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mercoledì 8 agosto 2018

Neil Young, il richiamo dell'oceano

 L'immensità dell'Oceano Atlantico © Luca Ferrari ... (dx) Neil Young
I piedi conficcati nelle onde oceaniche dell'Atlantico. La brezza della spiagge dell'Algarve portoghese. La pura ispirazione nella musica di I'm the Ocean di Neil Young.

di Luca Ferrari

Scrivi ancora poesie? Me lo chiede chiunque mi rincontri dopo anni che non ci vediamo. La risposta è sempre la stessa, si. Lo faccio meno di una volta ma quel senso di appartenenza alle parole è rimasto intatto. Lo faccio quando c'è qualcosa che non voglio dimenticare. Lo faccio quando ci sono canzoni immortalate nel mio passato che si fondono in una nuova porzione del presente. Questa volta il destino mi ha consegnato l'ispirazione direttamente sulle acque atlantiche del Portogallo con I'm the Ocean, di Neil Young. Canzone registrata su Mirror Ball (1995), album suonato interamente con i sodali Pearl Jam.

Sono nato su di un'isola, sono un segno d'acqua e di quest'ultima ne bevo assai a differenza degli alcolici che proprio non mi garbano. L'elemento mi appartiene. Guardare il mare è una cosa, tuffarsi nell'oceano Atlantico un'altra. Neil Young ha sempre rappresentato per me la semplicità di vita. Una chitarra, la poesia e una dolce vita sentimentale. Il resto, solo dettagli. Le città continueranno a ingrandirsi e inglobare, la natura e il mare sono il mio grande richiamo. Lo è sempre stato e oggi lo è ancora di più. Sono in Portogallo, sulla costa Vicentina dell'Algarve e non ho niente da chiedere al mondo se non vivere una nuova, estenuante e intensa eternità.

...I'm not present, I'm a drug that makes you dream/ I'm an aerostar/ I'm a cutlass supreme In the wrong lane Trying to turn against the flow/ I'm the ocean I'm the giant undertow, canta Neil Young alla fine di una cavalcata rock di oltre 7 minuti. Ho sempre sognato di ascoltare "I'm the Ocean" con i piedi ben piantati nell'oceano. Non che non ci avessi provato. Quando ho peregrinato nella terra natia del cantautore, il Canada, sono state altre sue canzoni a guidarmi in lungo e in largo, in particolare l'intero disco Harvest (1972). Questa volta è arrivato il turno di I'm the Ocean. Apro la mia anima all'oceano. Conduce e ispira, la musica di Neil Young:

"I’M THE GIANT UNDERTOW"

Raccolgo la vita,
al diavolo le finte rivoluzioni del web
senza un dannato ieri
… faccio la voce punk
ma è ancora una sconosciuta
ballata Zeppeliana … ci
siamo allontanati
e adesso non potrei più fare
a meno di voi… le falene
sono stordite
ma non sento la loro mancanza… manciate
di ingerenze
hanno alzato le dita e qualche
carriola selvatica… si vocifera
che i giganti
abbiano scelto un’altra grotta
ma io non ci ho mai creduto... quando
lasciai da solo il mio algoritmo cardiaco
come segnaposto,
al mio ritorno nessuno ne sapeva
nulla… nessuno si è preso
la responsabilità di una confidenza 
davvero sincera

Rimbombi di falesia,
diagonali sulla riva... è questo 
il domani
che desidero… Sono parte
della corrente
e non m’importa quanto ancora il sole
potrà sostituire
il vento… Sono a poca distanza
da ciò che amo di più
al mondo… L'udito della notte
sia il mio testimone, adesso
che deve ancora sorgere... sarei 
anche potuto
tornare da questo echeggiare
e infrangere
le mie necessità più mnemoniche… non
lascio impronte,
la schiuma
ha richiamato le mani… mi
sto preparando a utilizzare
la forza… ho abbandonato
i miei sogni e posso correre
ancora un po'... l'evidenza distratta
del vostro sipario
non mi appartiene... non ci fermeremo
nemmeno
con la prossima marea...
(costa Vicentina [Portogallo], 19 Luglio ’18)

