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mercoledì 22 novembre 2017

Given to Life, lassù dove vola il cuore

Lassù, da qualche parte a Venezia © Luca Ferrari
Smarrimento. Creazione. Ho amato e sono andato avanti. Adesso che abbiamo imparato a volare senza sapere nulla del cielo, perché mai dovremmo voler atterrare?

di Luca Ferrari

Puoi essere un rinnegato di classe. Una creatura alla ricerca della solitudine più classificata e monastica. Puoi anche essere un'ignobile carogna, eppure nemmeno loro potranno sfuggire a quel fatidico momento in cui guaderai verso l'alto sperando di commuoverti il meno possibile. Guardi lassù, e pensi a tutto quello che hai vissuto lasciando al resto del mondo l'ignoranza di non sapere. Guardi lassù e sei lì. Non te potrai mai più andare. Fai quello che devi fare. Ti sei consacrato/a all'immancabile e più dolorosamente dissidente immortalità.

LASSÙ DOVE VOLANO I NOSTRI CUORI

ho visto la neve cadere in sintonia
con la pioggia... perché dovrebbe essere così speciale
rispetto ai tuoi momenti più stonati?
... Solo un portone scrostato
a tenerci separati tra il mondo lì fuori
e poche scale di epocale felicità
… Ho corso tonnellate di miglia e non sono mai stato sazio,
lei non veniva dalle onde del mare
eppure aveva la mia stessa predilezione
qualora si trattasse di accendere una sigaretta

abbondanza di braccia spalancate,
sei fila di pigiami screditati e alla moda... pietre ingorde e rinviate con l'obbligo
di assidua presenza
...
mascelle sempre chiuse, occhi puntati
e un oceano realmente attorno ai nostri piedi... alla fine lui disse,
riesci ancora a guardami
adesso che non ci toneremo mai più?

Mi sono immerso... sono state pagine
senza l'obbligo di una gondola né di un libro... sono
state catene, sono sgorgate collane... il profumo
delle foglie d'acero
ha calcificato ogni alba
fino all'ultimo lucchetto d'ogni fuoco più esplosivo

siamo ancora lì sopra
a guardare tutto quello che non ci serve
… siamo ancora lì davanti,
a rilasciare permessi di cadere... siamo
ancora lì davanti,
a rinascere senza porzioni di terra... siamo
ancora lì seduti,
a far appartare tutti i punti del cielo
senza dimenticarsi
di quei C'era una volta ancora troppo umani

E da oggi credo avrò sempre più voglia
di volare... e solo così potrò
evitare di fermarmi in qualunque altro
altrove... è solo così
che noi potremo restarcene in piedi
a immortalare il mondo...
(Venezia, 21-22 Novembre '17)

Given to Fly, by Pearl Jam

Vecchia casa veneziana © Luca Ferrari

martedì 14 novembre 2017

Friends, The Rembrandts e il restauro

Il singolo I'll be There for You (The Rembrandts) per la colonna sonora di Friends
Ci sono persone, scuole e momenti nella vita che lasciano il segno. L'UIA - Università Internazionale dell'Arte di Venezia per me e tanti altri fu tutto questo e molto, davvero molto di più.

di Luca Ferrari

Blues di orme a tu per un col domani meno prevedibile. Dal silenzio della solita strada allo straripamento di volti e giornate mai dome. Chiodi, sequenze di pagine e le cornici dell'esperienza. Promesse di dipingere i colori, promesse di cantare insieme agli alberi. Ho varcato una piccola porzione di Mare e sembra che adesso tutto possa cambiare. Il passato era ancora un tempo aperto alle nostalgie e vendette. Quello invece fu il tempo la cui Storia si stava scrivendo al plurale. Quello è stato il nostro immortale tempo all'Università Internazionale dell'Arte di Venezia.

Mi presentai all'UIA in un momento molto strano della mia vita. Quasi nemmeno sapevo dell'esistenza di questa scuola ma non aveva importanza. In contemporanea iniziai il servizio civile (all'epoca obbligatorio in caso di rifiuto di prendere le armi) e così entrai definitivamente nell'orbita del restauro a partire dall'anno formativo1998-99. Sono passati quasi vent'anni da allora e sebbene non eserciti più la professione del tecnico del restauro di beni culturali, i ricordi di quel periodo sono tra i più meravigliosi della mia esistenza.

