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venerdì 10 settembre 2021

Michael Schenker Group, il rock è Armed & Ready

Michael Schenker live Gelsenkirchen © Markus Felix 
Michael Schenker Group è rock sincero e potente. Una musica appassionante con la forza di uno dei migliori chitarristi al mondo, il tedesco Michael Schenker

di Luca Ferrari

Le vie del rock sono infinite e quelle che mi hanno portato ad appassionarmi del sound di Michael Schenker, sono tanto incredibili quanto inaspettate. Il suo nome ovviamente mi era noto, e qualche canzone degli UFO è conservata nella mia biblioteca digitale ma senza mai conquistarmi. In un pomeriggio di questa afosa estate, mi è tornato in mente il mio viaggio in Finlandia e sono andato su Youtube a cercarmi qualcosa di rock scandinavo. Ma invece di trovare qualche sconosciuto connazionale degli Hanoi Rocks, ecco spuntarmi il nome del Michael Schenker Group, in una versione live (strepitosa) di Armed & Ready. Inizio l'ascolto e l'adrenalina esonda subito.

Lavorando (anche) nell'ambito dei social media, inizio a fare qualche ricerca e scopro che il virtuoso delle sei corde si è appena sposato. Auguri! E allora, approfondisco. Fratello di Rudolph Schenker, chitarrista e fondatore degli Scorpions dove suonò nell'album d'esordio Lonesome Crow (1972) e nel sesto Lovedrive (1979), già da metà anni Settanta si unì alla band inglese degli UFO, entrandone e uscendone fino al terzo millennio. Nel 1980 intanto forma il Michael Schenker Group nel quale si alterneranno al microfono e agli altri strumenti molti musicisti. E proprio nel primo omonimo album della band, è contenuta l'opening song Armed & Ready, cantata da Gary Barden.

E' un po' tutta l'estate che la poderosa chitarra di Michael Schenker mi sta allietando, e giusto pochi giorni fa, finalmente sono riuscito a partire per il mio amato jogging mattutino per la prima volta insieme al sound del Michael Shenker Group, ascoltando i pezzi live all'High Voltage Festival 2010, Victoria Park di Londra, a cominciare proprio da Armed & Ready, quindi l'altrettanto storica Doctor, Doctor e una strepitosa performance della "Scorpionsoniana" Rock You like a Hurricane suonata insieme a Rudolf Schenker, cantate dal connazionale Michael Voss e lo scozzese Doogie White.

OK Michael Schenker, fammi sentire la fiera potenza della tua chitarra rock, io rispondo con le parole...


Il FULMINE DELL'IMMEDIATO


Non era l’ennesima volta

… Sulle mie spalle, 

un mondo che avevo già messo 

da parte… Dentro

le mie estensioni cutanee,

un ricordo

contagiato al plurale


Facciamo conoscenza

o vuoi solo arrivare al domani

senza che le mie tegole

possano aggiungere qualche lettera

alle abusate staccionate

di quei stantii orizzonti multicolore?


Faccio tutte queste domande perché

conosco già le restrizioni

alle reazioni delle castagne senza riccio

… Mi voglio congratulare con te,

e continuerò a pensare

di essere stato il primo ad averlo fatto

da questa parte della mente...


L’alba non è ancora abbastanza fredda

da queste parti,

il veleno delle rivendicazioni maggioritarie

ha le stesse immutate configurazioni

che anche tu conosci bene… Mi sono 

fermato…  adattato per raggiungere

le derive emotive
delle mie ali infrante, camminando

senza farne parola con nessuno


Ecco, adesso sto ammirando

gli alberi e il cielo… Eccomi,

non sono interessato alla grandezza

né al fascino 

di tutto quello che potrai avere

con la mia lontananza


Ti immagino così, in un rituale personalizzato

di fine ispirazione, 

portando un dono dai confini delle nuvole,

a chi ti ha appena promesso

di starti accanto per sempre... 

(Venezia, 10 Settembre ’21)


Armed & Ready, live by Michael Schenker Group

sabato 7 agosto 2021

Megadeth, Train of Consequences

L'allucinante viaggio di Youthanasia dei Megadeth inizia con Train of Consquenes 
Allora come oggi, un viaggio su rotaia deve sempre iniziare con il possente hevay metal di Train of Consequences dei Megadeth. E così sto facendo!

di Luca Ferrari

Per i nati negli anni '70-'80 le prime conquiste della libertà corrispondevano ai grandi viaggi in treno, all'epoca accessibili anche grazie alla green card (under 25) che consentiva sconti. I regionali andavano ovunque e gli Intercity avevano prezzi modesti. Le low cost non erano ancora nate. Per il sottoscritto, qualunque viaggio dovessi affrontare su rotaia, inclusa incursione romana per il mio primo concerto dei Pearl Jam, nel walkman iniziavo sempre con Train of Consequences (1994, Youthanasia) dei Megadeth. Allora, come oggi! Proprio ora mi trovo sul treno regionale Venezia-Bologna, cui seguirà poi un ancor più lungo fino a Sibari (Cs).