I'm the Ocean, by Neil Young

Lungo le spiagge portoghesi affacciate sull'Oceano Atlantico © Luca Ferrari

lunedì 30 luglio 2018

DOLiWOOD, vogliamo il Mirano Summer Festival

Tutti al Mirano Summer Festival con le più grandi rock star © DOLiWOOD
U2, Metallica, J.Lo, Coldplay, One Direction, Lady Gaga e perfino Madonna. Tutti vorrebbero suonare al Mirano Summer Festival. Parola (veneta) di DOLiWOOD.

di Luca Ferrari

"Eh, non xe mica fassie sonar al Mirano Summer Festival, anche xe ti ga e carte in regoea" dice ai microfoni una preoccupata Jennifer Lopez. Lei almeno però ci prova. Per i One Direction invece, sembra davvero dura, se non impossibile, salire on stage. Non va tanto meglio a Bono & The Edge, che causa il loro abbigliamento e le condizioni meteo nella cittadina veneta mese durante il mese di luijo, se la vedono brutta. Chi invece non sembra avere particolari problemi, se non quello di farsi portare ea bira, sono James Hetfield e Lars Ulrich, voce e batteria dei Metallica.

Fantasia o realtà? Realtà, eccome! Quella della DOLiWood s'intende, semplicemente grandiosa nel doppiare in veneto artisti in tutto il mondo. E questa volta, a finire sotto la loro grandiosa ironia, alcuni dei musicisti più noti al grande pubblico. Tutti desiderosi di suonare nel prestigioso Mirano Summer Festival. Una gag dopo l'altra, capiamo finalmente quali siano le vere ambizioni di queste rock/pop star. Poi certo, ci sono le cause perse o meglio. Ghe se anca chi xe 'na disperasion come lo smemorato Chris Martin.

E allora, in conclusione, poemo dir che il Mirano Summer el xe uno dei migliori festival estivi?!
MIRA! MIRA! ah ah ah ah

Mirano Summer Festival, by DOLiWOOD

lunedì 23 luglio 2018

Salvami, salvami Samarcanda

"... cercami se vuoi, non mi troverai" © Luca Ferrari
"Salvami, salvami, grande sovrano/ Fammi fuggire, fuggire di qua" cantava nella tzigana Samarcanda il cantautore Roberto Vecchioni. Ti sento. Siamo lontani. Sei dentro.

di Luca Ferrari

L'estate 2018 sarà ricordata come la stagione dei migranti. Più questa di tante altre per la spregevole deriva politico-popolante che ha ormai intrapreso questa nazione. E sempre più la gente sparla. Commenta dall'alto di non si sa bene quale conoscenza, facendo delle bugie più convenienti la propria miserevole e temporanea bandiera. Nelle ultime settimane sono stato all'estero e della mia trasferta non ho volutamente informato nessuno. Nessuna condivisione. Nulla di nulla. Ora che sono tornato, e vorrei sempre di più andarmene. Per sempre.

Sono molto ignorante sul fronte della musica italiana. Continuo a prediligere il rock della West Coast americana e il punk inglese. Un giorno al cinema però, durante la visione del poetico Hotel Gagarin (2018, di Simone Spada), ho fatto la conoscenza di Samarcanda di Roberto Vecchioni, che ovviamente non conoscevo. Mi è subito entrata dentro. Mi sono sentito trascinato. Ho immaginato spazi infiniti e il mio cuore spalancato. Lennonianamente, ho sentito Samarcanda come un mondo dove "Nothing to kill or die for/ And no religion, too/" e "... Living life in peace...". Chissà se riusciremo. Io da oggi ci proverò.