Insieme ai miei colleghi "lapidei" ho restaurato a Venezia due altari laterali della chiesa di San Marcuola e un affresco gigante di un palazzo Celsi. Ho fatto stage in Sicilia e Umbria. Ho imparato a realizzare e "strappare" un affresco. Ho appreso l'arte nel modo più unico che si possa immaginare, vivendola dentro e fuori la mia pelle. In quella scuola affacciata su una porzione di laguna non raggiungibile dal vaporetto, trovai la mia "classe" e quell'ispirazione decisiva per il proseguo della vita.

Oggi qualcosa è cambiato da un punto di vista tecnico-amministrativo rispetto ad allora ma l'atmosfera dell'Università Internazionale dell'Arte (UIA), umana e professionale, è sempre quella. Ci sono tornato di recente dopo anni e perfino gli odori sono i medesimi. Dentro di me bruciava l'inestinguibile fuoco della scrittura e il restauro mi fece capire che non avrei più potuto ignorarlo ma questo mestiere e questa scuola sono e saranno per sempre la mia stella per tutte le stagioni.


U.I.A. - UNIONE INTERNAZIONALE di AMICI

Reggiseni in testa
ed espressioni alla Mary per sempre
sussurrano che siamo tutti zitelle
in una terra senza perché

Ho amato
qualcosa d’arcaico, d’arancio
e ora che il vento
è stato incoronato, se ne sta ritto
con una mano alzata

Sulle dune dominate dal rosso
piove sana la parola
e mentre cori e nenie
pubblicizzano canali di cachemire,
bambini con in mano candele
e bambine con zampironi
annunciano l’arrivo della nostra stagione

Sulla vetta…un infinito a quattro ruote,
dalla cima…vedo la gazza ladra
rubare la barba ai frassini,
case di future nacchere…

Dalla Croazia, dal Molise,
dalla Svezia e dalla Scozia
lo stesso odore di edera
viene svegliato dalla brina
…dalla brina depositata sul ferro.

E nell’attesa che i soli si scoprano
e cambino colore,
ai pressi del bosco
la cicogna ha depositato
il clone del cielo
…ed ora dorme come un’aurora
immersa in una bacinella
d’azzurra camomilla.
             …
Tra risate e giochi di parole,
ora non resta che innamorarsi
(Venezia, 7-9 Luglio 1999) 

I'll be there for you, by The Rembrandts

Il sottoscritto Luca Ferrari ai tempi dei cantieri-scuola dell'UIA
Il vialone "giudecchino" che conduce all'Università Internazionale dell'Arte © Luca Ferrari
L'ingresso dell'Università Internazionale dell'Arte © Luca Ferrari
La sede dell'Università Internazionale dell'Arte © Luca Ferrari
La spettacolare vista fronte laguna dall'Università Internazionale dell'Arte © Luca Ferrari
L'ingresso dell'Università Internazionale dell'Arte © Luca Ferrari

giovedì 2 novembre 2017

The Unforgiven, i morti piangono ancora

La tragica solitudine di The Unforgiven (Metallica)
La pace non è per certi vivi. La morte vive ancora nelle mani che rifiutammo di estrarre. The Unforgiven (Metallica)... Certi morti vicini piangono ancora invisibili.

di Luca Ferrari

Non si trattengono. Esplodono. Colpiscono. Rigettano senza uccidere. Prendete pure la lente d'ingrandimento, comunque non troverete nulla. Fatene pure a pezzi un altro tanto il karma è rilassato e altrove a cucinare copertine e altre menzogne da scaffale senza ripiani. Uscite pure anche stamane e riempitevi di stelle che non vi appartengono, ho guardato dentro di me e quelle stesse vanghe abbandonate non sono mai state lavate del sangue scoperchiato. I mostri sono lontani. I mostri sono seduti sulla finestra accanto. Lo stillicidio di The Unforgiven (Metallica) mi stordisce e si appropria della mia anima... 