Un convoglio mezzo demoniaco si mette in moto. Il rumore dei cingoli ferroviari va di pari passo con il sound heavy metal in perfetta e demoniaca simbiosi. Il treno a vapore sbuffa generoso di fumo nel verde del panorama, placido in apparenza. Un passeggero dalla lunga chioma (Ellefson?, ndr) si desta da un sonnellino, e ciò che vede fuori dal finestrino è uno spettacolo di pura angoscia: un'anziana bambinaia appende neonati a testa in giù come panni su di un lungo stendino, riproduzione video della copertina dell'album Youthanasia di cui Train of Consequences fu il primo singolo pubblicato. Altri inquietanti personaggi si avvicendano, ritrovandosi poi tutti a un tavolo da poker, sempre nel treno. Ecco possente il ritornello:

Set the ball A-Rollin                            Fai rotolare la pallina
I’ll be clicking off the miles                Io starò scappando via
On the train of consequences              Sul treno delle conseguenze
My boxcar life O’ style                       Il mio stile di vita è come un vagone merci
My thinking is derailed                       I miei pensieri sono deragliati
I’m tied up to the tracks                      Sono legato alle rotaie
The train of consequences                  Sul treno delle conseguenze
There ain’t no turning back                Che non tornerà mai indietro

La vita è un azzardo già persa in partenza? Il viaggio onirico-musicale dei Megadeth prosegue tra ombre e luci del convoglio. Nell'oscurità ogni tanto emergono le figure dei componenti della band, il chitarrista Marty Friedman, il bassista Dave Ellefson, il batterista Nick Menza e nel finale ecco l'inconfondibile e carismatico leader Dave Mustaine che ribadisce il concetto del ritornello. E allora che si fa? Si punta tutto e ci si mette in viaggio andando lontano fino all'inevitabile? Il tessuto della vita è così corrotto da non lasciarci altro se non la sfida finale contro l'ignoto a dispetto di ciò che sembra un destino già desolatamente segnato? Al massimo della loro potenza melodica, dopo Rust in Peace (1990) e Countdown to Extinction (1992), i Megadeth lasciano l'impronta finale negli anni Novanta accompagnandoci in una nuova era a bordo di Train of Consequences:


IL COSTANTE DERAGLIAMENTO DELLA VITA

Avete contestato... espropriato... Vi 
hanno sedotto e raccontato/raccattato... le
dosi di rifiuto sono in esaurimento...
Siamo tutti più
improvvisati paracadutisti... collezionisti...
Anime vendicative dall'inesauribile
distanza... Avete mai fatto caso
a quelle figure
che sembrano non guardarvi mai
quando sfrecciate da remoto, 
e nella scia
restano sono le vostre mani sul mondo
che avete già condannato? 

Vorrei che gli oceani
avessero qualche colonnato in più
e noi non ci sentissimo
coì superiori a quel passato
che vi inorgoglite a osannare...

Sento il vostro nuovo urlo,
vedo inviti consumati
e lattine straziate sotto il peso
di stelle ormai microscopiche

Ho forgiato idee sballate,
e ora la pista
è tutta un andirivieni di formiche
e leoni di mare... Ho
incatenato i miei confini al vagabondaggio
e non c'è giorno
che abbia offerte differenti.

Ancora confondiamo l'immortalità
con la sanguinosa appartenenza terrena 
... Scambiamo le stragi volontarie
per vendette inevitabili...
La foto delle lancette immobilizzate
ci consola nella salvezza
di un presente lontano
dalle carezze dell'inesorabile...

Che cosa vuoi dirmi
che tutti non sappiano già? Se adesso
ti chiedessi
di affidarti all'oscurità che mi porto
dentro, so già quale sarebbe
il tuo posto nel convoglio... Hai dato prova
di essere decis(iv)o, e io
mi sono già alla soglia di un nuovo
rifiuto... Cè tempo per le stelle
prima dell'ultima uscita?...
                                         (treno Venezia-Bologna, 7 Agosto 2021)

Megadeth, il videoclip di Train of Consequences

domenica 11 luglio 2021

Iron Maiden, Run to the "Wins"

Gli Iron Maiden alla conquista d'Europa

Per la finale di Euro 2020 tra Inghilterra Italia, i tifosi di Sua Maestà dovrebbero accogliere i giocatori scandendo una "rivisitata" Run to the Hills degli Iron Maiden.
 