SALVAMI, SALVAMI SAMARCANDA

Non ci sono strade,
e non lo siete
mai stati… Mi ricordo
di voi e anche di te, ma
tu cosa ne potresti sapere 
dell’immondizia che hanno sepolto
dentro le mie radici?... non
m’interessa
ciò che avete da dire,
dietro la mia s(C)el(T)la
ho lasciato spazio solo per le stelle

alla luce del sole o di notte,
non vi sto chiedendo il permesso… è
una promessa, nemmeno
ve ne accorgerete… è una promessa,
mi avete già dimenticato… è
una promessa, non so più nemmeno
chi siate

di cosa dovrebbero essere fatte
le lacrime
perché i ponti si possano fare da parte
e guardarci davvero
negli occhi?… Loro sono di sicuro
i colpevoli, e voi
ostruite bene dove state

Non sono ispirato
solo perché
mi avere troppo rattristato… c’è
una nuova immagine
che galoppa
ed è la mia rinata onestà… sto
facendo piazza pulita
dell’egoismo
che ha continuato a strangolarmi… ho
guardato fuori
e ho scoperto di essere già lontano.
Non vi sto chiedendo
di raggiungermi...
(Da qualche parte nel mondo, 18-19 Luglio ’18) 

Samarcanda, di Roberto Vecchioni

martedì 26 giugno 2018

Mano nella mano col rock dei Pearl Jam

Padova, stadio Euganeo – la performance dei Pearl Jam © Luca Ferrari
Mano nella mano con le emozioni, solitarie e condivise. Viaggio istintivamente emozionale nel concerto patavino dei Pearl Jam.

di Luca Ferrari

Disseminate dentro le loro note c’è una ricca porzione della mia identità, memoria ed eredità. Riprendo il cammino. Sono pronto a nuove dichiarazioni. Per la quarta volta assisto a un concerto dei Pearl Jam: il primo da ventenne a Roma 1996, poi il Jammin Festival 2008 al parco di San Giuliano di Venezia, l'intenso e atteso show a Trieste 2014 e ora Padova 2018. Ancora loro, i Pearl Jam. Una piccola e inattesa scintilla intanto si manifesta dentro me, quando ancora sono lontano. Un istintivo atto di riscatto vitale e continuità scandito dalle loro note. Un amore appena cullato. Qualcuno direbbe. I changed by not changing at all. È  proprio così. Possiamo andare.

Padova, stadio Euganeo (24 giugno). A distanza di un anno esatto dalla performance solista di Eddie Vedder a Firenze, l’intera band dei Pearl Jam è pronta per un nuovo entusiasmante concerto del loro tour europeo senza nuovi album da presentare. Sembra ieri di averli visti nel capoluogo friulano ad ascoltare per la prima volta la loro ultima fatica discografica, Lightning Bolt. Alle 21,04 i rocker di Seattle attaccano con Pendulum, proprio dal suddetto, seguita da un’altra canzone soft, Low Light, per poi iniziare ad alzare il ritmo (e i decibel) con la graditissima e grandiosa Last Exit.

Per la prima volta al mio cospetto non suonano né Jeremy né la cover NeilYounghiana Rockin’ in a free world, sostituite (se così si può dire) da God’s Dice, Down, Crazy Mary e l’immortale cover degli The Who, Baba O’ Riley. Sarebbe stato troppo ascoltare altre perle inedite come Strangest Tribe. In compenso assistiamo esterrefatti a una poderosa esibizione di Even Flow con un Mike McCready strabordante più che mai. Per tecnica e velocità, quasi un chitarrista heavy metal. Analogo discordo per il tastierista hawaiano Boom Gaspard, strepitoso nella sopracitata Crazy Mary.

Ma voi tutto questo già lo sapete, così come che Stone Gossard e Jeff Ament restano più defilati mentre Eddie Vedder fa il suo show. Voi già lo sapete ma io non sto scrivendo su Live on Two Hands - le parole come non le avete mai ascoltate, per raccontarvi ciò che già conoscete. La track list e le banalità sul rabbia e il grunge, genere mai esistito e su cui erroneamente la stampa continua a disquisire, le lascio agli altri. Live on Two Hands è prima di tutto onestà emotiva ed è quello che farò ancora una volta. Nelle prossime inframmezzate righe sentirete proprio questo. Un’ondata di sentimenti in cui spero vorrete indugiare il più possibile. E se non trovate la via d’uscita, allora le avrete davvero comprese.