I MORTI PIANGONO ANCORA

... se vi ho odiato
è perché vi odio ancora

collezioni di campane, capanne senza vento...
cantine immaginate
come la(r)ghi benefici... a che gioco
volete ancora scambiarvi?
… non sono un bambino salvato
e non lo sarò nemmeno domani,
avete trasformato
i miei desideri in giuramenti
e da allora
non ho più smesso di scappare

voglio dirvelo
e voglio gridarlo... voglio
imparare
e voglio colpirvi

da dove è nato il mondo
perché
non possa più guardarlo
alla stessa altezza
della nostra frattura?
Un giorno una creatura venuta
dal paradiso
mi disse che la mia semplicità
facevo perfino
piangere i morti... se avesse
aggiunto almeno un vivo,
sarei stato per sempre d'accordo

non ho mai smesso di asciugare
le frecce sgorgate
dalla pietra... non ho mai smesso
di scrostare il cielo
dall'oscurità che mi avete recapitato
… oggi dico così,
ieri dicevo sempre così e voi cosa avete
fatto per tutto questo tempo?
Ho imparato, ho sbagliato
sono morto e non sono mai risorto
… ho frugato
nel mio domani
e non c'era nessuna briciola di noi,
ora noi siamo veri
e voi siete ancora liberi... mi avete colpito troppo
e io colpirò tutti voi
(Venezia, 2 Novembre '17)

The Unforgiven, by Metallica

The Unforgiven - James Hetfield (Metallica)

venerdì 27 ottobre 2017

Sex Pistols, 40 anni di Never Mind the Bollocks


Quarant'anni fa venne pubblicato un album che avrebbe segnato la storia del rock. Il disco punk per eccellenza. Never Mind the Bollocks (1977, Virgin Records), degli inlesi Sex Pistols.

di Luca Ferrari

La musica, il punk (ammesso che sarebbe mai nato senza di loro), una certa a arte e cultura non ci sarebbero mai stati senza quell'album e quei "soggetti". Un'esplosione di purissime implosioni. 12 canzoni che hanno ispirato e continuano a ispirare milioni di persone in tutto il mondo. Un urlo nichilista contro una società materialista. Niente risposte esistenziali o insegnamenti di vita. Quaranta anni fa, nell'ottobre 1977, il mondo perbenista e moralista fu scioccato dalla pubblicazione di Never Mind the Bollocks, dei Sex Pistols.

Album perfetti nel mondo della musica ce ne sono. Never Mind the Bollocks è uno di questi. Dalle più famose e generazionali Anarchy in the U.K. e God Save the Queen, passando per le potenti Pretty Vancant, Problems e Submission, proseguendo con Holidays in the Sun, Bodies, No Feelings, Liar, Seventeen, New York e chiudendo con E.M.I. I loro nomi sono scolpiti nella leggenda: Johnny Rotten (voce), Steve Jones (chitarra, seconda voce), Glen Matlock (basso, poi sostituito da Sid Vicious) e Paul Cook (batteria).

12 canzoni da ascoltare tutto di un fiato e poi riascoltare ancora, immergendosi in un'epoca che oggi non esiste e non potrebbe esistere più. Fare (inventare) il punk nella Londra anni '70 significava sfidare un Sistema. Al giorno d'oggi prima di compiere qualsiasi cosa le moderne generazioni lo anticipano su miriadi di inutili social network. Il punk dei Sex Pistols non piaceva a tutti, ma proprio no. Nemmeno oggi. I Sex Pistols erano solo quello che vedevi.

La loro fu una cometa di fuoco e fuoco. Poch(issim)i anni e poi si sciolser. Vicious morì. Nel 1996 tornarono per un epico tour chiamato Filthy Lucre World Tour (questo è solo sporco lucro. ndr). Fedeli a loro stessi nella buona e cattiva sorte. Punk, come solo loro hanno saputo essere. Fregandosene sempre di tutto e tutti. La musica degli anni '90 non sarebbe stata la stessa senza le note realmente rabbiose dei Sex Pistols. Oggi, nel 2017, io ho ancora voglia di ascoltare Never Mind the Bollocks dei Sex Pistols.

