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martedì 31 marzo 2020

Shiny Happy... Letter

Michael Stipe (R.E.M.) e Kate Pierson (B-52s) nel videoclip di Shiny Happy People
E io ho appena imparato che si può tornare a sorridere leggendo una semplice lettera. Parole sincere in perfetta sintonia con la musica di Shiny Happy People (R.E.M. & Kate Pierson).

di Luca Ferrari

"Shiny happy people holding hands/ Shiny happy people laughing - Persone splendide e felici che si tengono per mano/ Persone splendide e felici che ridono." Iniziava così il ritornello della solare Shiny Happy People degli R.E.M. Quella canzone (e annesso videoclip) mi è sempre piaciuta. Ascoltata e riascoltata, ma mai del tutto legata a un avvenimento specifico della mia vita. L'attesa è finita. In un mondo di interconnessioni è accaduto qualcosa di speciale e inaspettato. Qualcosa che in principio non ho provato nemmeno a leggere (si, avete capito bene). Qualcosa che solo giorni dopo ho trovato la forza di aprire, come se una parte di me ne avesse intuito l'immensa energia. Una lettera. Una lettera corale inviata a una piccola comunità di bambini e ai rispettivi genitori.

Gli anni Novanta musicali non sarebbero stati gli stessi senza la poetica melodia degli R.E.M., rock band statunitense formatisi ad Athens (Georgia). Primo di quei cinque inimitabili album realizzati durante il corso dei "Nighties", Out of Time (1991), il disco della generazionale Losing My Religion. Ma sarebbe riduttivo condensare il suo intero valore nella hit più famosa. Canzoni rimaste ancora oggi nell'anima, da Texarcana a Radio Song, cantata insieme al rapper KRS-One (tra i primi esempi di collaborazione rock-rap), passando per Near Wild HeavenBelong fino all'atipica Shiny Happy People, dove il cantante Michael Stipe duetta con Kate Pierson, vocalist dei mirabolanti B-52s, anch'essi di Athens.

Mesi or sono, quando per la prima volta mi avvicinai al mondo dei lattanti, fu E-Bow the Letter, sempre degli R.E.M. ma insieme a Patty Smith, a ispirarmi. Loro e un disegno sbocciato dalle mani di tante piccole creature. Allora usai proprio quel termine: "lettera." Un caso? Non credo. Quella era la mia ispirazione. Quello era il mio approccio al loro mondo. Adesso senza saperlo, quelle persone, le Educatrici del Nido Arcobaleno di Venezia hanno risposto con una lettera autentica e per di più in un momento di  grave difficoltà collettiva, la pandemia da coronavirus. Una lettera per farci sentire vicini. Una lettera piena di sincero affetto per i nostri figli/e. Le loro parole sembrano sposarsi alla perfezione con Shiny Happy People, le lyrics di Stipe (voce) e la musica di Peter Buck (chitarra), Mike Mills (basso), Bill Berry (batteria).

Shiny Happy People si presenta così "Meet me in the crowd, people, people/ Throw your love around, love me, love me/ Take it into town, happy, happy/ Put it in the ground/ Where the flowers grow/ Gold and silver shine/ ... Shiny happy people holding hands/ Shiny happy people holding hands/ Shiny happy people laughing" - "Venitemi incontro nella folla, gente, gente/ Portate il vostro amore in giro, amatemi, amatemi/ Portatelo in città, felici, felici/ Piantatelo nel terreno/ Dove crescono i fiori/ Splendore d'oro e d'argento ... Persone splendide e felici che si tengono per mano/ Persone splendide e felici che si tengono per mano/ Persone splendide e felici che ridono."

Dalla musica alla realtà. A rivedere il videoclip di Shiny Happy People, ecco riemergere una indimenticabile giornata di inizio giugno di pochi mesi fa, vissuta in prima persona e condivisa in contagiosa allegria. Un giardino pieno di giochi. Bambini festanti, educatrici, ausiliarie e genitori. Insieme e felici. E noi eravamo lì, tutti insieme. Difficile che possa accadere anche quest'anno. Sarebbe bello potersi ritrovare anche solo per celebrare qualcosa di simile. Vorrebbe dire che il coronavirus è stato piegato, o comunque è regredito. Vorrebbe dire che staremmo ricominciando a vivere. Speranze a parte, la musica (grandiosa) degli R.E.M. aspetta e ancor prima di essa, è giunto il momento di riprendere penna e calamaio:

LETTERA DALL'ARCOBALENO

È difficile credere
a un oggi ce la faremo... E non mi vedrete
mimetizzato sopra i lampioni
a fare le boccacce tra nuvole insonni
e segnaposti gattonati...