AL CHIARO DI UN'ETERNA STORIA CONDIVISA 

Gruppi in sommossa
contro l’effimera immortalità… da
dove siamo davvero emersi?
Dentro l’apparato di affermazione
c’è solo la ragione degli ultimi,
sono i saluti che ancora piovono
vicini alla luna… e quei fiumi
spogli di scontri e sponde, che
garantiscono il movimento
del nostro ritorno… si,
ho tolto tutti quei superflui segmenti
dalle loro indicazioni e ora
siamo tutti più inclini
a non racimolare la nostra libertà

Scie alfabetiche sull’orlo marino
desiderano e singhiozzano… non vogliamo
ideatori a salve
nella nostra nuova antologia… è vero
che al giorno d’oggi
un nome non significa nulla
se non una mano priva di radice?
Fermiamoci… Perché fate a gara
per rispondermi… io non
ve l’ho chiesto
e attorno ci sono anche cuori lontani
così come chi ha definitivamente
dato l’addio
alle proprie saracinesche… e in questo
aggiornato girotondo umano i sorrisi del passato 
balbettano beati 
da dietro il flusso più spericolato…

Frecce differenziate
attraversano albe posteriori… in che direzione
stanno andando le farfalle?
Dovrei chiedere a ciascuno di voi
quale sensazione le/gli abbia appena permesso
di ricominciare a vivere...
Era rimasta conficcata dentro… era
rimasta fioca
e senza nessun obbligo di perdono…
Facciamo le valigie insieme
e senza scarpe di ricambio, oggi
camminerò solo mano nella mano
(Padova, 24 Giugno ’18)

Even Flow (Pearl Jam), live Padova 24 giugno 2018

 Due fan si avviano a vedere il concerto dei Pearl Jam allo stadio Euganeo di Padova © Luca Ferrari
Padova, stadio Euganeo – il pubblico assiste alla performance dei Pearl Jam © Luca Ferrari
Padova, stadio Euganeo – il bassista Jeff Ament (Pearl Jam) © Luca Ferrari
Padova, stadio Euganeo – il chitarrista Mike McCready (Pearl Jam) © Luca Ferrari
Padova, stadio Euganeo – il cantante Eddie Vedder (Pearl Jam) © Luca Ferrari
Padova, stadio Euganeo – il pubblico assiste alla performance dei Pearl Jam al chiaro di luna © Luca Ferrari

lunedì 25 giugno 2018

I got ID (Pearl Jam), l'amore risorge

Il booklet di Merkin Ball (Pearl Jam)
Prima la solitudine e l'abbandono, poi l'amore più inimmaginabile. Tutto ciò in una canzone. Tutto questo vissuto a distanza di anni ascoltando la dolorosa I got ID (Pearl Jam feat. Neil Young).

di Luca Ferrari

If just once, I could feel loved (Se per una volta mi sentissi davvero amato) cantava la voce rabbiosa di Eddie Vedder nella malinconica I got ID, direttamente dall'EP Merkin Ball (1995) suonato insieme ad alcuni membri dei Pearl Jam e alla chitarra distorta dell'amico Neil Young. Un gesto per "ricambiare il favore" al rocker canadese che li aveva scelti per il suo album Mirror Ball, pubblicato nello stesso anno pochi mesi prima. I got ID, una canzone ruvida e dolorosa. Una canzone ascoltata troppe volte in momenti non particolarmente ottimistici.

La vita di una canzone non si placa con le mode. È semplicemente eterna tanto quanto l'anima di chi l'ascolta. Oggi I got ID è diventata qualcosa di più. Oggi quella canzone ha raccolto nel suo oscuro abbraccio un ulteriore significato e per giunta a poche ore di distanza dal live dei Pearl Jam allo stadio Euganeo di Padova. Nello stereo c'era il doppio cd Rearviewmirror: Greatest Hits 1991-2003. Poi è arrivata lei e non ho avuto dubbi su cosa avrei dovuto fare. L'ho fatto e ancora una volta calde lacrime hanno cominciato a graffiare i miei occhi, sebbene in modo differente.