VI RIGETTO, MI RECLAMO

risuona il megafono,
non c'è nessuno
e non c'è la torta
che ti hanno promesso... questa
non è una dedica
e non sono alla ricerca
di salvacondotti, i topi
che ho allevato
sono esattamente
gli stessi che avete schifato
finché giravano liberi
attorno le mie balestre

che ne è stato
dei governi
che volevate creare?
Interessa ancora a tutti,
ma già da inizio giornata
hanno qualcosa di più appetitoso
su cui richiamare
l'attenzione... non parlerò
mai la vostra lingua
e voi non vi fermerete mai
a guardare la bassa marea
raccogliendo
pezzi di conchiglie
se non aveste la certezza
che ci sarà un nuovo domani

i venti dai mille vicoli
dialogando... invadono... dimostrando...
non faccio mai errori
quando trasformo la mia volontaria
ignoranza
in un baluardo contro la vostra
scivolosa ostentazione... i tanti
cocci rimasti sopra le nostre mani
hanno visto macabre istituzioni
prendere il posto
dei loro stessi nemici... a noi
cosa è rimasto? Noi
che ci facciamo col vostro
idealismo da scampagnata
fuori industria?... mi siedo
a ritroso e corro... da qualche
parte il sole è scomparso davvero
 (Venezia, 24 Ottobre '17)

Holidays on the Sun, by Sex Pistols

martedì 24 ottobre 2017

You Look So... Garbage!

Il caldo abbraccio di un nuovo giorno © Luca Ferrari
Non lancio messaggi. Mi affido alla notte sempre in agguato. Mi acquatto in qualche mio pensiero. So che mi troverete arrabbiato ma non avete alcun controllo né potere.

di Luca Ferrari

Superstizioni e omertà. Sono stanco e aggraziato. Impunità e menzogne. Un altro carico di densità minacciose. Che cosa me ne faccio del sole? Dite che tutto è una rinascita ma la verità è sotto gli occhi di ogni velivolo. Vorrei essere ancora capace di svegliarmi nel cuore della notte senza fare rumore, puntare diritto al cuore delle esortazioni interiori. Desidero appoggiarmi sul mio cuscino di sbieco e ascoltare una vecchia canzone dei Garbage. Chiedere consiglio a chi non sa darmi alcuna risposta e poi riprendere il cammino senza nessuna nuova illuminazione.


AL CALORE DEL CREPUSCOLO

non so ancora
fin dove mi spingerò,
e non è che senta solo il bisogno
di ascoltare
l'assordante gorgoglio
delle stelle senza domani

giorno dopo giorno
voglio dimenticare
quello che non potrete
mai riconoscere

istante dopo sentimento,
mi tengo ancora la mano
quando sento di non aver più posto
per altro passato

il mondo è lo stesso
campo di concentramento
ma siamo troppo impegnati
a collezionare numeri primi
per sbriciolare
la sabbia dei chiodi...

vi sentite abbastanza fieri
della vostra cupidigia?
Quando è stata l'ultima volta
che vi siete trovati
a dimenticare il mondo
confidando a una sola persona
di aver pensato
a non trascurare più alcun gesto
di miserevole dolcezza?...

mi sono tradito
con le mie stesse intenzioni
… mi sono accasciato
e non mi sono più voluto
rialzare... i tanti analisti
del pensiero lavorativo
mi hanno messo al bando
e questo
l'ho accettato rispondendogli
di persona... è stata
una fuga di massa... è stato
un respiro
(Venezia, 24 Ottobre '17)


Garbage, You Look o Fine

lunedì 23 ottobre 2017

Vasco Rossi, la guerra comincia così

... la nebbia avvolge e nasconde © Luca Ferrari
Ogni giorno, un nuovo tentativo di divisione. Ci metteva già in guardia nel lontano 1996 Vasco Rossi nella sua troppo poco considerata, Mi si escludeva.