di Luca Ferrari

Ma quale God Save the Queen, stasera i tifosi inglesi insieme ai loro giocatori dovrebbero accogliere gli Azzurri cantando a squarciagola la leggendaria Run to the Hills, degli Iron Maiden, ovviamente con qualche piccola modifica.  Sperando che Sua Maestà Steve Harris, il bassista-fondatore della band, il cantante Bruce Dickinson, il batterista Nick McBrain, i chitarristi Dave Murray, Janick GersAdrian Smith", non se la prendano. E allora tutti insieme, "Run to the "Wins":

"Italians came across the sea
They brought us fouls and injury
they hissed our team, they want our need
they took our game for their own lead
We face them hard, we fight them well
With soccer ball, we gave them hell [...]"..

Ok, dai. Adesso ascoltiamoci un'adrenalinica versione live con il testo originale, in attesa di rivederli presto dal vivo in Italia il 7 luglio 2022 a Bologna.

Iron Maiden, live Run to the Hills

venerdì 18 giugno 2021

Spice Girls, On Top of the World

Le Spice Girls nel video (How Does It Feel to Be) On Top of the World

Nella logorante estate 1998 la serenità era un'utopia fino a quando non arrivarono le Spice Girls e altre band inglesi a cantare insieme (How Does It Feel to Be) On Top of the World.

di Luca Ferrari

Echo and the Bunnymen, Ocean Colour Scene, Space e le travolgenti Spice Girls, insieme nella canzone (How Does It Feel to Be) On Top of the World. Quattro band unite per tifare e sostenere la nazionale di calcio dell'Inghilterra alle soglie del Mondiale 1998. Quella era la squadra della generazione d'oro, che nonostante stelle di primissima grandezza, non andò oltre gli ottavi di finale, e liminati dall'Argentina nonostante il gol capolavoro del diciottenne Michael Owen. Quel singolo però, fotografa un periodo d'oro dove l'Europa guardava a Londra e l'Inghilterra

Serenità. Spensieratezza. Allegria. Tutte qualità che a 22 anni sarebbe stato bello possedere ma non era proprio così, anzi. Il 1998 fu l'anno horribilis che spazzò via quanto di buono stavo tentando faticosamente di ricostruire. Eppure, in quella estate così insopportabilmente calda e martoriata, mitigata (in minima parte) dalla costante attività del Servizio Civile, quelle cinque ragazzine britanniche così lontane dai miei canoni musicali, riuscirono a regalarmi qualche minuto di leggerezza, sognando e immaginando di come ci si dovesse sentire a essere sul tetto del mondo, insieme ad amici

Il clima che si respira nel video è di un'autentica festa, con tutti i musicisti presenti che giocano con i veri calciatori dell'epoca (tra cui Shearer, Beckham, Fowler, Seaman), passando da essere bambini agli attuali adulti. Scena cult, la baby Spice Emma Bunton che come un coniglietto salta fuori da una culla prima piccolina, e poi Spice con le zeppe. La voce di Melanie C è sempre quella che spacca, ma sono tutte le band a brillare/brindare, come dei bimbi al parco. Scherzano, corrono e giocano, e alla fine si abbracciano augurando alla loro Inghilterra di diventare campione del mondo. 


UNA VOCE INSIEME

Che ne è stata di quella resistenza
e i colori delle panchine?
Guardate quel parco giochi,
non ci sono più promesse
e la pioggia è solo un tiro al bersaglio
per progettisti
senza intraprendenza...

Ho nascosto le mie miniere,
ho illuminato
le albe con l’acqua fino alla
mia gola… era tutto
così fiabescamente
abbandonato… Le unghie
spettinate
e nessuna caramella al latte
con cui credere
nella consegna di una lettera
dal domani

Vuoi pendermi per le mani?
Vorresti salire
da qualche parte
né libri di scorta alle tavolate
condivise? Potrei
essere ancora io
l’inizio della mia storia... Potremmo
essere tutti insieme... 