CI HANNO VISTO INSIEME

Hai mai inseguito un aquilone
senza sapere
come si faccia a cadere? … Vorrei
poterti raccontare
di aver conseguito 
il brevetto di raccoglitore di stelle
ma non sarebbe poi vero
e le bugie
non sono state mai state i miei remi

onde di sabbia… zaini
traboccanti di orologi
senza ticchettii… una domanda
senza persecuzioni
e una certezza di non amore…
quale altro frastuono
dovevo sprigionare
per farti intendere ciò che avevo dentro?

Faccio la conta
delle formiche che hanno usato
le mie gambe
per tornare nelle proprie tante… cancello
i documentari
che hanno rimpiazzato
i cartoni animati
con cui intrattenevo le sedie vuote
del mio domani

sono andato avanti
ma non mi fermavo mai a chiedermi
il perché, e quando
mi guardavo intorno per capire
se ci fosse davvero dell’amore
attorno a me, non ero
nemmeno capace di chiedere l’autostop
e addormentarmi
nel buio di qualche vacillamento

adesso sono vicino a te… posso sentire
il dondolio di una nuova pagina… è
stato istintivo e l'ho fatto per quel me
laggiù... ho cullato anche me stesso...adesso
che sei tra le mie braccia 
userò sempre lo stesso foglio
ma andremo avanti insieme...
(Venezia, 24 Giugno ’18)

I got ID, by Pearl Jam

venerdì 22 giugno 2018

Sopravvissuto al mondo contro

Avanti verso l'ignoto...
Morde la desolazione. Brulica la resa. Diaspora fluida e senza apparente direzione. È solo un abbaglio. È solo un'interpretazione sballata. Il domani splendente è già arrivato e da un pezzo.

di Luca Ferrari

Sarà la diffusione del trailer di Creed II, in arrivo il 29 novembre prossimo, film che vedrà incrociare i guantoni dei figlio di Apollo e Ivan Drago. Sarà che siamo in una stagione in cui riprendo a calcare la sabbia per il mio adorato jogging, ma ecco tornare prepotente nella mia memoria la colonna sonora di Rocky IV. Tra le meno note c'è anche lei, Man Agains the World, dei Survivor. La mitica band della leggendaria "Gonna Fly Now". Ascolto e riascolto. Scrivo e scrivo ancora. Sono in vena di riconoscimenti. Sono deciso a qualche licenza. Sono pronto ad andare avanti senza nessuno abbattuto domani.


MI CONFIDO UN PENSIERO
  
E ancora ho continuato
a credere
che voi sempre foste così lontani
… e ancora ho voluto credere
che tra le rocce
ci fossero primule e balsami…
e ancora ho pensato
mi sarei dovuto nascondere
ma la luce
non è mai una concessione di nuvole
e reclami… ho pensato
che nulla mi appartenesse,
decisi che sarei venuto
sempre a sottrazioni con il mio
domani… i troppi chiodi
ripieni di panieri sgonfiati
sono ormai alghe
ricoperte di domande rampicanti… lo
sono sempre stati,
ma non lo avevo mai voluto
vedere… è dunque questo
il mondo
che tanto mi spaventava? Siete
dunque tutti voi
coloro a cui ho venduto ombre
in cambio di vagoni
senza tetto?... guantoni
pieni di pioggia evacuata,
e siete ancora lì
a spaccarvi la testa
con gli stessi scatti precipitosi
... avete avuto
la vostra vittoria? E adesso
che non ci sono più porte
cosa vi è rimasto?... suona
beffarda anche la polvere… rimbalzano
mute le campane… grondano
i coperchi… immagini
riflessi e qualcosa d’altro… perché
a tutto il mondo
dovrebbe importare del mio domani
se non mai voluto
null'altro che la mia vita…
(Venezia, 22 Giugno ’18)


Man Against the World, by Survivor

sabato 2 giugno 2018

La danza di Neil Young & Crazy Horse

L'album di Neil Young & Crazy Horse, Year of the Horse, ideale per un viaggio in Canada (dx)
Il rumore dell'acqua come ninna nanna. Una danza unica e speciale che mi riporta alla poesia del Canada. E poi subito risuonare When You Dance di Neil Young & Crazy Horse.

di Luca Ferrari

Vivere sull'acqua è qualcosa di unico e impareggiabile. Ci sono nato e ancora oggi la cosa mi sorprende. Se dovessi abbandonare Venezia, vorrei un'altra isola. Magari l'ancor più amata Prince Edward Island, in Canada, patria del cantautore Neil Young. Ogni notte l'ultima parola è dell'acqua sotto la mia finestra. Ieri notte il mare mi ha parlato e la canzone When You Dance, ascoltata la prima volta nel 1997 a Londra subito dopo aver acquistato l'album live Year of the Horse (1997) di Neil insieme ai Crazy Horse, mi è istintivamente tornata dentro. Tutto il resto era dentro fino a pochi istanti fa...

