La suprema poesia malinconica degli R.E.M. si racconta nelle sofferenti note (e lyrics) di Drive. La strada chiama, l'anima risponde... in qualche modo.
"[...] Maybe I ride, maybe you walk Maybe I drive to get off, baby [...]" Drive (R.E.M.)
Sono poche le canzoni che non affondino le radici nel passato più oscuro, posso dire però che Drive (R.E.M.), prima traccia dell'album capolavoro Automatic fo the People (1992), ha dato il via a una nuova storia. Un viaggio iniziato sul calar della notte, quando le luci dell'alba erano ancora lontane. Come nel videoclip della canzone, il cantante Michael Stipe viene portato dalla gente, così io sono stato cullato dalla notte per uscire e correre. Sarà un anno difficile e questo già lo so, ma a giudicare da questa prima ispirazione e il modo in cui ha preso vita la prima corsa del 2024, sarà anche molto imprevedibile. Un anno iniziato on the road. Una canzone, questa, dopo la quale mi prenderò una pausa dalla musica fino a quando saprò dove andare... almeno così penso.
"[...] Hey, kids, where are you? Nobody tells you what to do, baby [...]" Drive (R.E.M.
Sammy Hagar e Michael Anthony suonano/ palleggiano con Chad Smith e Joe Satriani. Il risultato? Una bomba di autentico e possente rock! I Chickenfoot... Ooooh, yeah!
Sammy Hagar mi è sempre stato simpatico. Sarà che non ho mai avuto feeling con l'esuberanza di David Lee Roth, che comunque col tempo ho imparato ad apprezzare, al contrario l'ex cantante dei Montrose l'ho sempre reputato più dotato e serio. Non posso dire di essere un fan dei Van Halen e chissà, il fatto che Hagar e il bassista Michael Anthony siano stati esiliati dalla suddetta band, ha ulteriormente aumentato il mio apprezzamento per loro. Detto ciò, di recente ho scoperto che insieme avevano fondato un nuovo super gruppo, i Chickenfoot. Al loro fianco, Joe Satriani alla chitarra e Chad Smith (Red Hot Chili Peppers) alla batteria. Mi sono precipitato ad ascoltarli. Il risultato? Una cannonata. E se ho scelto questa canzone per chiudere il 2023 di Live on Two Hands, è proprio perché è stato il gruppo che complessivamente mi ha più colpito in questi dodici mesi.
Rock e basket. Fin dalle prime battute del video della canzone Oh Yeah, mi ha non poco incuriosito la presenza costante di un canestro nella parte centrale del videoclip. Joe e Michael si lanciano in performance virtuose con il rispettivo strumento mentre un canestro li "osserva" di sfondo. Sammy fa un balzo degno dell'NBA con il suddetto di spalle, mentre lo spilungone Smith, palleggia da vero campione appassionato, in mezzo ai compagni di band e direttamente seduto, dimostrando una dimestichezza non indifferente. A ben ricordare la storia dei suoi RHCP però, la pallacanestro è sempre una stata una passione, sponda (ovviamente) Los Angeles Lakers di cui tutta la band era grande fan e a cui dedicarono anche la canzone Magic Johnson, nell'album Mother's Milk (1989).
Joe Satriani è un autentico mostro di tecnica al servizio però della musica e delle canzoni. Malmsteen e Steve Vai sono virtuosi, Satriani sa letteralmente far parlare/cantare la chitarra. Questo super-gruppo con due album alle spalle (Chikenfoot, 2009, e Chickenfoot II, 2011) mi ha davvero conquistato. Chad Smith, oltre a essere di una bravura sopraffina, è di una simpatia travolgente come gli altri componenti della band. Ad accomunarli infatti, appare palpabile l'autentica passione per l'hard rock. In questi giorni poi, si sta parlando di un possibile tour celebrativo dei Van Halen da parte di Hagar e Anthony proprio con Satriani alla chitarra e Jason Bonham ai tamburi. Una scelta pare non troppo gradita dal capriccioso David Lee e dal figlio del compianto Eddie Van Halen, Wolfgang. Io vi aspetto invece, e nel frattempo, scrivo...
GUARIGIONE SENZA FILTRI
non ci conosciamo...
sono già dalla tua parte,
dicerie
come fossi (e) un cappio senza nome
… obbligarmi
ad andare in direzione sbagliata,
sarò deludente e meschino
chi diavolo siete,
non mi sono nemmeno esiliato
… Lo sai bene, me ne sono andato
e non ho più avuto voglia di tornare,
troveremo un mondo
per sorridere a un futuro comune
ho la spada e un mazzo di fiori,
non so nemmeno
se chiederò qualcosa agli angeli,
a quest’ora
non ci dovrebbero essere più pensieri…
è bene che tu sappia
che non ho conti in sospeso
con la mia anima… una volta
provai a non tornare più a riva, ma quella
è un’altra storia
che nessuno ha mai visto
c’è qualche maestro
che impartisca lezioni
sull’incapacità di non annoiarsi la notte?
