlioletto.

QUESTO È L’UOMO CHE CORRERÀ ANCHE QUANDO CI SARAI TU


questa storia è iniziata senza 

nessuno di voi

… questa è la storia

che abbiamo finito insieme [...] Tieniti stretto alla criniera, lo spirito di certi uomini è una storia che non ha bisogno di fraseggi...solo le sgrammaticate parole di un bebè e della mia iniziale titubanza […] (Firenze, 17 Gennaio 2003)

mi hanno deriso

ancor prima

dicessi che non ce l’avrei fatta... chi

siete adesso? 

Non lo ricordo… Poteva essere 

una di quelle candele

che al massimo

avreste colorato

ai tempi delle colonie 

inutile che cerchiate

le frustate, sono stato

un esperto di lettere

ma il tempo

aveva altri progetti

sto ancora correndo

e non sempre l’ho fatto

per le ragioni ideali

sotto di me c’è la roccia,

l’acqua e il vuoto… sotto di me

ho nascosto la mia ombra

perché a quel tempo non mi assomigliava

quanto avrei voluto… 

adesso le luci sono tutte accese

perché è ancora notte

adesso l’albero di natale

non lo metto più via

adesso le cascate

sono il mio equilibrio (Venezia, 18 Gennaio ‘23)


Get Off my Back by Bryan Adams (Spirit OST)

Il booklet della colonna sonora originale di Spirit © Luca Ferrari

lunedì 9 gennaio 2023

Una mamma per amica, sonorità di autentico amore

Madre e figlia, Lorelay (Lauren Graham) e Rory (Alexis Bledel)

Una nuova creatura è venuta al mondo. Non ho idea di quale vita meravigliosa l'attenda, ma una cosa è certa: avrà sempre (anche)... Una mamma per amica. Dico bene, Carole King?

di Luca Ferrari

Una donna e sua figlia, come Lorely (Lauren Graham) e Rory (Alexis Bledel). Una mamma e la sua creatura. Inizia una nuova storia. In un meraviglioso giorno ha inizio la loro incredibile storia. Una storia meravigliosa "sentita" ancor prima che s'incontrassero. La vita di Rory e Lorely è quella di molti di noi. Un legame inscindibile che crescerà nel tempo. Un legame che non si fermerà dinnanzi alle difficoltà della vita. Un legame che ridefinisce le priorità umano-sentimentali. Adesso è notte fonda, e da qualche parte nel mondo, una donna ha appena dato alla luce una bambina. Vorrei già conoscere la storia di quella donna e della sua creatura. Io posso aspettare.  

Più iconiche le serie televisive o le canzoni della sigla iniziale? Se negli ultimi anni è difficile immaginare "Big Little Lies" senza le inquietudini di Cold Little Heart (di Michael Kiwanuka) o ancor di più Angelo Badalamenti al timone sonoro degli (oscuri) "segreti di Twin Peaks", anche sul fronte più rilassato come "Ally McBeal" (Searching my Soul di Vonda Shepard) e "Dawson's Creek" (I Don't Want to Wait di Paula Cole), per non parlare di Friends and The Rembrandts, la musica iniziale ha lasciato il segno. In questo filone s'inserisce a pieno titolo anche Carole King, una cantante a me del tutto sconosciuta se non fosse per la iconica Where You Lead I Will Follow, canzone di apertura della serie generazionale "Una mamma per amica" (Gilmore Girls, 2000-2007). Che l'ispirazione scriva allora una nuova storia...   

SHE'S YOUR BLUE SKY, SHE'S YOUR SUNNY DAY ... il mondo

si è fatto più splendidamente

ingombrante

… una lacrima

è scivolata dal ventre

al tuo cuore… Si sono

presentate

nel migliore dei modi… Si

sono appena conosciute

e sanno fin da ora

che saranno sempre unite

chissà per quanti giorni

ancora ritarderò

il confronto col tuo sorriso… il mondo

continuerà

a ripetere i suoi sbagli,

qualcuno intanto

ricamerà un’altra nuvola

Ehi, Jimmy Page
non avresti un graffito

da far camminare

verso questa tardiva introduzione?