DIALOGO RUDIMENTALE COL MARE

Il suono è lontano,
voi che cosa starete già facendo?
Non sono mai stato generoso
in specchi o descrizioni, invece
le emozioni erano a un altro stadio

le onde, la mia tutela
la privacy dei miei sentimenti
...oggi nessuno ti vuole conoscere
però ti viene a raccontare
come spedirsi un mazzo di niente

lascio uscire un mano fuori
di me… lì sotto
c’è qualcuno che ho incontrato
anche altrove… lui potrebbe dire
lo stesso del sottoscritto

solo un lento ciucciare
assonnato e rannicchiato
come farebbe
la più forte delle lacrime… Non
so se farò in tempo,
di certo al giorno d’oggi
lo sapreste tutti e allo stesso tempo

secondo la normale procedura oraria,
il sole dovrebbe essere
ancora molto lontano dal mio cammino
eppure io non ci credo… adesso
c’è chi si sta risvegliando
ed è pronto a non capire… adesso
ho un solo desiderio,
che io e te ricominciamo a palare,
nessuno ci capisca
e un giorno ci scambiamo ancora
di posto… riesci a mantenere
questo segreto? Riusciresti
a dargli tutta la spinta decisiva?
Sto per chiudere gli occhi... adesso
tocca a te...
(Venezia, 2 Giugno ’18)

When You Dance, live by Neil Young & Crazy Horse

martedì 22 maggio 2018

Ricky Shane, uno dei... Reds!

Ricky Sahane, dai Mods ai... Reds!
Dalla Londra beat anni '60 alla finale Champions 2017-18 tra Liverpool e Real Madrid. Rivisitazione musicale in chiave calcistica della generazionale Uno dei Mods, di Ricky Shane.

di Luca Ferrari

Uno dei Mods, di Ricky Shane. Una canzone incastonata nella mia memoria e ascoltata per la prima (unica) volta durante la II edizione della rassegna canora Una rotonda sul mare. Era l'estate 1990 e con alle spalle solo un po' di cultura Beatlesiana di eredità fraterna, assistei all'esibizione dal vivo dell'artista franco-libanese Ricky Shane che cantò e suonò la generazionale Uno dei Mods. La sua performance fu notevole ma il pubblico gli preferì il collega scozzese Donovan. Quelle canzone però, e la città dello scontro tra bande citata nel testo, Liverpool, mi rimasero dentro.

Oggi quelle parole, 28 anni dopo, sono tornate impetuose nella mia mente e non per caso. Tra qualche giorno infatti, a Kiev, si disputerà la finale di Champions League 2017-18 tra i bi-campioni uscenti del Real Madrid e appunto il Liverpool, squadra di cui sono da anni sostenitore e posseggo (orgoglioso) la maglia originale dell'ex-capitano Steven Gerrard, acquistata nello store ufficiale di Chester, poco distante da Liverpool. In questo contesto Uno dei Mods di Ricky Shane si è d'improvviso fatta largo tra le note rock a me più affini dei vari Mudhoney, AC/DC, Neil Young, etc.

Sabato 26 maggio è il giorno dell'attesa finale e in barba alla scaramanzia, sentimento questo che non alberga per nulla nel sottoscritto, io sono certo che il Liverpool solleverà la coppa dalle grandi orecchie. E per celebrare il tutto, oltre a una ricca porzione di fish & chips con succulento contorno dei mitici fagioli Hein Beanz che mi strafogherò davanti al teleschermo, nel frattempo ho dato libero e istintivo sfogo alla creatività, rivisitando in chiave calcistica pro-Reds la canzone di Ricky Shane. E allora mentre ascoltate Uno dei Mods, leggetevi il nuovo testo... e forza Liverpool!