di Luca Ferrari

Oggi giorno la volontà isolazionista prevale sull'insegnamento di un domani migliore e meno schiavo dal proprio egoismo più elitario. Nessuno ci pensa. Nessuno sa guardare oltre. Oggi non vogliamo quelli, domani ci penseranno gli altri a sputare sopra i nostri figli. Ha davvero importanza? Non serve andare dove vorrei perché voi ci siete già arrivati prima di me, quindi che cosa davvero mi resta? Penso ancora a una vecchia canzone di Vasco Rossi. Penso ancora all'orgoglio di quella Storia già trascorsa e superata, oggi smembrata su qualche inutile e-commerce. Rispondetemi: avete davvero tanto a cuore la fine del mondo? Andateci, lo farete senza di me.


UNA SOLA COMUNITÀ, UNA SOLA OBBEDIENZA

hanno copiato
l'ennesima frase altrui
senza sapere
che ci sono state persone
che hanno perso davvero la vita
per tramandarla
alla loro transumata libertà

hanno ricopiato l'ennesima frase
ma un giorno
non avranno più nulla da fare... un
giorno non ci sarà più nessuno
da incolpare... un giorno
non ci sarà più nessuna lapide
cui rivolgere lo sdegno di una palude
lasciata
stuprata dall'ennesima promessa
di nuovo mondo

oggi è toccato ai mie nemici,
domani se sarò fortunato
sarà la volta della mia famiglia... sono
nato per tenermi
tutto dentro... sono nato
per stare al gioco
e assistere alla continua emancipazione
di cadaveri e fiammiferi

hanno bruciato
migliaia di libri
ma non è mai stato abbastanza... dal
giorno che appesero
il primo cartello fuori dell'insegna
è solo cambiato
il ghetto con cui raccogliere
il sangue... dal giorno che sei nato
è stato un continuo cambio
di opinione
fino al momento del bando
finale... la costante ripetizione
della lezione morale
mi ha fiaccato, ho evitato
la rima con "disgusto"
e ora sono di nuovo sconcertato
dall'insensato desiderio
di rimanere al centro del mondo
con la medesima fisionomia
e le mura tutte dorate
(Venezia, 22 Ottobre '17)

Vasco Rossi, Mi si escludeva

mercoledì 18 ottobre 2017

Amica mia, tu che conosci i Nomadi

I Nomadi
Prendi quel timone e insegnami la via... Le parole de Gli aironi neri (Nomadi) ispirano oltre le stesse parole, e può succedere di tutto. Anche di essere portato via e ritrovarsi dove siamo ora.

di Luca Ferrari

Talvolta ci possono solo essere le parole. Talvolta le parole sono sole. Il mare, il vento e le lacrime. Tutto lì. Massa unica e dirompente. Talvolta i capitoli finiscono, ecco allora ricominciare a navigare. Le domande si susseguono ma non ha più importanza, perché il cielo è sempre più vicino. Alle volte ci servono solo le parole. Alle volte vogliamo solo le parole, estraniarci dal mondo e fare di un silenzio senza bagliori, tutto quello che ancora è in grado di farci amorevolmente sanguinare. A quel tempo, quando Gli aironi neri (Nomadi) volteggiavano nel cuore di costanti chiacchierate, c'era solo un desiderio di infinito e immortalità. Non voglio niente. Voglio solo le mie parole.


COSÌ NOMADI COSÌ VICINI  

siamo stati lontani
e adesso non è ancora finita
… siamo arrivati
ai giorni
in cui tutti fotografano vascelli
senza avere nulla da dirsi... siamo
stati nomadi
quando ancora gli uscii
erano lettere
e la nebbia al minimo
era un'occasione per sentirsi
ancora più vicini... e ora
che l'estate
è sempre più una stagione
di ricordi, tu sai dirmi
come si fa a fare a meno
di tutto ciò che è stato?
Sono arrivato oltre la stessa conoscenza
dell'orizzonte
ma ho ancora voglia
di non andare da nessuna parte
e tenermi tutto dentro... e ho
ancora voglia
di non mettere in giro
nessuna voce
su quello che comunque siamo
stati... e se adesso
tornassi indietro anche solo
di un giorno, vorrei
comunque risvegliarmi
in questi giorni... adesso
vorrei comunque
risvegliarmi in questi giorni,
magari farei a meno
di qualche inevitabile tempesta,
aggiungerei
qualche stelle cadente
e poi comunque farei
di quel dolore
un'imprescindibile direzione
ricordandomi
fino a che punto del domani
sarei stato capace
di balbettare... sulla riva
di un'emozione
non ho mai smesso di essere