quando parlo
a mio figlio dei miei banchi di scuola,
gli dico solo
di riflettere sul perché non lo faccia mai
non finirò mai
a guidare dentro una miniera,
mi reinventerò
con un gelato, nessun diario apparente
e un colpo di tosse poco fragoroso
è un tempo complesso,
ho di nuovo voglia di andare avanti
(Venezia, 28 Dicembre 23)
Chickenfoot - Oh Yeah
Chickenfoot (da sx) Sammy Hagar, Chad Smith, Joe Satriani e Michael Anthony
Chickenfoot (da sx) Chad Smith, Sammy Hagar, Joe Satriani e Michael Anthony
A ridosso del natale 1993, la performance live di The Hunter cantata da Paul Rodger in compagnia del mitico Slash, fu uno dei primi videoclip a conquistarmi per sempre. E infatti...
È probabilmente uno dei primi videoclip che ho davvero apprezzato nella mia vita e mi colpì davvero, a cominciare ovviamente da quel riccioluto chitarrista di cui manco si vedevano gli occhi. Quando in un lontanissimo natale di trent'anni fa, ruppi la monotonia dell'ennesimo pranzo parentale con un mega-speciale sui Guns 'n' Rosessulla mitica emittente italiana Videomusic, al di là delle performance di Axl & soci, io speravo che facessero vedere anche la versione live di The Hunter con Paul Rodgers (che all'epoca non avevo la minima idea di chi fosse) insieme a Slash.
Il chitarrista dei GnR era fantastico. Distaccato, ovviamente a petto nudo, cicca in bocca, tuba sulla testa capelluta e una maestria delle sei corde notevole. Nella prima videocassetta (vhs) fatta di soli videoclip, insieme, tra gli altri, al video-live tra cui una strepitosa Hallowed be Thy Name (Iron Maiden), c'era anche The Hunter di Paul Rodgers (Free, Bad Company, Queen). Con lui, sul palco: This man...
Il succo d'arancia (dolce) Billy, la vittoria memorabile degli Azzurri e una casa di amici che non potrò mai dimenticare. Erano i primi anni Ottanta e a quel tempo c'erano davvero solo Sorrisi.
Il cancello di legno. Il giardino fiorito. I "grandi" a vedere la partita di calcio Italia-Brasile ai Mondiali '82 e i piccoli a giocare fuori. Pochi ricordi di quel giorno se non le urla per la tripletta di Paolo Rossi e il mitico Billy, succo d'arancia zuccherato, offertoci per celebrare la vittoria della Nazionale. Piccoli flash di un mondo lontano. Un mondo dove mi sentivo felice e protetto. Un mondo che col tempo si sarebbe disgregato ma adesso non ci voglio pensare. Oggi rivedo il sorriso sempre ottimista di un caro amico che non c'è più, e fa male. Gli anni '80 non sono il periodo che amo di più nella mia vita ma se penso a una canzone simbolo, quando tutto era ancora innocente e pieno di gioia spensierata, mi viene subito in mente il sound di Sorrisi (New Glory). E oggi va bene così...
IL MONDO È UN RICORDO PRESENTE
Com’è che te ne sei andato?
… forse c’era troppo amore
accanto e dopo di te
i moli visionari
si coccolano il vento
... eccolo di nuovo, ricomincia
in ogni istante
l’erba non smetterà di crescere
lungo i bordi dei vasi, le lucertole
saranno ancora incomprese
tra le farfalle migratorie...
.. lì, laggiù,
nel cuore fraterno dell’orizzonte
gli uomini erano uomini
e i bambini
facevano i bambini
qual è il colore purpureo
della gentilezza? Tre volte scandito,
e la brina scivolerà ancora
come un grazie tardivo
scandito nelle fauci più epocali
di quel mondo
che resterà sempre nostro
ci sono ancora i prati
sotto le montagne?
le code al cospetto dei fulmini
che inseguono...
e c’erano quelle notti
dove il mondo
non sembrava piacere
più a nessuno… e c’erano
quelle notti
dove perfino una coperta
incastrata in un confine provvisorio,
sarebbe stata capace
di inventare una nuova dimensione
della meraviglia
oggi non voglio fare caso
a ciò che è accaduto dopo… la sua forza
sarà sempre un sorriso
che vi ha accompagnato...
(Venezia - San Francesco della Vigna, 12 Dicembre ‘23)
Isiah Thomas (Detroit Pistons) e la band Inner Circle
Dallo sport alla musica e viceversa. La passione per il basket NBA '80 dei Detroit Pistons mi ha fatto scoprire gli Inner Circle e la canzone Bad Boys. Ma c'è di più...