Ci crederesti a quello
che ti sto raccontando?
Vuoi concedermi la tua meraviglia
per quello
che sta roteando sopra zattere
con le nostre abbreviazioni 

Vuoi dirmi che un giorno
ci rincontreremo? Non voglio
le tue promesse, solo
le strisce pedonali delle tue
salite... I sorrisi
delle mie pagine nascoste
adesso sono diari aperti
dove c'è posto anche per voi
                                        (Venezia, 18 Giugno ’21)

England United - (How Does It Feel to Be) On Top of the World

Mel B (Spice Girls) nel video (How Does It Feel to Be) On Top of the World

Ian McCulloch (Echo & the Bunnymen) nel videoclip
Il portiere David Seaman nel video (How Does It Feel to Be) On Top of the World

Emma Bunton (Spice Girls) nel video (How Does It Feel to Be) On Top of the World

giovedì 10 giugno 2021

I Cut You In, Jerry Cantrell

Tagliente. Beffarda. Oscuramente solitaria. È Cut You In (Boogy Depot, 1998) di Jerry Cantrell (Alice in Chains). "[...] Ho lasciato i miei pensieri in folle/ Che altro potevo fare?".

di Luca Ferrari

C'è chi non segue le mode. C'è chi va per la sua strada e per quanto solitaria possa essere, se ne frega e va sparato secondo le proprie regole. Lui è così, Jerry Cantrell. Il 31 marzo 1998 il chitarrista e seconda voce degli Alice in Chains pubblicoò il suo primo album solista: Boggy Depot. Un disco ruvido e grezzo. Ad accompagnarlo ai tamburi, sempre lui, Sean Kinney, batterista AiC, mentre al basso si alternano Mike Inez (AiC), e due maestri delle quattro corde: Les Claypool, bassista-cantante degli indefinibili Primus, e il possente Rex Brown, dei trash-metal Pantera, qui presente in cinque tracce. 

Il 1998 è un anno difficile per il rock e ancor di più per la scena musicale di Seattle. Il Brit pop dilaga. L'impegno sociale soccombe alle regole edonistico-commerciali di MTV. A febbraio è uscito Yield, quinto album dei Pearl Jam ma la band sembra fragile e come un tempo (o almeno così sembra, ndr). Sembrano già dei dinosauri. I Soundgarden si sono sciolti. I Nirvana, purtroppo e ovviamente, vivono di sole nostalgie. A dispetto della superba performance nel concerto unplugged, Layne Staley è sempre più assente. In attesa che si compia un nuovo corso (e destino) degli Alice in Chains, il chitarrista-cantante Jerry Cantrell esce con il suo primo album solista: Boggy Depot.

Il video esce subito dai ranghi del politically correct, con un Jerry dalla sempre chioma lunghissima, che ottenuto un passaggio, alla prima occasione sgomma via lasciando il padrone dell'auto appiedato, e per di più, sceso dal mezzo per soccorrere qualcuno in pericolo. Si alternano personaggi ai margini tra inseguimenti e giovincelli di provincia. Lì nel mezzo, un uomo che non fa domande e non dice niente di sé. Guida, accelera e semina la polizia. Non c'è una destinazione. Non c'è alcun domani. C'è solo un presente fatto di incertezze e scontri con l'oscurità in costante avvicinamento. Questa è Cut You In di Jerry Cantrell. E queste sono le mie poetiche ripercussioni...

RITAGLI DI IDENTITÀ AFFOGANTE

non mi sono spiegato,
è stato un errore
… Me ne sono andato
con le parole
ma non è mai stato abbastanza

Non mi sono fermato
e ve ne siete approfittati… ho
lasciato i miei pensieri
in folle, e che altro
avrei dovuto fare?

Scorze di roccia dattilografate
sulle mie albe meno rigeneranti,
scelte plebeo-aristocratiche
nel riverbero
dell’ennesimo miglio dimenticato

Sono assonnato
e ancora molto arrabbiato,
perché allora
non dovreste sorridermi?

Sulle mie spalle,
tutti gli spifferi martoriati
delle vette
senza conclusioni… In
questo giovane ricordo
mi riserbo il diritto
di impedire
qualsiasi nuova conversione
della polvere... Sei ancora
in ascolto, o le mie emozioni
sono già state cancellate
dall'altrui scontata esuberanza?

il falso mito del produttivo West
mi ha reso
collegialmente avverso… Non
avevo nessuna voglia
di stare insieme a voi, testimone
superfluo delle vostre
intenzionali girandole
più stupidamente giovanili

...Il tramonto mi stava aspettando.
Una discarica interiore
a cui rivolgermi… Adesso
non c’è più nessuno
e posso davvero ricominciare
                                                 (Venezia, 9-10 Giugno ’21)

Jerry Cantrell, Cut You In

venerdì 14 maggio 2021

Bob Marley, il Rinascimento di Iron Lion Zion

Bob Marley © We'll Be Forever Loving Bob Marley (Facebook)

Rinascita, musica e Rinascimento. Il reggae non è mai stato nelle mie corde ma Iron Lion Zion di Bob Marley (1945-1971) immortalò un cruciale momento della mia vita.  