(Venezia, 16 Ottobre '17)

NomadiGli aironi neri

Venezia, calle del Traghetto © Luca Ferrari
Venezia, canal Grande © Luca Ferrari

mercoledì 4 ottobre 2017

25 anni di Automatic for the People

Il vinile di Automatic for the People (R.E.M.) è pronto per cominciare il viaggio  © Desiree Sigurtà
Il 5 ottobre 1992 uscì Automatic for the People, l'ottavo album degli R.E.M. Un album intenso e cupo. Un disco immortale denso di poesia e armoniosa gravosità.

di Luca Ferrari

Non saprei dire quando abbia cominciato ad ascoltare Automatic for the People. Posso dire che da allora non ho mai smesso. So solo che quelle canzoni mi hanno intasato l'anima. All'epoca non avevo idea della profondità di quella band conosciuta fino a quel momento per Losing my Religion, Radio Song e Shiny Happy People. A un certo punto però nella mia vita c'erano solo loro quattro: Nirvana, Pearl Jam, Neil Young e appunto, gli R.E.M, da Athens (Georgia), i cui membri sono Michael Stipe (voce), Peter Buck (chitarra), Mike Mills (basso) e Bill Berry (batteria).

Non saprei dire quante poesie abbia scritto ispirato dalle varie Drive, The Sidewinder Sleeps Tonite, Everybody Hurts, Monty Got a Raw Deal, Ignoreland e Man on the Moon, le mie preferite delle 12 complessive. Non saprei dire quante sigarette bagnate dalle lacrime abbia versato mentre quella voce e quella musica cercavano di sedare i mie pensieri sfiancati. So solo che ho ancora la cassetta originale di Automatic for the People (1992). So solo che adesso è tempo di scrivere una nuova poesia ispirata dalle note di un disco che ha partorito nella mia vita sentimenti unici e irripetibili, rendendo l'oscurità un posto più forte di troppi incubi mai digeriti.

TICCHETTII, PASSI... LE NON-RISPOSTE 

Diresti che il sole
abbia preso finalmente posto nel cielo?
Diresti che lassù
le stelle abbiano smesso
di avere compassione
delle nostre preghiere?

non voglio più pensare,
vorrei solo essere
ancora in grado
di estraniarmi con la pioggia
e riconoscere il suo arrivo
da una foglia ancorata
a qualche albero abbandonato

abbiamo trovato la nostra strada
o è solo un tranello, ci
siamo abituati,  e il tempo ha scarabocchiato
sopra la nostra
richiesta di informazioni
mimando il gesto delle dita
bisognose di una coperta
… e le dita
non sono l'indicativo che credevamo
… e quel futuro
è ancora così ingenuo senza i dardi
di quel passato
che continua a sanguinare... vorrei
comunicare
a tutte le persone che ho incontrato
in certi giorni
ciò che sto provando ora

sapresti dirmi
se un odore sia in grado
di riportarti
a un ponte di pietra, o se
negli orizzonti dimenticati
ci sia ancora
uno sguardo non capovolto?

a questo punto della storia
sarei già stato lontano
da chiunque tu sia... e chi ti dice
non sia così... che non sia
così... sia così... sia... siamo
(Venezia, 4 ottobre '17)

The sidewinder sleeps tonite (R.E.M.)

martedì 3 ottobre 2017

Tom Petty, the Last Dream

Tom Petty
C'è anche il musicista Tom Petty (1950-2017) a scandire momenti della mia vita. Flash solitari e picchi di vita slegati, per questo ancor più speciali.

di Luca Ferrari

Il mio primo ricordo di Tom Petty fu quella epica performance collettiva di My Back Pages insieme ai tanti monumenti delle sette note tra cui George Harrison, Neil Young, Eric Clapton e Bob Dylan e poco tempo dopo, la mitica versione di Free Falllin' insieme alla voce dei Guns 'n' Roses, Axl Rose. Passa qualche anno e una volta trasferitomi a Firenze il suo primo album solista Full Moon Fever (1989) entra nella mia discografia. Ultimi bagliori, le sue canzoni (soliste e insieme agli Heartbreakers) per il film Elizabethtown (2005, di Cameron Crowe).