Un gioco, una corsa...
un piccolo sguardo di sconforto... Una pausa...
Un tentativo
di dirci che ci sono vicine...

Che cosa sta succedendo
a quel mondo che volevamo tanto
disperatamente cambiare?

Ho in mente la loro prossima gioventù,
ho in mente un nuovo inverno
senza preavviso epistolare... Ho
in mente di vedervi
ancora crescere l'uno accanto all'altra... Un giorno
mi venne spontaneo
rivolgermi all'arcobaleno, fu
la mia prima volta... Pochi
gradini d'infinito arrampicatisi
sui vostri domani più pazienti...

Nei miei ricordi più inimmaginabili
c'è un giardino
e ci siete tutti voi... Avrei voluto
entrarci ancora, dove si sono rintanate
tutte quelle albe precedenti?
Nel mio passato
c'è stato un tempo fatto di abbracci
volutamente a distanza... Adesso
ho smesso di farlo ma sono stato comunque
raggiunto... Ispirato... Confortato...

Nello stampatello di una favola,
lattee curiosità hanno tratteggiato un sorriso
che è la vostra promessa... l'attesa primordiale
del nostro prossimo incontro...

E io oggi ho imparato
che con una lettera
si può tornare a sorridere...
(Venezia, 30-31 Marzo '20)

Shiny Happy People, R.E.M. feat. Kate Pierson
Il videoclip di Shiny Happy People (R.E.M.)

venerdì 20 marzo 2020

Creeping Death, la morte strisciante dei Metallica

James Hetfield, cantante-chitarrista dei Metallica, durante la performance live di Creeping Death
Dall'angelo sterminatore biblico-fantasy alla furiosa Creeping Death dei Metallica. Oggi la morte strisciante è una tragica realtà, invisibile e sta colpendo ovunque nel mondo.

di Luca Ferrari

Nella storia delle religiosi si trovano gli avvenimenti più fantasiosi e cruenti. Nella storia delle religioni e i loro onnipotenti umanamente evocati, detentori della verità e i loro seguaci hanno commesso i crimini più atroci. Peggiori anche della politica. Nel Vecchio Testamento, il dio degli ebrei si scagliò contro la truce dittatura egiziana con le celebri piaghe, inviando infine l'angelo sterminatore che colpì a morte tutti i primogeniti del Regno. Quella storia rimase impressa nella mente di James Hetfield, che nel secondo album dei Metallica, Ride the Lighting (1984), ne utilizzò l'ispirazione per la potente Creeping Death.

Nel 2020 la morte corre impalpabile col nome di coronavirus. Il contagio è iniziato in Cina, almeno così sembra, ed è via via proseguito ovunque. In Italia la situazione è sempre più drammatica ed è stata dichiarata tutta zona rossa, dalle Alpi alla Sicilia. Un virus inarrestabile di cui si sa ancora troppo poco. E se all'inizio la morte sembrava una diretta conseguenza solo per le persone avanti con l'età e con già problemi cardio-polmonari, nelle ultime settimane ha iniziato a mietere vittime anche in età più giovani. Nonostante l'allarme, ancora in troppi non ne capiscono la pericolosità e da incoscienti escono anche quando potrebbero (dovrebbero) fare a meno, diventando potenziali veicoli di contagio.

Tra gli addetti del mestiere e amanti delle sonorità più autenticamente metal, Ride the Lighting si contende con Master of Puppets (1986) il ruolo di album migliore in assoluto dell'intera discografia dei Metallica. Nel ventre della seconda fatica dei quattro di Frisco, quando ancora al basso militava Cliff Burton (1962-1986), ci sono immortali perle del genere, su tutte la possente For Whom the Bells Tolls e la straziante Fade to Black. Penultima traccia dell'album, Creeping Death, suonata quasi sempre dal vivo, molto amata dal pubblico e ulteriormente esaltata dal bassista Jason Newsted che dava il suo grave contributo alle parti canore. Adesso però, quella storia di morte è diventata una realtà di tutti i giorni.


L'INTRANSIGENZA DELLE IDENTITÀ AGGREDITE

Sparpagliati, qualunquismo... la
ragione si è fatta da parte,
ci sono le cresime della mortalità.
Un afflato, un respiro... Un'accusa
del nuovo domani 
senza nessuno di loro... Non
si spostano i/le file. Non si colorano
più le tonalità. Un giallo
è un pezzo di cielo senza tridente
né punto a capo...