Gli Inner chi? I Circle cosa? Fino a qualche giorno non avevo assolutamente idea di chi fossero gli Inner Circle, gruppo reggae giamaicano fondato nel lontano 1968. Per chi conosce Live on Two Hands, sa bene che la musica prediletta è ben altra ma ehi, l'arte non ha confini. Da qualche tempo ormai, complice l'interesse del mio figlioletto, ho cominciato ad appassionarmi di basket, in particolare l'NBA, tanto quello contemporaneo quanto di quando ero io un ragazzino (mai seguito all'epoca). Se gli attualmente estinti Seattle Supersonics li conoscevo grazie al rock strampalato dei The Presidents of the United States of America, i Detroit Pistons degli anni '80 sono stati una vera scoperta. Così, girovagando su Youtube, mi sono imbattuto nella canzone Bad Boys che pare apposta scritta per quella franchigia, mentre in origine fu realizzata per il reality televisivo Cops e in seguito utilizzato anche per il franchise action, "Bad Boys" con protagonisti Will Smith e Martin Lawrence.
Inner Circle - Bad Boys
Bad Boys, Bad Boys... what you're gonna do When They Come for You...
...canta così la canzone Bad Boys, quasi un avvertimento. Una minaccia, e in parte era proprio così. "Cosa farai quando arriveranno per te?". Ribadisco, sembra proprio scritta per quella franchigia. I Detroit Pistons degli anni '80 erano una squadra a dir poco fenomenale. Costruita in modo certosino e con un'ascesa che partì dai bassifondi, arrivò ai playoff, mancò le finali, perse in finale e alle fine vinse il titolo per due anni consecutivi. La squadra era formata da campioni del calibro di Thomas, Dumars, Lambeer, Rodman, Mahorn, Salley, Johnson, etc.. Una squadra invisa a tutto il mainstrema del basket americano delle facce pulite dei vari Larry Bird, Magic Johnson e Michael Jordan, ma questo non li fermò affatto. Anzi, diventarono una vera e propria famiglia, superando tutto e tutti. Da reietti a trionfatori, una storia che accomuna molti musicisti rock.
Se Bad Boys è ormai un caposaldo delle mie attività sportivo-musicali, sempre grazie al peregrinare youtubiano alla ricerca delle imprese dei Pistons, ecco un altro videoclip strepitoso, diviso in due parti: la prima realizzata con l'intro della mitica The Final Countdown (Europe) in cui vengono chiamati nome per nome gli artefici del successo, fino a coach Chuck Daly (pura adrenalina, ndr). A questa, sempre nel suddetto video, si aggancia Pump It Up Pistons, manifesto della squadra dove giocatori e nickname vengono snocciolati nel rap. Un atto d'amore per la propria squadra, così come fecero anche i già citati PUSA che realizzarono la canzone Supersonics, dedicata alla franchigia di Seattle ai tempi dei mitici Gary Payton e Shawn Kemp, e di cui prossimamente scriverò su Live on Two Hands nella nuovissima sezione Rock 'n' Basket, appena inaugurata.
Intanto però, celebriamo Bad Boys... e alla fine, godetevi Pump It Up Pistons
L'ETERNA FEROCIA DEGLI ULTIMI PRIMI
non sono vostro nemico
ma posso diventarlo
…sono arrivato da solo,
adesso è uno stato fraterno
non vi lascerò vincere
se è questo che gli avevate chiesto,
resterò in campo
anche con le luci zoppicanti
e le caviglie fatue
i vostri pugni
sono scene già viste,
i vostri nascondigli
ci hanno insegnato
a sgridare il mondo per affermare
chi siamo
non volevate che vi sfidassi, adesso ci dovrete affrontare tutti
non sono paziente
con chi non è dalla mia parte
ecco la mia faccia… quel giorno
sarà la prima che vedrete
il Sistema
non è mai stato egualitario
… che devo fare
adesso che siamo così uniti?
che dobbiamo fare
adesso che siamo pronti
per andare avanti?
che cosa faranno i lampi
quando i tormenti
avranno lasciato il campo al trionfo...
La pallacanestro è sempre più presente nella mia vita e inevitabilmente anche la musica cerca e trova questa disciplina. Su Live on Two Hands è nata la rubrica "Rock 'n Basket".
La musica è sempre la musica, e senza questa energia Live on Two Hands non sarebbe mai stato nemmeno concepito. Adesso è tempo di creare qualcosa di nuovo. Avevo già avuto una mezza idea nel recente passato ma complice un articolo che uscirà tra 12 ore esatte dalla pubblicazione di questo post, mercoledì 9 novembre alle ore 7.00, ho deciso di creare ufficialmente la sezione "Rock 'n Basket", per unire unirà una passione trentennale ormai e una praticamene neonata. Una doverosa precisazione. La sezione si chiama rock ma in questo caso il genere riassume tutti i generi. In questo spazio dunque, aggiungerò via via i link di tutti gli articoli specifici che attingono alle sette note e alla palla arancione: