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venerdì 30 giugno 2023

Joey Ramone, oggi e per sempre What a Wonderful World

Il cantante Joey Ramone e la scuola dell'infanzia Comparetti di Venezia

Ci sono posti speciali che resteranno per sempre nel cuore e ci convincono che il mondo sia un posto meraviglioso. Ed ecco arrivarmi nell'anima What a Wonderful World, di Joey Ramone.

di Luca Ferrrari

Il rock è pura emozione. Il rock è sempre stato un'emozione costante. Che si trattasse di rabbia, amore, sconforto o felicità, le canzoni rock hanno sempre scandito il tempo del mio cuore. Se ripenso agli anni più recenti, ecco il l'incontenibile esplosione emotiva per la nascita di mio figlio, firmata Helloween o quando si sono celebrati i 50 anni di Harvest, un album fondamentale nella mia storia, così come il suo cantautore, il canadese Neil Young. In tempi più recenti, ho addirittura iniziato ad apprezzare l'hip-pop, grazie all'ispirazione umana. Il rock è una succursale dell'anima. Il suo figlio più incompreso e amato. Ricordi, avvenimenti e sogni. Tutto questo e molto di più. Adesso sono arrivato all'ultimo giorno della scuola dell'infanzia del mio piccolino.

Oggi, 30 giugno 2023, mio figlio termina la sua meravigliosa esperienza alla scuola dell'infanzia Comparetti di Venezia. Volevo un ultimo ricordo. Volevo una canzone che potesse fotografare al meglio quanto ha e abbiamo vissuto. Nel corso di questo triennio, moltissime melodie ci hanno accompagnato da casa a scuola e scandito questa indimenticabile epoca. Forse più di tutti i Poison e i Guns n' Roses, entrati nelle corde della creatura dopo aver visto al cinema il film Thor: Love and Thunder. Quando ci ho pensato, ho subito sentito la mitica voce di Joey Ramone (The Ramones) coverizzare in versione punk (ovviamente) l'emblematica e toccante What a Wonderful World di Louis Armstrong. Questa strofa fotografa alla perfezione quello che provo per questo periodo:

"The colors of the rainbow/
So pretty in the sky
Are also on the faces
Of people going by
I see friends shaking hands
Saying, "How do you do?"
They're really saying
I love you"

E non posso anch'io non pensare e dire.,.. And I think to myself What a wonderful world Yes, I think to myself What a wonderful world Ooh, yes. Adesso tocca a me!


"THEY'RE REALLY SAYING I LOVE YOU"

ti sei mai chiesta

cosa sia la felicità?

adesso lo so per certo… adesso

sono già lontano,

ma è tutto raffigurato per sempre

dentro ciascuno di noi

passeranno

i fulmini che contano

ma per quelli

ho già i talloni

che sono di buon umore...

la vostra storia

ha fiori colorati, mani

incrociate

e i primi capricci

con cui affrontare le distese senza cielo

...le scale raccontano

abbracci

che non smetterò mai di regalarti

questa è una storia

d’amore

che posso ormai solo tramandare

questa è una storia d’amore

che spero

chiunque di voi possa vivere

questa è una storia d’amore

che abbiamo vissuto insieme

a quanto ammonta

la gioia

per aver visto così tante volte l’arcobaleno?… un passo dopo l’altro,

si va lontano, sussurra

il mondo più meraviglioso … 

un passo dopo l’altro

continueremo ad andare lontani,

lo confido a quel mondo

così meraviglioso...

                         (Venezia, 30 giugno ‘23)

Joey Ramone - What a Wonderful World

domenica 25 giugno 2023

Temple of the Dog – Say Hello to Seattle

La città di Seattle tra il booklet e il cd dei Temple of The Dog © Luca Ferrari

Il 25 giugno 2012 ero in partenza per Seattle. Un viaggio sognato da anni, e con due acquisti da fare: i cd dei Temple of the Dog e dei Mother Love Bone. Hello, Seattle!

di Luca Ferrari

Ci sono storie che non finiscono mai. Ci sono storie nate per bruciarsi e risplendere nel momento che diventano reali. La mia storia con la città e il sound di Seattle la potrei riassumere così. Ho aspettato a lungo ma alla fine tutto divenne realtà e nel modo più incredibile. Tanti anni or sono avevo fatto una promessa. Non solo avrei raggiunto la città epicentro delle band più significative per la mia vita, ma solo in quel viaggio mi sarei finalmente comprato due cd particolari: il solo e unico album dei Mother Love Bone, Apple (1990), e l'omonimo (1991) dei Temple of the Dog, il side project firmato dai neonati Pearl Jam insieme ai Soundgarden, in memoria del compianto Andy Wood (1966-1990), carismatico leader dei MLB per l'appunto.

10 canzoni, un album intero scritto per un amico dai suoi amici. Si comincia con l'eloquente Say Hello 2 Heaven (6:22). Si prosegue con la lunga e ipnotica Reach Down (11:11) dove Chris Cornell, se mai ce ne fosse ancora bisogno, fa sfoggio delle sue incredibili doti canore. Si raggiunge l'apoteosi con Hunger Strike (4:03), l'unica canzone cantata a due voci Cornell/Vedder. Si avanza con un il rock possente di Pushin' Forward Back (3:44) e via via le altre tra melodie, rock e tanta poesia umana:
Call Me a Dog (5:02), Times of Trouble (5:41), Wooden Jesus (4:09), Your Saviour (4:02), Four Walled World (6:53) e chiude All Night Thing (3:52).

In quel viaggio però, la musica fu solo sussurrata. In realtà, feci molto di più e meglio, incarnando negli amici raggiunti in terra americana quel mondo di semplicità così poeticamente scandito dai versi di quelle band. Il viaggio dei Temple of The Dog iniziò su di una cassetta duplicata da una conoscenza capellona. I nomi delle canzoni scritte a mano e al massimo l'immaginazione nel sognare quella città dominata dallo Space Needle. Quando comprai il disco, ricordo molto bene l'emozione. Una scarica così potente da farmi pensare a iniziare un'avventura musicale di scrittura proprio lì, a Seattle. Un viaggio, quello nel Nordovest americano, che mi portò anche ad Aberdeen, città natale di Kurt Cobain. Ciao, è il saluto più semplice che ci sia. Che si tratti di un amico o del paradiso, avremo sicuramente una strada da proseguire insieme. Hello, Seattle. Oggi e per sempre.

PARCO GIOCHI AL GRIGIO DI SOLE

nel cielo, oltre qualche zampillo

inesploso... è una lettera,

doveva essere una cerbottana

su cui non scrivo più…

oggi tra le strade

guardo nelle nuvole

sfogliando le tane salite

che ho baciato

attraverso e insieme a te

hai tempo

per sentirti meglio

nella tua vita?

hai tempo 

per aggiungere

un sogno

alla tua esistenza?

… i  tuoni non sono lontani

e la porta

è semplicemente aperta

rivedo già

i primi passi… confini

sbriciolati

e un corteo verdeggiante

… chi avrebbe voluto

andare fin laggiù

quando potevo aspettare

fino al giorno

del nostro primo incontro...

mi restano ancora

molte cose da dirti

… mi restano

ancora molte cose da dirvi

Veniamo tutti

da un’isola, poi a un certo istante,

la grazia 

ci farà incontrare ancora

per un nuovo interminabile

domani stellare (Venezia, 25 giugno 2023)


Temple of the Dog - Say Hello to Heaven

venerdì 16 giugno 2023

Radio Song (R.E.M.), le incognite del domani

Radio Song videoclip (R.E.M. feat. KRS One)

Estate, tempo di canzoni spensierate ma non per tutti. Un pensiero. Una lacrima trattenuta. Un... Il mondo prosegue per le sue strade separate. Intanto risuona nell'anima Radio Song (R.E.M.).

di Luca Ferrari

Sarà la malinconia di Losing my Religion, vicina d'album Out of Time (1991) e/o certe recenti ripercussioni nella vita, in questi giorni è successo qualcosa che mi ha riportato alla memoria Radio Song degli R.E.M. Non è stato immediato. C'è stata una sensazione e nel momento in cui ho desiderato associarla a una creatura musicale, è arrivata subito lei, immagino anche perché il finale sia cantato dal rapper KRS-One, e fatalità di recente ho finito di vedere il bellissimo "Straight Outta Compton" (2015), film sulla nascita del gruppo hip pop N.W.A.

Estate, tempo di ascolti solitari e note scarabocchiate. Estate, la voglio finire così...

AVREI VOLUTO VOLER BENE AL MIO CUORE era la gioventù del tempo

che non si accomoda mai... un instancabile sogno

tra evoluzione e leggiadri disfattismi

popolari

la storia è stata

un'altra... coriandoli e macerie

senza processione

né una grammatica dove

nascondersi

qui c’è tutta la dolcezza

che è stata sepolta... senza nemmeno il sogno

di un bacio d'inizio stagione

o una passeggiata

per provare

ad altalenare il futuro

in questo incontro

c’è tutto quel vortice

che ha cancellato

anche la più minuscola traccia

verso il domani

che ne è stato

di quel primo risveglio?

che ne è stato

delle albe lontane… sarei

potuto comunque

arrivare a questo momento

della mia vita

ma con molto più amore

nel cuore


non lascerò traccia

di tutto questo… farò

in modo

che nessuno legga

questa storia… quando

inventeranno

i viaggi del tempo

sceglierò questo momento

per non cambiare nulla…


mi rivolgo solo a te, adesso... quando

troverai chi renderà

il tuo sorriso ancora più vulnerabile

e dolce,  allora la potremo leggere insieme (Venezia, 15 Giugno ‘23)

R.E.M. - Radio Song

martedì 13 giugno 2023

Waka Waka (Shakira), This Time for... Mazzorbetto

Waka Waka by Shakira
Waka Waka (Shakira) sarà anche la canzone dei Mondiali 2010, per me sarà sempre la colonna sonora di una giornata "Juamnjiana" con amici, nel cuore della laguna veneziana più nascosta.

di Luca Ferrari

Storie di vita, esplorazioni nautiche e danze spensierate. Storie di salsedine, alveari e coccodè biscottati. Cronache di prime volte e ritorni collaudati. Nel mio background musicale la cantante colombiana Shakira la ricordo per la sua prima hit, Whenever, Wherever, la divertente Objection (Tango) con videoclip animato, la sensuale Hips Don't Lie insieme a Wyclef Jean e poi lei, l'inno dei Mondiali di calcio 2010: Waka Waka (This Time for Africa) e contenuta infatti nell'album Listen Up! The Official 2010 FIFA World Cup Album. Impossibile non averla sentita almeno una volta. Impossibile non farsi trascinare dal ritmo sinceramente incalzante.

Ma se fino a pochi giorni fa altro non era che una canzone come tante che nulla aveva da raccontarmi, adesso è diventata un vero inno di serenità condivisa. Una melodia che mi riporterà subito a un viaggio in barca per la laguna di Venezia, alla scoperta di un angolino curato con passione su di un'isoletta immersa nelle vegetazione e lontana dalle rotte turistiche. E poi soprattutto loro, amici grandi e piccini con cui condividere tutto questo. Oggi Waka Waka è l'emblema della natura più spensierata. Oggi Waka Waka (This Time for Africa) di Shakira è una storia scritta insieme a voi.


YOUR TIME TO SHINE

...stai ancora correndo

sulle nocche

di qualche ritmo che da ora non ti appartiene più,

o i colori emersi dal tuo corpo

hanno definitivamente privato la palude

di ogni avamposto abbandonato?

...

non mi stancherò

mai d’immaginare cosa sarebbe

potuto accadere se… se

ogni tanto lo annoto ancora

ok, ho sempre più voglia

di rimettermi

in marcia insieme a voi


non ho esitato

al momento di cambiare

la carta

della mia bussola, l'avevo scambiata

dopo appena un miglio continentale

... mi sono deciso

a imparare a volare,

le api non devono avermi visto

mentre ricopiavo una nuvola...

Allora, era proprio

così... un attimo subito e il rifiuto perenne

di chiudere gli occhi


desidero aggiungere una cosa… non

ho seppellito le panchine…

esagererò ancora coi tuoni.... quella

linea resterà tale… qualcuno

alzerà le braccia,

è già approdato su di un’ulteriore

meta…è già ora

di levarsi verso l'orizzonte più

immediato... quando

le mie palpebre si sveglieranno

con i colori del tramonto,

ancora claudicante farò la chiosa

di filari mimetizzati


l'ancora della vita

ha preso dimora

sopra schietti desideri disse(s)tati... deve

essere stata tutta questa vita

raccontata nelle vicinanze... e tutto

quello che ci sarà,

danzerà ancora e per sempre...

(isola di Mazzorbetto [Ve], 4 Giugno ‘23)

Shakira - Waka Waka /This Time for Africa)

L'isola di Mazzorbetto (Ve) © Luca Ferrari

sabato 27 maggio 2023

Velvet Revolver, incendiaria Slither

I Velver Revolver in Slither

Rock potente e adrenalinico. Il 24 maggio 2004 venne pubblicato Slither, primo singolo del super-gruppo Velvet Revolver, con Scott Weiland, Slash e Duff McKagan.

di Luca Ferrari

C'era un tempo in cui pensavo di dare riposte alla mia vita ascoltando una canzone e scrivendo una poesia. Slither dei Velvet Revolver fu una delle illusioni peggiori. Ultimo baluardo di un'esperienza di vita ormai agonizzante, vidi in quella band l'adrenalina necessaria per riprendere la corsa. Non arrivai neanche a un quarto di strada. La benzina era finita da un pezzo. Le soffici colline erano diventate sterili paludi di pietra e rancori insostenibili. Il ghiaccio dove un tempo danzavano speranze di ingenue primavere, cunicoli di spine sferzati dalle correnti più velenose. Slither scorticò le mie ultime lacrime, poi si ritirò, giurando a se stessa che un giorno sarebbe tornata. Quel giorno è arrivato.

I primi anni 2000 diedero l'illusione che il rock potesse tornare a dettare legge. Ad alimentare questa sensazione, due super band nate a distanza di pochi anni. Nel 2002 Soundgarden e Rage Against the Machine unirono le forze vocali-musicali, dando origine agli Audioslave con Chris Cornell alla voce, e gli ex-RATM agli strumenti: Tom Morello, Brad Wilk e Tim Commerford. L'inizio fu tano pirotecnico quanto dirompente. Non fu da meno l'accoppiata Guns 'n Roses-Stone Temple Pilots, che vide gli ex GNR Slash, Duff McKagan e Matt Sorum unirsi alle tormentate corde vocali di Scott Weiland insieme al chitarrista Dave Kushner (Wasted Youth).

Primo album della band, Contraband (2004, RCA Record), il cui primo possente singolo è Slither, pubblicato il 24 maggio 2004. Un rock a dir poco incendiario capace di far venire una voglia incontrollata di decibel. Se Weiland non brillò mai di chissà quale salute e in quella fase della sua vita era ancora molto emaciato e più magro di una volta, Slash e Duff sembravano aver fatto un patto col diavolo (del rock and roll). Entrare in sintonia con questo disco, cominciando proprio da Slither, è qualcosa di incredibilmente naturale. Poco importa se alla fine del viaggio, l'oscurità si farà irreversibilmente attraente, questo è il tempo per immortalare nella notte anche il più grande dei dirupi abdicati. Vedo i demoni indietreggiare. Innesco una reazione.

IL TEMPO DEL FUOCO HA CHIAMATO LA MIA FERMATA

vuoi sapere

il numero delle Pandora

che ancora

adornano la dimestichezza

sugli spigoli

incastrati tra le dita della mia

mente

tutti i sogni

che avevo tenuto lontani

per quel tempo erano già

desiderosi di fare fagotto….

riassunti di fortezze

e contraccettivi senza forma

né nuvole

a cui poter rivolgere una coccola

un indizio

è una luce

non ancora dimenticata

… una premessa

non è quello

che io intendo

come dichiarazione

di onestà opprimente

… dici

di sapere cosa sia la forza?

Sono sempre più spudorato

e ho bene in male

quello

che non sono mai diventato

… dici di conoscere

il veleno

che ho trattenuto dentro di me

quando sapevo inchinarmi

a ogni corda appesa…

sono sempre io quello

incapace di strisciare

sulle luci 

né mezzi di soccorso?

Ho rinunciato ai peccati

nel momento stesso

in cui nessuno di voi

ha più avuto la forza di continuare

le mie parole

                                 (Venezia, 27 Maggio ‘23)


Velvet Revolver - Slither

sabato 6 maggio 2023

Iron Maiden, live Trieste 1998

Janick Jers (Iron Maiden) © Iron Maiden 666

Il 6 maggio 1998 gli Iron Maiden tennero un adrenalinico concerto a Trieste con gli Helloween. Momento cult, la doppia sgridata di Janick Jers al sottoscritto. 

di Luca Ferrari

Ah, bei tempi quando i concerti rock si tenevano nei palazzetti senza le insopportabili calure estive e i prezzi erano ragionevoli. Oggi solo mega eventi, temperature impossibili e prezzi quadruplicati (almeno)! 25 anni fa esatti, il 6 maggio 1998, mi recai insieme a quattro amici, due dei quali "compari del Servizio Civile" che in quel momento stavo svolgendo, a Trieste per vedere gli Iron Maiden, freschi dell'album Virtual XI. Quello sarebbe stato l'ultimo disco con Blaze Bailey alla voce prima del ritorno dei figlioli prodighi Bruce Dickinson e Adrian Smith. A rendere ancora più invogliante il concerto, le band di spalla: i britannici Dirty Deeds (buffo, mi ricordavo My Dying Bride, ndr)e soprattutto i tedeschi Helloween. Tutto era pronto per un'epica serata e così fu, come nessuno avrebbe potuto immaginare. 

Erano passati appena due anni e mezzo dalla mia prima incursione al cospetto degli Iron Maiden, sempre in Friuli, ma all'epoca a Pordenone per il tour dell'album The X Factor (1995). Le cose purtroppo non stavano andando molto bene e il fisico ne stava pagando l'amaro prezzo. Lo dico molto schiettamente. Andare a vedere un concerto in quella fase della mia vita, non fu per niente una passeggiata. Per di più in macchina e in compagnia. Limitando al minimo la consumazione di cibo e sigarette, mantenni un profilo molto basso, limitandomi ad applaudire, cantare ma senza esagerare in salti e sudate varie. Insomma, ero sugli spalti, ma più che a un concerto rock, sembrava che fossi a fare la merenda in una sala da tè e... qualcuno in effetti, se ne accorse!

Quel qualcuno non era qualche metallaro come due scatenati poco distanti a me, che dopo avergli prestato l'accendino, volevano quasi adottarmi, ma proprio lì sul palco. Adesso immaginate un'arena piena zeppa di giovani e meno giovani indemoniati. In questa marea umana, un "bischero" seduto con la testa appoggiata sulla mano destra. Dal palco il chitarrista Janick Gers mi vede, si ferma un secondo, e puntando alla mia direzione mima il gesto della testa sulla mano. La mia amica vicino a me, urla sbigottita: Luca, sta indicando te, alzati immediatamente!!! Non ho parole. Mi rimescolo nel marasma ma Janick ormai mi tiene d'occhio e quando sento nuovamente il bisogno di fermarmi, lui si mette le mani sui fianchi arrabbiato fissandomi, con nuovamente la mia amica a strillarmi di darmi una mossa (svegliata).