Leggo le vostre promesse,
me le inviate ogni giorno... Leggo
i vostri ricordi
come se avessero più valore
adesso che tutti li possono riassumere... Leggo
la vostra intransigenza
nel diffamare l'ignoranza
di ciò che avete sempre saputo

Facciamo il punto sulla morte.
Facciamolo. Facciamo l'ennesimo
aggiornamento
su tutto ciò che non abbiamo capito.
Fuori dalla mia porta
ci sono ancora e solo i nostri nomi.
Dentro la mia porta
c'è solo l'amore per una donna
e un bambino.
Fuori dalla mia porta la morte
corre tra gli ovuli delle nostre
coreografate dichiarazioni, 
ed è ancora uno scherzo... un titolo... un arrivederci...

Ci sono le distanze
e ci sono gli stessi abbracci... C'è
la solitudine incompresa... Nuovi letti
in silenzio attendono inquilini.
Impauriti. Inermi. Inabili al domani.

Non ho altoparlanti, non ho balconi.
Non ho striscioni, ho tanta paura. 
Tu sei lì fuori, ora spengo
le luci... Vi voglio ancora ritrovarci tutti...
(Venezia, 19 Marzo '20)

Creeping Death, live in Seattle '89 by Metallica


Jason Newsted, bassista dei Metallica, durante la performance live di Creeping Death

martedì 3 marzo 2020

Prozac+, il resto che cos'è

La punnk band  Prozac+: (da sx) Elisabetta Imelio, Gian Maria Accusani, Eva Poles © Giovanniweb
C'è una dose di Prozac+ dentro ciascuno di noi. E oggi, a pochi giorni dalla prematura scomparsa della bassista fondatrice, Elisabetta Imelio, piange punk insieme a noi.

di Luca Ferrari

Le loro canzoni le abbiamo cantate tutti, almeno una volta. I più fortunati (come il sottoscritto) le hanno anche selvaggiamente pogate da qualche parte, mentre quelli là sul palco, la cantavano (Eva Poles) e suonavano di santa ragione (Elisabetta Imelio e Gian Maria Accusani). Loro erano (sono) i Prozac+, professione punk-rockers friulani, formatisi a metà anni Novanta in quel di Pordenone. Un'epoca difficile dove il rock, ormai orfano del sound di Seattle, stava dolorosamente iniziando ad ammainare la sua gloriosa bandiera sopperendo all'omologazione di MTV. Una ragazza di vent'anni però ci credeva ancora, Elisabetta Imelio (Aviano, 23 novembre 1975 - 29 febbraio 2020), e fu così che nacquero i Prozac+.

Un primo ricordo col video di Pastiglie e una divertente intervista del chitarrista Gian Maria Accusani, che durante un viaggio negli States raccontò di essersi sentito/considerato uno sfigato perché non conosceva i Nirvana. Arriva quindi Acido acida a imporre la sua legge punk e sdoganare i Prozac+ in modo definitivo. Il successo li porta ovunque in tour, incluso il Centro Sociale Rivola di Marghera in data 23 maggio 1998. Con alle spalle concerti di Iron Maiden (1995), Pearl Jam (1996), Megadeth (1997) più il doppio Maiden/Helloween, decido che è arrivato il momento di assistere al mio primo concerto rock italiano e insieme ai compari del Servizio Civile ci buttiamo nella mischia, anzi nel pogo più selvaggio.

E siamo al presente più malinconico. Tanti artisti delle sette note ci hanno lasciato in questi ultimi anni. Dal mitico bassista-fondatore dei Motorhead, Lemmy Kilmister, alla sofferta voce dei Cranberries, Dolores O' Riordan, passando per i microfoni di Linkin Park (Chester Bennington), i possenti Soundgarden del compianto Chris Cornell e Brad (Shawn Smith), quest'ultima compagine di Seattle dove militava anche la chitarra ritmica dei Pearl Jam, Stone Gossard. Nel temuto e funesto bisestile 2020 del coronavirus, il 29 febbraio scorso ci ha lasciato Elisabetta Imelio, bassista dei Prozac+, malata di tumore al seno. Le parole chiedono spazio. L'anima risponde.

A CHIUNQUE SI RISPECCHI

Da ogni test ne esce che stai male...
Un arpeggio lontano
condensa il sangue degli eroi.

Nella dichiarazione al mio peccato
i riflessi del dolore
sono la tempesta di una ricaduta fecondata...

Camminare sul carminio
è stato positivo per l'anima... un siero artificiale
senza bussole per il prossimo tramonto.