di Luca Ferrari

Le redini di una nuova vita cominciavano finalmente a essere tenute con forza tra le mie mani ancora sanguinanti. Ero indomito. Intenzionato. Solo nella notte. In viaggio verso Firenze, alla scoperta dell’arte. Quelli erano gli amichevolmente gloriosi tempi dell’Università Internazionale dell’Arte di Venezia. e così, complice il rigenerante e stimolante clima culturale-umano di quella scuola di restauro, mi organizzai un tour con pernottamento a tu per tu con i tesori del cuore rinascimentale della Toscana. Una volta arrivato alla stazione di Santa Maria Novella, a lanciarmi verso un mondo nuovo non fu qualche spregiudicato classico rock, ma la solare Iron Lion Zion di Bob Marley

Il reggae non è mai stato nelle mie corde. Troppo spirituale per la mia dimensione. Venezia al contrario, è sempre stata molto legata culturalmente a questa musica e per tutta la mia tarda adolescenza, assistetti impotente a concerti su concerti senza mai esserne emotivamente coinvolto. La sola eccezione f proprio lei, Iron Lion Zion. Le ragioni forse sono da ricercare nel sound più incalzante o forse perché la sentii molto più adrenalinica. O, più semplicemente, in quel momento avevo bisogno di qualcosa di diverso per iniziare una nuova fase della mia vita ed ecco che Bob Marley mi tornò nella memoria. 

Iron Lion Zion mi prese per mano, contribuendo in modo dirompente a riscrivere la storia di un'altra canzone, relegata fino a quel momento a ricordi tragicamente inconsolabili. Nella cassetta che mie ero portato per il viaggio, avevo timidamente inserito anche Epic dei Faith No More, registrata artigianalmente dalla televisione, in un'esaltante versione live londinese. E lì, camminando per le contrade senza mappe e con il solo indirizzo del mio alloggio scritto a mano su carta, mi aggiravo con la sola invincibile forza della testa. No potevo sapere che di lì a tre anni ci sarei tornato per iniziare la mia carriere di penna, nel mondo del giornalismo. Ma quella è un'altra storia con altre canzoni. Adesso è tempo di farsi ispirare dalla musica di Bob Marley.

CROCEVIA NELL’INDOMABILE CRINIERA 

Ho aspettato la notte
Perché potessi sentirmi
Una volta di più
Senza speranza

Mi sono messo in cammino
E ho trovato
Una spiegazione di cui nessuno
Mi aveva reso partecipe

Sono sceso in strada
E la mattina dopo
Ero il felice dei pazzi reo-confessi
Sotto la luce del sole

Mi sono rialzato con la strada
E un attimo dopo
Ero già sulla vetta più alta
A ribadire storie
Di paranoica semplicità

Se questo è un momento,
io venni subito dopo

Se questo è il domani,
io adesso vi sto guardando
tutte insieme

Non sono pronto
a nessun peggio… Non
sono più pronto
ad alcuna sconfortante
ricaduta… So per certo
che mi faranno
indietreggiare… So
con istinto figurato
che il peso dei troppi ieri
fuoriuscirà
da qualsiasi parola
mi chiederai… Ho
sempre saputo
anche tutto questo e ancora oggi
ho avuto la voglia
di lasciare le mie mani
libere di intraprendere
un nuovo inizio… l’epica
umana lasciatela agli scribi,
qui ci siamo solo io

                                         (Venezia, 13 Maggio ’21)

Iron Lion Zion, di Bob Marley

sabato 8 maggio 2021

Metallica, il blues solitario di Mama Said

James Hetfield (Metallica) canta nel videoclip della canzone Mama Said

James Hetfield (Metallica) si confessa con la sola chitarra, insolitamente acustica. Let my heart go/ Let your son grow. Incalza il blues solitario e sofferto di Mama Said (Load).

di Luca Ferrari

"Mama she has taught me well
Told me when I was young
"Son your life's an open book
Don't close it 'fore it's done"
"The brightest flame burns quickest"
That's what I heard her say
A son's heart sowed to mother
But I must find my way [...]" Mama Said (Metallica)

Il 1996 fu l'anno della rivoluzione nella musica e nella percezione dei Metallica. Fu l'anno della pubblicazione del sesto album in studio, Load, distante anni luce dall'epoca puramente metal della band di Frisco. Dopo i primi singoli Until It Sleeps e Hero of the Day, fu il turno di Mama Said. Quasi un monologo musicale dedicato dal cantante alla propria madre scomparsa poco tempo prima. Il videoclip riuscì a cogliere al meglio la sensazione di smarrimento e solitudine, con Hetfield impegnato in un viaggio solitario in macchina suonando la chitarra acustica e cantando.