Uno dei Reds

Dopo undic'anni ho trovato l'amico Klopp
con la sua squadra in finale e la scritta su
"Giorno per giorno io vivo, alleno i Reds"
era firmato da Klopp, uno dei Reds

Io non potevo capire e domandai
dimmi che cosa vuol dire "Uno dei Reds"
lui mi rispose, corri ad Anfield, guarda e vedrai
non camminar più da solo, e tiferai

Insieme a noi (coro)

A Liverpool c'è la casa dei Reds
il loro capo era l'amico Klopp
erano mille e sono sempre di più
sono i più forti, i fantastici Reds

Yeeeee ye ye ye ye ye! .. Yeeeee, ye ye ye ye ye!

Modric, Ronaldo eran contro di noi
vidi qualcuno ammonito da noi
poi vidi Salah lanciato in gol
colpì la traversa e la palla entrò

Yeeeee ye ye ye ye ye! .. Yeeeee, ye ye ye ye ye!

Era finita la finale ed esultai
vidi il Liverpool trionfare e constatai:
vidi gioire sempre di più l'amico Klopp
ora mi disse anche tu, tu sei dei Reds

Uno dei Reds!

i Blancos letali son contro di noi
para, riparti ed ora il knock-out
ecco Firmino lanciato in gol
un tiro a girare e la coppa alzò

Yeeeee ye ye ye ye ye! .. Yeeeee, ye ye ye ye ye!

Uno dei Mods, by Ricky Shane

sabato 12 maggio 2018

Hunger Strike, l'eternità dei Temple of the Dog

La poesia musicale dei Temple of the Dog
Questa è una dichiarazione umana allo stato grezzo e non clonabile. Ho guardato il cielo da basso ripensando a quanto ancora significhi per noi Hunger Strike dei Temple of the Dog.

di Luca Ferrari

A sud delle nuvole, al centro del proprio sé. Emozioni dirette di abbandono e scatta la risposta. Non sarei onesto se dicessi che ci sono sempre stato. Fumare una sigaretta non è mai stato un gesto né un atteggiamento. Non potrò mai dimenticare quella sempre (im)paziente luna piena e chissà quante imperdonabili emozioni lasciate morire senza un degno presente. Oggi è diverso. Oggi sono sceso in strada. Non ho potuto far apparire il buio né l'oceano. Forse ho trascurato un diverbio ed è stata la mia nuova fortuna. Oggi ho la convinzione che tutte queste parole siano solo...


SCORRIBANDE DI SOLA ANDATA
  
strade in accumulo di soli invisibili… se
i cancelli arrugginiti e laterali
attirano le mie risposte più del tuo
medaglione, forse è ora che riprenda
il nostro cammino… ma
perché poi tutta questa oscurità
dovrebbe nascondere 
solo il mio nome?... e perché
poi questa sospensione di felicità
dovrebbe per forza riguardare 
il mio domani?

Corde, salvagenti e rincorse…
Fiabe, proboscidi e un totale disprezzo
per il cortile del vicinato… volevate
che fossi sincero
e allora perché non siete sulla sabbia
a cercare le mie meteore
infarcite di fulmini intercostali
e dediche senza destino?

Sotto le tegole
è più facile sentirsi in sintonia
con la propria incomprensibile
emotività… senza tegole
è più doloroso lasciar scorrere
tutto ciò che ci appartiene
ma perché me lo stai ancora chiedendo,
perché? Quella sarebbe
stata l’inizio di una storia,
questo è un momento
che spero presto di raccontare

Le troppe fiere da salotto
hanno ciascuna un pezzo dei nostri
segreti… ogni invadente rassegnazione
chiede il mosaico frammentato
di ciò che non saremo più in grado
di sopportare… allora, tu
vuoi andare avanti così? Non
dovresti proprio, e allora
lascia davvero gli ormeggi… anche le zattere
un giorno
troveranno il coraggio di frantumarsi
in un solo verso…
(Venezia, 12 maggio ’18)

Hunger Strike, by Temple of the Dog

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