Prendi l’universo e dà loro una forma,
c’è aria di nuova vita...
Il tempo piange nella sua stanza...
Il tempo ramifica nell’anticamera...
I nuovi bohémien se ne stanno seduti
su briccole di plasma
aspettando la custodia delle proprie lacrime

Quest’assaggio di vita è stato graduale,
questo piccolo seme
doveva nascere  in mezzo al marcio
...
E non ha importanza se ti hanno fatto credere
di aver salvato il Pianeta
se avrai la certezza di essere stato amato...
...
E non importa della scorsa notte
perché ero tranquillo... Perché sapevo
che non sarebbe stato
l’ultimo pezzo di carta,
che avrebbe racchiuso i segreti
dei nostri nomi...
(Lido di Venezia [VE], 1998) 

Prozac+, Acido acida

L'articolo sul concerto dei Prozac+ al Rivolta di Marghera incollato su una vecchia agenda © Luca Ferrari

martedì 4 febbraio 2020

Spice Girls, il tenero amore di 2 become 1

Le Spice Girls nel videoclip 2 become 1
"'Cause tonight is the night, when two become one". Dalla speranza alla nascita dell'amore più sincero. A scandire quel sentimento, la romantica 2 become 1 delle "innocenti" Spice Girls.

di Luca Ferrari

La mia storia con le Spice Girls era iniziata qualche mese prima, conquistandomi con la dolce-malinconica Viva Forever. Nella calda e sfiancante estate 1998 quelle cinque farfalline (vedi video, ndr) allentarono le costanti emorragie di un presente incapace di trovare svolte, rifugi o banalmente sorrisi. Da allora erano passati pochi mesi e per assurdo le cose erano anche peggiorate. Un timido bagliore di amicizie intanto però si stava destando e ritrovatomi lontano nel mezzo di un traffico metropolitano, 2 become 1 mi tornò in mente. Fu come una visione interiore. Sentii un timido sussulto di forza. Qualche parola da custodire per un imprecisato domani.

Come a little bit closer baby, get it on, get it on,
'Cause tonight is the night when two become one
I need some love like I never needed love before(Wanna make love to ya baby)
I had a little love, now I'm back for more (Wanna make love to ya baby)
Set your spirit free, it's the only way to be
                                                                        2 become 1 - Spice Girls

Le Spice Girls in un sito che tratta il rock? Qualcuno potrà inorridire ma quelle cinque ragazzine inglesi entrarono nel mio mondo senza mai averle (ovviamente) cercate. Una promessa di un domani ancora molto lontano. Quell'attimo che poi puntuale sarebbe arrivato, ma all'epoca del mio primo incontro non lo avrei certo potuto immaginare di ritrovarmi qui, a distanza di così tanto tempo, a ripensare a quella mia vita così lontane. Loro, le Spice Girls, non erano più le scatenate e superfashion delle canzoni di esordio. In 2 become 1 le cinque inglesine trovarono una dimensione più intima dove gli unici interlocutori erano due persone che volevano stare insieme e amarsi. E questo è esattamente ciò che accadde.


IO E TE, CHE TROVAMMO LA NOSTRA VIA

Posso dirti che sento ancora freddo,
adesso che sono accanto a te?
Voglio raccontarti questa bugia
perché i fruscii della mia grotta
non mi avevano mai preparato
al nostro primo incontro

il rumore metallico
dei miei natali sacrificati
non è finito nella storia
di nessuno e io ero lo stesso
a quel punto della notte... E io
non ero per niente cambiato
sopra le punte 
della tua nuova umana trasgressione... Questo
sarebbe stato il momento
di cambiare posizione dello specchio
e un attimo dopo
il destino non fu più uno scarno 
pugno bagnato

Adesso vorrei chiedere
a quelle briciole di oscurità
se si ricordino
delle mie lettere... Adesso
vorrei prenderti per mano
e chiederti ancora una volta
del nostro cammino insieme

Posso confidarti
che sento ancora le lacrime 
piovere
sopra il cielo più naturale
senza sentirmi triste
neanche per un secondo?...