Allora le mie giornate assomigliavano parecchio all'ambientazione umana di Mama Said. Monologhi estenuanti scanditi tra cuffiette, passeggiate infinite e al posto della chitarra, fogli e penna. In quei oltre cinque minuti di musica, il cantante ripercorre il rapporto madre-figlio che potrebbe essere esteso a chiunque: "Left home at an early age/ Of what I heard was wrong/ I never asked forgiveness/ But what is said is done". Immagino desolate-desertiche si susseguono portando il protagonista alla fine di un viaggio che si concluderà con un nuovo inizio.

A dispetto dell'adrenalina sprigionata dai Metallica, molte delle loro canzoni mi hanno spesso messo a contatto con i pensieri più dolorosi di quanto avevo vissuto. Nota dopo nota, cantato dopo cantato, sentimenti irrefrenabili emergono e sprofondano. Accadde con l'apocalittica The Unforgiven, proseguì molti anni dopo con la straziante Turn the Page. In quello scorcio di anni Novanta però, dalle viscere di un album molto diverso dagli originali, Mama Said raccontò la sua storia di dolore e rimpianti. "Let my heart go/ Let your son grow/ Mama, let my heart go/ Or let this heart be still". Adesso è tempo anche per me di mettermi in marcia...


A PAGINE SOLITARIE APERTE

Dove sono le tue mani,
adesso che il mondo
mi ha sbarrato ogni strada
di falsità?

Dove sono le tue risposte
adesso che i miei domani
si sono fatte albe incandescenti
senza luce con cui trovare
la strada di casa?

Dove sono le tue stelle
adesso che le orche
hanno invaso ogni esercizio
di sgraziato camino?

Fanfare in scambio
di confusione... sabbia avvilita,
il cielo così drammaticamente
risentito... Un'altra traccia
lasciata nel sentiero
della notte... Un'altra ombra
riconosciuta
come portavoce dell'unico
ed esistente passato... Un altro sogno
misconosciuto
e lasciato solo senza copertine?

Dov'è la mia rinascita
adesso che me ne sono andato
per sempre?

Quali tinte hanno assunto
le mie grotte
quando le nascondevo
ai ricordi mistificati?

Il perdono non menziona
alcuna sorta di sbaglio, ma stiamo
ancora aspettando
il giorno delle parole mai dette

Il cuore intanto è andato avanti,
e oggi non sarà diverso da ieri...
                                                        (Venezia, 8 Maggio '21)

Metallica, Mama Said

mercoledì 28 aprile 2021

Anna Oxa, è nato l'amore

Anna Oxa canta Quando nasce un amore

"Amore mio, immenso e puro/Ci penso io a farti avere un futuro". Anna Oxa era una perfetta sconosciuta, poi ascoltai Quando nasce un amore e pochi giorni dopo ero già davanti a lei.

di Luca Ferrari

"[...] Ooh, amore mio immenso e puro
Ci penso io/ A farti avere un futuro
Amore che
Sta già chiedendo strada tutta per se

Farò di te/ La mia estensione
Farò di te/ Il tempo della ragione
Farò di più
Farò le cose che vuoi fare anche tu"
                                                Quando nasce Un amoreAnna Oxa.

Una foto dove mi sembrava avesse un cilindro. Nulla di più. Nelle mia cultura Anna Oxa era una esimia sconosciuta. Un nome che a stento conoscevo. Mai mi ero avvicinato alla sua musica. Poi un giorno accadde e in un amen mi ritrovai sotto il Duomo di Firenze a crogiolarmi solitario tra le note rassicuranti di Quando nasce un amore (1988). Immedesimazione romantica totale. Era esattamente ciò che stava accadendo. Dentro di me stava nascendo un grandissimo amore. Quello per la Toscana e Firenze, e lei, Anna Oxa, fu l'indiscussa direttrice emotiva di quei primi e indimenticabili mesi.

Il 12 agosto 2002 la cantante di origine albanese fa tappa a San Vittore, frazione del comune di Cesena. La conosco ancora poco, ma ecco arrivare il momento di Quando nasce un amore. Ne vengo totalmente risucchiato. In quell'istante sono davanti alle transenne che mi separano dalla folla, e allora, seduto a terra, mi viene naturale chiudere gli occhi. Anna Oxa è a pochi metri da me. Sento la sua voce. Sento le sue emozioni. Non ho bisogno di dimostrarle che la sto guardando o ascoltando. Lei mi parla, diritta al cuore. Lei mi emoziona con la forza di chi ha scelto di condividere la sua anima. Per pochi intensi minuti, lei mi sussurra quello che diventerà (all'epoca) il mio lontano futuro. 