Riposa in pace, Tom Petty (1950-2017). Con l'involontaria complicità di un'amica, questa è per te e per noi:

DISCESE DI BLUES GREZZI 

A chi verrebbe in mente
al giorno d'oggi
di scrivere una canzone
su Eddie Izzard
che fa il controllore nella metro
a Londra?… a questo
punto della mia ispirazione
ci sarebbe stato bene
un arpeggio
e poi un colpo di tosse
su cui far ondeggiare delle giungle animate
e una regola idonea
per tutte le nostre future corse
a perdifiato

hanno scritto libri
sulle colline e le loro sogni,
hanno trafugato aneddoti
sulle ancore
senza cieli a cui rimandare
le proprie osservazioni

ho sempre preferito la fine
all'inizio, e allora
com'è che quando vedevo l'alba
mi sentivo una mosca sconclusionata
in perfetta armonia
con tutto quello che era già
trascorso?

la domanda non era per te,
ma se te l'avessi posta
mi avresti suggerito di rivolgerla
a tutte quelle gabbie
senza palette né mitologie

mi prendo un'altra pausa
per pensare al giorno prima del
domani... mi prendo
una pausa fortuita
per sentire che tutto quello
che mi hai lasciato
non mi rende custode né macigno
...
i tuoi sogni adesso
possono proseguire anche
senza di noi...
                                              (Venezia, 3 Ottobre '17)

Tom PettyI won't back down

venerdì 22 settembre 2017

Ciao nonna, questi sono i Nirvana

Kurt Cobain nel videoclip della canzone Sliver (Nirvana)
Grandma take me home, grandma take me home... nonna riportami a casa/ nonna riportami a casa. Istintiva. Punk melodico. Semplicemente, Kurt Cobain e i Nirvana.

di Luca Ferrari

Torna in mente così. Perché si. Perché c'è dell'altro. Perché tanto nessuno sarà qui a fare domande. La nenia di Sliver, dall'album Incesticide (1992) dei Nirvana, si ripete. Andate dai crittografi e dai letterati se volete spiegazioni e chiare lettere. Il mondo alla rinfusa non mi ha mai trasmesso sicurezza e non inizierà certo ora. Possiamo giocare oppure tenerci a distanza. Faccio i conti con ciò che mi è rimasto dentro e sono senza sensazioni né idee nuove. Tutto quello cui rimando adesso, è una decisione che vibro contro le consuetudini primarie. Elementari. Neonate. Qui, tutto va così:

GRANDMA, TAKE YOUR HOME

figurine di amicizia
e scalini in salita
… ecco un salto nel cielo
e un abbandono facile

adesso le stelle
si sono allineate
e io vorrei avere qualcosa
di più profondo
da tramandare... ma a che serve, poi?
Tutto quello
che ci siamo detti
continuerà a non fermarsi,
e anche
quando i libri mastri
vorranno negare
il vissuto, il cielo
avrà un'altra storia
cui affacciarsi

tutte le volte
che rifiutai di tenermi stretto
ciò che stava svanendo,
è solo servito a fare dei ripostigli
una rabbia inamidata... ogni notte
prima di chiudere gli occhi
mi regalo
un gesto... un dono... una spiegazione
senza righe né melodia

oggi è già passato
un giorno
e questa dicono sia la normalità

oggi sono già
passate più di 24 ore
e il mondo
è lo stesso misero mondo
dove la gente
sale e scende dai propri piedistalli

il tuo viaggio
adesso non avrà mai fine,
il tuo viaggio
adesso va dove vorrai
                                              (Venezia, 21-22 settembre '17)

Sliver, by Nirvana

Storie di oscurità © Luca Ferrari

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