Posso confidarti
che sto ripensando quel momento
e non mi sento per niente strano
a svegliarmi accanto a te... E
quando le luci
di un'imprecisata nuova alba capostipite
ci vorrà ancora risultare
vicina, sappiamo bene
quale sarà la nostra risposta...
(Venezia, 4 Febbraio '20)

2 become 1, by Spice Girls

giovedì 23 gennaio 2020

L'istinto amorevole dei Cranberries

La cantante Dolores O'Riordan nel videoclip di Animal Instinct (The Cranberries)
Ballata bucolica dal sapore amorevole-malinconico. Animal Instinct dei Cranberries scalda il cuore tra lacrimoni e un domani tutto da scrivere. L'amore è qualcosa che abbiamo.

di Luca Ferrari

Un nuovo legame è venuto al mondo. Non importa quello che la vita ti porterà a dover affrontare, adesso tu sei lì per lei, per lui, per loro. Una bucolica Dolores O' Riordan danza in un piccolo appartamento insieme a tre amici intenti a suonare, mentre (nel videoclip) una mamma sotto mentite spoglie sta andando a riprendersi i figli, in custodia dai Servizi Sociali. Suddenly something has happened to me... inizia così Animal Instinct, prima traccia di Bury the Hatchet (1999), quarto album della rock band irlandese The Cranberries. Un istinto, si. L'istinto di stare accanto a chi amiamo e da chi siamo amati. Un istinto che nessuno può spezzare e ci può impedire di stare lontani.

Una donna entra negli uffici e senza mezze misure spinge i due ragazzini nell'auto in corsa. I piccoli la guardano impauriti, poi torna subito il sorriso quando la mamma si rivela togliendosi la parrucca. I due figlioletti allora abbracciano la donna mentre è ancora al volante, e insieme proseguono il cammino tra sorrisi e preoccupazioni. "So take my hands and come with me/ We will change reality... It is a lovely thing that we, It is a lovely thing, the animal instict - Quindi prendi le mie mani e vieni con me, cambieremo la realtà/... è una cosa bella che abbiamo, è una cosa bella che è una cosa bella, l'istinto animale."


È ACCADUTO DENTRO DI TE

È stato un lungo viaggio,
non so ancora dove
ci risveglieremo domani… Siamo
stati così vicini e adesso voglio ancora
prenderti per mano… Quello
che hai dentro di te
è ciò che più amo al mondo,
quello che hai dentro
è ciò che siamo ogni giorno insieme

È ancora presto per essere sicuri
che le stelle brilleranno
solo per noi,
e tutte le volte che ti ho giurato
di aver frantumato
le incudini del mio passato,
ho fatto la felicità
di tanti volatili da legno… E
tutte le volte
che ho deciso non mi sarei fermato
a farmi schiacciare dall’orizzonte,
ho fatto posto sull’altalena
per tutti noi

… e quello che hai dentro
è ciò che mi fa anche innamorare
della tua vita… E quello che hai dentro
me lo hai appena raccontato
con una corsa, le bolle di sapone
e un sogno condiviso

Di tante finestre aperte non so che farmene,
sono sincero quando
ti dico che ogni tua lacrima
è una promessa
che continuerò a sussurrarti…
E quello che hai dentro
ti ha portato a essere
esattamente ciò che stai provando
ora… Guardati intorno,
i tuoi pensieri sono l’amore
che stai vivendo…
(Venezia, 22-23 Gennaio ’20)

Animal Instinct, by The Crannberries
Il videoclip di Aninal Instict (The Cranberries)

sabato 21 dicembre 2019

All I Want for Christmas is Mariah Carey

Mariah Carey
Una candida corsa insieme a Babbo Natale e le renne sulla neve. Un sorriso sincero. Mariah Carey e All I Want for Christmas Is You sono un trionfo di sincera dolcezza natalizia.

di Luca Ferrari

Leggiadria. Raffinata bellezza. Spensieratezza. Il natale canoro di Mariah Carey è qualcosa che conquista. Troppo accattivante la musica. Troppo dolce lei nello sguardo e nelle movenze e una canzone, All I Want for Christmas is You, capace di entrare nel cuore anche dei più duri e riottosi. Era l'inverno 1995-96, in un gravoso universo oscuro fatto in particolare di canzoni di MetallicaAlice in Chains, Nirvana, Megadeth e le strazianti lyrics di Pearl Jam, in mezzo c'era anche lei. Tenero bagliore (argine) in un universo personale ormai dilaniato da sentimenti difficili e appassiti, consapevolezza di un mondo votato all'autodistruzione.

L'album Merry Christmas uscì a, nel 1994. La cantante newyorchese, all'epoca ventiquattrenne, lo dedicò interamente al natale. Lei, Mariah Carey, con quel suo candido correre in mezzo alla neve, riusciva a farmi sognare qualcosa di differente. Quello era un tempo dove il 25 dicembre aveva smesso di essere un momento di gioia e condivisione. Più di tanti altri giorni, i demoni della solitudine e di un futuro impossibile, non mi diedero tregua neanche in quella notte. Lì nel mezzo di quella tormenta di pietre, c'era anche lei. Da sempre amante & fabbricatore di mix di canzoni, nella mia Winter 95/96 di 120 minuti aveva trovato posto Mariah Carey,