Non ho mai avuto feeling

con le scale,

questa volta sono sicuro 

mi uscirebbero ombre

degne delle benedizioni sonore

di Joan Baez...

quali nuove 

parentesi dell’amore

ha già ricreato

per lei?... C’è

una parola che ti andrebbe

di descrivermi

mentre le racconti

di discese tradotte

in amorevole sentimento…è

la notte

della sua prima luce,

è il risveglio

della vita come mai prima d’ora...

(Venezia, 9 gennaio 2023 h. 2.03)

Carole King, Where You Lead I Will Follow

sabato 7 gennaio 2023

Shania Twain, Rock this Country

La cantante canadese Shania Twain
Shania Twain è sempre stata una cascata di melodica adrenalina, come in questa grandiosa versione live di Rock This Country. Proprio quello che ci vuole per iniziare il 2023!

di Luca Ferrari

Brava, coinvolgente e delicatamente affascinante. Fin da quando incontrai per la prima volta la musica di Shania Twain, il terzo album Come on Over (1997), rimasi subito colpito dalla carica sincera che l'artista canadese originaria di Windsor, Ontario, mi trasmise con la sua energia rock. Fu così che in un amen, canzoni come Don't Be Stupid (You Know I Love You)That Don't Impress Me MuchMan! I Feel like a Woman!Come On Over e Rock This Country in particolare, mi entrarono dolcemente in circolo. Merito anche di un feeling con la musica country, che sebbene mai particolarmente approfondito, mi ha sempre divertito, ispirandomi tanta spensierata serenità.

Il primo articolo dell'anno ha sempre qualcosa di speciale e voglio essere sincero, mai e poi mai avrei pensato a lady Shania. A farmela tornare in mente e nelle orecchie, quel simpaticone di Youtube che mi ha proposto nella home personale un paio di video live della cantante (tra cui la celebre Man! I Feel Like a Woman), a Chicago, alla cui visione poi è seguita una travolgente versione di Rock This Country, dinnanzi a un pubblico meravigliosamente omogeneo: adulti, adolescenti, giovani e bambini. È stato talmente entusiasmante da sceglierla in maniera istintiva non solo per la prima apparizione nel 2023 di Live on Two Hands - Le parole come non le avete mai ascoltate, ma anche per la prima corsa dell'anno... e ovviamente ne è sgorgata una poesia.

IL POTERE DELLA NOSTRA DANZANTE SERENITÀ 

Questa è una storia

che nessuno ha mai scritto

… Questa è una storia

che voglio confidare solo a te…

Questa è la miglior storia

mai vissuta

da due principianti del destino,

guardami

non mi sto più sfracellando

contro le impalcature

della felicità altrui… guardami,

sono loquace

abbastanza da confidarti

di non aver mai dimenticato

la tua danza paesana

Conosci un vecchio guardaroba

o uno sperone roccioso

dove fare il solletico alla tramontana...

Voglio solo il tuo mondo

davanti a me… ci sono le calamite

e ci sono delle buche senza avvisi,

vorrei poterti dire

che io ho sempre preferito

i lampioni

ma oggi sappi che ti vedo esattamente

per quello che siamo insieme...

Mi sono perso

e nessuno mi ha mai spiegato

perché gli sgambetti

siano tanti applauditi… Ho

sempre avuto un’idea

della tua esistenza… Avrei sempre voluto vedere

più persone sorridere

nei modi più disparati

Queste sono le mie parole

e quello è il tuo sorriso,

vedo le radici la primavera si richiama a un appiedato inverno ancora senza titolo...

                 (Venezia, 7 Gennaio ‘22)

Shania Twain, Rock This Country (live Chicago '03)

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