L’ETERNITÀ DEI SENTIMENTI IN MOVIMENTO 

Storie lontane di eterni movimenti,
dimensioni crucciate,
anime di sedotta maternità
e una dolce mano decisa
che mi disse di restare…

“[…] Ho sperato che tu notassi
la magrezza delle mie mani
senza che leggende
rubassero momento alcuno
mentre cercavano uno scoglio
da usare come appiglio
per la carta che avrei usato
per scrivere finalmente
il tuo nome […], sono troppo presuntuoso
nel sperare
tu te ne possa ancora ricordare,
o sarebbe più bello
raccontarti cosa mi è accaduto
in questi ultimi tempi?

Uso ancora la punta
delle labbra
quando voglio sentirmi
puramente immenso,
e quel futuro che ispirasti
nel mio cuore
adesso non è più solo un disegno
su cui piangere
alla luce del prossimo giorno
di pioggia… Sono qui
e non sono solo per me,
sono qui
e mi risveglio sempre insieme a loro,

… Ho iniziato,
con più di uno sguardo
verso il tuo semplice respiro,
e l’amore di cui parlasti
fu autentico
perché c’ero anche io… avevo
gli occhi chiusi,
ma quello era solo l'inizio...
Tra raccomandazioni, promesse e stelle cadenti
Non si finisce mai di rinascere,
dentro e fuori di noi...
                                         (Venezia, 28 Aprile ’21)

Anna Oxa canta Quando nasce un amore

giovedì 22 aprile 2021

Earth Song, la rabbia di Michael Jackson

Michael Jackson nel video di Earth Day

22 aprile, Giornata Mondiale della Terra. "Guardate cosa abbiamo fatto al mondo", cantava un affranto Michael Jackson nel video Earth Song. Siamo ancora in tempo?

di Luca Ferrari

Macerie e morte. La gente viene uccisa e le industrie scaricano nell'ecosistema tutto il veleno possibile. Uno scenario apocalittico. La realtà di Earth Song (1995), dall'album "HIStory: Past, Present and Future - Book I", di Michael Jackson. "What about sunrise? What about rain? What about all the things That you said we were to gain?". Inizia così. Dolorosa. Lenta. Il musicista vestito di stracci mentre avanza tra la terra bruciata. Avanzano i carro armati tra i cadaveri. All'epoca c'erano i Balcani e il Ruanda. Oggi ci siamo dimenticati della Siria, lo Yemen, il Medioriente. E la natura soccombe. Donne e uomini soffocano stesi al suolo.

Gli anni Ottanta non sono stati la mia decade, né culturalmente né musicalmente e non posso certo dire di essere mai stato un fan di Jacko, eppure questa Earth Song mi entrò subito dentro, a tal punto che fu uno dei primi singoli che comprai e una volta passato su cassetta per walkman, andai ad ascoltarmela per la prima volta in totale simbiosi con il grandioso videoclip. A massimo volume, in una giornata di pioggia scrosciante, sulla punta estrema di una diga ai murazzi del Lido di Venezia, da cui poi tornai a casa poi letteralmente fradicio. Altri tempi. Altra età (altra salute soprattutto, ndr). Eppure quel sentire riottoso contro la mano assassina dell'uomo, ancora oggi mi fa ribollire il sangue.

Jackson non ci sta, e dopo la disillusione inizia il cantico di rivolta. What about the seas?
(What about us?)
The heavens are falling down
(What about us?)
I can't even breathe
(What about us?)

What about crying whales? (What about us?)
We're ravaging the seas (What about us?)
...
What about children dying?
(What about us?)
Can't you hear them cry?
(What about us?)
Where did we go wrong?
(Ooh) Someone tell me why
(What about us?)... Oggi, 22 aprile 2021, Giornata Mondiale della Terra (Earth Day), sento il bisogno di scrivere qualcosa insieme a Earth Song di Michael Jackson e lottare per un futuro diverso.

TRA LE FIAMME DELLE BUGIE

Affondo il veleno,
sono dilaniato... ricercato...
Non c'è nulla
di estemporaneo nella fine
del mondo, perché
non vuoi proprio credermi?

Ho fatto un nodo a scorsoio
sulla mia idea di pace... Ho fatto
un patto con il loro domani
e non lo lascerò strisciare
dentro protocolli e liane di sicurezza

Hai davvero iniziato ad avere
paura? Ti è mai capitato
di rescindere l'orrore
che obelischi e piramidi
hanno scaraventato
nella tua mente? Da che parte
del mondo sei finito?
Lo potrei capire
dalle tue prime parole... Lo
posso già comprendere
dall'odore delle tue impronte
a fianco della mia lettera di addio

Brucia l'aria, bruciano
gli oceani... Posso stare
in silenzio per quanto ancora?
Grattacieli di macerie
incombono sulle radiazioni emotive
smembrate
in ogni istante di eccessivo riepilogo