Mariah Carey esce dal camino. Gioca con Babbo Natale. Tutta vestita di rosso, scende con la slitta e incespica nel manto bianco. E' giovane. Era impossibile non guardarla senza sentirsi pervasi da una carezza  di dolcezza. Niente luoghi comuni. 4 minuti di emozioni innocenti a prova di qualsiasi funesto pensiero. Quell'album poi, lo comperai finalmente anche in cd. Parecchi anni dopo, durante la mia prima traversata atlantica in terra statunitense. Lo acquistai poco prima di tornare a casa, all'aeroporto Newark dopo aver ammirato le nevi amichevoli della Pennsylvania. Quella però, è un'altra storia musicale. Per il momento, buon natale a tutti.


TUTTO QUELLO CHE VOLEVO ERA UN FRAGILE DOMANI

Cadono strali dentro il cielo… L’indifferenza
ha bruciato
l’ultimo gradino della terra rimasta… Provo
a guardami indietro… Gioco
a dadi senza regole
nascosto nel gelo dei tanti ieri
incatenati... un senso di ripartenza
monocorde… Provo
a prendermi per mano, ma
non posso andare avanti ancora per
molto… Qualcosa sta finendo,
qualcosa si è già spento per sempre…
Le stelle in quel tempo
non erano diverse da quei sogni
svenduti per una scialuppa
senza imbarcazione… E tu cosa ci facevi là
in mezzo? In che modo
il deserto prese a germogliare
sui rostri minacciosi
di un'epidemia emotiva e sminuzzata?
Le direzioni del mondo
erano tutti
nemici del mio buongiorno… Tu 
eri là, a chiedermi
di tornare… A ispirarmi
di rimanere sulla sabbia
senza rendere le mie orme
un implume naufragio
senza circostanze
né tazze di cioccolato… Mi
ricordo di te,
anche se non ci siamo mai
incontrati… Mi ricordo
di quelle notti
dove esistevano solo grotte
e luci annacquate
di veleni umani… Ricordo il silenzio
assordante della mia vita
e le tue parole
avevano la forza di saltellare spensierate
nell’infinita e quotidiana apocalisse
(Venezia, 21 Dicembre ’19)

All I Want For Christmas Is You, by Mariah Carey

lunedì 16 dicembre 2019

The Corrs – Solo quando vivo

The Corrs live Unplugged
Rintocchi acustici di una moderna e inaspettata fiaba invernale. Il domani è arrivato oggi, più dolce che mai. A scriverne e cantarne gli accordi, il folk unplugged degli irlandesi The Corrs.

di Luca Ferrari

Il 1999 fu un'annata eccezionale per il rock. Segnò il ritorno di John Frusciante nei Red Hot Chili Peppers e loro nuovo album (grandioso) Californication. Continuò la sua ascesa Marilyn Manson che diede alle stampe il primo live ufficiale, The Last Tour on Earth. Fu l'anno anche dei nuovi lavori di Skunk Anansie (Charlie Big Potato), Stone Temple Pilots (No. 4), Blur (13), Nine Inch Nails (The Fragile) e quella che sarebbe stata l'ultima opera dei Rage Against The Machine, Battle of L.A. In questo variegato contesto musicale si consacrò definitivamente la band irlandes The Corrs, interprete di un rock folk elegante e delicato.

Dopo i primi due album fino ad allora sconosciuti al grande pubblico (Forgiven Not Forgotten, 1995; Talk on Corners, 1997), nel 1999 uscì l'Unplugged. 14 canzoni aperte da Only When I Sleep e chiuso con la cover degli immortali R.E.M. Everyody Hurts, una pietra miliare nella discografia dei quattro di Athens e il cui indimenticabile videoclip vedeva il cantante Michael Stipe intonare malinconico in mezzo al traffico di automobili. Lì nel mezzo, altre placide ballate a cominciare da Radio. Fu proprio lei la canzone suonata dal vivo sul palco degli MTV Europe Musica Awards di Dublino a farmi saltare sul divano chiedendomi chi mai fosse questa band.

Radio mi conquistò con una facilità disarmante ritrovando sonorità alla Eddie Brickell & New Bohemians. But it's only when I sleep/ See you in my dreams canta la voce melodica di Andrea Corr, supportata dalle due sorelle Caroline (batteria, pianoforte) e Sharon (violino, seconda voce) insieme al fratello Jim (chitarra, tastiere). Il 1999 fu un anno magico nella mia vita e se fino a pochi mesi prima, avrei potuto al massimo sognare la felicità nella dimensione più lontanamente onirica, questo era un tempo nuovo. Il tempo degli amici dell'Univesità Internazionale dell'Arte di Venezia. Il tempo per scrivere che la felicità era la vita del presente. E così fu.