Album molto sottovalutato Virtual XI, e troppo ingiustamente classificato come uno dei peggiori della band inglese, l'ultimo per altro a cinque elementi: Blaze Bayley (voce), Dave Murray e Janick Jers chitarre, Nico McBrain (batteria) e Steve Harris (basso). The Clansman, il pezzo più potente dell'album, ormai fa parte del repertorio anche di Dickinson, e canzoni come Futureal, Como estais amigos raccontano un'evoluzione della band comunque sempre legata alla propria storia. In contemporanea gli Helloween portavano in tour il loro ultimo lavoro Better Than Raw (2018), trainata da I Can e Time su tutte. Grande carisma il cantante tedesco Andi Deris, voce della band dal 1994, che ben orchestrava il pubblico con non poca simpatia, mentre il bassista Markus Großkopf, lo incontrammo fuori dai cancelli, prodigandosi in strette di mani e autografi.

Il concerto finisce e tutto sommato sono felice. A dispetto di tanti dubbi, il mio fisico ha comunque retto bene. Ho visto per la seconda volta gli Iron Maiden, la band con cui ho iniziato ad ascoltare il rock. Ho con me una bellissima t-shirt bianca e rossa che indosserò per parecchi anni fino alla sua consunzione. Insieme a noi c'è anche un ragazzo che abita sull'isola di Burano (epico il suo schietto commento in dialetto sulle mie discutibili doti canore mentre canticchiavo "Under the Bridge" nella pausa tra Helloween e Maiden, ndr). Mentre io e la mia compare c'incamminiamo verso San Marco dove troveremo un battello per il Lido, lui ha dovuto vagabondare per un paio d'ore in attesa del primo mezzo per casa. Questa era la vita a Venezia fino a non tanto tempo fa. Adesso per fortuna ci sono molti più mezzi. Adesso però, torniamo a quel giorno, agli Iron Maiden e un'infusione di poetico presente...


LA TRINCEA DEL'ACCORTEZZA DILANIATA

i danni del potere

e le braccia in posizione di resa

… mi sono trattenuto

per gran parte

della mia vita… mi

sono piaciuto

solo per pochi momenti

della mia resistenza,

ho interrogato

qualche serratura e ancora oggi ricordo il silenzio

annientamento di bolle,

la bolla si era incagliata

e l’ossigeno del sole

si fece un gesto deicida

… quando le mie

lacrime hanno iniziato

a farvi avere dei dubbi,

non ve l’ho mai sentito dire

hai mai avuto un’idea 

che nascesse dalle

condoglianze alla libertà?


… ogni riflessione

sui ponte levatoi è un incontro

fatale con gl'inferni

sospesi…


voglio vederci chiaro.. non m’importa

dei girasoli

che calpesteranno le vele ammainate,

non m’importa

delle collisioni angeliche

o l’educazione di qualche tuono

estemporanei

…  continuo sulla strada

che intendo... Intercedo tra le trincee sbriciolate

e nuove prospettive di memoria

(Venezia, 6 Maggio '23)

Iron Maiden, live Trieste '98

Il biglietto del concerto con tanto di commento post live © Luca Ferrari
Articolo del tour degli Iron Maiden incollato su agenda © Luca Ferrari

venerdì 5 maggio 2023

My Friends Red Hot Chili Peppers

L'amicizia è per sempre anche se alle volte ci si dice addio senza parlarsi. Qualcosa nel profondo resterà. Questa è la mia storia di My Friends (1995) dei Red Hot Chili Peppers.

di Luca Ferrari,




Red Hot Chili Peppers, My Friends

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