… anche adesso,
sotto le mie dita ho ragione
di credere di aver appena messo fine
a una specie... Le fiamme
mi inseguono, e non so
più distinguere le stelle
dai bagliori dell'inferno

… Faccio breccia
nella rete di una promessa primordiale,
sono in piedi
… Farò di più di stracciare
i vostri tanti infernali perché
                                                  (Venezia, 22 Aprile '21)

Earth Song, by Michael Jackson

giovedì 25 marzo 2021

Venezia, questa gente messa in vetrina

Uccidiamo il chiaro di luna, by Fahrenheit 451
Venezia compie 1600 anni ma cosa c'è da festeggiare per noi "messi in vetrina"? Riprendiamoci ponti e canali Mandiamo a casa le iene e gli squali, by Fahrenheit 451.

di Luca Ferrari

"[...] Uccidiamo il chiaro di laguna
le gondole placide sulla l
questa immagine da cartolina
questa gente messa in vetrina [...]", cantavano nel lontano 2004 i Fahreneheit 451 nell'emblematica
canzone Uccidiamo il chiaro di luna. Un atto d'amore per la città di origine della band, stritolata dal turismo molto prima che venisse anche solo concepita l'idea dei vari Airbnb, e che oggi, prima nel post acqua alta e poi con l'emergenza covid, ha tragicamente messo in evidenza una città senza un futuro che non contempli i soldi dal turismo. Oggi, 25 marzo 2021, si celebrano i 1600 anni dalla fondazione di Venezia? E cosa ci sarebbe da festeggiare, una popolazione allo stremo?

"[...] Camminando tra calli e campielli
Si scorgono alti gli antichi vessilli
Di una città un tempo regina
Che dominava e ora è in rovina [...] si chiude così la prima strofa di Uccidiamo il chiaro di luna, canzone tratta dall'album Greetings from Marghera, e se non è una sentenza, poco ci manca. Ma chi davvero che abita in questa città, vivendola dalla mattina alla sera, avrebbe davvero il coraggio di negare questa evidenza? Se perfino un peso massimo come lo storico Caffè Florian ha paventato la possibilità di non riaprire più, signIfica che la città si è troppo legata all'indotto dei forestieri, che come il mondo ha scoperto, non equivale solo al pernottamento in strutture ricettive e il mangiare nei ristoranti, ma è legato alla gran parte del tessuto economico veneziano.

"[...] Appesi al muro come dei quadri
Per i turisti che stanno a guardare
Padroni un tempo dei sette mari
Venduti al mercato per trenta denari
[...]", l'attacco dei Fahreneheit 451 non lascia dubbi a interpretazioni. Negli ultimi decenni le amministrazioni non si sono curate dell'emorragia costante di popolazione "espatriata" in terraferma, le istituzioni culturali allo stremo, le attività storiche perdute per sempre, per non parlare dei servizi per i cittadini. Venezia festeggia i 1600 anni? Io non ho nulla di che celebrare. Quando vedrò questa città investire davvero nel futuro, che sono le persone che ci vivono, allora festeggerò anche ogni giorno. Oggi, 25 marzo 2021, ho ancora voglia di cantare questo ritornello
di Uccidiamo il chiaro di luna,
"La dignità sol quello ci resta
Fermiamo le giostre alziamo la testa
Riprendiamoci ponti e canali
Mandiamo a casa le iene e gli squali [...]." E ora un'ultima poetica considerazione:

TOCCA A NOI

Quale storia vi hanno raccontato

perché una leggenda di classe
abbia sedotto la vita quotidiana?

La marea si è improvvisamente
riscaldata, e il mondo ha creduto
ci servissero fazzoletti…

Le pietre non rotolano
e ci difendono… Colonne d’ercole
e calamai, che cosa
vogliamo tramandare ai nostri figli?

Il mondo ci vezzeggia,
ma noi ci rivolgiamo altrove…

Raccolgo la sabbia
e guardo oltre il tronfio
frastuono campanario… sapreste
farmi una descrizione autentica
di ciò che vi è custodito?

Mi sento soccorso,
mi sento felice… la sincerità
della nebbia
oggi ha nascosto Venezia
al mondo… non la vedrete,
in pochi
ci hanno davvero incontrato

Qual è la tua direzione
tra i ponti della laguna?
Su quale frammento del tuo cuore
si accascia sfinito il sole
quando assonnato si congeda
tra le alghe di montagna?

Non posso nemmeno uscire oggi…
Non voglio nemmeno uscire oggi…
Sono parte della tua Storia…
Farò qualcosa per te… Continuerò
a esserci per te
                                          (Venezia, 25 Marzo ’21)


Fahrenheit 451 - Uccidiamo il chiaro di luna

25 marzo 2021, Venezia avvolta dalla nebbia


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