I SOGNI APRONO IL SIPARIO SULLA VITA
  
Mi sento cullare, sono forse
all'origine di un'emozione?
Ho perso l’abitudine di provocare le onde
senza contrariare 
quelle spiagge
che ancora
non sono in grado di riconoscere… Tutto
quello che ho immaginato
della vita adesso sento di poterlo
rintracciare ricominciando
da una scalinata
perpendicolare a un odore di resina
e orizzonte
… Non so chi siate
e sono arrabbiato all’idea
di non poter decidere il tempo
che staremo vicini
gli uni agli altri… Defilato
come una sedia
senza spazi cui rapportarsi,
in un angolo aperto
senza limitazioni o chiodi
cui affidare la mia estenuante sensazione
di perpetuo isolamento…
Sarebbe dovuta
essere una delle tante
terre di mezzo… Ho
c(r)eduto alla sincerità
delle nostre prime parole,
e poi ne sono seguite altre… Pensavate
davvero di fermarmi
solo perché non ci fossero colline
nel domani dei miei ideali?
Me la racconto, ve lo confido
… Oggi scriverò una fiaba. Non mi
sono svegliato
con questo pensiero, mi
sono deciso
al nostro primo incontro... Come
proseguirà, è già la nostra vita
insieme
(Venezia, 15 Dicembre ’19)

Only When I Sleep, Unplugged by The Corrs

venerdì 8 novembre 2019

Scorpions, i sogni di Wind Of Change

Klaus Meine, il cantante degli Scorpions, intona Wind of Change
Il 9 novembre 1989 cadeva il muro di Berlino e la Guerra Fredda finì. Una canzone immortalò quel periodo e quel momento storico, Wind of Change dei tedeschi Scorpions.

di Luca Ferrari

Si, il 9 novembre 1989 abbiamo creduto che il mondo potesse davvero cambiare per sempre. Il muro di Berlino era caduto. Est e Ovest finalmente si poterono riabbracciare. Quell'evento toccò milioni di persone di tutto il mondo, incluso Klaus Meine, cantante della metal band tedesca Scorpions, da poco esibitisi insieme a Motley Crue, Bon Jovi, Skid Row, Ozzy Osbourne e Cinderella al Moscow Music Peace Festival. Un evento quest'ultimo inimmaginabile fino a pochi anni prima, esattamente come immaginare il muro di Berlino abbattuto dalla pacifica rivoluzione di un mondo che aveva voglia di proseguire insieme e unito.

Un fischio. Un ricordo vissuto in prima persona aldilà della cortina di ferro. Il mondo stava svoltando e  anche il rock diede il suo contributo a quel vento di libertà e cambiamento. Tratto dall'album Crazy World (1990), Wind of Change inizia la sua melodia-tributo a un'epoca in cui l'uomo ebbe la meglio sul potere. Sfilano le immagini della band dal vivo nel videolcip. Sfilano le immagino del mondo dal vivo. Le prime parole ispirate a un ricordo del cantante che vide un soldato dell'Armata Rossa commuoversi fino alle lacrime nell'ascoltare una loro canzone.

Il videoclip è un susseguirsi di immagini storiche di quel periodo. Dalle rivoluzioni pacifiche nell'est europeo (inclusa la Romania, anche se lì la situazione fu un po' diversa) alla stretta di mano tra il Presidente dell'URSS, Mikhail Gorbaciov e Papa Giovanni Paolo II, passando per i carro armati cinesi di Piazza Tienanmen, rivoluzione poi sedata nel sangue. E in mezzo alle incursioni in terra sovietica degli Scorpions, ovviamente c'è anche lui. Il muro di Berlino. Prima e dopo ma soprattutto dopo, quando finalmente si apre e le persone aldilà e al di qua poterono tornare a guardarsi negli occhi libere.

E poi c'è lui, quell'assolo. L'assolo tra i più grandiosi della storia del rock. Insieme alla chitarra di Kirk Hammet (Metallica) di Master of Puppets e quella di David Gilmour (Pink Floyd) in High Hopes, ci sono anche gli Scorpions con una canzone che fotografò il tramonto di un'epoca e l'inizio di una nuova era. A prodigarsi in questa cavalcata sonora però non fu il chitarrista solista Matias Jabs ma il collega addetto allo strumento ritmico, Rudolf Shenkter, fondatore della band. Impossibile ascoltare queste note senza guardarsi indietro ed essere pervasi da un'ondata di lacrime ed emozioni, per quello che è successo e ciò che deve ancora succedere.

Prima dell'avvento degli smartphone, a ogni canzone d'atmosfera si tirava fuori un accendino quando le luci si spegnevano. Un rito che ancora pochi romantici hanno il coraggio di ripetere. Gli accendini sono protagonisti anche nel corso del videoclip di Wind of Change e ancor di più in conclusione, con una luce a illuminare l'intero Pianeta Terra, come una speranza per tutto il mondo scandita dal quel linguaggio universale di libertà che è la musica rock. In quel 9 novembre 1989 c'era nell'aria qualcosa di unico. Qualcosa che forse nessuno avrebbe mai immaginato di poter assistere e vivere. No, non era un sogno. Era tutto "fottutamente" reale.

Quattro anni dopo quel sogno di ritrovata unità europea sarebbe stato spazzato via da un'esplosione. La distruzione questa volta assunse tutt'altro significato. Il 9 novembre 1993, nello scontro mortale che insanguinava i Balcani, la città di Mostar in Bosnia era presa d'assalto dalle truppe secessioniste croate che fecero saltare lo storico ponte Stari most. Un gesto fortemente emblematico per sancire la divisione forzata di due comunità: quella cristiana da una parte, e quella musulmana dall'altra. Un gesto che ancora oggi nel 2019 trova tragici proseliti politici (Italia inclusa).

Take me to the magic of the moment on a glory night, where the children of tomorrow dream away in the wind of change/ ... Finisce così l'immortale Wind of Change degli Scorpions. Forse in quel 1989 non ero propriamente un bambino ma un ragazzino lo ero, e dunque mi sento chiamato in causa in questa canzone. Anch'io come tanti miei coetanei ho sognato un futuro migliore ma ormai sognare non basta più. Tocca a loro, a quei Children of Tomorrow dare concreta speranza perché il vento del cambiamento coinvolga e unisca il mondo interno.


SIAMO NOI QUEI CHILDREN OF TOMORROW

Ci siamo guardati da lontano.
Una strada in comune,
poteva essere abbastanza per le nostre
lettere intercettate?... Guardai
oltre la sabbia dei fari
e quando fu il giorno di ricominciare,
in troppi si affrettarono a predire
che nessuno
ci avrebbe più diviso...

Quante generazioni hanno lasciato morire
sui nuovi confini? Non voglio
arrogarmi il diritto di fare
del presente una diaspora realistica
con meno speranza
ma è esattamente
quello che stiamo subendo...

E quel giorno ci guardammo negli occhi
ancora increduli
del silenzio dei fucili... Ma quel giorno
ci guardammo in esaltante salti
nel definitivo silenzio
dell'isolamento... Ma quel giorno
fummo benedetti da una gloria
che nessuno si sarebbe mai sognato
di sfilarci dalle nostre mani... Ma
quel giorno
abbiamo davvero provato a fare
a meno del sangue
o il giorno dopo abbiamo solo ricominciato
a chiamare con altri nomi
chi non si rifletteva in noi? ...

Sono emozionato... impaurito... Mi sento
un po' disperso e poco soddisfatto di ciò
che non abbiamo compiuto... Mi dareste ancora un giorno
di quel bambino? Mi dareste
ancora una vita
per quei bambini?… Adesso voglio quei giorni
e me li prendo...
(Venezia, 8 Novembre 2019)


Wind of Change, videoclip by Scorpions
Wind of Change, videoclip by Scorpions - l'epopea del Muro di Berlino
Wind of Change, videoclip by Scorpions - l'epopea del Muro di Berlino
Wind of Change, videoclip by Scorpions - i carro armati a piazza Tienanmen (Cina) 
Wind of Change, videoclip by Scorpions - la nave petrolifera che riversò nell'oceano tonnellate di petrolio
Wind of Change, videoclip by Scorpions - gli accendini per illuminare l'oscurità durante le canzoni d'atmosfera
Wind of Change, videoclip by Scorpions - il bassista Francis Buchholz
Wind of Change, videoclip by Scorpions - la rock band tedesca durante il Moscow Music Peace Festival
Wind of Change, videoclip by Scorpions - il chitarrista Rudolf Schenker
Wind of Change, videoclip by Scorpions - il crollo del muro di Berlino
Wind of Change, videoclip by Scorpions - si rompe il muro di Berlino
Wind of Change, videoclip by Scorpions - il chitarrista Rudolf Shenker con sfondo del muro di Berlino
Wind of Change, videoclip by Scorpions - un accendino illumina il Pianeta Terra

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